Abbiamo assistito in tv, nella serata di ieri 10.2.2012, all’incontro di tennis valido per i quarti di finale del torneo WTA – Gaz de France, giocatosi a Parigi-Bercy, tra la francese Marion Bartoli (7^ nella graduatoria WTA) e la nostra Roberta Vinci (23^).
L’incontro, durato circa due ore e mezza, e terminato con la vittoria della francese, ha avuto momenti di intenso pathos.
Ma, prima di esprimervi le nostre sensazioni, vi proponiamo una breve cronaca dello svolgimento della gara:
La nostra Vinci si aggiudica con una certa disinvoltura il primo set per 6-4.
Nel secondo set, in vantaggio 4-1 e col servizio a favore, si smarrisce e perde il set 4-6.
Nel terzo e decisivo set, dopo il break piazzato al primo game, la nostra rappresentante si porta sul 5-2 e serve, per la seconda volta, per il match ma, ancora una volta, si lascia sfuggire l’occasione: 5-3. Quindi, la Bartoli si aggiudica il servizio e si va sul 5-4 con la Vinci a servire di nuovo, per la terza volta, per la vittoria. Niente da fare: inizia un vero e proprio blackout per la nostra Vinci, che la porta sotto sul 5-6 ma che, in qualche modo, grazie anche a diversi errori della Bartoli, riesce a recuperare fino al 6-6.
Al tiebreak finale non c’è storia: 7-2 per la Bartoli; punteggio finale 6-7 e vittoria della Bartoli per 2-1 che, quindi, va alle semifinali.
L’incontro, come accennato, è stato entusiasmante, con punte di drammaticità.
Già nel secondo set la nostra Vinci poteva chiudere il match a proprio favore ma purtroppo perdeva l’occasione.
Altrettanto accadeva nel terzo set, addirittura due volte: sul 5-2 e sul 5-4.
Perché?
Dopo un iniziale, ovvio dispiacere per l’inopinata sconfitta della nostra rappresentante, e lasciata sublimare l’emozione per lo spettacolo cui avevamo assistito, abbiamo realizzato le seguenti considerazioni:
- la nostra Vinci ha giocato un tennis eccellente, esibendo dei colpi tecnicamente apprezzabili, soprattutto un rovescio pulito e preciso; esteticamente, nel complesso (cioè per la tecnica e per il comportamento, sempre composto e signorile, anche nei due errori arbitrali...); alquanto meglio a vedersi rispetto alla Bartoli;
- quest’ultima, a sua volta, ha esibito una devastante potenza ed esplosività nei colpi, sia in dritto che in rovescio, portato a due mani, e sia al servizio. Esteticamente, in alcuni momenti si esibisce in modo alquanto scomposto (il balletto, che esibisce al servizio, è davvero curioso: sembra quasi un tic nervoso come quello di Nadal che, immancabilmente, al servizio, si tocca il “lato B”) ma non solo negli atteggiamenti puramente tecnici, ma anche e soprattutto, in quelli comportamentali, in cui si lascia andare a manifestazioni di esaltazione non proprio decorose e durante le quali fra l’altro esibisce, con una indecente continuità, le proprie mutandine che, a quanto pare, si ritraevano in su, con successiva manipolazione per riportarle in giù;
- va rilevato, poi, che un contributo (negativo per la Vinci e tutto a favore della Bartoli), alquanto decisivo, è emerso nel corso del match:
- da parte dell’arbitro, che ha chiamato fuori, in momenti entrambi decisivi, due palle probabilmente “buone”. Diciamo “probabilmente”, perché la regia televisiva, in entrambe le occasioni, ha omesso il replay, lasciando molto a desiderare, almeno negli spettatori televisivi;
- da parte del pubblico francese, che, seppur comprensibilmente, ha dato una notevole “spinta” alla Bartoli nei momenti cruciali dell’incontro, portandola alla esaltazione sfociata, nel terzo set e nel tiebreak, in vera e propria trance agonistica;
- mentre, al contrario, va dato atto alla nostra Vinci della “solitudine” in cui ha giocato; in un ambiente completamente avverso, se non ostile.
Quest’ultima notazione, ovviamente, non va interpretata come una scusante, ma è un incitamento, per la nostra atleta, a migliorare sotto l’aspetto della determinazione e della concentrazione, che, in questo sport, assumono rilevanza a volte decisiva, come, appunto, verificatosi nell’incontro qui analizzato.
Quest’ultima notazione, ovviamente, non va interpretata come una scusante, ma è un incitamento, per la nostra atleta, a migliorare sotto l’aspetto della determinazione e della concentrazione, che, in questo sport, assumono rilevanza a volte decisiva, come, appunto, verificatosi nell’incontro qui analizzato.
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