martedì 7 febbraio 2012

STEFANO BRASCHI: dal truismo al confusionismo


Abbiamo già avuto modo, più volte, di porre all’attenzione dei lettori su come, nei vari settori della vita italiana, abbiano preso sopravvento indirizzi comunicativi oscurantisti: nei linguaggi, stanno prevalendo espressioni incomprensibili e addirittura fuorvianti: ci riferiamo al dilagante politichese, burocratese, sindacalese ed, ora, anche giuridichese.

Questi linguaggi, generalmente utilizzati da persone prive di vitalità, amorfe, oscurantiste, irresponsabili (nel senso che si chiamano fuori dall’impegno di una chiara e civile comunicazione), stanno inflazionando anche la comunicazione sportiva.

Chi scrive ha abbondantemente evidenziato, in precedenti articoli, come, nello sport italiano, un posto di privilegio assoluto, nella comunicazione oscurantista, fine a se stessa, irrispettosa dei destinatari, spetti proprio al massimo esponente sportivo, il Presidente del CONI, Gianni Petrucci, nonché all’altrettanto conclamato Presidente della FIGC, Giancarlo Abete.

Devo ora porre all’attenzione dei lettori un altro personaggio che, in questi giorni, si è espresso in maniera contraddittoria, irreale e, in definitiva, irresponsabile.

Ci riferiamo al designatore degli arbitri per le partite del massimo campionato di calcio italiano, l’ex arbitro Stefano Braschi, chiamato in causa dall’A.D. della Juventus, Giuseppe Marotta, per la sciagurata designazione dell’arbitro Peruzzo per l’incontro Juventus-Siena - arbitraggio giudicato negativamente dalla generalità degli addetti ai lavori e, almeno per salvare la faccia, dallo stesso Braschi.

http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Juventus/05-02-2012/marotta-contro-arbitro-rigore-sacrosanto-81251547864.shtml

Dice Marotta:

"Peruzzo non ha visto l’episodio. È una decisione importante. Mi auguro che in futuro vengano designati arbitri all’altezza della situazione. La Juve merita rispetto. Il rigore era sacrosanto, legittimo, trasparente, se ne sono accorti tutti. Come episodio ha la stessa dinamica di quello capitato in Fiorentina-Udinese. L’arbitraggio di Peruzzo è stato insufficiente, tradizionalmente le squadre di testa sono affidate ad arbitri internazionali, invece hanno mandato un arbitro giovane"

Risponde Braschi:

“Cosa vuol dire che la Juve merita rispetto, gli altri non lo meritano? È vero, il rigore poteva anche starci ma noi stiamo facendo girare gli arbitri, gli internazionali e i meno esperti, per tutte le squadre proprio perché credo sia corretto avere rispetto per tutti. Il fatto che la Juve, che è prima in classifica con merito, abbia avuto un solo rigore a volte è anche fisiologico. Io non conoscevo questo dato, ma ricordo un Milan campione d’Italia senza rigori a favore. Mi chiedo: l’ultima non merita lo stesso rispetto? Oggi c’erano partite dove alcune squadre si giocavano il campionato, non si gioca solo per lo scudetto, ma anche per la Champions, per l’Europa League e per la lotta retrocessione. L’arbitro va scelto in funzione della condizione, della partita e di tante altre cose, ma il concetto base è che tutti meritano lo stesso rispetto, Juventus compresa”

Dunque, Braschi inizia la propria comunicazione partendo da evidenze indiscutili, lapalissiane, in definitiva, da truismi (verità vere), come le affermazioni seguenti:
- credo (sic!) sia corretto avere rispetto per tutti (qualcuno ha detto il contrario? Nomi e cognomi,  ci dica nomi e cognomi, prego);
- tutte le squadre meritano rispetto (qualcuno lo ha negato? Ce lo dica, con nomi e cognomi);
- non si gioca solo per lo scudetto ma anche per altri obiettivi, come le coppe europee e la permanenza nella massima serie (qualcuno lo ha negato? Fuori i nomi e i cognomi).

Poi conclude (con riferimento, ovviamente, alle sue designazioni arbitrali):

- il concetto base è che tutti meritano lo stesso rispetto;
- l’ultima in classifica merita lo stesso rispetto.

Dunque da truismi incontestabili a manifestazione di confusione mentale:

- perché non è corretto dire che nelle designazioni arbitrali qualsiasi incontro di calcio merita lo stesso rispetto, cioè lo stesso valore;
- perché la storia delle designazioni dice il contrario: ogni partita ha un suo valore; in base a questo valore si abbinano i valori arbitrali; questo è il difficile compito del designatore arbitrale: valore della partita da abbinare al valore dell’arbitro (o viceversa);
- perché, se così non fosse, ci dica Braschi: ma lui e il suo team cosa ci stanno a fare? Quale attività (ben remunerata) necessaria o indispensabile svolgono? Non può essere lasciato il tutto (cioè le designazioni arbitrali) ad un elenco computerizzato (con costo minimo e solo una tantum)?

In conclusione:

Siamo di fronte ad un’altra esternazione confusa, proveniente da una mente in confusione.
Ancora una volta, infatti, si confonde la frase troncata: “tutti uguali davanti alla legge”, avente valore di principio, cioè un vero truismo, con la frase intera, compiuta, avente valore reale: “tutti uguali davanti alla legge, a parità di condizioni”.

Parità di condizioni che coinvolge variabili in quantità e qualità talmente innumerevoli e diversificate, da richiedere necessariamente la valutazione umana, giammai una elencazione computerizzata.

È questa la funzione affidata al Braschi.

Questo lo hanno capito gli scolari delle elementari; ma non lo ha capito Braschi.

A casa. Ad accudire figli e/o nipotini.

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