venerdì 30 marzo 2012

FEDERICA PELLEGRINI, tra cosce, soldi e bandiera



Ci siamo già più volte occupati della Federica nazionale; e, in disparte le sue performances sportive i cui numeri sono indiscutibili, sebbene alquanto datati, siamo stati moderatamente critici sui modi di dire, di fare, di proporsi, insomma sulla sua sensibilità e sulla sua etica comportamentale nell’ambiente sportivo e non sportivo.
Mangiatrice di uomini (come si usa dire), dai fidanzati agli allenatori (non stiamo a fare cronistorie, supponendo che i fatti siano ben noti ai lettori), ormai non ha più remore né pudicizie etiche verso chicchessia, pur di “apparire” (e, ovviamente, guadagnare).
Qualcuno (vero Petrucci?) ebbe l’impudicizia di proporla come portabandiera dell’Italia alle prossime Olimpiadi di Londra, meritandosi i nostri più calorosi sberleffi (ma la Federica mise le mani avanti: troppo faticoso!).

Ora, a proposito di portabandiera, la foto che mostriamo in alto, è apparsa sui quotidiani sportivi telematici di ieri.
Trattasi di una foto facente parte, evidentemente, di uno spot o reportage pubblicitario di una linea di costumi che, altrettanto evidentemente, procurerà lauti introiti alla Federica.
Ma cosa ci fa la bandiera italiana, intorno a quelle cosce nude messe in bella mostra?
Una sconcezza. Una spudoratezza estrema, che conferma quanto dicevamo sopra: ormai nulla e nessuno la ferma, pur di “apparire” (e guadagnare).
Nella nostra Costituzione, esistono due reati, perseguibili d’ufficio, a difesa della nostra bandiera:
art. 292 - vilipendio della bandiera. Vilipendio, come si deduce dal Vocabolario “Nuovo Zingarelli” significa: mostrare disprezzo; stimare di poco valore;
art. 299 - offesa alla bandiera (non occorre il vocabolario).

Ora, non esiste un organo / organismo giudiziario, in Italia, che senta il dovere di incriminare, per evidente violazione dei citati dettami costituzionali, questo personaggio?
E gli organi / organismi sportivi, cosa fanno? Non vedono, non sentono e non parlano?
Coraggio, Presidente del CONI Petrucci, vogliamo fare qualcosa?

lunedì 26 marzo 2012

LA PREDICA DI PETRUCCI: Chi la fa l'aspetti


Nel momento in cui scriviamo, c’è una riunione in corso nella Lega Calcio per assumere alcune decisioni tra le quali “la sede della finale della Coppa Italia”, che si disputerà tra il Napoli e la Juventus.

Negli ultimi giorni, al riguardo, sono circolate alcune voci:
- la posizione del Napoli (espressa dal Presidente De Laurentiis): si potrebbe giocare a Milano; e sarebbe attraente anche giocarla a Pechino.
- la posizione della Juventus: nessuna posizione espressa rispetto a quanto previsto (cioè: si gioca a Roma).
Ma ecco, stamane, il Presidente del CONI, che, dal suo ormai traballante pulpito, afferma:

"Non si capisce perchè bisogna discutere su tutto, anche su dove debba disputarsi la finale di Coppa Italia. Mi auguro che ci sia un passo indietro da parte di chi ha cervello, tutte leghe rispettano le regole, mentre alcuni presidenti della Lega di serie A non lo fanno. Vogliamo restare con i piedi per terra; tutto lo sport vuole e rispetta le regole, mentre una piccola parte, singole unità, ritengono che con i soldi si possa ottenere tutto. Finché noi saremo ai vertici, e ci saranno queste leggi, tutti dovranno rispettarle. Non saranno certo i tribunali a farci abbassare la testa, perchè quando si è dirigenti sportivi bisogna andare oltre le regole, perchè serve avere una coscienza morale ed etica superiore alla media. Dobbiamo essere integri, non possiamo aver subito condanne. Questo lo accettano tutti, tranne una piccola parte. Qualcuno in lega, oggi, dirà che non gli frega niente delle mie parole, ma noi andremo avanti come un carro armato".

I lettori che hanno avuto la pazienza di leggerci ricorderanno che in diversi articoli abbiamo posto in evidenza come l’attuale dirigenza sportiva, soprattutto il Presidente del CONI (appunto, Petrucci) ed il collega della FIGC (Abete), si distinguano, nel panorama politico italiano (nella specie: politica sportiva), assieme alle rispettive strutture, per la loro ignavia operativa (in attesa delle prescrizioni, che tutto cancellano...) ma, soprattutto, per il caratteristico linguaggio vuoto, inutile, caratteristico di persone che hanno abdicato dalle loro responsabilità e che, quindi, dicono e non dicono, ruotano attorno ai margini, per potersi lasciare la possibilità dell’ultima parola (famosa): “io l’avevo detto”.

Quella che sopra riportiamo è una ulteriore riprova di linguaggio caratteristico di chi, avendo perso il potere (ormai, ognuno fa quello che vuole!) e la considerazione altrui (si parla di tutto e di tutti, ma non si pensa neppure che esiste un organo, CONI e/o FIGC, al quale spetta decidere in merito), cerca di “richiamare all’ordine” i propri sudditi.

Che non esistono più.

Perché Petrucci (ed il collega Abete) sono stati i primi, con l’affaire “Calciopoli”, ad affermare: le regole esistono per gli altri. Noi, siamo “legibus solutus“: quindi, facciamo quello che vogliamo. I lettori attenti noteranno come ciò risulti evidente anche in questa ultima sciagurata predica; infatti, prima dice: “tutti devono rispettare le regole” e, subito dopo: “quando si è dirigenti sportivi bisogna andare oltre le regole”, come dire, appunto, le regole sono per voi, ma noi dirigenti sportivi (per usare un suo termine inelegantemente utilizzato dallo stesso Petrucci, per l’occasione) “ce ne freghiamo”.

In conclusione: chi la fa (a non rispettare le leggi) l’aspetti.

E’ ora di andare a casa.

martedì 20 marzo 2012

Snowboarding Trick List App now available on UK iTunes


A Snowboarding trick list App endorsed by some top European riders has been selected from among the thousands of Apps reviewed by iTunes as a “Staff Favourite” at the main iTunes store. The App is currently listed on the front page of UK iTunes, a rare achievement for a Sports App. 

The Snowboarding Trick List App delivers a comprehensive step-by-step guide to 36 of the most sought -snowboarding tricks around, including respect ratings, illustrations and expert tips.

Thrown together by the team at cult snowboarding website ustomp.co.uk in collaboration with Head snowboards, Hertel Wax and British Olympian Dan Wakeham; the app also includes a ‘grab indicator’, showing you how to pull off the essential snowboarding grabs.

The new App also includes indispensable information such as board maintenance, snowboard terminology, mounting bindings, waxing and choosing your ride as well as an extensive music playlist, wallpapers and discounts at snowsport retailers. Essentially then, it is a one stop shop for all your snowboarding needs.

Retired-pro boarder Wakeham said: “Sometimes when you see the pros doing (snowboard) tricks it is hard to imagine how you could ever do them yourself. 
By reading the trick basics it helps you build a mental picture of the steps needed to do it yourself”. He then went on to say “This app offers not only the normal kicker tricks and crowd-pleasers, but also a few quirky ones that you can bust out subtly, such as how to ‘boardwalk’, which is a low risk move to learn that can be very useful in getting around without having to unstrap your rear foot."

According to the team behind the Snowboard Trick List App, near future updates will include more tricks, grabs, graphical improvements, more “pro tips”, an altimeter and also speedometer. So stay tuned!

To download it or for more information visit www.ustomp.co.uk/app

domenica 18 marzo 2012

GIUSTIZIA E SENTIMENTO POPOLARE - Capitolo 3: L'origine


Abbiamo spesso manifestato questo nostro parere: crediamo che in nessuna Costituzione al mondo (nei paesi che, ovviamente, ne adottano una) sia previsto che i Giudici di qualsiasi giurisdizione, possano sentenziare sulla base del “sentire/sentimento popolare”, così come lo abbiamo definito ed analizzato nel precedente Capitolo (Caso Pessotto).

Eppure c’è chi la pensa diversamente, sebbene non abbia indicato quale sia la Costituzione cui si riferisce; ma appare abbastanza evidente che debba trattarsi della Costituzione italiana.

Ecco, infatti, cosa disse, nel 2005, l’allora nostro Ministro della Giustizia, Roberto Castelli: la Giustizia, secondo la Costituzione, è amministrata in nome del popolo, questo hanno stabilito i padri costituenti. Il magistrato deve sentenziare secondo il comune sentire del popolo e ciò significa saper interpretare quel che, in un dato momento storico, è il sentimento popolare”.

Con ciò, riteniamo di aver soddisfatto la curiosità dei lettori, circa la primogenitura di questa bizzarra idea (almeno, per quanto concerne la massima autorità italiana in fatto di “Giustizia”), a livello teorico/concettuale.

Invece, a livello realistico, cioè in sede di effettiva applicazione di tale bizzarra idea, in una effettiva sentenza, soccorrono le parole del Prof. Mario Serio, uno dei cinque componenti della Corte Federale (sportiva) che condannò, in secondo grado, nel processo “Calciopoli” (secondo ed ultimo, perché il terzo grado di appello fu, per l’occasione, eliminato dalle carte federali!), la Juventus.

Giunto all’aeroporto di Palermo, di ritorno a casa per riprendere il suo normale lavoro (Direttore del Dipartimento di diritto privato presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo), il Professor Serio, intervistato in ordine alla sentenza “Calciopoli” appena emessa rispose: “è stata un’aberrante sentenza adottata sull’onda del sentimento popolare”.


Naturalmente, la Costituzione italiana detta principi e regole in ordine all’amministrazione della Giustizia. Infatti, all’art. 10, recita chiaramente che la Giustizia è “amministrata in nome del popolo” e che i “giudici sono soggetti soltanto alla legge”. Del “sentimento popolare” uscito dalla fantasia del Ministro Castelli, e messo a fondamento della propria sentenza su “Calciopoli” dalla Corte Federale, neppure l’ombra. E, di conseguenza, neppure nei codici ordinari (che regolano i vari aspetti della vita civile) ed in quelli sportivi (che regolano i vari aspetti delle attività sportive) si rinviene alcuna nozione a carattere giuridico/garantista, che preveda qualcosa anche di solo assimilabile alla nozione di “sentimento popolare”, quale presupposto di sentenze giurisdizionali.


Chiudiamo anche questo terzo (ed ultimo) capitolo, chiedendo a chi di dovere (Petrucci, Abete e Palazzi): tutto questo lo sapete. E vi astenete?

giovedì 15 marzo 2012

GIUSTIZIA E SENTIMENTO POPOLARE - Capitolo 2: La sciarpa dei napoletani a Londra

L’argomento di questo secondo capitolo, la sciarpa dei tifosi napoletani a Londra, non era previsto. Soprattutto, perché imprevedibile.
Ma, essendo accaduto, si è prepotentemente inserito nel nostro progetto di capitolato.
Gli appassionati di calcio, di qualunque squadra tifosi, avranno notato, ieri sera, come la regia della trasmissione televisiva di SKY, alcuni minuti prima che iniziasse, a Londra, l’incontro tra il Chelsea ed il Napoli, abbia inquadrato e, stranamente, indugiato anche con una zoomata ravvicinata, su alcuni tifosi napoletani che esponevano con evidente orgoglio e risate, come si dice, “a tutto tondo”, una sciarpa (ripetiamo, non uno striscione o un tabellone cartaceo, ma proprio una sciarpa), con la scritta “Juventus m....”.

Omettiamo la parola “m....” perché, sebbene chiaramente intuibile, potremmo, se la scrivessimo come era scritta su quella sciarpa, essere perseguiti per offesa alla pubblica morale. E sarebbe giusto, secondo legge.
Il fatto ci ha lasciato alquanto turbati; non solo come appassionati di calcio, ma soprattutto come cittadini attenti alla moralità delle cose pubbliche. E, in tale veste, proponiamo, ai lettori, i seguenti argomenti di riflessione:

- la partita Chelsea-Napoli, in nessun modo poteva implicare la Juventus; allora, come si spiega quella sciarpa?
Perché il regista televisivo ha indugiato, probabilmente commettendo un reato (lo stesso per il quale sarebbe perseguibile chi scrive), su quella sciarpa dal contenuto scurrile? Col merito, tuttavia e forse, di aver bene inquadrato i volti dei tifosi che la esponevano, e che, quindi, potrebbero essere perfettamente riconosciuti e perseguiti;
- il fatto appena narrato, fino ad ora (sono le ore 13,30 del giorno dopo), nessun giornale, né cartaceo, né in versione telematica lo ha riportato e, tantomeno, documentato visivamente: perché?;
- lo stesso fatto, passato sotto silenzio mediatico (a volte, accade...), purtroppo è, sempre fino ad oggi, passato anche sotto silenzio della giustizia, sia sportiva che ordinaria/penale: perché?

Lasciamo le risposte ai suddetti quesiti alla sensibilità dei lettori.
Noi ci soffermiamo, perché attinente all’argomento che stiamo trattando (Giustizia e sentimento popolare), solo sul primo quesito: perché, in un incontro di calcio, peraltro a livello europeo, in cui in alcun modo è interessata la Juventus, la stessa viene volgarmente insultata?
Riportiamo, letteralmente, la risposta a casi analoghi già trattati nel capitolo precedente (in merito al caso Pessotto e al caso Dalla): perché chi, nei casi citati, era tenuto ad intervenire, sia per perseguire il reato (sportivo e penale) sia per ristabilire la correttezza etica del vivere civile, non è intervenuto.

Queste sono le cause che originano i famigerati “sentimenti popolari”: l’ignavia di chi viene pagato (da noi) ed omette di esercitare le proprie funzioni.
Nel caso specifico, trattandosi di incontro di Champions League, e, quindi, organizzato dalla UEFA, non possiamo non rivolgerci al Presidente Platini (e chiudiamo):

Egregio Presidente dell’UEFA Platini, invece di perdere il suo tempo a narrarci le sue insulse barzellette, ed a prenderci bellamente in giro (vedi articolo precedente “le ultime parole famose di Platini”), perché non prende in esame questo problemi?  Perché non applica i suoi stessi regolamenti sportivi? Perché fa finta di non aver visto niente?.

Al prossimo capitolo.

mercoledì 14 marzo 2012

Applausi a un ciclo

Sono quelli che ha riservato il pubblico di San Siro ieri sera a una squadra che ha scritto pagine memorabili nella storia dell’Inter e più in generale del calcio italiano.
Struggente l’atteggiamento dei tifosi nerazzurri a fine gara che, riconoscendo lo sforzo e l’incapacità a fare di più dei propri beniamini, si lasciano andare a un omaggio a un gruppo di giocatori che in pochi anni ha regalato loro gioie immense, quasi dimenticate.
La squadra che è stata costruita sull’onda di Calciopoli non è più competitiva: né in Italia, né tantomeno a livello europeo. La squadra che vinse la Serie A con 22 punti di vantaggio sulla seconda nel 2006/07 stabilendo il record di punti fatti (97) non esiste semplicemente più. E il fatto che sia stata eliminata dalla Champions League da una squadra chiaramente inferiore non fa altro che mettere in risalto come l’attuale Inter non riesca più a imporsi sul rettangolo di gioco: tutto riesce faticoso a questa Inter, e l’idea di fragilità che ne deriva è troppo grande per poter conviverci ad alto livello.

È anche un semplice fatto anagrafico. Le carte di identità recitano:
-          Lucio 34 a maggio
-          Samuel 33
-          Maicon 31
-          Cordoba 35
-          Chivu 31
-          Zanetti 38
-          Cambiasso 31
-          Stankovic 33
-          Milito 32

Uno zoccolo duro così anziano si può mantenere solo se affiancato da giovane linfa di altissima qualità: e i vari tentativi fatti con Nagatomo, Ranocchia, Poli, Alvarez, Coutinho, Pazzini e Zarate non sono stati sufficienti.

Volendo si può far risalire l’inizio della fine anche a l’estate scorsa quando Eto’o (uno dei crocevia per l’ascesa dell’Inter al Triplete) decise di lasciare il club nerazzurro per andare in Russia a riempirsi di petroldollari. O volendo anche prima, con l’apice interista, raggiunto con la vittoria della Champions League sul Bayern, dal momento che dopo è stato un susseguirsi di incertezze (vedi il numero di allenatori), scelte sbagliate e delusioni.

Però in pratica, il gol di Brandao al 92’ di Inter-Olympique Marsiglia fa da spartiacque per la storia del club milanese, come chiaramente si evince anche dalle dichiarazioni di Massimo Moratti:

“Un'idea saggia potrebbe essere partire pensando al futuro non in termini immediati, costruendo con una squadra essenzialmente giovane. Il problema è che se dopo tre partite non va tutto bene cominci a pentirti..."

E quindi? Siamo alle solite: una delle big three della Serie A trova difficoltà a permettersi di programmare a lunga scadenza, i tifosi semplicemente non ne vogliono sapere. Però sembrerebbe proprio la strada da seguire per l’Inter, dal momento che le principali concorrenti si trovano in posizione migliore: il Milan è nel bel mezzo di raggiungere un apice (prima che alcuni giocatori chiave, Ibra su tutti, diminuiscano eccessivamente il proprio rendimento per colpe anagrafiche), la Juve ha appena iniziato un ciclo con il quale ha già posto solidissime basi per la prossima stagione (e oltre), la Roma ha iniziato un progetto di più ampio respiro simile a quello che dovrebbe intraprendere l’Inter per alcuni.

Il nodo è Sneijder: nelle ultime due stagioni (beh, soprattutto questa in corso), la cosa di cui si è sentita di più la mancanza è un punto di riferimento nella costruzione del gioco, nel trovare varchi nelle difese avversarie, nella creatività per andare in rete. Da un punto di vista calcistico occorre quindi fare una decisione molto chiara. O si mette l’olandese al centro della nuova squadra (Sneijder è classe 84), con tutti i rischi che ne possono convenire (l’abitudine all’infermeria del trequartista), o lo si cede per capitalizzare e rifondare il modulo di gioco, acquisendo giocatori promettenti e selezionando quali senatori trattenere.

martedì 13 marzo 2012

Platini e le ultime parole famose: Lo Scudetto lo vincerà la Juve!



Qualche lettore, ricorderà come già su due grandi sportivi (nel senso di praticante uno sport a livello professionistico, non certamente nell’accezione etica termine) abbiamo espresso il nostro disappunto sul loro modo di dire, di fare, di proporsi extra professionale: Federica Pellegrini e Valentino Rossi.
Quindi, è tempo di dare attivazione al detto “non c’è due senza tre”.
E l’occasione (ma da tempo lo aspettavamo al varco...) ci è arrivata in questi giorni, in cui il grande Platini è calato in Italia a visitare lo Stadium della Juventus (pagato dalla Juventus) da una parte, e, da buon politico (meglio, politicante), dall’altra sponda (ovviamente Milan), a premiare Gianni Rivera con un premio “Presidente Uefa” (cioè dello stesso Platini: ma l’avrà pagato lui stesso o con i soldi UEFA?)


Bene, ecco tre delle notizie che ci è venuto a raccontare, a margine (come dicono i burocrati romani) delle due visite di cortesia:

1) “Gli errori arbitrali succedono dovunque dall’Italia alla Romania, fino all’Armenia”
Grandioso. Novità assoluta. Chi scrive, che pure segue con una certa passione lo sport (?) del calcio, legge questo pensiero, ammantato di filosofia, per la prima volta, da molti lustri. E voi, cari lettori? Ne avevate già conoscenza ?
Peccato solo che assomigli in modo strabiliante, ad una di quelle frasi che producono continuamente, in modo industriale, i vari Petrucci e Abete: frasi vacue, senza contenuti reali, frasi fatte, frasi dette da persone che hanno rinunciato alla loro responsabilità ed alla loro stessa vitalità.

2) “Favorita per lo scudetto? La Juve”
Il grande Totò, certamente, avrebbe risposto: “Ma ci faccia il piacere...”.
Grande giocatore nella Juventus che fu, Pallone d’Oro, ritiratosi dal calcio attivo è passato a quello “politico” (meglio, politicante). Perdendo, evidentemente, il senso della realtà, credendo forse, in compenso, di acquisire il senso del savoir faire.
I tifosi juventini, memori della ormai famigerata storiella del francobollo (raccontata da chi scrive, in un precedente articolo) che gira per allietare gli avventori dei “bar della sport”, avranno già riempito l’aria con sonore pernacchie: saranno arrivate a destinazione? Immaginiamo di si; anche perché alle pernacchie juventine (per un motivo) si saranno aggiunte le pernacchie milaniste (per motivo opposto).

3) "Sono totalmente contrario alla tecnologia in campo, a tutte le tecnologie".
Evidentemente, la perdita del senso della realtà, deriva, al nostro caro (si fa per dire) Michel, dalla perdita, anzitempo, della vista e dell’udito. Disgraziatamente, purtroppo, rispetto alle famose tre scimmiette, gli è rimasto il senso della parola.
Solo così può trovare spiegazione una tale presa di posizione da parte di un Presidente UEFA.
Non vede e non sente nulla di tutto quello che sta accadendo (“dall’Italia, alla Romania fino all’Armenia”) nello sport di propria competenza regolamentare!!
La cosa è talmente buffa e fuori dai tempi, che ci sorge il dubbio che il buon Michel sia venuto in Italia, a prenderci in giro con le sue “ultime parole famose”.
Che sono poi le ultime anche di questo articolo.

sabato 10 marzo 2012

GIUSTIZIA E SENTIMENTO POPOLARE - Cap.1: Il caso Pessotto


Come già promesso ai lettori in precedenti articoli (vedasi, in particolare, “Gobbi 39”), riteniamo giunto il momento di approfondire il rapporto tra la giustizia (sia sportiva che ordinaria), ed il concetto di “sentimento popolare”, emerso agli onori della cronaca sportiva nel corso del tragicomico affaire “Calciopoli”.

L’occasione, per tornare ad approfondire il problema, ci è stata data da quanto accaduto allo Stadio Dall’Ara, nel corso dell’incontro disputatosi tra il Bologna e la Juventus nel tardo pomeriggio del 7 marzo scorso.
E non ci riferiamo, almeno questa volta, ad aspetti squisitamente agonistici della partita (sebbene anch’essi meriterebbero rilevanza ma, come insegnano gli antichi romani: ubi major, minor cessat).
Ci riferiamo, invece, allo striscione apparso per alcuni minuti in “Curva Bulgarelli”, dal contenuto che, definire spregevole, non rende abbastanza.
Lo potete ammirare, si fa per dire, nella foto in alto: “Pessotto simulatore.... Si è buttato o era rigore?”.

Non credo di dover ricordare il fatto cui lo striscione si riferisce: a suo tempo, per alcuni giorni, le cronache (sportive e non sportive) ne parlarono abbondantemente: anche troppo, per la verità, sbizzarrendosi sulle modalità e sui motivi dell’accaduto, in barba ad elementari principi di riservatezza e di rispetto della persona.
Invece, sul fatto ora ricordato (lo striscione), che meriterebbe il massimo approfondimento soprattutto a fini di giustizia, sia sportiva che ordinaria penale, dobbiamo constatare, con immenso rincrescimento, il quasi completo silenzio degli organi di stampa e dei notiziari sportivi televisivi.
In particolare, andrebbe fortemente biasimata La Gazzetta dello Sport: unica, dei tre quotidiani sportivi a carattere nazionale, ad aver totalmente ignorato il fatto: sia sull’accaduto, sia sulla successiva notizia, divulgata ieri dall’Ansa, che il Procuratore Federale Palazzi avrebbe “aperto un fascicolo” sullo striscione incriminato. Paura? E di che?

Chiariamo bene: non stiamo affermando che il fatto, in sè, meritava di essere divulgato e diffuso nella massima ampiezza; assolutamente no.
Intendiamo affermare, invece, che il fatto avrebbe meritato un approfondimento non solo da parte dei media, ma anche da parte degli organi della giustizia non solo sportiva, ma anche, e, forse, soprattutto, di quella ordinaria penale. Cosa che nessun organo di informazione, che pure hanno riportato la scarna notizia, si sono premurati di fare: pura notizia e basta. Troppo poco; troppo facile: non serve a nulla, anzi, peggio, diffonde un “sentire IMpopolare”, che nelle frange di personaggi squilibrati, diventa “sentire popolare”.

E allora, pur nel nostro piccolo, cerchiamo di analizzare come stanno le cose.
Va premesso, intanto, che la materia dei rapporti intercorrenti tra la giustizia (sportiva ed ordinaria) nei confronti del “sentire/sentimento popolare” appare alquanto ostica e, in campo sportivo, si pone come novità assoluta (nata, come già riferito, nelle pieghe della vicenda “Calciopoli”, nel corso della quale, per la prima volta, in una sentenza della giustizia sportiva, è stata utilizzata la connessione concettuale, a livello giuridico e giurisdizionale, “sentenza basata sul sentimento/sentire popolare”.
Per questo motivo, abbiamo necessariamente dovuto disporre la partizione dell’analisi della tematica in più “capitoli” (cioè in più articoli per i lettori).

1- Come nasce e si consolida un “sentimento popolare”, a carattere negativo, in ambito sportivo.
Come in tutti i campi della vita (quindi, non solo in quello sportivo), un’idea, un concetto etico, un modo di dire o di fare, una volta espresso, può espandersi, “fare presa” e diventare, quindi, parte del “sentire popolare”; oppure decadere, sublimare all’istante e scomparire, appunto, dal comune pensare, dal “comune sentire”.
Ora, queste idee possono comportare aspetti positivi, nel senso che si conformino e/o migliorino l’etica positiva dominante in un certo luogo ed in una certa epoca storica; oppure comportare aspetti negativi, nel senso opposto.
Per quelle a carattere positivo, qui non ce ne occupiamo.
Per quelle a carattere negativo, di cui qui ci occupiamo, è nostro parere che, soprattutto se incardinano reati nei confronti di terzi, penalmente perseguibili, anche d’ufficio, esse non dovrebbero essere lasciate liberamente circolare; ma, chi è preposto all’amministrazione della giustizia (sportiva o ordinaria, meglio se entrambe, ciascuna per la parte di rispettiva competenza) dovrebbe, appunto, intervenire e stroncarne la libera circolazione, al fine non solo di evitare il perpetrarsi del reato, ma, soprattutto, di evitare che una idea malsana faccia “presa”, inquinando il civile ed ordinato svolgersi dei rapporti interpersonali.
Per uscire dalla teoria (ma anche per meglio illustrarla) sottoponiamo ai lettori questi semplici quesiti tutti, ovviamente, concernenti il nostro malandato sport (?) del calcio:
- perché l’ignobile concetto di “Rubentus” (reato: accusa di furto a Società sportiva) ha fatto presa ed è diventata parte del “sentire popolare”?
- perché l’altrettanto ignobile concetto di “Gobbi 39” (reato: apologia di una strage - Heysel) è diventato “sentire popolare”?
- perché è emersa e fatto presa, l’idea malsana di “Pessotto cascatore?” (reato: oltraggio, aggravato dalla ostentazione in luogo pubblico mediante esposizione di striscione)?
- perché lo scorso sabato, allo stadio Braglia di Modena, è emerso lo spregevole coro/concetto “Bolognese di m...” con riferimento al bolognese Lucio Dalla, appena deceduto; coro ripetuto costantemente, mentre veniva suonata la canzone “Caruso” in omaggio ed alla memoria dello stesso Dalla? (reato: oltraggio aggravato alla memoria di defunto).
Ci fermiamo nella elencazione, non perché non ce ne siano altre, ma perché supponiamo che la risposta dei lettori dovrebbe essere ormai alquanto univoca e conforme alla parte teorica sopra illustrata: perché chi, nei casi citati, era tenuto ad intervenire, sia per perseguire il reato (sportivo e penale) sia per ristabilire la correttezza etica del vivere civile, non è intervenuto.
Che ne dite Petrucci (CONI), Abete (FIGC), e Palazzi (Procuratore FIGC)? Siete d’accordo? Il vostro silenzio (come si usa dire, assordante), passato, presente (e, speriamo, senza futuro), la dice lunga.
Appuntamento al prossimo capitolo, nel quale affronteremo il problema di chi, come e in che modo, ha introdotto, nella giustizia sportiva (ed ordinaria), l’idea di sentenziare in base al "sentimento popolare".

lunedì 5 marzo 2012

Zamparini ed il Machiavellismo travisato


Gli studenti delle superiori ricorderanno certamente cosa disse Machiavelli (lo riportiamo in modo semplice e succinto):

“Io ho mille cavalli e cavalieri armati di tutto punto; tu ne hai solo cinquecento; perciò è inutile che combattiamo: ho vinto io e quindi consegnami i tuoi territori”.

Il Presidente del Palermo, Zamparini, ormai avanti con l’età (che obnubila, forse, l’intelligenza, ma non la furbizia...) probabilmente ricordava le parole di Machiavelli; solo che lui non era in posizione dominante (mille cavalli e cavalieri), bensì in posizione subordinata (cinquecento cavalli e cavalieri). E, tuttavia, ha ordinato ai suoi prodi (ma non poteva fare diversamente, secondo le regole del Calcio): andate, combattete, e fatevi ammazzare; io consegnerò il territorio (i tre punti della partita persa) agli avversari.
Questo è il senso (occulto ma non tanto) delle parole di Zamparini prima della partita Palermo- Milan: "Abbiamo il 5% di possibilità di vincere perché il Milan è molto più forte di noi; al 95% perderemo e mica per colpa di Mutti”.


E qui occorre un’altra digressione di tipo, questa volta, concettuale/matematico.
Dovremmo tutti convenire che, in questa vita, di “sicuro” non c’è nulla (Cecco Angiolieri: “chi vuol essere lieto sia: di doman non c’è certezza”).
E allora il vero problema è: a quale percentuale di probabilità possiamo stabilire di poter fondatamente utilizzare il concetto: “è sicuro che...”?
Riteniamo, che la probabilità del 95 % sia talmente elevata da poterci autorizzare ad utilizzare il concetto: “è sicuro che”.
Bene; allora, alla luce di quanto chiarito, rileggiamo ora cosa ha detto Zamparini: “è sicuro che con il Milan perderemo”.
Quello che stiamo affermando non è un gioco di parole : ma è un metodo per “parlare chiaro”.

Detto e fatto: Palermo-Milan 0-4 di cui 0-3 entro i primi 37 minuti di gara. Con 3 gol di Ibrahimovic.

Ora, chi scrive è, per natura, un “malpensante”. E non se ne vergogna, perché, poi, ne dà ragione ai lettori. Inoltre, ricordo, sempre ai lettori, che secondo Andreotti, “a pensar male, si fa peccato, ma a volte ci si azzecca”.
E allora, poiché penso male, vorrei almeno giustificarmi sottoponendo ai tifosi non milanisti e non palermitani questi fatti:
  1. avete visto come hanno giocato il Novara (al Dall’Ara contro Bologna); il Catania (a San Siro contro l’Inter); il Parma (contro il Napoli) ed il Chievo (allo Stadium contro la Juventus)? Col coltello tra i denti per novanta minuti; cercando non solo di pareggiare (contro una più forte; anzi, molto più forte, secondo i dati della classifica ed i parametri valutativi di Zamparini...), ma addirittura cercando di vincere.Bene, ed ora confrontate l’atteggiamento di queste quattro squadre con quello tenuto dal Palermo, in casa, al Barbera, contro il Milan: il giorno e la notte.
  2. Poi, avete notato il modo di NON giocare del Palermo? Chi ha l’opportunità di rivedere almeno i primi 37 minuti (il resto non conta: è fumo negli occhi...): i milanisti avanzavano e i palermitani, anziché contrastarli, indietreggiavano! In particolare, rivedete i tre gol di Ibra: lui avanzava, aggiustandosi la palla per il tiro e i difensori, invece di contrastarlo, indietreggiavano, lasciandogli tempo e spazio per insaccare agevolmente. Con molto pudore... Lo ha sommessamente fatto notare anche il cronista di SKY, già nel primo tempo: “è strano” (riferendosi al non gioco del Palermo), “Mutti dovrebbe cambiare qualcosa”.
  3. Ora, caro Zamparini, questo modo di (non) giocare (che non è “colpa di Mutti”...) non si vede neppure nei campionati dei pulcini. I quali, invece, non indietreggiano, ma attaccano (pressano, come si dice oggi) su ogni pallone... In buona sostanza, come si usa dire a Palermo (vedi lo zio di Johnny Stecchino), i suoi prodi guerrieri, mandati da lei al macello, hanno pensato bene di non combattere, affidandosi al Machiavelli (e non a lei). E ciò, perché, come chi scrive hanno pensato (bene, e non male): così ci ha chiesto il Presidente. 
Per motivi che, ovviamente, solo Zamparini conosce e che la Procura Federale, purtroppo ignava, non si preoccupa di accertare e perseguire. Se ne vedrebbero delle belle!