
In questo Paese, come abbiamo già avuto modo di rilevare
con riferimenti ad atteggiamenti e/o comportamenti di persone e personaggi
sportivi, non c’è ormai più limite per
due particolari tipologie etiche:
- la spudoratezza:
come rappresentata in misura ormai industriale su ogni tipo di media (come, ad esempio,
dall’accoppiata Magnini-Pellegrini);
- la vergogna: talora colorata di rosa (Gazzetta dello
Sport); talora colorata di Rossi (Valentino).
Circa
la spudoratezza dei comportamenti, della ossessione di “apparire”
(per beneficiare di laute prebende, ovviamente) senza alcun pudore per la
decenza comune, abbiamo già scritto in precedenti articoli con riferimento sia a Federica Pellegrini, sia alla “accoppiata” Magnini-Pellegrini.
Non ci vogliamo ripetere, anche perché le loro sconcezze sono sotto gli occhi di tutti.
Ci soffermiamo, invece, sulla vergogna.
1) colorata
di Rosa
Gli
sportivi che seguono il tormentone di questa estate, etichettato dai media come
“scommessopoli”, avranno notato, come il giornalista (“g” rigorosamente minuscola,
prego) Ruggiero Palombo, della Gazzetta dello Sport, nella edizione di Mercoledì 8 Agosto, si sia
“fatto bello”, in prima pagina, di un presunto “scoop”, anticipando due giorni prima della pubblicazione, quella
che sarebbe stata la sentenza della Commissione disciplinare (effettivamente
pubblicata oggi, 10 Agosto, con
decisioni perfettamente identiche, anche nelle motivazioni, a quelle anticipate);
addirittura, nella stessa mattinata di mercoledì, intervenendo a Radio Radio, lo stesso Palombo ha avuto (anche) la spudoratezza di avvertire
gli ascoltatori che, in quel preciso momento, la Commissione "stava scrivendo" la sentenza!
La
cosa, in Italia, ormai non desta più
tanto stupore.
Viviamo
in un Paese dove i processi (sportivi ed
ordinari) sembra che si siano spostati
dalle aule dei tribunali alle riunioni
di redazione di certe testate, o, per lo
meno, che questi due ambienti lavorino in simbiosi; un Paese dove le
intercettazioni ambientali, pur “secretate” , si leggono bellamente nelle stesse, notorie testate giornalistiche (per lo sport, la rosea
Gazzetta).
Ma
c’è un limite, alla vergogna, che è
stato superato: la giustizia sportiva (anche qui, “g” minuscola, per indegnità) non sentenzia più in autonomia (checchè ne
dica Abete, ormai pienamente svergognato); ma
si adatta “alla prevalente
opinione”; segue “il comune
sentire” che, guarda caso, viene creato (in ragione dei propri interessi, talora non proprio limpidi) dalle testate giornalistiche in questione (per
lo sport, in primis, la rosea Gazzetta).
Il
precedente, disgustoso andazzo di Calciopoli, tirato fuori dal nulla, dall’allora Direttore della rosea, Candido Cannavò, che lo "battezzò" Moggiopoli (poi, a furor di popolo,
ribattezzato Calciopoli), è lì a fare Storia. Che nulla ha insegnato e
tantomeno cambiato. Vero Abete?
2) colorata
di Rossi
Ci
voleva (per evitare il fallimento!) la cessione
della gloriosa Ducati ai tedeschi dell’Audi, per potersi sbarazzare di uno dei “business” sportivi più “flop” di tutti i tempi della storia dello sport italiano: Valentino Rossi.
Due
anni in Ducati, zero vittorie. Ma,
tuttavia, con stipendi, come si dice,“fuori mercato”, che, alla lunga, in uno con le zero vittorie, hanno portato
la Ducati esattamente fuori mercato ed al passaggio di proprietà. Una vergogna
totale.
La
sciaguratezza dell’affare, la facemmo
rilevare in un articolo di oltre un anno fa; qualcuno, ci prese a male parole;
è proprio vero: il problema, non sono i non vedenti; ma i ciechi di intelletto.
Ma
non basta, lo stesso Rossi, negli ultimi tempi, accasatosi altrove (buona
fortuna, Yamaha!), non ha perso occasione
per “scaricare” le colpe della sua decadenza (morale, prima che fisica)
sugli incapaci (a suo dire) ingegneri della Ducati. Doppia
vergogna.
Addio con molto piacere (se lo tenga il suo “bye bye baby” irridente, come suo solito: quando diventerà un uomo?). Restituisse,
almeno, il mal tolto (milioni e milioni...) alla Ducati!
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento qui