venerdì 10 agosto 2012

LA VERGOGNA: talora rosa, talora Rossi



In questo Paese, come abbiamo già avuto modo di rilevare con riferimenti ad atteggiamenti e/o comportamenti di persone e personaggi sportivi, non c’è ormai più limite per due particolari tipologie etiche:
la spudoratezza: come rappresentata in misura ormai industriale su ogni tipo di media (come, ad esempio, dall’accoppiata Magnini-Pellegrini);
la vergogna:  talora colorata di rosa (Gazzetta dello Sport); talora colorata di Rossi (Valentino).

Circa la spudoratezza dei comportamenti, della ossessione di “apparire” (per beneficiare di laute prebende, ovviamente) senza alcun pudore per la decenza comune, abbiamo già scritto in precedenti articoli con riferimento sia a Federica Pellegrini, sia alla “accoppiata” Magnini-Pellegrini.
Non ci vogliamo ripetere, anche perché le loro sconcezze sono sotto gli occhi di tutti. 

Ci soffermiamo, invece,  sulla vergogna.

1) colorata di Rosa
Gli sportivi che seguono il tormentone di questa estate, etichettato dai media come “scommessopoli”, avranno notato, come il giornalista (“g” rigorosamente minuscola, prego) Ruggiero Palombo, della Gazzetta dello Sport,  nella edizione di Mercoledì 8 Agosto, si sia “fatto bello”, in prima pagina, di un presunto “scoop”, anticipando due giorni prima della pubblicazione, quella che sarebbe stata la sentenza della Commissione disciplinare (effettivamente pubblicata  oggi, 10 Agosto, con decisioni perfettamente identiche, anche nelle motivazioni, a quelle anticipate); addirittura, nella stessa mattinata di mercoledì, intervenendo a Radio  Radio, lo stesso Palombo ha avuto (anche) la spudoratezza di avvertire gli ascoltatori che, in quel preciso momento,  la Commissione "stava scrivendo" la sentenza!

La cosa, in Italia, ormai non desta più tanto stupore.
Viviamo in un Paese dove i processi (sportivi ed ordinari) sembra che si siano  spostati dalle aule dei tribunali  alle riunioni di redazione di certe testate, o,  per lo meno, che questi due ambienti lavorino in simbiosi; un Paese dove le intercettazioni  ambientali, pur “secretate” , si leggono bellamente nelle stesse, notorie testate giornalistiche (per lo sport, la rosea Gazzetta).
Ma c’è un limite, alla vergogna, che è stato superato: la giustizia sportiva (anche qui, “g” minuscola, per indegnità) non sentenzia più in autonomia (checchè ne dica Abete, ormai pienamente svergognato);  ma  si adatta “alla prevalente  opinione”;  segue “il comune sentire” che, guarda caso, viene creato (in ragione dei propri interessi, talora non proprio limpidi)  dalle testate giornalistiche in questione (per lo sport, in primis, la rosea Gazzetta).
Il precedente, disgustoso andazzo di Calciopoli, tirato fuori dal nulla, dall’allora Direttore della rosea, Candido Cannavò, che lo "battezzò" Moggiopoli (poi, a furor di popolo, ribattezzato  Calciopoli),  è lì a fare Storia. Che nulla ha insegnato e tantomeno cambiato. Vero Abete?

2) colorata di Rossi
Ci voleva (per evitare il fallimento!)  la cessione della gloriosa Ducati ai tedeschi dell’Audi, per potersi sbarazzare di uno dei “business” sportivi più “flop” di tutti i tempi della storia dello  sport italiano: Valentino Rossi.
Due anni in Ducati, zero vittorie. Ma, tuttavia, con stipendi, come si dice,“fuori mercato”, che, alla lunga, in uno con le zero vittorie, hanno portato la Ducati esattamente fuori mercato ed al passaggio di proprietà. Una vergogna totale.
La sciaguratezza dell’affare, la facemmo rilevare in un articolo di oltre un anno fa; qualcuno, ci prese a male parole; è proprio vero: il problema, non sono i non vedenti; ma i ciechi di intelletto.
Ma non basta, lo stesso Rossi, negli ultimi tempi, accasatosi altrove (buona fortuna, Yamaha!), non ha perso occasione  per “scaricare” le colpe della sua decadenza (morale, prima che fisica) sugli incapaci (a suo dire) ingegneri della Ducati. Doppia vergogna.

Addio con molto piacere (se lo tenga il suo “bye bye baby” irridente, come suo solito: quando diventerà un uomo?). Restituisse, almeno, il mal tolto (milioni e milioni...) alla Ducati!

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