Come è noto, nel Diritto Civile, esiste un particolare istituto chiamato “Prescrizione dei Diritti”. Esso si rende necessario per mantenere effettivo e vitale, il principio della “certezza” delle situazioni giuridicamente rilevanti, nei rapporti di convivenza civile.
Essa (prescrizione) infatti, rende nullo (cioè non più esistente e, quindi, inutilizzabile) un qualsiasi diritto che non sia stato esercitato per un certo periodo di tempo (generalmente 10 anni), perché, si assume, in parole semplici, che il titolare non sappia più cosa farsene.
Bene, senza dilungarmi troppo, arrivo al dunque: anche nel diritto sportivo esiste la norma sulla prescrizione: ed è, appunto, di questo che vorrei ora parlare.
L’argomento, come gli sportivi più attenti sapranno, è emerso agli onori delle cronache sportive, proprio di recente, perché utilizzato dal Procuratore Federale Palazzi, nella ormai famosa relazione sugli eventi di “Calciopoli 1” emersi nel corso del processo (penale), in corso di svolgimento presso il Tribunale di Napoli, e sollecitata dalla Juventus.
In tale relazione, resa pubblica il 1 luglio 2011, il Palazzi, dopo aver ampiamente illustrato gli illeciti commessi dai dirigenti dell’Inter (in particolare, dall’attuale Presidente Moratti e dal suo predecessore, Facchetti), per violazione, non solo dell’art 1 (“etica sportiva”) ma, soprattutto, dell’art. 6 (“illecito sportivo”) del Codice di giustizia sportiva (allora vigente; art. 9, oggi, nel nuovo Codice), ha infine disposto l'archiviazione nei confronti di Massimo Moratti e della società Internazionale, non per la mancanza di illeciti bensì perché: “non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C .G.S., vigente all’epoca dei fatti” (che, tradotto, significa che sono emersi illeciti disciplinari, ma sono tutti prescritti).
Ecco il punto cruciale della questione; perché qui bisogna domandarsi:
1 - In punto di diritto: possono veramente considerarsi prescritti gli “ illeciti sportivi” dell’Inter commessi in violazione dell’art 6 (allora vigente, art. 9 attuale)?
2 - In punto di etica sportiva: perché l’Inter, riconosciuta colpevole (ma non perseguibile, per presunta, intervenuta prescrizione), non rinuncia , appunto, alla prescrizione, chiedendo lo svolgimento del relativo processo sportivo?
Vediamo di approfondire questi due aspetti:
1- In punto di diritto sportivo, ci chiediamo: perchè mai il Procuratore Palazzi ha deciso di applicare il vecchio Codice di Giustizia Sportiva vigente all'epoca dei fatti, che prevedeva termini di prescrizione più brevi (4 anni), invece di quello nuovo - entrato in vigore nel 2007 - che prevede, invece, un termine prescrizionale più lungo (8 anni)? Il dubbio è molto forte e la materia alquanto complessa. Io mi limito a ricordare che nel nuovo Codice vi è una norma transitoria che prevede l'applicazione retroattiva, delle nuove norme, anche ai procedimenti in corso e quindi, di fatto, anche agli illeciti avvenuti sotto la vigenza della precedente disciplina (ma, ovviamente, non ancora giudicati /definiti; allora il quesito iniziale si modifica in quest’altro: perché Palazzi non ne ha tenuto conto? Difficile rispondere; non resta che attendere gli sviluppi della vicenda.
2- In punto di etica sportiva, ricordiamo che da più parti, ci si è chiesto se non fosse il caso che l’Inter rinunciasse alla prescrizione. Lo stesso Presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, al termine del Consiglio Federale del 18 luglio scorso , ha dichiarato che “l’etica non va in prescrizione” e che “mi sarei augurato la rinuncia alla prescrizione da Parte dell’Inter”.
Queste dichiarazioni suonano quanto meno strane dette da un “politico” (seppure sportivo)
con tanta esperienza come il citato Abete. In effetti, i casi sono due:
- o crede veramente a quello che ha detto: ed allora fa la figura dello sprovveduto e del credulone;
- oppure è un messaggio cifrato destinato a chi di dovere (leggi Moratti e Inter) nel tentativo di salvare il salvabile da parte della Federazione: ma anche in questo caso, peccherebbe di infantilismo. Nessuno sacrifica i propri interessi, per salvare quelli degli altri; chiunque essi siano.
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La realtà è che né l’Inter né Moratti, pensano lontanamente di rinunciare alla prescrizione ed infilarsi in un processo sportivo dai risvolti penali (sportivi) e finanziari di enorme rilevanza.
Ecco perché si è diffuso, tra i tifosi e i media, il detto: “dall’Inter degli onesti, all’Inter dei prescritti”.
Ma, anche qui, la parola “fine” non è ancora stata pronunciata. Ne vedremo delle belle.
Aldo
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