venerdì 28 ottobre 2011

Al lupo, al lupo

All’89° minuto dell’incontro Atalanta – Inter, giocata ieri sera e terminata in parità (1-1), l’arbitro ha assegnato un calcio di rigore all’Atalanta, poi sbagliato da Denis che lo ha tirato debole e centrale addosso al portiere Castellazzi.
Avvisaglie di polemiche a fine partita, si sono avute già dalle parole di Ranieri che, intervistato in merito a tale penalty ha risposto: “ormai ci siamo abituati: in otto partite ce ne hanno fischiati cinque e nessuno era da considerare rigore certo”.
Le  polemiche  sono  state, poi, “ufficializzate”, ed  hanno assunto carattere di protesta nei confronti della Federazione e del suo Presidente (Giancarlo Abete), quando, dopo Ranieri, si è presentato all’intervistatore, il Segretario generale dell’Inter Paolillo, che, fra l’altro, ha detto: "Sembra essere diventato molto facile dare rigori contro di noi; non so perchè succede. Noi siamo molto rispettosi della classe arbitrale, non protestiamo con il presidente degli arbitri nè con il designatore, ma c'è un garante di tutto questo, è il presidente della Federazione, sta a lui valutare se gli arbitri sono in forma o meno e se stanno passando un momento particolare. Non parlo di disegno contro di noi, non lo penso. È un momento psicologico della classe arbitrale in cui dare un rigore contro di noi sembra la cosa più facile e difensiva".

Al riguardo, credo ci siano almeno tre aspetti da porre all’evidenza dei lettori:
1-     Il rigore, a detta della generalità dei media, era “dubbio”: cioè si poteva dare e si poteva non dare;
2-     sui rigori il discorso va fatto in termini complessivi e relativi;
3-     sabato prossimo, come tutti gli sportivi sanno, c’è il “Derby d’Italia”: Inter-Juventus.
Analizziamo punto per punto:
1-    sempre la maggioranza dei media, ha ritenuto che quel rigore era effettivamente dubbio. Vorrei, al riguardo, far notare che, oltre ad essere dubbia, l’azione si svolgeva, dentro l’area  ma  molto defilata sulla sinistra di Castellazzi; palla e giocatori erano avviati verso il fondo campo: intendo dire che  l’azione non poteva neppure essere considerata “potenzialmente da rete”. Ritengo, quindi, che l’arbitro (o il segnalinee) abbia effettivamente esagerato nel dare il rigore.
2-    I cari Ranieri e Paolillo, dovrebbero, con l’esperienza calcistica che si ritrovano, aver ormai maturato l’idea che, quando si parla di  numeri, se non si è obbiettivi, si rimediano figure  meschine. Vediamo come stanno, in realtà,  le cose: l’Inter ha avuto, ad oggi,  5 rigori contro (di cui solo 3 convertiti in gol); ma ne ha avuti 2 a favore (entrambi  convertiti in gol). Facendo delle semplici differenze risulta: rigori contro 3; gol subiti su rigore 1. Questi sono i numeri in termini assoluti. Vediamo, ora,  in termini relativi, ad esempio nei confronti della Juventus, come stanno le cose. La Juve, ad oggi,  ha ricevuto 1 rigore contro (trasformato in gol) e zero rigori a favore. Le differenze dicono : rigori contro 1; gol subiti su rigore 1. Le differenze relative dicono , quindi, che siamo sul pari per quanto riguarda i gol subiti su rigore (entrambi 1); mentre l’Inter ha subito 2 rigori in più. Questi sono i numeri; c’è da gridare allo scandalo?. Noi crediamo di no. E, allora, come si spiga tutto questo “can can“ di Paolillo? Veniamo al punto successivo.
3-    Come accennato, sabato si giocherà Inter-Juventus. L’incontro si presenta, già di per se stesso, alquanto “difficile“ da arbitrare; e ciò,  sia per le varie diatribe  giudiziarie in corso tra le due società; sia per il conseguente  malanimo che ciò ha indotto nelle rispettive tifoserie; sia,  infine, per le rispettive posizioni in classifica  che rendono il risultato di questo incontro estremamente importante per il prosieguo del campionato, per entrambe le squadre. Ritengo, perciò, del tutto inopportuno gettare ulteriore acqua sul terreno bagnato, (anzi, alluvionato)  ed aumentare ulteriormente la problematicità della partita, tirando in ballo, preventivamente, il settore arbitrale e, perfino, il Presidente Abete.
L’Inter,  come società e come team,  sta attraversando momenti bui. E il peggio deve ancora arrivare,  sia come società (processo di Napoli in via di conclusione, con quello che seguirà sul piano sportivo e finanziario) sia come team (posizione in classifica a rischio retrocessione).
Ciononostante, riteniamo che il comportamento tenuto dal Paolillo, nella circostanza, sa poco di eleganza e molto di lagnanza;  appunto,  da “caccia al lupo”.

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