Come certamente sanno tutti gli appassionati di cose sportive, e di calcio in particolare, l’Inter, dopo “la grande fuga” di Josè Mourinho, ha, in poco tempo, cambiato quattro allenatori: Benitez, Leonardo, Gasperini e Ranieri.
Con una breve disamina delle vicende, cercheremo di porre in rilievo quelle (sono due, ma inscindibilmente connesse) che riteniamo essere le cause scatenanti di questa anomalia.
Benitez, andando via, tra le altre cose mise in evidenza un fatto inoppugnabile: “Moratti non è stato di parola; non ha rinnovato la squadra e non mi ha messo a disposizione i giocatori che gli avevo proposto”;
Leonardo è stato letteralmente e controvoglia (?), preso dalla scrivania di Dirigente –Manager e messo sulla panchina; ma, a fine stagione, dopo aver capito (da buon intenditore…) l’aria che tirava, si è dimesso per andare (tornare) a fare ciò che gli è più congeniale: il General Manager (al Paris Saint-Germain, nel frattempo acquistato da un miliardario arabo);
Gasperini, è stato scelto, “in buona sostanza” (come direbbe lo Zio di Johnny Stecchino), per il gioco spumeggiante messo in mostra da alcune stagioni dal suo Genoa, utilizzando un dispendioso (in termini di energie fisiche) 3-5-2. Dopo poche partite della stagione in corso, è parso evidente a tutti che tale sistema di gioco (3-5-2) non si poteva adattare agli attuali componenti della rosa di giocatori dell’Inter: per motivi ineluttabili, quali quelli anagrafici e di pluriennali abitudini professionali. Donde, la precipitosa separazione consensuale, con ammissione (consensuale) del clamoroso errore nella scelta del trainer, in relazione alla rosa dei calciatori a disposizione.
Ed eccoci a Ranieri: hanno subito detto i maliziosi (soprattutto juventini…): “è stato preso per salvare l’Inter dalla retrocessione, essendo in ciò specialista”. E infatti, lo stesso Ranieri ha subito affermato: “so come si fa” (senza dire che cosa). Ed anche qui, i soliti maliziosi, hanno aggiunto “a non far retrocedere l’Inter”.
Dopo le due sconfitte consecutive subite contro il Napoli (seppure, questa, apparentemente giustificata dallo scandaloso arbitraggio di Rocchi) e, ieri sera, contro il Catania; e con soli 4 punti in classifica dopo sei giornate (media retrocessione…), è il caso di domandarsi: perché tutto questo?.
Dal breve excursus sopra esposto, nonché da altri elementi che regolano il mondo del calcio (nazionale ed internazionale), noi riteniamo di poter evidenziare come siano due (e strettamente connesse) le cause che sono all’origine di questo malessere e cioè:
1- dalla prossima stagione, nel calcio europeo, entreranno in vigore le regole sul “fair play finanziario”: vale a dire regole ferree sui limiti all’indebitamento dei club calcistici. Si dà il caso che l’Inter, oltre ad aver già accumulato un pesante indebitamento, è rimasta anche una delle poche società di calcio con un unico “padrone” (magnate, come si diceva fino a qualche tempo fa). La generalità delle altre società sono o a capitale societario (SpA), o riferibili ai “nuovi ricchi” (russi, arabi, americani). Sono ormai due stagioni che la campagna acquisti, dell’Inter, non è più all’altezza delle necessità del club sportivo appena vincitore della coppa del Mondo (ed altro). Perché? semplice: perché Moratti. padrone, “vecchio” ricco, non ha più soldi per poter sostenere acquisti di calciatori di prima fascia; e, anche se potesse e volesse, sarebbe a ciò impedito dalle prossime regole sul fair play finanziario.
2- È ormai evidente a tutti, come l’attuale rosa di calciatori dell’Inter è composta da due gruppi strutturalmente ben definiti:
- il gruppo storico (Stankovic, Cambiasso, Zanetti, Lucio, Samuel, Chivu, Maicon, Julio Cesar): grandi ex campioni, ma, appunto “ex”. Quando Ranieri si renderà conto che non è più possibile formare l’ossatura della squadra con questi giocatori, ormai “fermi” fisicamente e moralmente (ai bei ricordi), dovrà attingere al secondo gruppo; cioè il seguente:
- il gruppo dei giovani recentemente acquistati: (Alvarez, Coutinho, Obi, Nagatomo, Ranocchia, Castaignos, Jonathan, Poli) giovani di belle speranza, ma, appunto “giovani” e di belle “speranze”: coi quali sarebbe lecito “sperare” di vincere qualcosa; ma col tempo necessario alla loro maturazione ed alla coagulazione degli stessi in una “squadra”.
Per concludere: senza soldi e senza potersi (ulteriormente) indebitare; con i giocatori titolari ormai “alla frutta” (come ingenerosamente si usa dire in casi similari), ormai Moratti è in un vicolo cieco.
Come farà, povero (si fa per dire) uomo?
Aldo
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