sabato 5 novembre 2011

Non mangeranno il Panettone

Quarta puntata: Luis Enrique

Nato a Gijon, nelle Asturie, l’8.5.1970, Luis Enrique (attuale allenatore della Roma), dopo una onorevole carriera di calciatore nella Liga spagnola (Real  Madrid, Nazionale di Spagna, solo per citare le maggiori vette raggiunte)  è diventato, a fine carriera,  allenatore del Barcellona B (cioè, della famosa “masìa” che sforna di continuo potenziali campioni per la prima squadra).
E nell’estate appena trascorsa, con precisione il 18.6.2011, è stato messo sotto contratto da Walter Sabatini, Direttore Sportivo della Roma, che, nel frattempo, era “passata di mano” dalla famiglia Sensi agli Americani della cordata  Di Benedetto.

I primi risultati conseguiti da Luis Enrique con la Roma sono stati un mezzo disastro: subito eliminata dall’”Europe Ligue” e sconfitta in casa alla prima di campionato col Cagliari (1-2).

Per farla breve, ad oggi, poco prima della decima tornata di serie A, questo è lo score della Roma di Luis Enrique: vittorie 3 (di cui 2 in casa); pareggi 2 (uno in casa ed uno fuori casa); sconfitte 4 (2 in casa e 2 fuori casa). Posizione in classifica: tredicesima con un distacco di otto punti dalla capolista (nel mezzo, anche la sconfitta nel Derby con la Lazio, con relativi sfottò...).

C’è poco di che stare allegri; mi verrebbe da dire che se il Presidente della Roma fosse stato un certo Zamparini, ad oggi, Luis Enrique avrebbe già fatto ritorno nelle Asturie.

Invece, per fortuna sua, gli americani, alquanto creduloni e idealisti, pronti al sacrificio  della loro “meglio gioventù”, come è di moda dire oggigiorno (come si spiegherebbero, altrimenti, l’Afghanistan e l’Iraq?), si prendono tutto il tempo necessario “per capire” e, quando lo hanno capito, la frittata è fatta: tradotto in gergo sportivo: il Panettone natalizio se lo sono già mangiati gli altri...E qui, a Roma, la storia, si ripete? Vediamo:

Dopo una campagna acquisti di “meglio gioventù” nel mercato calcistico estivo, a cominciare, appunto, dall’Allenatore per finire con Stekelemburg, Bojan, Borini, Lamela, Pjanic, Kjaer, Josè Angel inseriti subito, tutti (se non infortunati) in campo come titolari (con i risultati che abbiamo riportato), il Presidente della cordata americana, Di Benedetto, in verità non molto loquace, cosa starà pensando?

In mancanza di adeguate esternazioni americane (stanno cercando di capire?),    riteniamo utile riportare le seguenti, date in pasto ai media proprio in questi giorni, alla vigilia della trasferta in quel di Novara (per intenderci: una delle più serie candidate alla retrocessione...).

Ha detto Luis Enrique:“Non sono un extraterrestre, caduto da una nave spaziale. Non voglio fare un calcio nuovo, diverso. Vedo tante squadre che fanno un gioco propositivo, magari non come lo intendo io, ma comunque, non chiedo alla mia squadra cose incredibili”.

Ha detto il D.S. Walter Sabatini: “Un bilancio a questo punto della stagione? No, non voglio farlo. Certamente è una fase transitoria, lo sapevamo, ma non abbiamo perso nessuna partita senza averla potuta vincere. Partendo da questo presupposto, e un impegno diverso in riferimento all'attenzione, i risultati cambieranno. Chiaro che un allenatore ha bisogno di fortuna e risultati per essere credibile, ma non solo lui, anche la società. Poi più avanti andremo ad analizzare quali sono i problemi e chi è stato portatore di problemi, ma non è certo Luis Enrique”.


Ha detto il Direttore Generale Franco Baldini: “Bene i giovani, ma bisognerebbe avere anche più risultati per dare corpo a questa scommessa. Se questa attesa è confortata dalla prestazione i tifosi avranno pazienza; se invece l'attesa del risultato dovesse essere orfana anche della prestazione allora i tempi si accorceranno (fino a Natale? - NDR). È ambizioso il progetto, giocare con una linea d'attacco come si è fatto contro il Genoa (Bojan-Lamela-Pjanic - NDR) è piuttosto presuntuosetto. La sconfitta con il Milan, pur mettendo a nudo i molti difetti, ha dimostrato che c'è una via del gioco che si può percorrere. Certo Luis Enrique vorrebbe limitare tutti quegli errori che inficiano il risultato, errori spesso di concentrazione: ma lui non rinnega il gioco. Va trovato un compromesso tra il camminare piano e la sensazione che si stia correndo.


Parole abbastanza chiare, che evidenziano, in conclusione, due particolarità:

1 - l’esistenza di una idea di gioco, sulla quale conviene, ancora per qualche tempo, insistere;

2 - l’urgenza di una inversione di tendenza nei risultati, per preservare non solo l’Allenatore ma anche  la Società.

Chi scrive, non è tifoso della Roma; conviene sull’esistenza di una idea di gioco spettacolare ed innovativa per il nostro campionato (solo a vedere la posizione assunta in campo da De Rossi, si capisce che c’è aria nuova); ma, a differenza della governance americana, si rende conto , come pure Sabatini e Baldini, che la situazione è pericolosa e che occorre, da subito (magari già a partire dalla prossima trasferta di  Novara) invertire la tendenza negativa dei risultati.


Altrimenti, anche  Luis Enrique, difficilmente arriverà a “mangiare il panettone a Natale”.


ìSaludos, Luis Enrique!

Aldo

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