venerdì 4 novembre 2011

L'etica non va in prescrizione

È molto probabile che chi scrive sia alquanto “in ritardo” per parlare dell’argomento in epigrafe.
In effetti, trattasi di una espressione letteralmente utilizzata da Giancarlo Abete, Presidente della Federazione Italiano Giuoco Calcio, il 18 luglio 2011, nel corso di una conferenza stampa organizzata al termine della riunione del Consiglio Federale che aveva appena deciso per la non revocabilità dello scudetto 2005/2006, a suo tempo tolto alla Juventus ed assegnato (come si usa dire, “a tavolino”) all’Inter.
Ecco il comunicato di Abete, nell’occasione citata:
 "Non essendo esistito un atto amministrativo per l'assegnazione dello scudetto, non poteva esserci una revoca. Non ci sarebbe stata revoca anche se fosse esistito un atto amministrativo. La federazione ha deciso di rispettare le regole, tutto si può dire tranne che il Cf abbia deciso di non decidere. L'etica non va in prescrizione".
Devo confessare che, tenuto conto del “pulpito” donde veniva  la predica, nonchè del contenuto stesso della predica, ho preferito riflettere qualche tempo prima di “dire la mia”.
In effetti, non ho mai nutrito una particolare ammirazione per Giancarlo Abete quale comunicatore di idee e portatore di poteri e decisioni in ambito calcistico.
Inoltre, l’espressione “l’etica non va in  prescrizione” appare già di per se stessa alquanto complessa e problematica; figuriamoci se detta da cotanto “nomine”. La sensazione di diffidenza è stata immediata: la frase era troppo bella; troppo ad effetto; ed uscita, per di più, da una bocca (da me ritenuta) inadatta: come trovarsi davanti ad una magnifica donna senza cervello: diffidare. Sempre.
Perciò,  ho preferito riflettere; ed ecco cosa penso, al riguardo.

A - L’ETICA
L'etica (dal greco antico èthos, "carattere", "comportamento", "costume", "consuetudine") è un ramo della filosofia  che può  essere definita come la ricerca di uno o più criteri che consentano all'individuo di gestire adeguatamente la propria libertà  nel rispetto degli altri. In questo senso,  essa pone una cornice di riferimento, dei canoni e dei confini entro cui la libertà umana si può estendere ed esprimere. Essa viene spesso considerata sinonimo di filosofia morale avente ad oggetto i valori morali, (dunque, non scritti) che determinano il comportamento (appunto, etico)  dell'uomo.

B - NON VA IN PRESCRIZIONE
In un precedente articolo (“la prescrizione nelle vicende sportive”) abbiamo già avuto modo di analizzare questo istituto giuridico, a carattere civilistico, nei suoi riferimenti allo Sport. Trattasi di un istituto (appunto giuridico, quindi,  “non morale”)  avente lo scopo di creare certezze in ordine alla esistenza, e, quindi, alla fruibilità di diritti: cioè regole (dunque: scritte) il cui rispetto è protetto e  garantito,  dall’ordinamento  giuridico.
Proviamo ora a rimettere assieme la locuzione: “L’etica non va in prescrizione” e, rileggendo il testo intero del comunicato, domandiamoci.

C- COSA AVRÀ VOLUTO DIRE ?
Devo (anche) confessare che, fin da subito, questa espressione  mi ha lasciato alquanto perplesso: non riuscivo a capirne non solo l’intimo significato (in senso assoluto); ma neppure il significato (in senso relativo) in rapporto all’insieme  della comunicazione che la contiene; posta, com’ è, alla fine di una espressione di più concetti alquanto chiari e ben posizionati nella loro consequenzialità, ma che sembrano non avere alcuna attinenza con la frase finale (appunto: “l’etica non va in prescrizione”). Ma, allora perché l’ha detta?
Proviamo a fare alcuni tentativi alla ricerca della presumibile volontà (nascosta).
1 - avrà voluto dire (pro domo sua): che il comportamento suo e della Federazione, nel prendere le citate decisioni, è stato rispettoso dell’etica (sportiva) perchè, come tale, essa è immutabile e non prescrivibile? Sembra la spiegazione migliore,  soprattutto se valutata nel contesto dalla comunicazione complessiva.
Ma, purtroppo, è un “fumus”; una frase ad effetto, senza valore, senza sostanza, messa lì in fondo,  senza averne la precisa cognizione. E, soprattutto,  senza relazione con quanto la precede nel testo.
Infatti, prima, dice di aver agito “secondo le regole” (si intende, quelle del Regolamento di Giustizia Sportiva) e, poi, dice che hanno agito secondo “etica”(che non va in prescrizione)
Quale etica? non lo dice. Ma, sostanzialmente, dice Il tutto (regole) e il contrario di tutto (non regole).
Sembra che il caro Abete non abbia (ancora, alla sua età e con l’esperienza politica ed amministrativa pubblica acquisita) ben chiara la differenza tra “norma giuridica” e “principio etico” (cosa che abbiamo cercato, molto sinteticamente,  di illustrare ai punti A) e B).
2 - avrà voluto dire (pro Juventus):  secondo quanto risulta dalla relazione Palazzi, l’Inter, Moratti, Facchetti ed altri, hanno violato (fra l’altro) l’etica sportiva. E poiché l’etica (sportiva, in questo caso) non va in prescrizione,  sbaglia Palazzi ad affermarla. Perciò la Federazione procederà comunque contro i colpevoli. Applausi da parte dei tifosi Juventini.
Inimmaginabile. Ed impossibile perché, fra l’altro,  cozzerebbe contro la decisione appena assunta: lo scudetto 2005/2006 resta all’Inter (perché, come dice Palazzi, tutto è prescritto).
3 - avrà voluto dire (pro Inter / Moratti / Facchetti): lo scudetto 2005/2006 resta all’Inter, perché il comportamento “non etico”  tenuto dalla Juventus, in quel periodo, non è prescritto, rimane immutato ed immutabile. Ed anzi, poiché da tempo immemore, la Juventus “rubava” gli scudetti (Rubentus...), con comportamenti non etici (quindi, non soggetti a prescrizione), procederemo ad azzerarli tutti. Applausi da parte dei tifosi Interisti.
Inimmaginabile. Ed impossibile, perché, fra l’altro, andrebbero ricercate ed evidenziate le “violazioni etiche” perpetrate dalla Juventus, a partire da circa cento anni or sono.
Ed allora? cosa possiamo concludere?
A - in senso assoluto, l’espressione “l’etica non va in prescrizione” appare come una contraddizione in termini. Infatti, poiché l’etica (primo termine) è una “ filosofia morale”,  essa  è costituita da regole  non giuridiche, non scritte, non fornite di protezione coercitiva (per  farle  rispettare); d’altra parte, la prescrizione (secondo termine) ha un senso, un valore, solo con riferimento a regole giuridiche, cioè scritte e fornite di  forza coercitiva (per farle rispettare).E serve, appunto, a dare certezza a queste regole. Giammai può essere messa in relazione ed a protezione di “valori morali”. Non avrebbe sostanza.
B - in senso relativo, l’espressione appare priva di qualsiasi connessione con il resto    della comunicazione espressa da Abete, nel cui contesto è stata inserita: è, cioè, avulsa; ed è inutile, nulla aggiungendo, di pregevole,  al resto della comunicazione: anzi,  creando confusione e dando origine ad  erronee interpretazioni .
In definitiva,  e concludendo, l’espressione:  “l’etica non va in prescrizione” non ha motivo di esistere perché:
- in senso positivo affermare: “l’ etica va in  prescrizione”,  equivarrebbe a dire che l’uomo può farsi delle  idee  e pensare “valori morali” solo, ad esempio, per dieci anni; poi, scaduti i dieci anni, non potrà più avere le sue idee e i suoi valori morali (perché  prescritti: da chi? e come?). Come spero sia ormai chiaro, stiamo parlando del nulla.
- in senso negativo, affermare: “l’etica non va in prescrizione” equivarrebbe a dire che l’uomo può  avere le proprie idee e i propri valori morali per sempre, perché nessuno (chi mai?) potrà dirgli basta, non pensare, non avere valori morali (e come farebbe?), non esistendo per essi (idee e valori morali) alcuna prescrizione. 
Anche qui, stiamo parlando del nulla.
Come avviene, più che di spesso, nelle esternazioni della nostra classe politica.


Aldo

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