Seconda puntata: David Stern
Come gli sportivi appassionati di basket sapranno, nello scorso mese di luglio è scattato il secondo lockout (corrispondente alla serrata, attuata dai datori di lavoro, nel nostro diritto sindacale) della storia della NBA, poiché la lega dei proprietari e il sindacato dei giocatori non hanno trovato l'accordo sul rinnovo del contratto collettivo.
Dopo alcune precedenti giornate di meeting alquanto fruttuosi, lo scorso venerdì, 28 ottobre 2011, l’incontro tra i proprietari delle “franchigie” (rappresentati dal Commissioner David Stern) e il sindacato dei giocatori (rappresentato da Derek Fisher) era stato accompagnato da un certo ottimismo. Qualcuno ipotizzava perfino un accordo in vista, entro la fine della giornata. Invece, ancora una volta, appena le due parti hanno affrontato il punto più dolente delle negoziazioni, il tanto discusso “BRI” (Basketball Related Income- cioè la torta dei proventi generati dalla Nba), è arrivato, puntuale, il brusco stop.
I proprietari continuano a insistere nel voler dividere la torta 50-50 (fino allo scorso giugno, il 57% dei profitti andava nelle casse dei giocatori); il sindacato dei giocatori, a sua volta, non sembra avere nessuna intenzione di scendere sotto il 52% (cui erano pervenuti nei precedenti meeting, dimostrando buona volontà nell’abbassare le loro pretese, di cinque punti percentuali).
Così com’è successo troppe volte durante queste settimane di meeting, le due parti hanno deciso di interrompere le trattative e David Stern ha ufficialmente annunciato la cancellazione di altre due settimane di regular season.
Da notare che durante questo periodo di forzata inattività, molti giocatori NBA, soprattutto europei, hanno lasciato gli Stati Uniti, per tornare a giocare (o, almeno, tentare) nel vecchio continente, specialmente nel campionato turco. Deron Williams, giocatore dei New Jersey Nets, decide di giocare in Turchia con il Besiktas finché il lockout non avrà termine; anche Danilo Gallinari si è messo sotto contratto con l’Armani Jeans di Milano fino al termine del lockout; mentre Dwyane Wade, Dirk Nowitzki, Kobe Bryant e Kevin Garnett hanno più volte dichiarato di avere l'intenzione di andare a giocare in Europa, se la stagione non si dovesse svolgere regolarmente.
Con le complicazioni che immancabilmente sorgeranno, se e quando dovesse cessare il lockout.
In buona sostanza, attualmente risulta cancellato tutto il mese di novembre, e qualsiasi opportunità di veder disputare le canoniche 82 partite di stagione regolare è andata in fumo.
Sindacato e proprietari sostengono di non avere in programma nessun altro meeting.
Stern, intanto, lancia messaggi nemmeno troppo criptati sostenendo che “adesso, a causa delle perdite dovute alla cancellazione del primo mese di regular season, i nostri parametri nelle trattative con il sindacato cambieranno”. Come dire, più si va avanti con questo lockout e meno siamo disposti a concedere al sindacato.
Brutto affare.
Soprattutto perché comincia a sorgere il sospetto che non si tratti più (solo) di spartizione di proventi; ma che comincino a serpeggiare ripicche e “ideologie politiche” nelle fazioni contendenti.
Altrimenti, sarebbe difficile capire come mai non si trovi un accordo tra il 50% ed il 52%! Certo, avvicinandosi il periodo natalizio, e rivolto il dovuto pensiero ai tifosi del Basket americano per il mancato divertimento, resta solo da constatare come il caro Stern rischi, appunto, di non assaporare, anche lui, il dolce Panettone natalizio (solo perché il turkey per il Thanksgiving è già stato servito in tavola…)!
Aldo
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento qui