lunedì 28 novembre 2011

L'INFEDE(le) FEDE(rica)

Metto subito le mani avanti: non parlerò delle vicende sportive della Pellegrini, perché, come tutti sanno, i numeri dicono la verità. Sono le parole e i comportamenti che talora non la dicono. I numeri “sportivi” della Fede, sono strabilianti: e tali restano. Non si discutono: dicono la verità.

Parlerò, invece, appunto, delle parole e dei comportamenti della Federica nazionale.
È proprio di questa mattina l’ultima “bomba”: l’allenatore Bonifacenti l’ha lasciata (ad essere precisi: è stato costretto a lasciarla...). Ce lo dice la stessa Fede, in alcune righe del suo blog, che qui riporto:

"Ragazzi purtroppo lavorare con me non è semplice e soprattutto non è semplice lavorare tranquillamente convivendo con tutto il circo mediatico che mi gira attorno... Chi non è abituato scoppia e cosi è stato... Speravo di non essere mollata a 2 settimane dagli Europei ma va bene cosi... Un abbraccio forte... Vi terrò  aggiornati...".

Patetico, inaccettabile.
Ovviamente, per completezza di informazione, riporto anche le parole di Bonifacenti:

Confermo di aver comunicato a Federica Pellegrini, in via del tutto personale, di voler sospendere la conduzione tecnica della sua preparazione. Per chiarezza, le motivazioni alla base della decisione afferiscono alla difficoltà di conciliare tra Verona e Roma i necessari e delicati periodi di allenamento. Mi rendo conto che motivazioni comprensibili di carattere personale portano Federica a una particolare propensione verso Roma modificando le sue abitudini. Il mio impegno, che è stato richiesto da Federica e supportato dalla Federazione, è stato sin qui svolto in completa autonomia, seguendo uno scrupoloso programma finalizzato alle Olimpiadi. La mia decisione scoppia di chiarezza e di buon senso e consente a Federica, sin da subito, di ragionare sulle sue intenzioni. Mi auguro che le prossime scelte che riguardano la preparazione dell’atleta possano essere caratterizzate dalla stessa serenità di quelle compiute sotto la mia guida e dello staff del centro federale di Verona. Confermo inoltre che il centro federale di Verona resta, come è sempre stato, a disposizione di Federica e di tutti gli atleti azzurri che vorranno usufruirne, con particolare riguardo alla vasca da 50 metri in via di copertura, come annunciato e concordato”.

Chi scrive ha già avuto modo di stigmatizzare, in tempi non sospetti, le intenzioni della Federazione e del Coni, di presentare la Pellegrini come portabandiera dell’Italia alle prossime Olimpiadi di Londra.
Cecità pura: propria di chi (in genere, un “politico”) è poco attento alle parole ed ai comportamenti degli atleti (di valore nazionale) e guarda solo al “risultato sportivo” (che, appunto, acceca: vedi Cassano, vedi Balotelli, vedi Tevez, vedi Osvaldo...).
Non la vogliamo. Non ci rappresenta. Dei suoi record possiamo farne a meno. Ma non possiamo rinunciare al nostro orgoglio e alla nostra moralità.
Allora, vogliamo dare una occhiatina alle parole ed ai comportamenti della Fede, soprattutto negli ultimi tempi (diciamo gli ultimi cinque anni; da quando, cioè, ha preso coscienza di sé, del suo corpo e  della sua mente)?

Siamo nel 2007 e le cronache mondane cominciano ad interessarsi delle sue parole e dei suoi comportamenti non sportivi (e che, invero, hanno poco di “sportivo” nel senso etico e non tecnico della parola, e molto, troppo di “mondanità”) il giorno in cui l’evidenza dei fatti dice che ha “fregato” il fidanzato,  Luca Marin, alla concorrente (sui 400s.l.) francese Laure Manaudou. Credo che il fatto in sé già contenga, in nuce (come dicono i latinisti) gli indizi di una personalità alquanto particolare (per dirla in modo molto, ma molto soft);  indizi che,  purtroppo, come si vedrà, troveranno eclatante conferma negli sviluppi futuri. Ritengo, infatti, che quando c’è di mezzo un fidanzato, e indipendentemente da chi frega e chi è fregato, la storia è potenzialmente idonea a lasciare segni crudeli nel terzetto. Tranne in casi di personalità, appunto, alquanto particolare: cioè persone sulle quali la pioggia scende, ma non bagna: perché impermeabili ai sentimenti ed alle sensibilità. Come  Federica: ci gioca e ci ride.

Bene. Dal 2007 al 2011 la storia con Marin procede apparentemente a gonfie vele. Fino a quando, all’inizio del 2011, Federica lascia  Marin e passa ad un altro collega nuotatore: Filippo Magnini, anche stavolta già fidanzato con contorni spiacevoli, per parole e comportamenti. Come quelli di Federica: ci gioca e ci ride.
Intanto, nel 2009, muore l’allenatore Alberto Castagnetti e gli subentra (scelto dalla Federica) il nuovo allenatore Stefano Morini. Il quale dura, nella funzione, circa un anno perché, a fine 2010, la Federica lo lascia dicendo che “vuole un tecnico che la protegga e sappia reggere le pressioni...”.

All’inizio del 2011, gennaio, sceglie un nuovo allenatore. Sapete chi? il francese Philippe Lucas. Il quale, pensate, per allenare Federica deve lasciare la Laure Manaudou (proprio lei, quella cui Fede fregò il fidanzato Marin: ora gli porta via pure l’allenatore!): ci gioca e ci ride.
Lucas si trasferisce da Parigi a Verona dove Fede ha il suo mondo geografico e dura, nella funzione, circa otto mesi perché l’11.8.2011 Fede abbandona  Lucas.  Abbandona? Sì: non è un errore o una interpretazione; è un fatto, come si desume da queste parole  dello stesso Lucas:

“Ha finito di nuotare sabato sera. Ho preso l'aereo (per Parigi, ndr) domenica. Nel frattempo ho chiamato Luca (Marin, ndr), il suo ex-fidanzato, per spiegarmi. Lei, aveva altre cose da fare. Non ci siamo incrociati. Ho effettivamente provato a chiamarla qualche giorno dopo. Due volte. Non ha risposto”.

Sceglie, quindi, un nuovo allenatore, stavolta “fatto in casa”: Federico Bonifacenti (già vice allenatore di Castagnetti) del Centro Federale di Verona. A casa sua; dietro l’angolo. Tutto bene? Macchè. Perché, come anticipato, questa mattina anche Bonifacenti è saltato, dopo circa 4 mesi nella funzione, perché, ripetiamo cosa dice Federica:

“Purtroppo lavorare con me non è semplice e soprattutto non è semplice lavorare tranquillamente convivendo con tutto il circo mediatico che mi gira attorno... Chi non è abituato scoppia e cosi è stato…”.

Ci gioca e ci ride. Immorale, semplicemente.
Allora, concludiamo la storiella  traendone una conclusione alquanto sintetica e molto, ma molto soft e benevola per la Fede. Basta invertire l’ordine epigrafico del titolo di questo articolo: FEDE(rica) L’INFEDE(le).


Aldo

martedì 22 novembre 2011

Discorso sulla Critica (della Ragion Pura) al modulo 4-2-4

I tifosi di calcio, ricorderanno quando, questa estate, la Juventus decise di affidare il team, per la stagione 2010/2011, a coach Conte e relativo staff.
Fin dalle prime dichiarazioni, Conte annunciò: giocheremo col 4.2.4.
Chi scrive rimase scettico; anzi, stupefatto; pensò, perfino: ecco un nuovo “allenatore nel pallone” (tipo, appunto,  l’indimenticabile  Canà: “giocheremo col 5.5.5!”).
In effetti, andando a memoria, non ricordavo un precedente, analogo modulo di gioco nel campionato italiano (cioè il modulo 4.2.4; invero, neppure all’estero).

La campagna acquisti estiva, della Juventus fu, di conseguenza, improntata alla frenetica ricerca di “esterni di fascia” allo scopo, ovviamente, di adattare la squadra al nuovo modulo che prevede, appunto, due esterni alti e due esterni bassi (e quattro relativi sostituti, possibilmente di pari valore).
Perciò, pur avendone già alcuni in organico (Krasic, Pepe, De Ceglie e, all’occorrenza, Chiellini e Quagliarella) ne sono stati comprati ben altri tre: Giaccherini, Estigarribia ed Elia.
Chi ha avuto modo di vedere le ultime partite giocate dalla Juventus avrà notato, assai agevolmente, che del famoso (famigerato?) 4.2.4 non esiste più l’ombra.
Contro l’Inter, per esempio, si è giocato con il 4.3.3; contro il Palermo, si è giocato col 4.2.3.1.  Due partite splendidamente giocate. E vinte.

Cosa vogliamo dire?
Vogliamo dire, come preannunciato nel titolo dell’articolo, che a Conte va riconosciuta una dote inusuale nel modo dello sport e dello spettacolo in generale: la revisione critica delle proprie convinzioni (del proprio “credo”, come, talora, si dice).
In effetti, dopo un inizio balbettante col 4.2.4. (sfociata in una “pareggite acuta”, anche in incontri che, sulla carta, si presentavano come partite da vincere), il coach ha dovuto arrendersi all’evidenza dei fatti e cioè:

1-nel massimo campionato italiano di calcio il sistema di gioco 4.2.4 appare improponibile;
2-gli esterni, alti e bassi, si sono dimostrati non all’altezza del gioco richiesto da Conte, con prestazioni in alcuni casi disastrose, come quelle di Krasic, ed altre evanescenti, come quelle di Elia e di Estigarribia (si sono salvati, dal naufragio, Pepe e Giaccherini; ma più per la strenua caparbietà ed applicazione che non per  reale propensione al modulo di gioco);
3-l’esplosione di Vidal, fortemente voluto, ma non inquadrabile nel modulo 4.2.4.

Va, perciò, oggi, riconosciuta a Conte, la forza morale di aver sottoposto a critica (e non solo a parole, ma con il rivoluzionamento del modulo effettivo di gioco), la propria “fede” nel modulo di gioco 4.2.4.
Certo, i risultati gli danno spudoratamente ragione; e la partita di ieri, contro il Palermo (col 4.2.3.1)  è stata, dalla generalità degli addetti ai lavori, salutata come una prestazione di squadra, ed una qualità di gioco, di cui non si aveva memoria da anni nel nostro campionato.
Ma c’è il rovescio della medaglia; occorre chiedersi, infatti: ma ora, come gestirà la Juventus i tanti giocatori di fascia, inutilizzabili (e non più utilizzati), con le nuove formule di gioco? E come farà appena saranno indisponibili (per squalifiche, per infortuni o per affaticamenti) i tre centrocampisti diventati insostituibili (Marchisio, Pirlo e Vidal)?

Ecco, perché, in casa Juve, è di piena attualità il prossimo “mercato di riparazione” di gennaio 2012. Occorre, appunto, riparare i guasti (tanti “esterni” e pochi “centrali”) provocati da un “peccato originale” cui si è riusciti a far fronte, per adesso, con il minimo danno in classifica (ancora primi, con una partita in meno!).

Ci sarà molto da lavorare, a gennaio; sia in vendite che in acquisti.
Buona fortuna.


Aldo

domenica 20 novembre 2011

A San Siro è difficile vederli

Ieri, sabato 20 novembre 2011, si sono giocati alcuni anticipi della 12.ma giornata del Campionato nazionale di calcio Serie A tra i quali: Inter-Cagliari (alle 18.00) e Fiorentina –Milan (alle 20,45).
In entrambi gli incontri sono accadute delle vicende, connesse a comportamenti arbitrali,  che hanno dato adito, come sempre e come ovvio, a diverse interpretazioni.
Ho detto bene: come ovvio. Allora, direte, dov’è la particolarità? Eccola.

Inter - Cagliari (2-1)
Lo spettatore televisivo neutrale ha dovuto giocoforza prendere atto che il primo gol dell’Inter è stato segnato da uno dei due giocatori interisti in una posizione di fuori gioco di tale evidenza (due giocatori per almeno due metri!) che appare davvero incredibile come possa essere sfuggito alla terna arbitrale. Con grande spirito di comprensione,  potremmo assolvere l’arbitro (che comunque era in una posizione sbagliata) che, al momento, aveva la visuale alquanto precaria. Non è, invece, in alcun modo difendibile il competente guardalinee, ben posizionato come evidenziato dalla ripresa televisiva ma che, evidentemente, tutto guardava, tranne la linea del “fuori gioco”. Da lasciare a casa, a giocare coi bambini!
E pensare che, fino ad allora, era stato il Cagliari a giocare meglio; con geometrie pulite, intensità e freschezza atletica assai rilevanti.

Ma siamo alle solite: tutti possono sbagliare; alla fine tutto si compensa, e via di seguito. Ormai, davanti a queste nefandezze, ci si rifugia nell’ironia; ha dichiarato, infatti, Ballardini, allenatore del Cagliari, a fine partita: “A San Siro i fuori gioco è difficile vederli...!”. Grande. Anzi, Grandioso!

Non altrettanto “grande” (e qui è la particolarità, perché chiaramente fazioso), il messaggio inviato, al riguardo, stamane, dalla Gazzetta dello Sport, ai lettori, nella presentazione elettronica del resoconto della partita: nulla nel titolo. Per saperne qualcosa, bisogna andare a leggere l’articolo (e non tutti lo fanno...)  per trovare questa frase sul primo gol di Thiago Motta: “in più che sospetto fuori gioco”.
Non ci siamo signori della rosea; bisogna narrarla giusta. Era fuori gioco; che, in gergo sportivo, in casi analoghi, si qualifica, solitamente:  “grande come una casa”. Vedere la foto (sopra) ed il sito, (link sotto) per credere.

Purtroppo, non è finita qui.

Fiorentina – Milan (0-0)
Nella serata, altro incontro di cartello. Altre contestazioni per comportamenti arbitrali. Stavolta, per varie, presunte erronee, decisioni a svantaggio del Milan.
Lo stesso spettatore televisivo neutrale, preso atto dello strapotere tecnico messo in mostra dal Milan, nonché della enorme differenza del “possesso palla” (circa 70% a favore del Milan) e della conseguente meritevole vittoria che ne sarebbe stato il giusto corollario, non ha però registrato alcunchè  di “grande come una casa”.
Certo, ci sono state trattenute per la maglia (da ambo le parti), tocchi di mano più o meno volontari (da ambo le parti), falli da ammonizione (da entrambe le parti) ed un presunto gol di Seedorf, annullato per fuori gioco, ma che la ripresa televisiva non ha chiarito del tutto e, comunque, nulla a che vedere con il “grande come una casa”.

Ebbene, date una occhiata al sito web (link qui sotto), e notate come il tutto è stato presentato ai lettori, dalla stessa Gazzetta di stamane, nella stessa stesura elettronica, nell’articolo di commento. Titolo a mezza pagina ed in grassetto, che evidenziano i (presunti) errori arbitrali.
Il solito lettore si fa subito una idea: l’arbitraggio è stato uno scandalo.
Il che non è stato!

Cara Gazzetta: non ci siamo. È così che i tifosi vengono diseducati.


Aldo

sabato 19 novembre 2011

Il valore di una sentenza di primo grado (in Italia)

Capisco che oggigiorno, in era telematica, trattare di un argomento (nella specie, del valore sociale da riconoscere alla sentenza del processo di Napoli su Calciopoli)  a circa dieci giorni dalla sua divulgazione mediatica, può apparire alquanto inusuale oltre che inattuale.

Perciò, ritengo quanto mai opportuna una brevissima premessa: corrisponde al mio abitus (mentale, non certo sartoriale) documentarmi, capire per quanto possibile, e, solo dopo, dire la mia. Come ho fatto in questo caso. Donde, i dieci giorni di ritardo.

Dunque, la sera dell’8 novembre scorso, alle ore 20, la Giudice Casoria ha così sentenziato: 16 condanne e 8 assoluzioni; confermato l'impianto accusatorio e condannato a 5 anni e 4 mesi Luciano Moggi per "promozione della associazione a delinquere a fini di frode sportiva"; escluse tutte le istanze risarcitorie contro la Juventus.

Ora, ritengo interessante ed utile  procedere con un breve excursus sulle prime valutazioni ed esternazioni in ordine ai vari aspetti del problema, apparse sui media,  nei giorni immediatamente successivi alla sentenza e, subito dopo, aggiungere le mie considerazioni.

IL DIRETTORE della Gazzetta dello Sport - 9.11.2011
“È chiaro che l'esito penale conferma per ora l'impianto delle sentenze che la giustizia sportiva ha già pronunciato in via definitiva. Abbiamo compreso (anche grazie alle nuove intercettazioni presentate dalla difesa di Moggi) che l'inchiesta fu lacunosa se non sul piano delle responsabilità penali, almeno sotto il profilo sportivo e che furono molte le società di blasone, Inter compresa, a rimanere impigliate in un sistema che non può e non deve più riproporsi. La Juve, per esempio, esce dal processo di Napoli completamente assolta dalla responsabilità civile che le era contestata anche se insiste a definire "giustizia sommaria" quella sportiva, che invece proprio sulla responsabilità oggettiva si basa.”

Considerazioni:
1)    questa sentenza di Napoli non “conferma” quella sportiva (finale) del 2006”. No, perché, se vogliamo dare un senso preciso alle parole che utilizziamo, possiamo solo dire che  la “riproduce”(che è cosa diversa da “conferma”): qualcuno l’ha definita, perfino, “sentenza fotocopia”. Come è stato possibile? . Lo vedremo più avanti.
2)    “abbiamo compreso anche grazie alle nuove intercettazioni presentate dalla difesa di Moggi...”: andiamo, Signor Direttore, diciamolo tutto e chiaro, non abbia pudori o reverenze nei confronti di chicchessia (!...): le cose le abbiamo conosciute soprattutto grazie alla relazione del Procuratore della giustizia sportiva  Palazzi;
3)    Il riferimento al concetto di “giustizia sommaria”  richiamato dalla Juve nel suo comunicato ( riportato al punto successivo),  si riferisce,  con ogni evidenza,  alla “procedura” adottata nel 2006; vale a dire  ai tempi, alle modalità, alla  parzialità delle prove esibite e, soprattutto, delle prove”escluse” dal processo (si rilegga la relazione del  Palazzi, per favore, e la tenga bene a mente!). Quindi, non si riferisce alla diversità (peraltro solo parziale) tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria, come afferma lei. Lo avrebbe capito anche “un ragazzo delle elementari”(come si usa dire). Che facciamo, Direttore, giochiamo agli equivoci?

IL DIRETTORE di Tuttosport – 10.11.11
 “La sentenza di Napoli assolve la Juventus (unico fra i club coinvolti) dalla responsabilità civile a fronte di una richiesta danni per 120 milioni. Ciò significa che la Juventus è stata riconosciuta estranea alle attività del suo ex direttore generale. Non solo, siccome tale scissione non era stata riconosciuta dalla giustizia sportiva, la Juventus intende rivalersi sulla Figc. Nessuno degli avvocati del collegio difensivo si aspettava una mazzata così pesante. Erano convinti, gli avvocati di Moggi, Trofino e Prioreschi, di aver contribuito,  con le nuove prove, ad allargare il fronte dei colpevoli per dimostrare l’assenza di una vera “cupola”. Della bontà di questa strategia erano sicuri in molti, ma evidentemente non è stata accettata. Bisogna prendere atto della sentenza e avere il coraggio di voltare pagina” (SIC!).

LA JUVENTUS - 9.11.2011
“La sentenza odierna afferma la totale estraneità ai fatti contestati della Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai sensi dell'articolo 2049 c.c. Tale decisione, assunta all'esito di un dibattimento approfondito e all'analisi di tutte le prove, stride con la realtà di una giustizia sportiva sommaria dalla quale Juventus è stata l'unica società gravemente colpita e l'unica a dover pagare con due titoli sottratti, dopo aver conseguito le vittorie sul campo, con una retrocessione e con relativi ingenti danni”.

Considerazioni:
1)    L’aver escluso, in sentenza, la responsabilità risarcitoria  della  Juventus ex art. 2049 (simile alla “responsabilità oggettiva” prevista dall’ordinamento della giustizia sportiva- chiaro , Direttore della Gazzetta?), e sebbene  trattasi solo del primo grado della giustizia ordinaria, ciò dovrebbe essere già sufficiente  affinchè  la FIGC  iniziasse la revisione del processo sportivo del 2006. Neanche a parlarne!
2)    Uno dei punti più oscuri di questa sentenza di Napoli , è, appunto,  l’evidente disconoscimento, come se nulla fosse stato portato in aula, delle circa 170.000 intercettazioni sfuggite ( ...?),  al processo sportivo del 2006; con la conseguenza, quasi ovvia, della “riproduzione”,  in sede penale,  della sentenza sportiva(finale) adottata nel 2006  (donde,  la “sentenza fotocopia”).Sostanzialmente, due anni di dibattiti sulla  valutazione delle nuove prove esibite, dalla difesa non sono serviti a nulla;  quindi,   ci si domanda:  perché non è stata accolta la strategia difensiva? Proviamo a rispondere: perché le nuove prove (le  170.000 nuove intercettazioni esibite ) non sono state considerate, in qualche modo,  pertinenti all’oggetto della causa in discussione. Incredibile, ma può essere . E solo dalle motivazioni della sentenza (cioè fra tre mesi!) scopriremo l’arcano. Non possiamo che attendere.
3)    La Juve prenda atto della sentenza e volti  pagina. Andiamo, Direttore di Tuttosport, non diciamo sconcezze. Siamo al primo grado e cioè, come vedremo meglio in appresso e nelle “conclusioni”  di questo articolo, ad una sentenza, il cui valore, nel sistema della giustizia ordinaria italiana, è quasi vicino allo zero. E lei chiede ( ad  un presunto innocente), di rinunciare ai milioni (oltre 400) di euro di danni subiti?.  Incredibile e sconvolgente. Una domanda Direttore: se questo interessato (presunto innocente) fosse lei, rinuncerebbe ai successivi gradi di giustizia e, quindi, alla possibilità di recuperare i suoi 400 milioni di euro?. Non si preoccupi, non attendiamo risposta. Troppo ovvia.

LO SCONCERTO QUOTIDIANO - Corriere della Sera  9.11.11
“La sentenza di Napoli su Calciopoli dice che allora era tutto vero(SIC!) Moggi guidava un’organizzazione che mirava ad alterare i risultati. La condanna è molto dura e non lascia spazio a interpretazioni (secondo SIC!). Confesso di essere sorpreso, mi è sempre sembrata esagerata l’accusa di associazione a delinquere. Così come mi era sembrato sbagliato togliere il secondo scudetto. La sentenza di ieri dice che sbagliavo (terzo SIC!).  La condanna non riguarda un episodio, riguarda un’intera gestione. Ci sono dentro anni e anni di calcio che siamo condannati a guardare in modo diverso. Se hanno ragione i giudici del tribunale di Napoli, che calcio abbiamo visto negli anni di Moggi? O c’è ancora chi pensa sia tutto un equivoco, peggio, un complotto?”.

Considerazioni:
Anche lei; anche lei cambia opinione di fronte ad una “sentenza” (si fa per dire, perché così la chiamano) di primo grado che, nel nostro sistema di giustizia ordinaria,  vale quasi zero? e addirittura ancora prima di leggerne le motivazioni? Dottor Sconcerti , si ricordi che il suo cognome non l’autorizza in alcun modo dall’assumere decisioni “sconcertanti”. Certo, possiamo capire che, in ragione della sua venerabile età , ormai si esprima più con la sensibilità (del cuore) che con il raziocinio (della mente). Più per belle espressioni idiomatiche,  che per  aderenza alla sostanza dei fatti. Pazienza. La comprendiamo ma, ovviamente , no siamo d’accordo.

LO SCONCERTO QUAOTIDIANO - Corsera - 11.11.11
“La sentenza di Napoli ha ancora di più diviso la gente, soprattutto juventini e interisti. Con un avvertimento: sta diventando un problema solo vostro(SIC!) quindi eccessivo, inutile per tutti gli altri. Si può dimenticare o farsene semplicemente e civilmente una ragione?”
Considerazioni:
Spiacente Dottor Sconcerti; anche stavolta (nonostante la bellezza idiomatica...) è fuori dalla realtà e dalla sostanza delle cose. Il problema, certo, ha rilevanza, in primis, per la Juventus (e relativi tifosi); poi per l’Inter ( e relativi  tifosi).  Ma non basta, caro Sconcerti! dimentica le malefatte di una  FIGC e relativi Commissario (Guido Rossi) e  Presidente        (Giancalo Abete); dimentica le “incompetenze” espresse dagli Organi di giustizia sportiva; dimentica il CONI e relativo presidente Petrucci(che dopo anni di silenzio, ora è esploso); dimentica il modo dell’AIA (cioè degli arbitri); dimentica le 170.000 intercettazioni; dimentica la relazione Palazzi: dobbiamo continuare? non basta ancora?. E allora, il problema, caro Sconcerti, è proprio il contrario di quello che lei dice: il problema è di tutto il “sistema calcio italiano”, dal primo funzionario responsabile, all’ultimo dei tifosi.
Altro che “problema solo vostro,juventini ed interisti, inutile per tutti gli altri”. Idee fuori dal mondo. Insostenibili, con ogni buona volontà!

LIBERO - 9.11. 11
“Ci sono sentenze che sorprendono e altre che non sorprendono. Quella partorita dopo un lustro di chiacchiere e colpi di scena nell’aula 216 del tribunale di Napoli ha sbalordito tutti quanti: non colpevolisti, colpevolisti, menefreghisti, informatissimi. Si può essere amici di Moggi o acerrimi nemici, si può tifare la Juve, l’Inter, l’Oratorio Mariuccia. Si può amare il calcio o detestarlo; ma quel che è accaduto ieri deve far riflettere tutti quanti. La sentenza di ieri dice una cosa più di altre: sforzarsi di dimostrare la propria innocenza a volte non basta. Succede quando l’opinione pubblica vive di un imprinting vecchio cinque anni. Nel 2006 per tutti Moggi era un Padrino. Non importa, ora, se il suo lavoro e quello dei suoi avvocati ha stravolto le carte. C’è di che preoccuparsi, soprattutto quando ti accorgi che, calcio o “vita”, certe consuetudini non cambiano”.

Considerazioni e conclusione:
Perfetto. Ci siamo. Nonostante le espressioni talora poco eleganti (a differenza di quelle, talora sublimi nella forma ma cervellotiche nella sostanza, del Dottor Sconcerti), qui ritroviamo  in pieno il nostro pensiero, la nostra conclusione e la giustificazione  del “Titolo” di questo articolo; e cioè: quanto vale, oggi, nel nostro sistema di giustizia ordinaria, una sentenza di primo grado?
La generalità degli italiani (in particolare, quelli che hanno avuto la sfortuna di sperimentarla personalmente) credo ne fosse già cosciente: vale pressochè zero. E questa sentenza di Napoli ne è una eclatante conferma: ha copiato la sentenza sportiva del 2006. Perciò, sottoscriviamo tutto quello che afferma “Libero”: rileggetelo, per cortesia.
Ci sarebbe, ora, da domandarsi perché questo accade. Ma il discorso si farebbe troppo lungo, col rischio di tediare i lettori. Forse, faremo un seguito su questo “perché”.

Aldo

giovedì 17 novembre 2011

Fare un passo indietro? No, avanti!

È molto probabile che sfondi una porta aperta, facendo rilevare come, in questo Paese, accade spesso che una parola, o una frase, venga continuamente usata, abusata, usata impropriamente, usata in modo stucchevole, esasperato ed esasperante.
E lo scalpore lo creano non tanto i media nella loro molteplice diversificazione, quanto, soprattutto, quelle persone e personaggi che, per lignaggio, funzioni e cultura, ci si aspetterebbe affrancati da tali storture espressive.

L’ultima (stortura espressiva): “fare un passo indietro”.
In genere, viene utilizzata con riferimento, e come invito o consiglio, ad una persona con la quale ci si trova (quantomeno) in contrapposizione  dialettica.
Potrei sbagliare, ma questa frase, a mio parere, andrebbe assegnata alla paternità del Segretario del PD, Onorevole Bersani, che, imperterrito, per mesi e mesi, ha continuato ad esternarla in ogni occasione e con ogni mezzo di comunicazione, con riferimento al (ormai ex) Capo del Governo On.le Berlusconi: ”Berlusconi faccia un passo indietro”. Immancabile. Come le previsioni del tempo. Tutte le sere, in tutti i telegiornali (ed altro).
Forse, qualcuno, spazientito, si starà domandando: e tutto questo cosa c’entra con lo sport? Arrivo.

È di ieri mattina questa esternazione : “La Juventus faccia un passo indietro”. È stato Moratti? Un giornalista della Gazzetta dello Sport? Un tifoso interista? Niente. La maleodorante esternazione (condita, peraltro, da altre “perle” indegne di cotanto personaggio e sulle quali soprassediamo per non dilungarci troppo) è stata fatta dal Presidente del CONI (massima carica dello sport italiano) Gianni Petrucci. Proprio uno di quei personaggi da cui non ti aspetteresti una frase del genere!
Ma qui è davvero cascato l’asino: nei modi, nei tempi e nella sostanza. Vediamo.

NEI MODI
L’intervista-bomba, rilasciata dal Petrucci è scoppiata ieri, di buon mattino, senza alcun preventivo segnale che ne facesse intuire l’arrivo (in realtà, come vedremo al punto successivo, qualcosa era accaduto, il giorno prima, che ne potesse far intuire lo sfogo). La generalità dei media, dei cronisti sportivi, della carta stampata (nella versione elettronica) e televisivi, sono rimasti spiazzati, non tanto per il particolare aspetto lessicale di cui ci stiamo qui occupando (figuriamoci, sono i primi, loro, ad abusarne...) quanto per la “durezza” inusitata delle espressioni utilizzate e per la fine maliziosità di attaccare la Juventus senza mai pronunciarla: bassezze, appunto, indegne.

Nel corso della mattinata, a quanto pare, il Petrucci sarebbe stato bersagliato di telefonate che ne stigmatizzavano l’operato; e non solo per le  forme e i modi; ma soprattutto per la sostanza non rispettosa dei fatti (ovviamente, riguardanti la Juventus, Calciopoli, ricorsi vari). In generale, lo si metteva all’erta, perché la Juventus avrebbe, certamente, “risposto per le rime”.

NEI TEMPI
Il giorno precedente l’esternazione di Petrucci, la Juventus, terminati tutti i gradi della giustizia sportiva, dichiaratisi tutti incompetenti (in tutti i sensi ?...), a decidere sulle varie richieste, e come aveva già preannunciato fin dal mese di agosto scorso, aveva presentato ricorso al TAR del Lazio con richiesta di risarcimento dei danni subiti dal 2006 (condanna sportiva), da parte della FIGC, per un importo complessivo di € 443.725.200 (con elencazione dei vari danni e relativi importi).

Ci sono fondati motivi per credere che questo sia stato l’elemento scatenante lo sfogo di Petrucci che, molto probabilmente, non deve averci dormito sopra, la notte precedente. Magari, pressato dal collega Abete, presidente della FIGC.

NELLA SOSTANZA
Ma, in sostanza, cosa ha chiesto Petrucci alla Juventus (puerilmente, senza mai nominarla)? Appunto: “di fare un passo indietro”. Cosa avrà voluto dire? Vediamo.

Dalle vicende che si sono succedute nel corso di una giornata convulsa trascorsa “a suon di comunicati“ (ed attraverso la mediazione del canale sportivo Tv “SKYSport“) tra Petrucci e la Juventus (nella persona del presidente Agnelli), possiamo dedurne e sintetizzare il pensiero di Petrucci nei modi che seguono:
- basta con i ricorsi della Juventus, ormai è un “doping  giudiziario” (parole testuali!);
- in particolare, ritirare il ricorso al Tar e relativa richiesta di risarcimento.

CONCLUSIONE E RISPOSTA DELLA JUVENTUS
Noi “non facciamo un passo indietro” ma chiediamo al CONI e a Petrucci di “fare un passo avanti”. Questa è stata la risposta della Juventus (in estrema sintesi).

Un passo avanti, in che modo? Convocando un tavolo politico!
Se la cosa non fosse davvero tragica, per il calcio italiano e per la Juventus in particolare, verrebbe da ridere: un tavolo politico,  per raccontarsi barzellette (magari inviteranno anche Berlusconi e Galliani, barzellettieri di professione; e poi tarallucci e vino buono!)…

Nulla di nuovo sotto il cielo italiano: parole, parole, usate, abusate... In questo senso, davvero sarebbe necessario “un passo indietro”!
 
Aldo

mercoledì 16 novembre 2011

Germania-Italia: déjà vu

Gli sportivi meno giovani, che il 17.6.1970 hanno avuto la fortuna di assistere in diretta, dal vivo o in televisione, a quella memorabile partita di calcio, Germania-Italia 3-4, che ha fatto “la storia” di questo sport, giocata allo stadio Azteca di Città del Messico (con relativa targa di marmo esposta fuori dello Stadio, a futura, imperitura memoria) saranno tornati con la mente e col cuore a quelle emozioni, questa mattina, se hanno avuto l’accortezza di assistere alla partita di Volley femminile giocata a Tokyo, tra la Germania e ltalia, e finita 2-3 per le azzurre.
Stesse emozioni, esaltazioni ed abbattimenti, lacrime di gioia o di rammarico ma comunque lacrime, in una alternanza terrificante; roba, come si dice, per cuori adatti!! Cominciata malissimo, la partita è continuata  peggio .
Perso il primo set, 22-25, anche il secondo si è svolto con modalità analoghe: tedesche scatenate ed azzurre in apnea, con ricezioni non perfette, muri alquanto ritardati, mai triplicati e talvolta addirittura con uno contro uno; risultato: un altro 22-25.
Se qualcuno, a questo punto, avesse puntato un solo euro sulla vittoria delle azzurre, si sarebbe preso quanto meno dello sprovveduto, in vena di buttar via i propri soldi.
“Eppur si muove!”. Infatti. Rischiando il tracollo (come ormai era nell’aria) all’inizio del terzo set, arrivate sul 12-12 le azzurre ricominciano “a giocare” (perché il gioco, ormai, s’era fatto duro...) e per la Germania cominciano i dubbi, le incertezze, la paura: 25-21 per le azzurre e siamo 2 set a 1.
Nel quarto set la paura che attanaglia le tedesche si materializza nel risultato: 25-13 per le azzurre, tornate ad essere “le invincibili”: 2 a 2, e si va al tie break.
E qui esce la grandiosità di questo gruppo di ragazze azzurre; sotto 6-10 con una Germania tornata ad esaltarsi, non mollano, rimontano e sorpassano in un crescendo entusiasmante  che vede ergersi a protagoniste assolute Gioli e Costagrande: quest’ultima premiata come MVP dell’incontro, con ben 27 punti conquistati ed una infinità di schiacciate,   talora anche murate o salvate in seconda linea ma che mai ne hanno scalfito la potenza, la sicurezza e la volontà di vincere: grandiosa. Partita chiusa con 15-13.
Nove vittorie su nove partite giocate.
E domani, quasi fatto apposta, il match-clou con le formidabili  ragazze degli  Stati Uniti, seconde in classifica (otto vittorie ed una sconfitta) e, quasi certamente, chi vince, vincerà anche questa world-cup.
Da non perdere.

Aldo

martedì 15 novembre 2011

Londra 2012, ci siamo!

Ancora una volta, mi sono svegliato di buon’ora; meglio, ancor prima che il gallo cantasse: alle tre di notte. Per vedere, in diretta da Sapporo, Serbia-Italia.

Ed ancora una volta devo dire che ne è valsa la pena: vedere giocare la nostra squadra di Volley impegnata in Giappone, nella World Cup, è ormai diventata una certezza: spettacolo assicurato; le azzurre non deludono: otto vittorie su otto. Prime e da sole in classifica dopo aver battuto le campionesse del Mondo (Brasile: 3-0) e le campionesse d’Europa (Serbia: 3-0).

E per Londra 2012, la strada è virtualmente in discesa: restano le ultime tre partite (Germania, USA e Kenya) e, classifica alla mano, basta vincerne una (il Kenia, fanalino di coda, non dovrebbe essere ostacolo insormontabile!) per staccare il pass per l’Olimpiade di Londra.
Ma, ormai, i fatti dicono che le nostre ragazze sono già con la mente oltre il pass, e proiettate alla conquista della World Cup.

Dopo il primo set alquanto sofferto per l’aggressività messa subito in mostra dalle campionesse d’Europa, arrivate ai set ball le nostre ragazze, dopo averne annullati ben tre, piazzano i colpi decisivi con Bosetti L. - Del Core: 27-25; e iniziano i dubbi per le ragazze Serbe e la marcia trionfale verso un altro secco 3-0, per le nostre azzurre.

Nei successivi due set (finiti 25-19 e 25-20) le italiane ribattono colpo su colpo, non mollano una palla e si esaltano l’Arrighetti in avanti (muri, schiacciate ed una intensità ed applicazione feroci!) e la piccola Paola Croce dietro, in ricezione: le prende tutte: quando hai già pensato “palla a terra” no: c’è la Paola che letteralmente vola di qua e di là e le sradica da terra e le rimette in gioco; grandiosa: MVP dell’incontro, meritatissimo.

La squadra, ormai, c’è; è cosciente di sé  e, a differenza delle altre, quando si creano dei momenti negativi, ne viene fuori, subito, con la forza derivante dalla coscienza delle proprie risorse, con la classe delle proprie giocatrici  di lungo corso:  Lo Bianco, Gioli, Del Core, Anzanello, cui ormai si sono aggregate, in pianta stabile e ai  medesimi  livelli, le new entry Costagrande, Arrighetti, Lucia e Caterina Bosetti e Paolina Croce.

Uno squadrone. Londra, ci saremo; e per vincere, non solo per partecipare.


Aldo

lunedì 14 novembre 2011

La caduta degli Dei: dall'Olimpo all'Olimpia

Dopo la sconfitta con Caserta (65-69) alla terza di campionato, qualcuno riteneva che, per la Montepaschi Siena Basket, si fosse trattato di un incidente di percorso; come ne accadono, talora, alle grandi squadre quando incontrano una delle “piccole” (o, almeno, non potenzialmente dotate per concorrere allo scudetto).
Chi, invece, avesse visto la partita e considerate le vicende del gioco, aveva già intuito che quella sconfitta era l’indizio (e l’inizio) di un nuovo cammino; al ribasso: verso “la caduta degli dei”.

Ed infatti, ieri, nel posticipo della sesta giornata, in quel di Milano, ex Armani Jeans, ora EA7, dopo ben 21vittorie consecutive nei precedenti incontri, la Montepaschi Siena è uscita (nuovamente) battuta: 63-56;

E qui non si può più pensare ad una sconfitta casuale contro una piccola perché:

1-    L’Olimpia Milano, da alcuni anni, ma, soprattutto, in questa stagione, ha migliorato costantemente il proprio “roster”, rimanendo comunque sempre nei quartieri alti della classifica: quindi, non propriamente una “piccola” contro cui si può “casualmente” perdere;

2-    l’andamento della gara ha scritto nello score, che Milano ha vinto tutti e quattro i tempi parziali (+1,+1,+2 e +3 = +7); vuol dire, sostanzialmente, che Siena, ormai, è alla portata di Milano, e che gli dei dell’”Olimpo”, sono (s)caduti al livello dell’”Olimpia”;

3-    l’attuale classifica, dopo la sesta giornata, dice  : prima Milano con 5-1 e seconda Siena (assieme ad  altre) con 4-2; ed è la prima volta, negli ultimi sei anni, che ciò accade:  vorrà pur  dire qualcosa!

La  partita è stata emozionante, intensa ed equilibrata (come,  appunto, dimostra lo score). Ma la vera notizia è che la serie A è di nuovo un campionato vero. Siena è ancora grande, ma non fa più corsa da sola verso lo scudetto (chiudere il match a 56 non è solo deludente, ma è un ulteriore, eloquente segnale che qualcosa ormai si è inceppato...).

Come è potuto accadere tutto ciò? Vediamo.

A- Gli allenatori

Intanto, a  Milano è arrivato un certo Scariolo; chi si intende di basket italiano ed europeo sa chi è; e conosce il suo palmarès; mentre a Siena, da circa sette anni, è seduto sulla panca un certo Pianigiani che, per carità, nulla da dire, ottimo allenatore, ma l’abitudine, la routine, ed altro (incarico part-time con la Nazionale...) incidono sulla “presenza” del coach; e non tanto nella caratteristica attività di campo, quanto nell’attività, altrettanto importante, in seno alla società, quando si tratta di impostare annualmente la miglior formazione titolare (in buona sostanza, nell’attività di compra-vendita dei giocatori).

B- I giocatori

Appunto: i giocatori. Da Siena sono partiti, negli ultimi anni,  giocatori come McIntyre, Eze e Sato non adeguatamente sostituiti (vero Rakocevic?).

A Milano, invece, sono arrivati, giocatori come Mancinelli, Bouroussis, Fotsis  e Gallinari; certo, quest’ultimo, come “precario” (come si usa dire spesso, oggi, a volte anche in modo improprio), approfittando del lockout (serrata dei proprietari delle franchigie) in corso nella NBA; ma, per ribadire il concetto sopra riportato di “attenzione” al mercato dei giocatori, perché Siena non ha fatto altrettanto?

E ci vogliamo aggiungere che gli anni e l’usura incidono (anche) su giocatori come Stonerook, Kaukenas e Lavrinovic, che pure “hanno fatto” la storia recente della Montepaschi Siena?

Insomma, come direbbe Peterson: “Mamma, butta la pasta!” (che comincia un’altra storia nel campionato italiano di basket).

Aldo

martedì 8 novembre 2011

Da "O' sole mio" a "A' pioggia mia"...

Si legge sulla Gazzetta dello Sport di questa mattina: “la decisione del rinvio di Napoli-Juventus su ordinanza prefettizia è arrivata all'ora di pranzo (di ieri, ovviamente - NDR ). Al comitato per l'ordine pubblico riunitosi in mattinata in Piazza del Plebiscito hanno preso parte il prefetto, il sindaco di Napoli, l'assessore alla Protezione Civile della Regione Campania, e il direttore sportivo del Napoli Riccardo Bigon. La decisione è stata determinata per la tutela dell'incolumità dei tifosi che si sarebbero recati allo stadio (oltre 50 mila)”.

LA DECISIONE
Dunque, non per impraticabilità del campo,  che,  come dimostrano le foto delle zona antistante lo Stadio San Paolo di ieri (una è riportata qui sopra), alla stessa ora del comunicato,  era del tutto “normale”.
Infatti, sempre intorno all’ora di pranzo, il cronista Guido Vaciago, in una intervista televisiva (consultabile sul file che segue) faceva sapere che lo Stadio (nel senso di tutte le strutture necessarie per svolgere una partita di calcio) era, appunto, perfettamente agibile.

LA LEGA
Afferma, al riguardo, Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A (sempre sulla Gazzetta dello Sport): "La Lega non è stata coinvolta in questa decisione, l'abbiamo appresa dai mezzi di informazione. Nel pomeriggio poi è arrivata direttamente una comunicazione ufficiale della prefettura. Capisco il clima di preoccupazione, alla luce di quello che è successo in questi giorni, e quindi non entro nel merito: e certamente la sicurezza di tutti è un valore prioritario. […] Ma è un fatto che la scelta sia stata presa senza consultare la Lega, che è l'organizzatore del campionato".
Dunque, sostanzialmente, si rinvia uno spettacolo, a poche ore dalla sua programmazione, senza coinvolgere, nella decisione, gli organizzatori, ma avvertendoli a decisione presa.

BIGON (D.S. Napoli)
Afferma Bigon: "Prendiamo atto e dal punto di vista del Napoli è stata una decisione condivisibile”
Perfettamente attendibile. Unico intruso (al posto degli esclusi) nella riunione “istituzionale” del Comitato per l’ordine pubblico”, e la cui presenza ha, da subito, ingenerato polemiche e sospetti. Perché i fatti dicono che il rinvio “gioca” tutto a favore del Napoli, proveniente da una faticosissima trasferta in quel di Monaco, contro il Bayern in Champion League, di mercoledì sera; quindi, verosimilmente non in grado di sostenere un ulteriore sforzo, la domenica successiva, per una partita quasi determinante per il successivo svolgersi del campionato, contro una squadra riposata ed in perfetta condizione psicofisica come la Juventus attuale.
Il che, pur con qualche concessione alla diplomazia, traspare evidente dalle parole di Marotta (che seguono).

MAROTTA (D.G. JUVENTUS)
Afferma Marotta: "Dispiaciuti perché avevamo preparato a fondo questa partita e siamo in un buon momento di forma, reduci da una bella vittoria. Il Napoli, che ha partecipato al vertice, avrà certamente avuto qualche elemento in più per aiutare le autorità nell'analisi. Non abbiamo elementi per valutare ma c’è il massimo rispetto di ciò che le Autorità hanno deciso. Abbiamo appreso la notizia da Sky, ho chiamato immediatamente la Lega, che in quel momento non era a conoscenza. Successivamente ho ricevuto una telefonata del Direttore Sportivo del Napoli Bigon che mi ha comunicato quanto deciso al termine del vertice appena concluso".

E LA FEDERAZIONE  (FIGC - Abete)?
Tace. Per fortuna. A ripensare alle ultime, cervellotiche esternazioni del presidente Abete, è già una fortuna, per tutti, che stia in silenzio; in ansiosa apprensione, come è, per le varie “sentenze” che in questo periodo, gli pioveranno addosso (qui, sì che minacciano disastrosi temporali; altro che stadio S. Paolo...).

Conclusione
Ancora una dimostrazione, come, in questo Paese, gli organismi preposti ai vari settori di competenza, facciano di tutto, per ingenerare sospetti e malcontenti;  non solo violando le “regole del gioco”, (a guerra ancora in corso, alcune competizioni sportive, come, appunto, il campionato di calcio, il giro d’Italia di ciclismo ed altre, vennero regolarmente disputate!...); ma facendo ricorso a procedure cervellotiche, non rispettose dei diritti altrui (nella specie: FIGC, Lega Calcio, Juventus) e, viceversa, “troppo” rispettosa di altri (Napoli); e dando, ancora, una dimostrazione di come “la furbizia” prenda, troppo spesso,  il sopravvento sulla “intelligenza”: se non altro, nei comportamenti.
E allora, considerato che il tutto si è verificato a Napoli, mettiamola in musica e cambiamo le parole della famosa canzone (salvando la musica?): da “o’ sole mio” a “a’ pioggia mia”.

Aldo