mercoledì 28 dicembre 2011

CALCIOPOLI: materia di scoop (anonimi)


Sul “Corriere dello Sport” del 23 dicembre 2011, in prima pagina, con le caratteristiche dello scoop, è stato pubblicato “Calciopoli choc: clamorosa confessione”.

Di che si tratta?

Uno degli investigatori dell’affaire Calciopoli si presenta all’appuntamento con un cronista, del “Corriere dello Sport” e ne scaturisce un’intervista che il giorno dopo, sempre sullo stesso giornale, viene presentata come “clamorosa confessione” e “quello che non sapete” (ovviamente, di Calciopoli).

Attirati dalla solita curiosità che ci assale quando si tratta di questo affaire, leggiamo tutta l’intervista (che i nostri lettori potranno accertare utilizzando il seguente file).

http://www.corrieredellosport.it/calcio/serie_a/2011/12/23-211889/Calciopoli+choc%3A+%C2%ABTutto+quello+che+non+sapete%C2%BB

Analizziamo.

1- Chi è che “parla”?

Non si sa; afferma, infatti, il cronista: “(l’intervistato, ndr) chiede che il suo nome non venga svelato”. Troppo comodo; troppo facile. Siamo tutti stanchi di questi “omissis”. È ora di smetterla. Questo affaire è abbastanza serio, per poterci ancora giocare a nascondino.

2- Quali “fatti nuovi” racconta?

Nulla. Nulla di nulla rispetto a quanto già notorio ed, addirittura, pubblicato su atti ufficiali o contenuto in dichiarazioni altrettanto ufficiali da parte di responsabili di club, responsabili di poteri CONI, FIGC, Procuratore Palazzi, Giudici Sportivi ed Ordinari, Commissario Rossi, e così via.

Ci racconta tutto quello che non serve, particolari minuziosi su procedure di intercettazione che, appunto, nulla aggiungono, a quanto già noto ai fini della emersione delle verità (eventualmente ancora) nascoste.

3- Quali “opinioni personali” mette in evidenza?

Certo, ve ne sono, ma, purtroppo, non essendo riferibili a un “Nome e Cognome” (avendo chiesto di conservare l’anonimato), sono aria fritta: che serve solo ad impregnare l’aria dell’affaire e renderla ancora più irrespirabile. E comunque, anche le opinioni espresse, non appaiono caratterizzate da novità; soprattutto alcune, come le seguenti, che sembrerebbero le più interessanti (e sulle quali ci soffermiamo commentandole molto brevemente):

Ci spieghi una cosa: come mai le telefonate che riguardavano l’Inter non sono entrate nell’inchiesta? Eppure il loro tenore non era diverso da quelle che abbiamo letto, dal 2006 ad oggi...

“Noi facevamo i baffetti: dopo ogni telefonata usavamo il verde se le conversazioni erano ininfluenti, l’arancione se c'era qualche cosettina. Col rosso parlavano di calcio...”

COMMENTO: nulla di nuovo, tutto già saputo, tutto già pubblicato dai giornali.

Ha mai intercettato una telefonata dell’Inter? Le ha mai sentite? Sapeva che c’erano?
«Che ci stavano sì, ma io personalmente no. Io facevo altro...»

COMMENTO: Bravo! Io non c’ero; se c’ero dormivo...o facevo altro. Nulla di nuovo.

Ha detto che non c’era nulla di penalmente rilevante: c’è stato qualcuno che, ad un certo punto, ha avuto dubbi sul peso dell’indagine, sulla necessità di continuare ad andare avanti?
«Sì, Arcangioli. Disse: basta. E lì è nato lo scontro con Auricchio, arrivarono ai ferri corti».

COMMENTO: qui qualche accenno di novità sembra esserci; ma attenzione: da anni si parla solo di Auricchio quale principale artefice e responsabile delle indagini. Evidentemente, Arcangioli, è già stato superato come responsabile o corresponsabile. Sostanzialmente, non aggiunge nulla di nuovo rispetto a quanto già si conosce.


Torniamo alle telefonate alle quali avevate messo i baffetti rossi: non sono finite nell’inchiesta.

«Evidentemente non ci dovevano andare, che devo dire.... Non lo so questo. So soltanto che quello che veniva fatto, veniva fatto per costruire. Poi io ti porto il materiale, t’ho portato il mattone ma se tu non ce lo metti, sto mattone..».

COMMENTO: ovvio, fino alla spudoratezza, oltre che inutilità.

Tra quelli che sono stati condannati in primo grado, quali sono quelli che pagano troppo o ingiustamente?
«Io dico la verità, la maggior parte. Cioè, è una cosa fatta, forzata un po’, ci stava la telefonata, però se vai a vedere effettivamente le partite, partite veramente truccate, dove l’arbitro è stato veramente coinvolto. Non ci sono. Non c’è la partita dove si dice: adesso li abbiamo beccati.

COMMENTO: saputo e risaputo; scritto e riscritto.

Sì, ma sono state condannate tante persone. Lei, invece, parla di spacconate: qualcosa non torna....
«Secondo me, di veramente importante, che uno deve prendere cinque anni, sei anni, non ci sta niente. Poi magari pensi all’eccessivo modo spavaldo di Moggi che può dare anche fastidio, questo ci può stare, quello è il periodo in cui era prepotente, arrogante. Ma da lì ad arrivare a.... Bisognava dimostrare che c’era un’associazione. Lui, solo lui (Moggi, ndr) fa l’associazione? Così è un’altra cosa... È una questione di prestigio, di carriera».

COMMENTO: Evidentemente ha letto gli argomenti proposti dagli Avvocati della difesa di Moggi nel corso del processo di Napoli: già tutto detto e scritto abbondantemente.

Concludendo:

in tema di Calciopoli, sembra di assistere ad una penosa corsa giornalistica all’ultimo scoop, che tali non sono né possono essere; perché chi abbia appena superficialmente seguito l’affaire, dovrebbe aver ormai capito che tutto, o quasi, quello che si doveva dire e sapere è già emerso: nei tribunali sportivi e ordinari; sulla stampa; sulle inchieste televisive; e perfino nelle dichiarazioni dei responsabili delle Strutture Ufficiali addette ai lavori.

Le ulteriori novità, se ci saranno, non potranno che riguardare che l’accertamento delle responsabilità dell’accaduto (e del non accaduto!); quindi, la chiamata in causa dei livelli decisionali, sotto ogni profilo, anche della giustizia sportiva (che si è “chiamata fuori” ad ogni livello o grado di giurisdizione); in primis, i Presidenti di Coni e FIGC.

Ma ciò, in questo Paese, generalmente, non è fattibile; al meglio, si chiude per prescrizione.

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