sabato 17 dicembre 2011

Calciopoli: una logica condizionata


Come ormai è noto, le dichiarazioni ufficiali riportate dalla generalità degli organi di stampa, sono concordi: il “tavolo della pace” si è risolto con un nulla di fatto.
Qualcuno (come lo scrivente) ha anche fatto rilevare che si è trattato addirittura di uno sperpero di pubblico denaro, considerato che il “nulla di fatto” era abbondantemente ed agevolmente previsto e prevedibile.
Ha fatto eccezione, ieri, Tuttosport, che ha riportato, in bella evidenza, in prima pagina:

“Ecco il documento che cancella Calciopoli”

Spinti dalla curiosità, derivante dalla ormai pluriennale dimestichezza con questo affaire, siamo andati a leggere e, prima di commentare, ne riportiamo il contenuto letteralmente, nonché il link perché anche i lettori di questo articolo possano prendere coscienza di cosa si tratta:

“[...] Convinti che il fenomeno chiamato Calciopoli – contraddistinto da comportamenti deliberati o solo indotti da clima di quel periodo e a prescindere dalle sentenze e dalle decisioni sin qui assunte dagli organi competenti – rappresenta nel suo insieme il periodo più oscuro nella storia del calcio italiano considerato che gli stessi organi federali di allora seguirono le logiche condizionate dal momento adottando in qualche caso provvedimenti che in circostanze diverse e con analisi più complete e approfondite, avrebbero potuto avere forme e contenuti differenti”.


Ora, prima di analizzare il contenuto del “documento”, vorremmo far notare:
·         in realtà non si tratta di un “documento”; o, almeno, non è un documento ufficiale; Tuttosport, infatti,  afferma di avere il documento, ma si affretta a chiarire che non è uscito dal “tavolo della pace”;
·         se non è uscito dal “tavolo”, da dove è uscito? Chi lo ha redatto? Possibile che ciò che gira intorno all’affaire Calciopoli debba costantemente essere oggetto di misteriose vicende?
·         come mai di questo “documento” (non ufficiale) parla, affermando di “possederlo”, solo Tuttosport (notoriamente, quotidiano sportivo di Torino, che di Calciopoli fa una battaglia vitale, a difesa della Juventus) e nessun altro quotidiano? La cosa appare alquanto sospetta, è ovvio. Tuttavia, stante la clamorosità e le conseguenti responsabilità che ne potrebbero derivare anche alla stessa testata giornalistica, siamo portati a credere che “qualcosa” in realtà, esiste.

Ma, supponiamo per un istante che tale “documento”, pur non essendo ufficiale, riporti fedelmente il comunicato che si intendeva ufficializzare, ma che, per l’opposizione di qualcuno seduto al tavolo (peraltro, ben individuabile da chi conosce le vicende...) non è diventato tale.
E cerchiamo di analizzarne il contenuto:

1.    “[…] Calciopoli, contraddistinto da comportamenti deliberati o solo indotti da clima di quel periodo”
Per la prima volta emerge un concetto: “comportamenti indotti dal clima di quel periodo”. Cosa vorrà dire? Non difficilmente, riteniamo: nella gestione di “Calciopoli” ci sono stati (anche) comportamenti illegali, ”indotti dal clima”  che si era creato in quei frangenti.
Quale “clima”? Non certamente quello meteorologico (era l’estate del 2006, e il “clima” era generoso)! Bensì il clima di avversità sportiva creatasi negli anni, nei confronti del club calcistico Juventus (e di alcuni suoi dirigenti), colpevole di null’altro se non di essere “troppo” forte e “troppo” vincente. Questa avversità emergeva in tutta evidenza non solo nella generalità dei tifosi (ovviamente, non juventini), donde le famigerate t-shirt “Rubentus” (molto sintomatico...) andavano a ruba, ma, soprattutto, anche in alcune testate giornalistiche: in primis La Gazzetta dello Sport, il cui Direttore dell’epoca, creò addirittura il fantasioso termine “Moggiopoli”, non accorgendosi (o non volendo accorgersi?) che, in realtà, era il calcio, nella sua generalità, malato (donde: ”Calciopoli”), come troppo tardi, a prescrizione (volutamente?) intervenuta, emerso con la relazione di Palazzi (luglio 2011).
Infine, trova plateale conferma quel che disse un giudice partecipe della sentenza finale che condannò la Juve: “abbiamo deciso tenendo conto della volontà popolare”. Se c’era ancora qualche dubbio, ora non più.

2.    “[…] Considerato che gli stessi organi federali di allora seguirono le logiche condizionate dal momento”
Ripetiamo: se questo “documento”, non ufficiale, riporta fedelmente il contenuto di quello che doveva diventare ufficiale, siamo veramente di fronte a quello che dice Tuttosport: questo (pseudo)documento “cancella Calciopoli”.
Ma non basta. Qui non solo si cancella Calciopoli, ma si dichiarano apertamente le responsabilità della Federazione (FIGC, cioè Abete e precursori) e dello stesso CONI (cioè Petrucci), responsabile della scelta dirompente di nominare il faccendiere Guido Rossi quale Commissario straordinario per gestire “Calciopoli”.
3.    “[…] Adottando in qualche caso provvedimenti che in circostanze diverse e con analisi più complete e approfondite, avrebbero potuto avere forme e contenuti differenti”
È il de profundis di Calciopoli, perché qui emergono le responsabilità per le decisioni, le delibere e le sentenze  adottate dagli organi federali che, si ribadisce, furono assunte senza “analisi più complete e approfondite”: quindi, con superficialità inconcepibile soprattutto per gli Organi di Giustizia sportiva.
Va notato e sottolineato che, anche qui, per la prima volta, emerge il concetto di “analisi non complete e non approfondite” che hanno costituito la base delle decisioni, delle delibere e delle sentenze degli organi federali. Infine, si afferma sempre per la prima volta e con parole chiarissime, che le decisioni e le sentenze di Calciopoli (soprattutto la “distruzione” della Juventus) “avrebbero potuto avere forme e contenuti differenti”.

Conclusione
Chi scrive è scettico: non sembra vero, che, tutte insieme e in poche righe, siano state riassunte e,  contemporaneamente, chiaramente evidenziate, le molteplici discrasie, di vario genere (“nel suo insieme...”), emerse fino ad ora e che ormai sono diventate patrimonio culturale di chi segue costantemente la vicenda Calciopoli.
Ma di una cosa si può essere certi: se qualcosa di vero contiene questo documento, ci saranno, a breve, conseguenze (denunce) sulla giustizia ordinaria penale per cui Calcipoli non solo non si potrà dire “cancellata”, ma incancrenita. Fino a quando gli organi di giustizia (ordinaria, perché quella sportiva si è dichiarata spudoratamente “fuori”) non faranno veramente giustizia.
Altro che il “buon senso” tanto conclamato dal Presidente del CONI Petrucci…
Solo la “giustizia”, con l’emergere e la condanna delle responsabilità, può portare ad una vera pacificazione.

Diego Della Valle denuncia Guido Rossi. A confermarlo è lo stesso patron della Fiorentina sul sito della società:

Ho conferito mandato ai miei legali di agire, nelle sedi competenti, nei confronti dell’allora Commissario Federale Guido Rossi e di altri per la gestione assunta dagli stessi durante il processo sportivo di Calciopoli celebrato nell’estate 2006. Le azioni legali verranno avviate per censurare i comportamenti assunti dagli stessi nella gestione del processo sportivo”.


484 caratteri (il cuore del comunicato), virgolette escluse, che avrebbero fatto la rivoluzione, non la revisione di Calciopoli: è il testo finale del comunicato congiunto che Gianni Petrucci voleva e poteva far firmare alle parti al tavolo politico (perché la pace ci può essere solo se c’è giustizia).
Aveva ragione Diego Della Valle primogenitore dell’idea del tavolo: la parola “frettoloso” accanto al riferimento ai processi sportivi del 2006 manca, eppure proprio quel termine e il sostantivo da cui deriva l’aggettivo, fretta, è stato il leit motiv della convention di 300 minuti al Coni. Un leit motiv condiviso, anche implicitamente da tutti gli astanti. La parola frettoloso non l’avrebbe firmata mai, Moratti, perché le parallele senza convergenza possibile sono sembrate quelle del patron interista e del suo ex consigliere d’amministrazione in nerazzurro e amico, Diego Della Valle. Che è imbelvito da questa estate per la scoperta di telefonate sparite fino alla prescrizione, di baffi spuntati e tagliati prima del loro inserimento in quelle informative che hanno inchiodato anche la sua Fiorentina. E lasciato a goderne Inter, Roma e Messina.
Va fatta un’esegesi, però, di quelle 7 righe dattiloscritte che Tuttosport è in grado di fornirvi nella versione definitiva eppure abortita al Tavolo. Va anche radicata, ogni singola frase, nella storia, riletta alla luce di quanto successo prima, durante e dopo il periodo maggio-luglio 2006. Ricordando sempre la figura centrale nella vicenda di Guido Rossi .

“NEL SUO INSIEME” – Dopo l’intro che certifica il fatto che di Calciopoli si tratti, e che intende diversificare il tipo delle responsabilità e dei comportamenti (“deliberati o solo indotti”) e delle sentenze rese (con relative decisioni, anche quella dello scudetto 2006), ecco la prima svolta semantica partorita dal Coni di fronte alla federazione protagonista e interessata (al tavolo c’erano Abete e il dg Valentini). Quel periodo “nel suo insieme” rappresenta la pagina più oscura nella storia del calcio italiano. Nel suo insieme ricomprende - oltre ai fatti sanzionati: perché la Juve ha scontato! - il modo in cui si indagò, in cui si esclusero indizi di prova per un processo purificatore del calcio tutto, si selezionò. Rileggetevi interrogatori (cfr. Bergamo all’Ufficio indagini, 8 giugno 2006: “Parlavo con tutti” e fa i nomi), interviste come quelle di Tavaroli, Cipriani e Nucini (maggio-giugno 2006: indagine in corso) e passi delle stesse informative (Bergamo parla con la Fazi di incontri con Moratti, Spinelli e con Pairetto dei rapporti con Governato emissario di Corioni).

Aldo

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