domenica 24 aprile 2011

Quasi fatta...

La seconda sconfitta consecutiva del Napoli in corrispondenza della vittoria del Milan a Brescia lancia i rossoneri a +8 in classifica sull’Inter, che ha riscavalcato i partenopei al secondo posto della classifica. Se si considera che il Milan vanta un vantaggio negli scontri diretti sia con l’Inter che con il Napoli (4 vittorie su 4), i punti di distacco degli uomini di Allegri sono in realtà 9 dall’Inter e 10 dal Napoli, poiché, in caso di arrivo a pari punti con una delle due inseguitrici, il titolo andrebbe comunque in via Turati.
            Anche guardando il prossimo impegno del Milan (in casa contro la squadra meno in forma della Serie A, il Bologna), pare difficile che lo scudetto non finisca in mano ai rossoneri, anche se il calcio ci ha spesso abituato a colpi di scena: da notare infatti che nelle settimane successive il Milan dovrà presentarsi a Roma e a Udine, due trasferte molto pericolose.
            E d’altra parte lo scudetto era chiaramente l’obiettivo societario n°1 per quest’anno (squadra troppo più forti in Europa per competere per la Champions, anche se contro il Tottenham si poteva fare qualcosa di più), già da quando è stato acquistato Ibrahimovic dal Barcellona, calciatore che ha vinto tutti gli ultimi 8 campionati in cui ha militato, 3 leghe (Eredivisie, Serie A e Liga) con 4 maglie diverse (Ajax, Juve, Inter e Barça), poi Robinho – una delle due sorprese in positivo in campo, insieme a Boateng – e soprattutto con il mercato  di gennaio, quando la società ha deciso di prendere giocatori importantissimi come Van Bommel e Cassano.
            In una stagione più equilibrata del solito (soprattutto per i vari problemi in casa nerazzurra), i rossoneri hanno avuto il rendimento più costante durante il corso dell’anno con un egual bilancio di 11 V, 4 N e 2 P sia in casa che in trasferta. Il gioco del Milan non ha mai incantato, ma paradossalmente è proprio qua che vanno i meriti maggiori per Allegri, che è stato abbastanza eclettico e abile da capire che, non potendo dotare la squadra con un gioco avvolgente e spettacolare (come ai bei tempi di Ancelotti), ha preferito puntare tutto o quasi su Ibra, decisivo per quasi tutto l’anno (a parte gli ultimi 2 mesi), e giocare con 3 mediani per coprirsi di più quando serviva (mandando spesso in panchina gente come Pirlo e Seedorf, salvo riproporli quando necessario o quando particolarmente in forma, tipo Seedorf in questo periodo); bravo anche nel trovare la posizione giusta di Boateng, trequartista non di rifinitura, ma di inserimento, alla Perrotta nella Roma, con Ibra alla Totti che viene incontro e lo serve nello spazio; qualche riserva per alcune scelte di inizio anno (soprattutto Papasthatopoulos prima di Yepes nelle gerarchie come centrale, disastroso nella sconfitta di Cesena), ma tutto sommato il tecnico livornese ha effettivamente ripagato la fiducia della società nei suoi confronti, anche e soprattutto nello scontro diretto con Leonardo nel derby.
            Poi naturalmente ci sono i punti di eccellenza nei giocatori: oltre a Ibra, gli sprazzi di Pato (14 gol in 22 partite), l’ascesa di Thiago Silva a miglior difensore del campionato, la seconda giovinezza di Gattuso, la stagione da Nazionale di Abbiati, la progressiva crescita di Abate come terzino.
            Da sottolineare anche i jolly che riesci a pescare nel corso di un’annata che sembra proprio favorevole: il gol di Strasser a Cagliari e il gol di Gattuso (con complicità di Buffon) a Torino contro la Juve, due trasferte non facili, che il Milan è riuscito a vincere proprio grazie a questa due matte.
            In conclusione: non è proprio finita, ma non vincere uno scudetto con 9 punti di vantaggio a 4 giornate dal termine rappresenterebbe davvero un piccolo dramma sportivo.

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