Alcuni storsero il naso quando il Pallone d’Oro 2010 fu assegnato a Messi, anziché a Xavi o Iniesta. Chiaramente l’oggetto del contendere erano soprattutto i criteri di valutazione nell’assegnazione del premio, e in quest’ottica ha pesato la fusione del premio di France Football con il FIFA World Player of the year, che generalmente badava meno alle conquiste di trofei dei giocatori in lizza. Ma a me era venuto spontaneo chiedere: si può davvero criticare l’assegnazione di un premio tale a quello che è indiscutibilmente il miglior calciatore del mondo?
E che lo sia indiscutibilmente Messi lo ha dimostrato questa sera al Santiago Bernabeu, nell’andata della semifinale di Champions League, contro il Real Madrid, a casa del Real Madrid. Risultato finale: 0-2, Messi-Messi. Con questi due gol l’argentino raggiunge quota 52 (cinquantadue!) gol in stagione (in 50 partite), di cui 11 nelle 11 partite di Champions.
Da quando Guardiola lo ha spostato centralmente, a galleggiare tra centrocampo e attacco, Messi è diventato ancora più micidiale di prima, se possibile. Ora non parte più dalla fascia destra, con conseguente tutto sommato prevedibile movimento a rientrare verso il centro col piede sinistro e conseguente raddoppio automatico del centrocampista di fascia: parte dal centro, e non solo può puntare il difensore su entrambi i lati, ma è anche più difficile scegliere l’uomo con cui marcarlo per gli allenatori avversari.
Mou era effettivamente riuscito a trovare una buona soluzione: Pepe, il suo uomo più dinamico e atletico e in più con spirito difensivo e combattivo, avanzato a centrocampo per dare man forte alla zona più pericolosa quando giochi contro il Barça, appunto davanti alla difesa. Molto dispendioso, ma molto efficace il lavoro richiesto ai 3 centrocampisti, sempre molto attenti a scalare a turno su Messi, su Xavi o nella propria posizione: questa tattica sembrava funzionare, un paio di invenzioni di Messi – una per Xavi – a parte, fino all’espulsione di Pepe.
Intendiamoci: la tattica del Real era quella di chiudersi al massimo e provare, ma solo a sprazzi, a pressare altissimo per provare a rubare palla, e qualche volta con Mascherano e Busquets ci stava anche riuscendo, e ripartire dovendo puntare solo la difesa del Barça. Il possesso palla alla fine del primo tempo era 70-30 per i blaugrana, che però non riuscivano a creare le solite manciate di palle-gol: anche Guardiola, segnato dal pareggio in campionato e dalla sconfitta in finale di Copa del Rey, ha presentato una squadra un po’ più guardinga, limitando le scorribande di Daniel Alves e con Puyol terzino sinistro (vabbè, gli altri 3 terzini erano indisponibili).
Il rosso per il fallo di Pepe, più stupido che violento (Dani Alves stava già togliendo la gamba), non si può dire che sia privo di fondamento: il portoghese ha incarnato lo spirito che voleva Mourinho per questo Real, ma galleggiando in quella zona-limite, sempre rischiosa, e, proprio quando non ci voleva, l’ha pure oltrepassata con la suo eccessiva foga. Chiaro come le conseguenze siano state disastrose per il Real Madrid, che non è riuscito a capitalizzare alcune occasioni da palla inattiva (3 punizioni di Cristiano Ronaldo) e da calcio d’angolo, e alla fine è dovuto soccombere alla forza del giocatore più forte del mondo.
Primo gol: appena entrato Afellay fa quello che Pedro avrebbe potuto e dovuto fare di più, cioè puntare uno contro uno Marcelo, il quale scivola in partenza. Afellay è bravissimo ad accorgersene e ad attaccarlo, superarlo, alzare la testa per guardare in mezzo e darla forte e tesa sul primo palo. Messi si avventa come uno squalo e di sinistro anticipa Sergio Ramos e infila Casillas sotto le gambe.
Secondo gol: capolavoro di Messi, che riceve da Xavi in corsa sulla trequarti, proprio quello che Mourinho voleva evitare. Ma Pepe è fuori causa e allora nessuno riesce a fermare l’asso argentino. La mia descrizione finisce qua, il gol potrete vederlo su YouTube, non vorrei sminuirlo con le parole.
Il discorso qualificazione sembra in apparenza compromesso con il Real, ma non paragonerei la situazione a quella dell’altra semifinale, anche se il risultato dell’andata è stato identico: ragioni di organico e di rivalità mi danno l’idea che il Real abbia comunque una piccola speranza di farcela.
Per finire, un paio di pepate:
- El calienta el ambiente, scrivevo qualche mese fa: proprio sicuro che anche stavolta questo ambiente caliente abbia fatto il gioco della tua squadra?
- Chi hai tu in panchina? Adebayor, Benzema, Higuain e Kakà? A pochi minuti dalla fine tolgo Villa, e chi ti schiero in campo? Lo sconosciuto esordiente 17enne Sergi Roberto… Tiè!