mercoledì 28 dicembre 2011

CALCIOPOLI: materia di scoop (anonimi)


Sul “Corriere dello Sport” del 23 dicembre 2011, in prima pagina, con le caratteristiche dello scoop, è stato pubblicato “Calciopoli choc: clamorosa confessione”.

Di che si tratta?

Uno degli investigatori dell’affaire Calciopoli si presenta all’appuntamento con un cronista, del “Corriere dello Sport” e ne scaturisce un’intervista che il giorno dopo, sempre sullo stesso giornale, viene presentata come “clamorosa confessione” e “quello che non sapete” (ovviamente, di Calciopoli).

Attirati dalla solita curiosità che ci assale quando si tratta di questo affaire, leggiamo tutta l’intervista (che i nostri lettori potranno accertare utilizzando il seguente file).

http://www.corrieredellosport.it/calcio/serie_a/2011/12/23-211889/Calciopoli+choc%3A+%C2%ABTutto+quello+che+non+sapete%C2%BB

Analizziamo.

1- Chi è che “parla”?

Non si sa; afferma, infatti, il cronista: “(l’intervistato, ndr) chiede che il suo nome non venga svelato”. Troppo comodo; troppo facile. Siamo tutti stanchi di questi “omissis”. È ora di smetterla. Questo affaire è abbastanza serio, per poterci ancora giocare a nascondino.

2- Quali “fatti nuovi” racconta?

Nulla. Nulla di nulla rispetto a quanto già notorio ed, addirittura, pubblicato su atti ufficiali o contenuto in dichiarazioni altrettanto ufficiali da parte di responsabili di club, responsabili di poteri CONI, FIGC, Procuratore Palazzi, Giudici Sportivi ed Ordinari, Commissario Rossi, e così via.

Ci racconta tutto quello che non serve, particolari minuziosi su procedure di intercettazione che, appunto, nulla aggiungono, a quanto già noto ai fini della emersione delle verità (eventualmente ancora) nascoste.

3- Quali “opinioni personali” mette in evidenza?

Certo, ve ne sono, ma, purtroppo, non essendo riferibili a un “Nome e Cognome” (avendo chiesto di conservare l’anonimato), sono aria fritta: che serve solo ad impregnare l’aria dell’affaire e renderla ancora più irrespirabile. E comunque, anche le opinioni espresse, non appaiono caratterizzate da novità; soprattutto alcune, come le seguenti, che sembrerebbero le più interessanti (e sulle quali ci soffermiamo commentandole molto brevemente):

Ci spieghi una cosa: come mai le telefonate che riguardavano l’Inter non sono entrate nell’inchiesta? Eppure il loro tenore non era diverso da quelle che abbiamo letto, dal 2006 ad oggi...

“Noi facevamo i baffetti: dopo ogni telefonata usavamo il verde se le conversazioni erano ininfluenti, l’arancione se c'era qualche cosettina. Col rosso parlavano di calcio...”

COMMENTO: nulla di nuovo, tutto già saputo, tutto già pubblicato dai giornali.

Ha mai intercettato una telefonata dell’Inter? Le ha mai sentite? Sapeva che c’erano?
«Che ci stavano sì, ma io personalmente no. Io facevo altro...»

COMMENTO: Bravo! Io non c’ero; se c’ero dormivo...o facevo altro. Nulla di nuovo.

Ha detto che non c’era nulla di penalmente rilevante: c’è stato qualcuno che, ad un certo punto, ha avuto dubbi sul peso dell’indagine, sulla necessità di continuare ad andare avanti?
«Sì, Arcangioli. Disse: basta. E lì è nato lo scontro con Auricchio, arrivarono ai ferri corti».

COMMENTO: qui qualche accenno di novità sembra esserci; ma attenzione: da anni si parla solo di Auricchio quale principale artefice e responsabile delle indagini. Evidentemente, Arcangioli, è già stato superato come responsabile o corresponsabile. Sostanzialmente, non aggiunge nulla di nuovo rispetto a quanto già si conosce.


Torniamo alle telefonate alle quali avevate messo i baffetti rossi: non sono finite nell’inchiesta.

«Evidentemente non ci dovevano andare, che devo dire.... Non lo so questo. So soltanto che quello che veniva fatto, veniva fatto per costruire. Poi io ti porto il materiale, t’ho portato il mattone ma se tu non ce lo metti, sto mattone..».

COMMENTO: ovvio, fino alla spudoratezza, oltre che inutilità.

Tra quelli che sono stati condannati in primo grado, quali sono quelli che pagano troppo o ingiustamente?
«Io dico la verità, la maggior parte. Cioè, è una cosa fatta, forzata un po’, ci stava la telefonata, però se vai a vedere effettivamente le partite, partite veramente truccate, dove l’arbitro è stato veramente coinvolto. Non ci sono. Non c’è la partita dove si dice: adesso li abbiamo beccati.

COMMENTO: saputo e risaputo; scritto e riscritto.

Sì, ma sono state condannate tante persone. Lei, invece, parla di spacconate: qualcosa non torna....
«Secondo me, di veramente importante, che uno deve prendere cinque anni, sei anni, non ci sta niente. Poi magari pensi all’eccessivo modo spavaldo di Moggi che può dare anche fastidio, questo ci può stare, quello è il periodo in cui era prepotente, arrogante. Ma da lì ad arrivare a.... Bisognava dimostrare che c’era un’associazione. Lui, solo lui (Moggi, ndr) fa l’associazione? Così è un’altra cosa... È una questione di prestigio, di carriera».

COMMENTO: Evidentemente ha letto gli argomenti proposti dagli Avvocati della difesa di Moggi nel corso del processo di Napoli: già tutto detto e scritto abbondantemente.

Concludendo:

in tema di Calciopoli, sembra di assistere ad una penosa corsa giornalistica all’ultimo scoop, che tali non sono né possono essere; perché chi abbia appena superficialmente seguito l’affaire, dovrebbe aver ormai capito che tutto, o quasi, quello che si doveva dire e sapere è già emerso: nei tribunali sportivi e ordinari; sulla stampa; sulle inchieste televisive; e perfino nelle dichiarazioni dei responsabili delle Strutture Ufficiali addette ai lavori.

Le ulteriori novità, se ci saranno, non potranno che riguardare che l’accertamento delle responsabilità dell’accaduto (e del non accaduto!); quindi, la chiamata in causa dei livelli decisionali, sotto ogni profilo, anche della giustizia sportiva (che si è “chiamata fuori” ad ogni livello o grado di giurisdizione); in primis, i Presidenti di Coni e FIGC.

Ma ciò, in questo Paese, generalmente, non è fattibile; al meglio, si chiude per prescrizione.

domenica 18 dicembre 2011

Milan-Siena: un 2-0 molto discutibile


La partita di ieri sera sabato 17 dicembre, anticipo della sedicesima giornata del campionato di calcio serie A, apparentemente senza storia per la diversità dei valori in campo, ha riservato, invece, alcuni spunti importanti per analisi critiche e costruttive:

A-   primo gol del Milan segnato da Nocerino, su rinvio dei difensori del Siena a seguito di calcio d’angolo,  con botta dai 25 metri.
La  diretta televisiva lasciava qualche dubbio, perché, in effetti, si vedeva immediatamente la posizione strana del portiere del Siena come se stesse per tuffarsi sulla destra, mentre, invece, il pallone, non molto violento a fine traiettoria, si insaccava sulla sinistra. Ai  cronisti di SKY, tuttavia, il dubbio di qualche deviazione è sorto immediatamente; ed infatti il replay ha mostrato che almeno una deviazione, determinante sui movimenti del portiere (che, perciò, era pronto a tuffarsi sulla destra, invece che sulla sinistra), c’era stata. Tant’è che l’argomento in discussione tra i cronisti di SKY non era questo, ma se c’erano state due, e non solo una deviazione da parte dei difensori del Siena;

B-   secondo gol del Milan, segnato su calcio di rigore.
La diretta televisiva, ha dato l’impressione, almeno a chi scrive, che il rigore ci fosse tutto. Perchè il portiere del Siena nell’uscita a valanga verso Boateng, non toccava la palla, mentre Boateng rovinava a terra.
Ma, anche qui, i cronisti di SKY hanno immediatamente avanzato dubbi; soprattutto l’addetto al commento tecnico, ha subito esclamato: “si è buttato”.
Il replay ha in effetti dimostrato che, quando il ginocchio di Boateng ha toccato la mano del portiere (e non viceversa!) lo stesso Boateng era già quasi in posizione orizzontale per il classico “tuffo” (come si dice in questi casi, e come ha esclamato il commentatore di SKY: “si è buttato”).

Naturalmente, questa non è una “cronaca” di una partita di calcio (che qui finirebbe), ma un articolo di analisi ed approfondimenti di argomenti sportivi.

Cominciamo col punto A: gol di Nocerino o autorete di Rossettini?
Chi scrive propenderebbe per il gol di Nocerino perché la deviazione c’è stata, ma non talmente evidente da determinare il gol. Intendo dire che il portiere è rimasto, sì, ingannato dalla deviazione, ma non totalmente (era ancora in piedi quando il pallone era in prossimità della linea del gol) e con una maggiore attenzione e con adeguato scatto di reni forse sarebbe stato in grado di intercettare il pallone.

Veniamo al punto B: rigore?
Chi scrive, come probabilmente anche la generalità degli spettatori televisivi, sul momento non aveva notato alcunché, se non la posizione strana del portiere.
Ora, accertato, con i replay televisivi, che, invece, si tratta di una gran “furbata” tendente ad ingannare, come in effetti è accaduto, l’arbitro, ritengo che il fatto debba essere trattato dalla giustizia sportiva (se esiste ancora...) alla stregua di come fu trattato un caso analogo occorso un paio di stagioni or sono, al calciatore della Juventus Krasic, che, nel corso della partita Bologna-Juventus, si lasciò andare ottenendo, appunto, il rigore con analoga furbata. La giustizia sportiva, anche a seguito di una campagna di stampa alquanto  estesa ed accanita, comminò a Krasic tre giornate di squalifica, sulla base del cosiddetto procedimento della “prova televisiva”.
E qui, occorre approfondire.
Intanto, va rilevato cosa e come si esprime La Gazzetta dello Sport, nell’edizione telematica di questa mattina, sui due punti sopra trattati: nulla, proprio nulla. Tutto normale. Non è accaduto nulla. Cecità assoluta? Ignoranza delle regole del gioco? O “abuso di potere”, come direbbero i giuristi, per falsa rappresentazione della realtà?
Non ci credete? eccovi l’articolo:

L’arbitro concede il rigore. Il Milan doveva vincere. Il Milan ha vinto. È primo in classifica. Tutto normale. Fine.
L’autore di questo articolo e il Direttore responsabile della testata giornalistica, andrebbero penalizzati da chi di dovere.
Ora, attendiamo il giudice sportivo.
Ultima considerazione: il portiere Brkic, appena ha visto Boateng a terra, ha subito alzato le mani affermando  di non averne provocato la caduta. Altrettanto hanno fatto i compagni di squadra. Il quartetto arbitrale non ha creduto alle proteste. Tutti ciechi?
Ma andiamo oltre. Si presume, ovviamente, che i quattro addetti al regolare svolgimento della partita non abbiano visto nulla; ma perché non dare credito alle proteste dei giocatori (soprattutto, in questo caso, al portiere) o, almeno, confrontarsi tra di loro per approfondire l’accaduto? Nulla di nulla.

Ma perché accade questo?
Chi scrive ritiene che una delle cause della evidente repulsione degli arbitri italiani a ridiscutere o rivedere una decisione discenda proprio dal comportamento ormai generalizzato degli atleti: non c’è fischio arbitrale che non venga contestato, con gesti e con parole spesso chiarissime (e qui non ripetibili...). Con questi comportamenti, come distinguere la protesta giusta da quella falsa?
Per farla breve: chi semina vento, raccoglie tempesta.
Naturalmente, l’argomento è alquanto meritevole di analisi più approfondite che pensiamo di svolgere in un prossimo articolo.
Intanto, come già detto, aspettiamo di capire se anche il giudice sportivo è affetto da cecità acuta.

Aldo

sabato 17 dicembre 2011

Calciopoli: una logica condizionata


Come ormai è noto, le dichiarazioni ufficiali riportate dalla generalità degli organi di stampa, sono concordi: il “tavolo della pace” si è risolto con un nulla di fatto.
Qualcuno (come lo scrivente) ha anche fatto rilevare che si è trattato addirittura di uno sperpero di pubblico denaro, considerato che il “nulla di fatto” era abbondantemente ed agevolmente previsto e prevedibile.
Ha fatto eccezione, ieri, Tuttosport, che ha riportato, in bella evidenza, in prima pagina:

“Ecco il documento che cancella Calciopoli”

Spinti dalla curiosità, derivante dalla ormai pluriennale dimestichezza con questo affaire, siamo andati a leggere e, prima di commentare, ne riportiamo il contenuto letteralmente, nonché il link perché anche i lettori di questo articolo possano prendere coscienza di cosa si tratta:

“[...] Convinti che il fenomeno chiamato Calciopoli – contraddistinto da comportamenti deliberati o solo indotti da clima di quel periodo e a prescindere dalle sentenze e dalle decisioni sin qui assunte dagli organi competenti – rappresenta nel suo insieme il periodo più oscuro nella storia del calcio italiano considerato che gli stessi organi federali di allora seguirono le logiche condizionate dal momento adottando in qualche caso provvedimenti che in circostanze diverse e con analisi più complete e approfondite, avrebbero potuto avere forme e contenuti differenti”.


Ora, prima di analizzare il contenuto del “documento”, vorremmo far notare:
·         in realtà non si tratta di un “documento”; o, almeno, non è un documento ufficiale; Tuttosport, infatti,  afferma di avere il documento, ma si affretta a chiarire che non è uscito dal “tavolo della pace”;
·         se non è uscito dal “tavolo”, da dove è uscito? Chi lo ha redatto? Possibile che ciò che gira intorno all’affaire Calciopoli debba costantemente essere oggetto di misteriose vicende?
·         come mai di questo “documento” (non ufficiale) parla, affermando di “possederlo”, solo Tuttosport (notoriamente, quotidiano sportivo di Torino, che di Calciopoli fa una battaglia vitale, a difesa della Juventus) e nessun altro quotidiano? La cosa appare alquanto sospetta, è ovvio. Tuttavia, stante la clamorosità e le conseguenti responsabilità che ne potrebbero derivare anche alla stessa testata giornalistica, siamo portati a credere che “qualcosa” in realtà, esiste.

Ma, supponiamo per un istante che tale “documento”, pur non essendo ufficiale, riporti fedelmente il comunicato che si intendeva ufficializzare, ma che, per l’opposizione di qualcuno seduto al tavolo (peraltro, ben individuabile da chi conosce le vicende...) non è diventato tale.
E cerchiamo di analizzarne il contenuto:

1.    “[…] Calciopoli, contraddistinto da comportamenti deliberati o solo indotti da clima di quel periodo”
Per la prima volta emerge un concetto: “comportamenti indotti dal clima di quel periodo”. Cosa vorrà dire? Non difficilmente, riteniamo: nella gestione di “Calciopoli” ci sono stati (anche) comportamenti illegali, ”indotti dal clima”  che si era creato in quei frangenti.
Quale “clima”? Non certamente quello meteorologico (era l’estate del 2006, e il “clima” era generoso)! Bensì il clima di avversità sportiva creatasi negli anni, nei confronti del club calcistico Juventus (e di alcuni suoi dirigenti), colpevole di null’altro se non di essere “troppo” forte e “troppo” vincente. Questa avversità emergeva in tutta evidenza non solo nella generalità dei tifosi (ovviamente, non juventini), donde le famigerate t-shirt “Rubentus” (molto sintomatico...) andavano a ruba, ma, soprattutto, anche in alcune testate giornalistiche: in primis La Gazzetta dello Sport, il cui Direttore dell’epoca, creò addirittura il fantasioso termine “Moggiopoli”, non accorgendosi (o non volendo accorgersi?) che, in realtà, era il calcio, nella sua generalità, malato (donde: ”Calciopoli”), come troppo tardi, a prescrizione (volutamente?) intervenuta, emerso con la relazione di Palazzi (luglio 2011).
Infine, trova plateale conferma quel che disse un giudice partecipe della sentenza finale che condannò la Juve: “abbiamo deciso tenendo conto della volontà popolare”. Se c’era ancora qualche dubbio, ora non più.

2.    “[…] Considerato che gli stessi organi federali di allora seguirono le logiche condizionate dal momento”
Ripetiamo: se questo “documento”, non ufficiale, riporta fedelmente il contenuto di quello che doveva diventare ufficiale, siamo veramente di fronte a quello che dice Tuttosport: questo (pseudo)documento “cancella Calciopoli”.
Ma non basta. Qui non solo si cancella Calciopoli, ma si dichiarano apertamente le responsabilità della Federazione (FIGC, cioè Abete e precursori) e dello stesso CONI (cioè Petrucci), responsabile della scelta dirompente di nominare il faccendiere Guido Rossi quale Commissario straordinario per gestire “Calciopoli”.
3.    “[…] Adottando in qualche caso provvedimenti che in circostanze diverse e con analisi più complete e approfondite, avrebbero potuto avere forme e contenuti differenti”
È il de profundis di Calciopoli, perché qui emergono le responsabilità per le decisioni, le delibere e le sentenze  adottate dagli organi federali che, si ribadisce, furono assunte senza “analisi più complete e approfondite”: quindi, con superficialità inconcepibile soprattutto per gli Organi di Giustizia sportiva.
Va notato e sottolineato che, anche qui, per la prima volta, emerge il concetto di “analisi non complete e non approfondite” che hanno costituito la base delle decisioni, delle delibere e delle sentenze degli organi federali. Infine, si afferma sempre per la prima volta e con parole chiarissime, che le decisioni e le sentenze di Calciopoli (soprattutto la “distruzione” della Juventus) “avrebbero potuto avere forme e contenuti differenti”.

Conclusione
Chi scrive è scettico: non sembra vero, che, tutte insieme e in poche righe, siano state riassunte e,  contemporaneamente, chiaramente evidenziate, le molteplici discrasie, di vario genere (“nel suo insieme...”), emerse fino ad ora e che ormai sono diventate patrimonio culturale di chi segue costantemente la vicenda Calciopoli.
Ma di una cosa si può essere certi: se qualcosa di vero contiene questo documento, ci saranno, a breve, conseguenze (denunce) sulla giustizia ordinaria penale per cui Calcipoli non solo non si potrà dire “cancellata”, ma incancrenita. Fino a quando gli organi di giustizia (ordinaria, perché quella sportiva si è dichiarata spudoratamente “fuori”) non faranno veramente giustizia.
Altro che il “buon senso” tanto conclamato dal Presidente del CONI Petrucci…
Solo la “giustizia”, con l’emergere e la condanna delle responsabilità, può portare ad una vera pacificazione.

Diego Della Valle denuncia Guido Rossi. A confermarlo è lo stesso patron della Fiorentina sul sito della società:

Ho conferito mandato ai miei legali di agire, nelle sedi competenti, nei confronti dell’allora Commissario Federale Guido Rossi e di altri per la gestione assunta dagli stessi durante il processo sportivo di Calciopoli celebrato nell’estate 2006. Le azioni legali verranno avviate per censurare i comportamenti assunti dagli stessi nella gestione del processo sportivo”.


484 caratteri (il cuore del comunicato), virgolette escluse, che avrebbero fatto la rivoluzione, non la revisione di Calciopoli: è il testo finale del comunicato congiunto che Gianni Petrucci voleva e poteva far firmare alle parti al tavolo politico (perché la pace ci può essere solo se c’è giustizia).
Aveva ragione Diego Della Valle primogenitore dell’idea del tavolo: la parola “frettoloso” accanto al riferimento ai processi sportivi del 2006 manca, eppure proprio quel termine e il sostantivo da cui deriva l’aggettivo, fretta, è stato il leit motiv della convention di 300 minuti al Coni. Un leit motiv condiviso, anche implicitamente da tutti gli astanti. La parola frettoloso non l’avrebbe firmata mai, Moratti, perché le parallele senza convergenza possibile sono sembrate quelle del patron interista e del suo ex consigliere d’amministrazione in nerazzurro e amico, Diego Della Valle. Che è imbelvito da questa estate per la scoperta di telefonate sparite fino alla prescrizione, di baffi spuntati e tagliati prima del loro inserimento in quelle informative che hanno inchiodato anche la sua Fiorentina. E lasciato a goderne Inter, Roma e Messina.
Va fatta un’esegesi, però, di quelle 7 righe dattiloscritte che Tuttosport è in grado di fornirvi nella versione definitiva eppure abortita al Tavolo. Va anche radicata, ogni singola frase, nella storia, riletta alla luce di quanto successo prima, durante e dopo il periodo maggio-luglio 2006. Ricordando sempre la figura centrale nella vicenda di Guido Rossi .

“NEL SUO INSIEME” – Dopo l’intro che certifica il fatto che di Calciopoli si tratti, e che intende diversificare il tipo delle responsabilità e dei comportamenti (“deliberati o solo indotti”) e delle sentenze rese (con relative decisioni, anche quella dello scudetto 2006), ecco la prima svolta semantica partorita dal Coni di fronte alla federazione protagonista e interessata (al tavolo c’erano Abete e il dg Valentini). Quel periodo “nel suo insieme” rappresenta la pagina più oscura nella storia del calcio italiano. Nel suo insieme ricomprende - oltre ai fatti sanzionati: perché la Juve ha scontato! - il modo in cui si indagò, in cui si esclusero indizi di prova per un processo purificatore del calcio tutto, si selezionò. Rileggetevi interrogatori (cfr. Bergamo all’Ufficio indagini, 8 giugno 2006: “Parlavo con tutti” e fa i nomi), interviste come quelle di Tavaroli, Cipriani e Nucini (maggio-giugno 2006: indagine in corso) e passi delle stesse informative (Bergamo parla con la Fazi di incontri con Moratti, Spinelli e con Pairetto dei rapporti con Governato emissario di Corioni).

Aldo

No Tev!


Da tempo le cronache non sportive riportano costantemente notizie circa i disordini che stanno accadendo in Val di Susa per protestare contro i lavori di costruzione delle strutture necessarie per il TAV (Treno Alta Velocità) che dovrebbe collegare l’Italia (Torino) alla Francia (Lione), al grido (di battaglia): NO TAV!


Non siamo abbastanza informati per esprimerci adeguatamente in merito, sebbene, come cittadino convintamente europeo, proviamo dispiacere per l’avversità ad un’opera di modernizzazione che contribuirebbe non poco anche a rimarcare i vincoli appartenenza europea, sia dell’Italia che della Francia.

Crediamo, invece, di essere abbastanza informati per lanciare noi stessi un altro grido (di dolore), questa volta da affidare alle cronache sportive (calcistiche): NO TEV(EZ)!
Ci riferiamo ai “lavori in corso” per cercare di portare in Italia il calciatore argentino Carlos Tevez.
Il citato Tevez è stato “messo sul mercato” (anche da subito, cioè dalla prossima tornata invernale di gennaio 2012) dal proprio club di appartenenza, il Manchester City, per ormai accertati (e sanzionati con fior di multe) comportamenti non propriamente corretti per uno sportivo professionista.

Ed una delle società che per prime hanno avanzato la propria candidatura a dotarsi delle prestazioni sportive dello stesso Tevez è il Milan, come da precise informative provenienti dallo stesso club: proprio stamani il D.G. del Milan Adriano Galliani ha ribadito “lo aspetteremo fino all’ultimo”; e lo stesso Berlusconi ha chiarito che se verrà sarà il benvenuto (e potrà vincere la Champions con il Milan...).
Ma abbiamo anche appreso, al riguardo, che anche il Paris Saint-Germain ha contattato il calciatore ed il suo club di appartenenza e, pare, sia attualmente in vantaggio (offerta di 25 milioni di €) rispetto alle offerte del Milan (ecco perché Berlusconi ha detto chiaramente: ”Tevez scelga: i soldi (con il PGS, ndr) o la gloria (con il Milan, ndr)”.
Come testimoniato dal sito Gazzetta.it, nella trattativa per Tevez si è inserita anche la Juventus che metterebbe sul piatto ben 30 milioni di €.


E allora ci è giunto spontaneo il “grido di dolore”: No Tevez! Non lo vogliamo né al Milan né alla Juventus: insomma, non lo vagliamo nel nostro campionato di calcio di serie A.
Le bizze caratteriali di Tevez sono notorie ed hanno origini lontane e radici nella propria gioventù alquanto travagliata. Lui stesso, non ha avuto pudore nell’affermare che, se non fosse per il calcio, sarebbe morto o in galera:


Di tipi caratteriali simili, cioè poco affidabili sul piano dei comportamenti connessi con l’attività sportiva professionistica, in Italia, siamo già pieni in varie attività sportive (solo per citarne alcuni esempi: Cassano, Balotelli, Pellegrini, Riccò); e non sentiamo proprio il bisogno di aumentarne la rappresentanza. Non c’è posto.

Perciò, rivolto a tutti i club calcistici italiani, per favore: No Tevez.

Aldo

mercoledì 14 dicembre 2011

La Tavolata è finita, andate in pace (?)


Come previsto (e prevedibile) dalla generalità degli sportivi, il “tavolo della pace” si è concluso... senza concludere. Che ormai è diventato il ritornello nella gestione della Federazione Italiana Giuoco Calcio: Consigli che si dichiarano incompetenti; Giudici sportivi che non decidono; breafing che non concludono; tempi lasciati trascorrere fino alle prescrizioni, “tavoli” che diventano “tavolate”... Un disastro, uno scandalo!

Era tutto, e da tutti, previsto; tranne che dai citati “Capoccioni” (nel caso: Petrucci e Abete); cioè quelli che hanno maldestramente utilizzato il potere loro assegnato di organizzare e spendere (i soldi nostri...); e che questo potere utilizzano solo per scaldare poltrone, pronunciare parole e discorsi  inconcludenti e senza costrutto: “aria fritta”, per usare un’espressione dei nostri tempi.

E allora, proprio come direbbe Totò (“e io pago!”), vorrei chiedere a questi Signori: ora, la giornata con la “tavolata” inutile, chiaramente e prevedibilmente inutile, con tutti i relativi costi, chi la paga? Qualcuno potrebbe (anzi, dovrebbe) contestare ai citati Petrucci ed Abete, il danno erariale derivante da uno sperpero inconsulto di denaro pubblico!
Signor Ministro dello Sport: non è suo dovere (meglio, obbligo) intervenire? Cosa deve ancora accadere, cosa dobbiamo ancora vedere, quanta altra “aria fritta” dobbiamo ancora respirare,  perché questo CONI e questa FIGC, siano commissariati?
Per rendere l’idea di cosa sia accaduto e dei risultati (non) raggiunti, riportiamo una selezione delle dichiarazioni dei due Presidenti (CONI e FIGC) a fine “tavolata”:

Petrucci, presidente del CONI:
”Non lo considero un fallimento, ma un tentativo non riuscito, perché comunque si è discusso. Mi aspettavo un esito diverso. Agnelli e Moratti si sono parlati. Il rapporto è stato sereno, mai nessuno ha alzato la voce, nessuna incomprensione, solo ognuno ha ribadito le proprie posizioni e non è stato possibile trovare un accordo. Ho messo cuore ed entusiasmo. Anche senza aver raggiunto un risultato, proveremo a guardare avanti. Dovevamo lenire una ferita ancora aperta. È un tentativo non riuscito e basta. Devo essere onesto e sincero, le scorie di Calciopoli sono ancora molto scottanti, per cui ognuno è rimasto nelle proprie posizioni".

Abete, Presidente della FIGC:

"Il confronto c'è stato, il rispetto pure. Purtroppo è rimasto il conflitto. I rapporti personali sono di grande serenità. Abbiamo fatto le cose in buona fede e con trasparenza, Calciopoli l'ho combattuta prima e mi trovo a combattere gli effetti oggi”.

Vedere e leggere, per credere:

Avete letto bene; tutto vero: incaricati di funzioni pubbliche, Presidenti di CONI e FIGC, con poteri di spendita di denaro pubblico (cioè soldi nostri) che sostanzialmente e candidamente ammettono di aver sbagliato, di non aver capito bene, di aver creduto erroneamente, di averci messo cuore ed entusiasmo, che i rapporti sono sereni.
Ebbene? Risultato? Zero; zero assoluto. Soldi spesi senza risultato, ma: “comunque si è discusso”!!

Conclusione? Ora basta; CONI e FIGC: tutti a casa; e non per le vacanze natalizie; bensì per manifesta incapacità; quindi, per sempre: non vi vogliamo più vedere seduti a quelle poltrone.

Aldo

Tavolo o Tavolata?

Immagino che la generalità degli sportivi, in particolare quelli di fede Juventina e di fede Interista, sapranno che oggi è il 14 dicembre 2011: cioè il giorno del “Tavolo” organizzato dal Coni.
Al riguardo, questo, è il pensiero del Presidente della FIGC Abete, espresso negli ultimi giorni, in varie occasioni:


"Penso che andiamo al tavolo con grande serenità, è un momento importante di confronto, un'occasione di chiarimento collegata ad una progettualità. C'è una necessità per tutti di guardare avanti, per il Paese e per il mondo del calcio. La Figc andrà con lo spirito giusto, sapendo che ha un ruolo di terzietà rispetto ai tanti interessi legittimi e alle faziosità fisiologiche del mondo del calcio. La Federcalcio, per cultura istituzionale, ritiene che questo incontro sia giusto, ma non si farà strattonare. Siamo molto disponibili, ma non subiremo pressioni che determinino delle forzature. Mi aspetto che i problemi vengano affrontati nel modo giusto, e cercheremo, a conclusione di questa chiacchierata, di fare una sintesi. È scorretto nei confronti dei protagonisti fare delle previsioni. I dirigenti si siederanno al tavolo con lo spirito giusto. Sarà un bel lavoro per tutti”.

E questo è il pensiero del Presidente del CONI, Petrucci, espresso negli ultimi giorni, in varie occasioni:

"C'è mancanza di rispetto per le regole e per l'etica… Se va avanti così (il calcio, ndr) sarà commissariato dall'opinione pubblica. Condivido quello che ha fatto la Figc, e il Tnas l'ha confermato. Perché è sbagliata quella decisione e chi lo ha detto che non è giusta? Poi ognuno faccia i ricorsi che vuole, Abete non ha sbagliato, ce ne fossero come lui. Non so se sia giusto aver dato quello scudetto all'Inter, non sta al Coni dirlo. Le regole però sono state rispettate e per il Coni il discorso è chiuso. Una Federazione ben diretta e lo difendo e lo difenderò sempre il presidente Abete perché sta facendo il suo dovere fino in fondo. Sottolineo l'ottimo lavoro del presidente della Figc, Giancarlo Abete: è attaccato perché non mostra i muscoli. I presidenti lo sapevano quando sono entrati nel mondo dello sport: i soldi sono loro, le regole sono nostre. Ci sono delle regole che valgono per tanti anni, scopriamo dopo tanti anni che non sono più valide, perché non si sa. Quando si hanno a cuore le sorti della propria squadra nello sport, si deve pensare che facendo un passo indietro se ne fanno due avanti. Io parlo anche di etica, etica. Tante volte ritirare un ricorso ti fa fare più bella figura che vincere una causa. Lei dice che è stata una giustizia parziale, ma io non la definisco tale, perché deve essere stata una giustizia parziale? Lo diciamo noi? Ma perché? Noi sappiamo più dei magistrati? Invito ad essere meno tifosi e di usare il buonsenso, perché il tifo tante volte quando eccede non è un tifo buono, è un tifo malsano. Questo dico. Col buonsenso si va dappertutto".

Bene. Una domanda: qualcuno è in grado di dirci di cosa si parlerà, oggi, a questo “Tavolo”?
Noi non lo abbiamo capito, nonostante (ma forse proprio per questo?) la notevole quantità di argomentazioni  esternate dai due personaggi e come sopra fedelmente riportate.

Esternazioni frutto di stati confusionali, che consentono di esprimere solo frasi fatte, burocratese e sindacalese esasperato, flash di pensieri contorti, senza capo né coda, senza logica: caratteristiche, appunto, di stati confusionali. E che, alla fine, servono solo a confondere anche le idee altrui.

A conferma di ciò, vorrei porre in rilievo, un aspetto non emerso nella stampa “che conta”. Il 16 Novembre scorso, tra  le 18,00 e le 19,00, ho avuto la fortuna (perché non sapevo che sarebbe accaduto) di assistere al botta e risposta tra Agnelli e Petrucci, in diretta SKY. Ho avuto, poi, l’accortezza di registrare il tutto su DVD.

Già in “diretta”, mi ero accorto dello stato confusionale del Petrucci; che, parlando, come si dice, “a braccio” (cioè senza leggere; cosa cui, evidentemente, non è abituato); che si manifestava attraverso parole inadeguate, salti di logica, e di argomenti, ma, soprattutto, la ripetitività quasi ossessiva (ho rivisto la registrazione ed ho contato:diciotto volte, in pochi minuti!!) caratteristica, appunto, di uno stato confusionale, di uno stesso concetto: “buon senso”. Fino all’indecoroso: “con il buon senso, non occorre la giustizia“.

Ecco il punto: in un momento di confusione mentale, quindi, senza rendersene conto, Petrucci, ha tirato fuori ciò che covava dentro e che, probabilmente, è all’origine della organizzazione del “Tavolo”: la paura sprigionata dal ricorso della Juventus, al TAR, con richiesta di danni per oltre 400 milioni di €. Quindi, il tentativo di convincere la Juventus, attraverso l’organizzazione di una “Tavolata” (con tarallucci e vino buono, cercando di “ubriacare“ il giovine Agnelli) a ritirare il ricorso, portarlo quindi, al “buon senso” che supera la giustizia.

E allora, Caro Petrucci, ci dica: sono stati, questi, gli esempi di buon senso, cui si riferisce?

- Buonsenso è quello che usò la Federazione quando chiese a Caianiello un parere su "passaportopoli" ed usò mano leggerissima, senza mandare in B chi ci sarebbe dovuto andare?
- Buon senso fu quello di nominare Guido Rossi, faccendiere, già consigliere di Amministrazione dell’Inter, quale Commissario straordinario per la soluzione di Calciopoli?
- Buon senso è avere una miriade di organi di giustizia sportiva nessuno dei quali  si dichiara competente a risolvere il problema dello scudetto 2006?
- Buon senso fu quello del 2006 quando fu  usato il machete, assecondando le richieste dei media. (Gazzetta, in primis)?
- Buonsenso fu quello della Juve ad accettare la propria distruzione e la serie la B?;
- Buon senso è stato quello di far trascorrere i termini di prescrizione per non svolgere il processo sportivo a carico dell’Inter?
- il buonsenso è quello di non adeguarsi alle leggi europee?;
- il buon senso è stato quello di emanare sentenze ascoltando “il sentir comune” invece che seguire le regole di giustizia (dichiarazione ufficiale , alla stampa, di uno dei giudici)?;
- il buon senso è stato quello di soggiacere alle pressioni mediatiche e di ogni tipo che hanno costretto la Juventus ritirare il ricorso al TAR nel 2006?
- il buonsenso è quello che ha portato i "troppo tifosi" della Juventus a pacifiche marce dell'orgoglio e non ad assaltare caserme dei carabinieri, ad incendiare cassonetti o a lanciare motorini all’interno di uno stadio, come ben si è visto da cronache provenienti da altre sedi sportive?

E ci fermiamo. Perché Petrucci queste cose le sa bene. Meglio di noi, ovviamente. Solo che fa finta di non capire una cosa : che quelle sopra elencate sono la vergogna dello sport italiano, e non dimostrazioni di “buon senso”.

E allora, cosa ci faranno intorno al “Tavolo”, oggi, questi Signori? A parlare di “buon senso”? cioè del nulla?
Dice bene Moratti (quando ci vuole, ci vuole): “ci andrò, sono curioso!“; ben detto. Anche noi siamo curiosi!

Ed allora, ribadiamo quanto già prospettato  il giorno dopo l’idea di organizzare questo “Tavolo”: portateci anche Berlusconi e Galliani (barzellettieri rinomati), un po’ di tarallucci e del vino altrettanto rinomato, e la “Tavolata” è ben servita.

Buone risate a tutti!

Aldo