sabato 14 gennaio 2012

I CAPPONI DI DON ABBONDIO: Petrucci ed Abete

La coppia, alla fine, scoppiò. E, come i famosi capponi di Don Abbondio, hanno cominciato a beccarsi.
Stiamo cercando di sorridere, ma, ovviamente, per non piangere, davanti all’indecoroso spettacolo (meglio: avanspettacolo...) offerto in questi giorni dai due dirigenti più conclamati dello sport Italiano: Petrucci (Presidente del CONI) e Abete (Presidente della FIGC).
Da tempo, nei nostri articoli, invochiamo l’intervento del Ministro dello Sport, per un necessario commissariamento dei due Organismi sportivi presieduti dai citati Petrucci ed Abete. Ai quali, ormai, è venuto a mancare anche il decoro (credibilità e dignità sono già state spese da anni...).
Il tutto nasce dalla sentenza di Napoli (come primo grado della giustizia ordinaria sullo scandalo “Calciopoli”), che ha condannato, tra gli altri, anche il Presidente della Lazio Lotito.
In particolare, la querelle, per completezza di informazione, ed in estrema sintesi, riguarda la legittimità della sospensione dalle cariche federali dello stesso Lotito, senza dover attendere l’esito degli ulteriori gradi di appello (cioè, senza attendere che la sentenza di primo grado divenga definitiva).
Il CONI (Petrucci) si dice favorevole alla sospensione immediata. La FIGC (Abete) per non saper né leggere né scrivere (come si usa dire), ha consultato la Corte di Giustizia Federale, il cui Presidente, Giancarlo Coraggio (troppo facile ironizzare su questo cognome; quindi, evitiamo) ha espresso parere contrario (cioè, occorre attendere la definitività del giudicato).
Quello che noi vorremmo qui evidenziare, non è tanto il “fatto” oggetto della diatriba (che pure evidenzia, ancora una volta, ed in modo eclatante, la confusione in cui si dibattono gli organismi sportivi in questione), bensì i “comportamenti” tenuti, nell’occasione, dai due Presidenti. E come si sia passati, in brevissimo tempo, dalla totale sintonia alla totale distonia su un aspetto non secondario, come la corretta applicazione della “giustizia sportiva”, anzi, indispensabile per conseguire una uscita delle Istituzioni sportive dallo scandalo “Calciopoli” nel modo più corretto, equo ed indolore possibile per tutti i coinvolti.

Dicevamo dei comportamenti.
Ancora una volta prevalgono le “grida” (di manzoniana memoria, per rimanere in argomento “capponi”) a valenza zero.
Come abbondantemente riferito ai lettori in un precedente articolo, i due personaggi in questione, lungi dal dedicarsi ai gravosi problemi che attanagliano lo sport italiano e la federazione calcistica in particolare, utilizzano il loro tempo (e i nostri soldi! Ma la Corte dei Conti, non vede? E se vede, perché non interviene?) nelle più vacue ed inutili esternazioni in politichese e burocratese .
Infatti, alle ormai famose (meglio, famigerate) esternazioni dei due soggetti in questione, diventate ormai un “cult” (è per questo che vengono pagati?) ed oggetto di battute e barzellette e delle quali pure ci siamo interessati in articoli precedenti, notiamo che anche nella occasione che qui ne occupa, i due compari capponi non rinunciano alle loro vacuità dialettali.

Sentite, in particolare, Petrucci:
- la pronuncia del Presidente della Corte Federale della FIGC è stata “una invasione di campo in territorio del CONI”;
- riferendosi alle dimissioni del Presidente Coraggio: “Ho criticato la poesia e non il poeta";
- riferendosi ad Abete, che (per non saper né leggere né scrivere) ha chiesto il parere del Presidente Coraggio: "I principi etici non prevedono pareri interpretativi".

Parole, bella (?) letteratura. Ma di reale, utile, necessario: nulla.

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