venerdì 6 gennaio 2012

Dall'Horror vacui all'Amor vacui

Penso che gran parte dei lettori avranno sentito parlare dell’”horror vacui”; almeno sui banchi di scuola e, soprattutto, coloro che hanno frequentato gli studi umanistici.
La traduzione dal latino, alquanto semplice, ci ricorda che, generalmente, esiste la “paura del vuoto”, inteso come paura del nulla, paura del burrone infinito, paura del buio infinito, paura della morte.
In filosofia, l'horror vacui indica una teoria ideata da Aristotele che afferma che la natura (anche umana) rifugge dal vuoto e perciò lo riempie costantemente.
Dalla fisica apprendiamo che ogni gas o liquido tenta costantemente di riempire ogni spazio circostante, evitando di lasciarne porzioni vuote.
Ora, penso che altrettanta parte dei lettori, avranno ormai percepito come, nel mondo politico italiano, esiste il principio inverso: cioè l’”amor vacui” inteso come amore per il nulla, amore per il vuoto, amore per la morte, amore (scusate l’apparente volgarità, ma quando ci vuole ci vuole) per l’aria fritta.
Riteniamo che uno dei più eccelsi rappresentanti di personaggi politici (sportivi, per restare nel nostro campo giornalistico), fautori dell’”amor vacui”, si sia dimostrato e continua imperterrito a dimostrarsi, il Presidente della FIGC, Giancarlo Abete.
Naturalmente, non posso esimermi dal dare valida dimostrazione per quanto ora sostenuto. Vediamo.

Giancarlo Abete è colui che quando, a proposito delle intercettazioni sfuggite al processo sportivo, e non avendo fatto nulla per cercare la verità, ebbe a dire: "Come presidente della Federcalcio oltre un certo livello non la cercherò (la verità), perché devo tenere conto del ruolo istituzionale della FIGC".
Qualcuno capisce ed è in grado di spiegarci cosa avrà voluto dire? Sono parole senza senso reale, allucinanti se considerate alla lettera ; esse sono chiaramente dettate dall’amore per il nulla, per il vuoto, per ciò che è irreale, per l’inesistente; in breve: dall’”amor vacui”;

Abete è colui che, non molto tempo addietro, riferendosi alle diatribe in corso tra Juventus ed Inter circa lo scudetto 2006, vinto sul campo dalla Juventus, ed assegnato, dal Commissario della FIGC Guido Rossi, all’Inter, ha affermato: “I due club stanno ognuno cercando di difendere la propria posizione. In questo, noi (FIGC) abbiamo un ruolo marginale”
Cosa avrà voluto dire? che dello scandalo Calciopoli la Federazione (che insieme al Coni,ne sono stati i responsabili principali) non si interessa? è o non è una manifestazione di amore della nullità, del buio, della rimozione delle responsabilità, della morte? E' “amor vacui”;

- Abete è colui che, in occasione di una premiazione postuma, organizzata dalla Gazzetta dello Sport, all’ex presidente dell’Inter Giacinto Facchetti, che coincideva con il giorno in cui la Juventus presentava ricorso al TAR del Lazio ha dichiarato: “Questo è un giorno di festa, per il riconoscimento di una grande persona, e non credo sia opportuno chiudersi in posizioni di parte, legittime da parte dei soggetti, ma sempre di parte: in fondo, ognuno ha il proprio stile”.
Tralasciando tutto il resto, di per sé, alquanto opinabile, dice:“Ognuno ha il suo stile”: un truismo; un assioma. Una espressione insignificante senza una specificazione e senza un riferimento a un determinato soggetto (ma, come disse Manzoni riferendosi a Don Abbondio, il nostro personaggio non è certamente dotato di un “cuor di leone”). E’ un modo di parlare vuoto, inutile, insulso, caratteristico di chi, appunto, è affetto dall’”amor vacui”;
- Abete è colui che, all’indomani della pubblicazione della Relazione Palazzi che inchioda l’Inter alle proprie responsabilità affermandone tuttavia l’impunibilità per intervenuta prescrizione, dichiarò: “ l’etica non va in prescrizione”. Anche qui: truismi ed assiomi inutili. Non servono e non sono serviti a nulla. Finiti nel dimenticatoio, nel vuoto: risucchiati dall’”amor vacui” del personaggio;

Abete è colui (e concludiamo per non tediare i lettori, non perché non ci fossero altre clamorose dimostrazioni...) che, molto recentemente, ha dichiarato: “la dignità non ha prezzo”. Devo ancora rivolgermi ai lettori: qualcuno sa quanto costa (cioè, a quale prezzo si compra) la dignità? Abete dice che essa (dignità) non ha prezzo. Ripeto, qualcuno conosce questo prezzo? O forse stiamo parlando del nulla, di concetti vuoti, senza senso e senza utilità per alcuno?
Ma non basta, perché lo stesso Abete prosegue, “e penso di averlo dimostrato in tutti questi anni”.Bravo applausi a scena aperta: per la dignità di chi, limitandoci ai comportamenti espressi nel corso dello scandalo calciopoli, ha imitato le famose tra scimmiette: “non vedo, non sento, non parlo”.
Senza dignità, senza decoro e senza pudore; da mandare a casa a friggere le patatine; almeno, farà qualcosa di reale ed utile.

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