sabato 28 gennaio 2012

EPPUR SI MUOVE: La Corte dei Conti verso Abete

I lettori che avessero ritenuto utile e/o gradevole seguire con sufficiente costanza i nostri articoli, ricorderanno che, recentemente, in almeno due occasioni, ci siamo chiesti, con stupore, come mai la Corte dei Conti non intervenisse innanzi ad evidenti danni erariali procurati sia da Petrucci (Presidente del CONI) che da Abete (Presidente della FIGC).

Molto brevemente, ricordiamo che ci siamo posti l’interrogativo in relazione alle due seguenti problematiche:

1 - come mai tra i tanti organismi, politici, amministrativi e giudiziari, facenti capo sia al Petrucci sia ad Abete, nessuno di essi si sia dichiarato competente a decidere (in via politica, amministrativa o giudiziaria) circa la richiesta del club Juventus, di riesaminare, alla luce della relazione del Procuratore federale Palazzi del 1.7.2011, la decisione, a suo tempo adottata, di revocare lo scudetto 2006 alla Juventus e di assegnarlo all’Inter;

2 - come mai sia stato organizzato il cosiddetto “Tavolo della pace” (avente ad oggetto lo scandalo Calciopoli) del 14.12.2011, quando, nella generalità degli opinionisti, era ormai radicata l’idea di una evidente inutilità del “Tavolo” stesso, come poi effettivamente verificatosi e come riferito sia dalla stessa generalità degli opinionisti, sia dagli stessi partecipanti al “Tavolo”.

Sul primo argomento, il danno erariale appare evidente ed inconfutabile: con i soldi dello Stato (cioè nostri), si tengono in attività organismi non in grado di svolgere compiutamente ed efficacemente le attività per le quali sono, appunto, costituiti; come già precisato in altri articoli, a parere di chi scrive andrebbero non solo penalizzati per danno procurato all’Erario (competenza della Corte dei Conti), ma andrebbero anche commissariati o aboliti, per evidente incapacità a conseguire gli obiettivi istituzionali (competenza del Ministro per lo Sport).

Sul secondo argomento, il danno erariale appare altrettanto evidente, quando si pensi alla entità delle spese sostenute (da CONI e FIGC), con soldi dello Stato (cioè nostri), per organizzare un evento di ampiamente prevista e poi accertata inutilità, destinato a non produrre efficacia alcuna e che, fra l’altro, ha generato ilarità e battutacce da bar dello sport (ad esempio: “Tavolo della pace” rinominato “Tavolata a tarallucci e vino”...) con altrettanto evidente perdita di immagine (per non dire dignità) per i due organismi sportivi in questione.

Ebbene, apprendiamo oggi con piacere, dal sito www.ju29ro.it, che, nel corso della tavola rotonda 'Diritto Sportivo e Giustizia Sportiva', l’avvocato Michele Briamonte, ha, tra l’altro, informato che: “ la Corte dei Conti sta mettendo sotto la sua lente di ingrandimento l'operato del Consiglio Federale per possibile responsabilità erariale”, cioè per accertare eventuali responsabilità per danni procurati dalla FIGC (Presidente Giancarlo Abete) mediante l’uso improprio di denaro dello Stato (cioè nostro).

Per completezza di informazione, riteniamo utile sintetizzare alcune caratteristiche della Corte dei Conti (in appresso, CdC):

- la CdC è organo Costituzionale (cioè previsto dalla nostra Carta Costituzionale agli articoli 100 e 103), come Organo ausiliario del Governo;

- la CdC è competente a svolgere, prevalentemente, due funzioni:
1) funzioni di Controllo della legalità e della legittimità sulla “Spesa pubblica” (con riguardo, cioè, non solo alle spese sostenute dagli Organi dello Stato (Ministeri) ma anche alle spese sostenute da tutti gli Enti/Organi/Organismi comunque interessati alla finanza pubblica, cioè, che utilizzano, per conseguire gli scopi istituzionali, soldi dello Stato (come, appunto, anche il CONI e la FIGC);
2) funzioni di Giurisdizione Contabile, nella quale rientrano, fra le altre, anche le attività di accertamento e di giudizio di responsabilità per danni procurati all’Erario attraverso il maneggio irregolare di denaro dello Stato (come nel caso di cui ci stiamo occupando).

Quest’ultima attività, si noti, può essere incardinata, dalla Procura della Corte stessa, non solo a seguito di specifiche denunce cui sono obbligati i pubblici funzionari, ma anche motu proprio attraverso, ad esempio, le cosiddette notitia criminis, cioè notizie, di una certa gravità, apprese attraverso i media, che comportino almeno un fumus di danno erariale, in atto o già perpetrato.

Come pure già riportato da chi scrive in articoli precedenti (“Mala tempora currunt...”), il 2012 si sta effettivamente presentando come un anno terribilis per Petrucci ed Abete.

E siamo ancora a gennaio.

mercoledì 25 gennaio 2012

SERVIZIO PUBBLICO: Juventus-Roma su RAI 1

Non si allarmino i lettori: non intendiamo parlare delle stravaganze contestatarie che escono dalle fantasie (ben remunerate...) dei vari Santoro, Travaglio & compagni che, pur fatti fuori dalla RAI, per evidente incompatibilità con un “servizio pubblico”, hanno trovato voce altrove, arrogandosi, appunto e comunque, una (fasulla) funzione di “servizio pubblico” che tutto sembra essere, meno che un servizio utile alla collettività.

http://www.serviziopubblico.it/canali

Intendiamo, invece, esporre e mettere in evidenza cosa abbiamo visto e sentito nel corso della partita di ieri sera Juventus-Roma, valida per i quarti di finale della Coppa Italia, trasmessa da RAI 1, per il commento del giornalista televisivo Gianni Cerqueti.

Riconosciuta, infatti, alla RAI la (vera) funzione di “servizio pubblico”, perché lavora con i nostri soldi, dobbiamo confessare di essere rimasti sconcertati dai commenti, prima, durante e dopo la partita, del citato Cerqueti, brillantemente assecondato dal regista della ripresa televisiva (e non poteva essere diversamente, chiaro).

Non scopriamo l’acqua calda, ricordando come il Cerqueti (stipendiato con i nostri soldi...) è ormai famoso, nel mondo del calcio, come sfegatato tifoso romanista (addirittura come ultrà).
E qualcuno della RAI (servizio pubblico), dovrà almeno delle spiegazioni ai telespettatori italiani, in ordine alla scelta del Cerqueti per commentare la partita in questione, che riguardava due tifoserie tra le più numerose d’Italia, meritevoli comunque di una valida e, soprattutto, realistica ed obbiettiva telecronaca dell’incontro, il quale rivestiva, peraltro, una notevole importanza (dentro o fuori dalla Coppa Italia).

Ebbene, la telecronaca del Cerqueti, con i relativi servizi del dopopartita (assecondato, ripetiamo, dalla regia televisiva) non solo è stata indirizzata ad una indecorosa esaltazione della Roma e della dirigenza romanista (inquadrati ed intervistati, fino alla nausea , prima, durante e dopo la partita) me è stata sgradevolmente manchevole e non obiettiva in modo indecoroso, in alcune fasi dell’incontro e del dopo-partita di cui ricordiamo solo le più eclatanti:

- nei primissimi minuti, Heinze, intervenendo su Giaccherini in modo scomposto, commette rigore netto toccando la palla con un braccio in movimento chiaramente volontario, non visto (?) e quindi non fischiato dall’arbitro; ma la cosa, non proprio da “servizio pubblico”, non è stata adeguatamente e correttamente evidenziata dal telecronista (sebbene il regista abbia proposto il replay);

- poco dopo il primo gol della Juve, Estigarribia si avvia solo verso la porta romanista ma viene fermato dall’arbitro perché giudicato in off-side inesistente, ma stranamente non rilevato dal cronista e non evidenziato dalla regia con opportuno replay;

- ancora dopo, contatto da penalty in area romanista, con Gago che atterra Borriello; anche qui l’arbitro non interviene; ma neppure il Cerqueti e neppure la regia evidenziano opportunamente l’irregolarità;

- nella ripresa, in occasione del gol di Del Piero, assistiamo a due gaffe clamorose del telecronista: a suo parere il gol andava annullato perché Del Piero aveva “tentato” il passaggio a Borriello che, a suo parere, era in posizione di fuori gioco; in realtà: Borriello non era in off-side, perché scattato regolarmente per ricevere il passaggio; il tentativo di Del Piero di passare la palla a Borriello non è riuscito perché la palla è stata intercettata da un difensore ed è tornata indietro (a Del Piero che poi l’ha calciata in rete direttamente). Eppure il Cerqueti ha continuato a lamentarsi per un inesistente danno alla Roma!

- inoltre, negli ultimi venti minuti circa della gara, i giocatori della Roma, evidentemente in piena frustrazione, hanno cominciato “picchiare” in modo indecoroso e volontario (vero Lamela, Totti, Gago, Heinze, Kjaer e Simplicio?) con provvedimenti arbitrali spesso inadeguati e rilevanze gravemente manchevoli o non realistiche, da parte del cronista e del regista televisivo;

- in conclusione di gara, il Cerqueti ha affermato, che l’operato arbitrale “farà discutere” intendendo, cioè, che avrebbe arrecato danni alla Roma: non c’è limite alla spudoratezza!

- infine, nel dopopartita, passerella indecorosa alla tv di romanisti: allenatore, giocatori, dirigenti. Per la Juve, il solo Del Piero (tanto nomine...).

Tutto questo lo chiamiamo “servizio pubblico”?

Restituiteci i soldi dell’abbonamento, altro che ricordarci ossessivamente la scadenza del 31 gennaio!

venerdì 20 gennaio 2012

Sentenze conformi al sentimento popolare: Gobbi -39


I lettori più attenti alle cose di “Calciopoli” avranno certamente presente che, all’indomani della sentenza definitiva che condannò la Juventus, uno dei giudici componenti la Corte Federale, il Professore Mario Serio, Direttore del Dipartimento di Diritto Privato presso l’Università di Palermo, intervistato all’aeroporto di Palermo di ritorno a casa, dichiarò che trattavasi di una sentenza aberrante, emanata “sull’onda del sentimento popolare”.

Lo stesso concetto fu ripetuto dal Procuratore federale Palazzi, per il quale la sentenza in questione: “rifletteva un diffuso sentimento popolare”.

Non occorre essere giuristi per capire che stiamo parlando del nulla. Non esiste, crediamo, al mondo, una costituzione o una legge che preveda l’adozione di una sentenza fondata sul "sentimento popolare".
Eppure, nelle pieghe dello scandalo Calciopoli che ha travolta il calcio italiano, è accaduto.

Gli stessi attenti lettori, conosceranno anche cosa hanno inteso dire il Professor Serio ed il Procuratore Palazzi con queste espressioni: che in Italia la volontà popolare era indirizzata in senso contrario alla Juventus.

Non intendiamo, ora, approfondire chi, come e perché abbia originato questo sentimento popolare avverso alla Juventus (forse, ne riparleremo).

Oggi, intendiamo sottoporre al lettore un evento accaduto nei giorni scorsi, che si inquadra, appunto, in questo “sentimento popolare”. Su questo “sentimento” sono sorte iniziative che, qualificare “di cattivo gusto” appare davvero eufemistico.

A beneficio dei lettori che non ne fossero a conoscenza, riportiamo, qui di seguito, un file di queste sconcezze; quelle che sostanziano, cioè, il concetto di “sentimento popolare” (avverso alla Juventus), e sul quale si sarebbe fondata la sentenza sportiva di condanna.

http://www.google.it/search?q=rubentus&hl=it&sa=X&prmd=imvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&ei=exQZT772JNCaOuCZ8ZsL&ved=0CEwQsAQ&biw=1068&bih=628

Già la visione di questo file incardinerebbe il rinvio a giudizio sportivo (per responsabilità oggettiva dei club responsabili) e penale (per i rispettivi autori materiali delle sconcezze).

Ma non è mai accaduto nulla: diciamo bene Petrucci e Abete?

Purtroppo, c’è di peggio.

Alcuni giorni or sono, su Facebook, il Viola Club Modena ha riportato la foto di otto adepti del club che, fattisi fotografare di schiena (perché la viltà è il loro principale connotato) mostrano indosso una maglietta viola con la scritta: "Gobbi -39".

A beneficio dei più giovani lettori e di quelli più anziani ma con memoria labile, ricordiamo che circa 27 anni or sono, nello Stadio Heysel, in Belgio, prima che iniziasse la finale della Coppa dei Campioni tra la Juventus ed il Liverpool, i tifosi inglesi, allora chiamati “Hooligans”, cercarono di assaltare la curva dei tifosi Juventini provocando il crollo di parte della struttura e la morte di 39 di essi (tifosi juventini). Questo spiega il -39.

Con la parola "Gobbi", poi, si individuano, da sempre, i tifosi juventini: tifosi, cioè, della “Vecchia Signora” (che, per ciò stesso, non può che presentare delle gibbosità).
Nel complesso: meno 39 tifosi juventini in circolazione.

Senza commenti.

Ma, Petrucci e Abete, sappiamo (perché siete soliti chiedere pareri a presunti esperti, a spese nostre...) che non sapete né leggere e né scrivere (e neppure parlare l’italiano comprensibile); ma, ora che vi abbiamo chiarito il tutto come se avessimo parlato a scolari delle elementari, avete nulla da dire? Nulla da fare?
Anche questo è il “sentire popolare” sul quale si fondano le sentenze dei vostri organismi sportivi.

E non avete nulla da dire o da fare? Continuate a fare le scimmiette mute, sorde e cieche?

Senza commenti, noi.

Senza pudore, voi.

sabato 14 gennaio 2012

I CAPPONI DI DON ABBONDIO: Petrucci ed Abete

La coppia, alla fine, scoppiò. E, come i famosi capponi di Don Abbondio, hanno cominciato a beccarsi.
Stiamo cercando di sorridere, ma, ovviamente, per non piangere, davanti all’indecoroso spettacolo (meglio: avanspettacolo...) offerto in questi giorni dai due dirigenti più conclamati dello sport Italiano: Petrucci (Presidente del CONI) e Abete (Presidente della FIGC).
Da tempo, nei nostri articoli, invochiamo l’intervento del Ministro dello Sport, per un necessario commissariamento dei due Organismi sportivi presieduti dai citati Petrucci ed Abete. Ai quali, ormai, è venuto a mancare anche il decoro (credibilità e dignità sono già state spese da anni...).
Il tutto nasce dalla sentenza di Napoli (come primo grado della giustizia ordinaria sullo scandalo “Calciopoli”), che ha condannato, tra gli altri, anche il Presidente della Lazio Lotito.
In particolare, la querelle, per completezza di informazione, ed in estrema sintesi, riguarda la legittimità della sospensione dalle cariche federali dello stesso Lotito, senza dover attendere l’esito degli ulteriori gradi di appello (cioè, senza attendere che la sentenza di primo grado divenga definitiva).
Il CONI (Petrucci) si dice favorevole alla sospensione immediata. La FIGC (Abete) per non saper né leggere né scrivere (come si usa dire), ha consultato la Corte di Giustizia Federale, il cui Presidente, Giancarlo Coraggio (troppo facile ironizzare su questo cognome; quindi, evitiamo) ha espresso parere contrario (cioè, occorre attendere la definitività del giudicato).
Quello che noi vorremmo qui evidenziare, non è tanto il “fatto” oggetto della diatriba (che pure evidenzia, ancora una volta, ed in modo eclatante, la confusione in cui si dibattono gli organismi sportivi in questione), bensì i “comportamenti” tenuti, nell’occasione, dai due Presidenti. E come si sia passati, in brevissimo tempo, dalla totale sintonia alla totale distonia su un aspetto non secondario, come la corretta applicazione della “giustizia sportiva”, anzi, indispensabile per conseguire una uscita delle Istituzioni sportive dallo scandalo “Calciopoli” nel modo più corretto, equo ed indolore possibile per tutti i coinvolti.

Dicevamo dei comportamenti.
Ancora una volta prevalgono le “grida” (di manzoniana memoria, per rimanere in argomento “capponi”) a valenza zero.
Come abbondantemente riferito ai lettori in un precedente articolo, i due personaggi in questione, lungi dal dedicarsi ai gravosi problemi che attanagliano lo sport italiano e la federazione calcistica in particolare, utilizzano il loro tempo (e i nostri soldi! Ma la Corte dei Conti, non vede? E se vede, perché non interviene?) nelle più vacue ed inutili esternazioni in politichese e burocratese .
Infatti, alle ormai famose (meglio, famigerate) esternazioni dei due soggetti in questione, diventate ormai un “cult” (è per questo che vengono pagati?) ed oggetto di battute e barzellette e delle quali pure ci siamo interessati in articoli precedenti, notiamo che anche nella occasione che qui ne occupa, i due compari capponi non rinunciano alle loro vacuità dialettali.

Sentite, in particolare, Petrucci:
- la pronuncia del Presidente della Corte Federale della FIGC è stata “una invasione di campo in territorio del CONI”;
- riferendosi alle dimissioni del Presidente Coraggio: “Ho criticato la poesia e non il poeta";
- riferendosi ad Abete, che (per non saper né leggere né scrivere) ha chiesto il parere del Presidente Coraggio: "I principi etici non prevedono pareri interpretativi".

Parole, bella (?) letteratura. Ma di reale, utile, necessario: nulla.

venerdì 13 gennaio 2012

Dell'illecito strutturato

Molto probabilmente, la generalità dei lettori avranno sentito parlare, o, quanto meno, avranno letto in qualche articolo di giornale, di uno e, forse, il più importante, dei capi di accusa emersi nel corso del processo sportivo conosciuto come “Calciopoli”, a carico della Juventus: l’”illecito strutturato”.
Incuriosito, anche perché alquanto dubbioso circa la portata e l’esistenza stessa di tale istituto (?) giuridico (non avendone mai sentito parlare prima del processo in questione), ho cercato di approfondire.


Premetto che nella letteratura della giurisdizione sportiva, l’”illecito strutturato” viene talvolta denominato “illecito associativo” e tal’altra “illecito ambientale”, con totale equipollenza tra esse. Noi preferiamo la dizione “illecito strutturato” perché meglio delle altre due denominazioni, che evocano altri contenuti, definisce il contenuto di cui appresso riferiamo:
- è certo che nel Codice di Giustizia Sportiva (in seguito, CGS) vigente all’epoca dei fatti (estate 2006), non esisteva (ma non esiste neppure oggi, salvo che le sentenze sportive non valgano come legge sportiva “erga omnes”, invece che “inter partes”; cosa che sarebbe, invero, un aborto giuridico, in uno stato di diritto) un illecito o comunque una condotta antisportiva classificabile come “illecito strutturato”;
- chi lo ha introdotto (meglio sarebbe dire “inventato”) nel sistema giudiziario sportivo? facciamo rispondere direttamente il Prof. Piero Sandulli, Presidente della Corte D’Appello Disciplinare che condannò definitivamente la Juventus: "L’illecito associativo (strutturato, ndr) non esisteva, era una falla nel sistema giuridico (sportivo, ndr), ed è stato da noi introdotto".
- quale ne è il contenuto? Riportiamo dalla citata sentenza di Appello: “la inammissibile somma algebrica di (più violazioni, ndr) art. 1 è da considerarsi piuttosto come ineliminabili tasselli funzionali alla realizzazione dell’art. 6”. Senza offesa per nessuno (degli estensori della sentenza), traduciamo in italiano:
a - l’articolo 1 del CGS prevede e penalizza violazioni di etica sportiva: sostanzialmente, comportamenti scorretti, mancanze di rispetto verso altri tesserati e così via - sanzioni leggere.
b - l’articolo 6 del CGS prevede e penalizza violazioni per illeciti sportivi: partite comprate, truccate, arbitri corrotti, e comunque effettive utilità sportive conseguite con metodi truffaldini -  sanzioni pesantissime.
Ciò premesso, sapete cosa vuol dire (in italiano) la sentenza sopra descritta?
1 - Non abbiamo nessuna prova che la Juventus abbia commesso un “illecito sportivo” (inquadrabile direttamente nell’art. 6).
2 - Abbiamo però una molteplicità di violazioni, da parte della stessa Juventus, dell’art. 1 (esempio: telefonate, cene conviviali, vietate dall’etica sportiva).
3 - Non possiamo fare la somma (algebrica?) di più violazioni dell’art. 1 per arrivare ad una applicazione dell’art. 6 (strabiliante! anche quell’”algebrica” cosa vorrà mai dire? Che esistono anche violazioni penalmente favorevoli a chi le commette?).
4 - Non possiamo fare la suddetta somma, ma possiamo considerare tutte queste violazioni dell’articolo 1 come “ineliminabili tasselli alla realizzazione dell’art. 6”. Ecco il punto: ancora traducendo in italiano, il Sandulli (e colleghi) hanno sostanzialmente detto: non possiamo entrare dalla porta (somma delle violazioni dell’art. 1) ed allora entriamo dalla finestra (tasselli per arrivare all’art. 6).
Ancora più chiaramente: la classifica del campionato 2004/2005 non è stata alterata per un illecito sportivo (esempio: corruzione di un arbitro), ma per una molteplicità di condotte etiche riprovevoli (più colloqui telefonici e inviti a cena eticamente riprovevoli come violazioni dell’etica sportiva).
Ancora più chiaramente: la classifica del campionato 2004/2005 è stata alterata, ma non possiamo dimostrare come, quando, da chi, perché; non abbiamo prove. Si sostenne nella sentenza che “le classifiche sarebbero state alterate senza alterare le singole partite”. Ma non si dice come, chi, dove, quando.
Ancora più chiaramente: la Juventus è stata condannata per omicidio. Peccato che non si siano trovati il cadavere, il complice, il movente, l’arma del delitto. Nulla di nulla. In compenso (per chi?...) il Sandulli sembra vantarsi di aver “inventato” (per l’occasione!) un nuovo istituto giuridico, non previsto dal CGS, applicandolo immediatamente, per fatti accaduti prima ancora di inventarlo!
Un ulteriore commento parrebbe, e certamente sarebbe, offesa per i nostri lettori.


Conclusione: con la dizione “Illecito strutturato” si intende una molteplicità di fatti e/o presunzioni la cui somma (algebrica?) fa presumere la violazione di un illecito sanzionabile come tale (e non ciascuno per se stesso). Aberrante: non siete d’accordo, Guido Rossi, Petrucci ed Abete?

venerdì 6 gennaio 2012

Dall'Horror vacui all'Amor vacui

Penso che gran parte dei lettori avranno sentito parlare dell’”horror vacui”; almeno sui banchi di scuola e, soprattutto, coloro che hanno frequentato gli studi umanistici.
La traduzione dal latino, alquanto semplice, ci ricorda che, generalmente, esiste la “paura del vuoto”, inteso come paura del nulla, paura del burrone infinito, paura del buio infinito, paura della morte.
In filosofia, l'horror vacui indica una teoria ideata da Aristotele che afferma che la natura (anche umana) rifugge dal vuoto e perciò lo riempie costantemente.
Dalla fisica apprendiamo che ogni gas o liquido tenta costantemente di riempire ogni spazio circostante, evitando di lasciarne porzioni vuote.
Ora, penso che altrettanta parte dei lettori, avranno ormai percepito come, nel mondo politico italiano, esiste il principio inverso: cioè l’”amor vacui” inteso come amore per il nulla, amore per il vuoto, amore per la morte, amore (scusate l’apparente volgarità, ma quando ci vuole ci vuole) per l’aria fritta.
Riteniamo che uno dei più eccelsi rappresentanti di personaggi politici (sportivi, per restare nel nostro campo giornalistico), fautori dell’”amor vacui”, si sia dimostrato e continua imperterrito a dimostrarsi, il Presidente della FIGC, Giancarlo Abete.
Naturalmente, non posso esimermi dal dare valida dimostrazione per quanto ora sostenuto. Vediamo.

Giancarlo Abete è colui che quando, a proposito delle intercettazioni sfuggite al processo sportivo, e non avendo fatto nulla per cercare la verità, ebbe a dire: "Come presidente della Federcalcio oltre un certo livello non la cercherò (la verità), perché devo tenere conto del ruolo istituzionale della FIGC".
Qualcuno capisce ed è in grado di spiegarci cosa avrà voluto dire? Sono parole senza senso reale, allucinanti se considerate alla lettera ; esse sono chiaramente dettate dall’amore per il nulla, per il vuoto, per ciò che è irreale, per l’inesistente; in breve: dall’”amor vacui”;

Abete è colui che, non molto tempo addietro, riferendosi alle diatribe in corso tra Juventus ed Inter circa lo scudetto 2006, vinto sul campo dalla Juventus, ed assegnato, dal Commissario della FIGC Guido Rossi, all’Inter, ha affermato: “I due club stanno ognuno cercando di difendere la propria posizione. In questo, noi (FIGC) abbiamo un ruolo marginale”
Cosa avrà voluto dire? che dello scandalo Calciopoli la Federazione (che insieme al Coni,ne sono stati i responsabili principali) non si interessa? è o non è una manifestazione di amore della nullità, del buio, della rimozione delle responsabilità, della morte? E' “amor vacui”;

- Abete è colui che, in occasione di una premiazione postuma, organizzata dalla Gazzetta dello Sport, all’ex presidente dell’Inter Giacinto Facchetti, che coincideva con il giorno in cui la Juventus presentava ricorso al TAR del Lazio ha dichiarato: “Questo è un giorno di festa, per il riconoscimento di una grande persona, e non credo sia opportuno chiudersi in posizioni di parte, legittime da parte dei soggetti, ma sempre di parte: in fondo, ognuno ha il proprio stile”.
Tralasciando tutto il resto, di per sé, alquanto opinabile, dice:“Ognuno ha il suo stile”: un truismo; un assioma. Una espressione insignificante senza una specificazione e senza un riferimento a un determinato soggetto (ma, come disse Manzoni riferendosi a Don Abbondio, il nostro personaggio non è certamente dotato di un “cuor di leone”). E’ un modo di parlare vuoto, inutile, insulso, caratteristico di chi, appunto, è affetto dall’”amor vacui”;
- Abete è colui che, all’indomani della pubblicazione della Relazione Palazzi che inchioda l’Inter alle proprie responsabilità affermandone tuttavia l’impunibilità per intervenuta prescrizione, dichiarò: “ l’etica non va in prescrizione”. Anche qui: truismi ed assiomi inutili. Non servono e non sono serviti a nulla. Finiti nel dimenticatoio, nel vuoto: risucchiati dall’”amor vacui” del personaggio;

Abete è colui (e concludiamo per non tediare i lettori, non perché non ci fossero altre clamorose dimostrazioni...) che, molto recentemente, ha dichiarato: “la dignità non ha prezzo”. Devo ancora rivolgermi ai lettori: qualcuno sa quanto costa (cioè, a quale prezzo si compra) la dignità? Abete dice che essa (dignità) non ha prezzo. Ripeto, qualcuno conosce questo prezzo? O forse stiamo parlando del nulla, di concetti vuoti, senza senso e senza utilità per alcuno?
Ma non basta, perché lo stesso Abete prosegue, “e penso di averlo dimostrato in tutti questi anni”.Bravo applausi a scena aperta: per la dignità di chi, limitandoci ai comportamenti espressi nel corso dello scandalo calciopoli, ha imitato le famose tra scimmiette: “non vedo, non sento, non parlo”.
Senza dignità, senza decoro e senza pudore; da mandare a casa a friggere le patatine; almeno, farà qualcosa di reale ed utile.

Gip "copia e incolla"

Il titolo di questo articolo non è altro che la sintesi estremizzata di un notizia apparsa sul Corriere del Mezzogiorno lo scorso 3 gennaio 2012, che i lettori potranno consultare navigando sul seguente link, dalla quale apprendiamo che il Giudice per le indagini preliminari (GIP), avrebbe disposto l’arresto, avvenuto il 14 novembre scorso, di Gaetano Riina fratello del boss di Cosa nostra Totò, perché, nell’ordinanza, avrebbe fatto un semplice “copia e incolla”, derivandolo dalla richiesta di arresto presentata dalla Procura di Napoli e, per questo, il Tribunale del riesame del capoluogo campano ha annullato l'arresto di Gaetano Riina.


Il fatto si presta a varie considerazioni:

la prima (e più naturale) constatazione è quella di una sconcertante superficialità nell’amministrazione delle procedure giudiziarie, che, è bene ricordare, si occupa di esseri umani, non di noccioline.
Certo, nel caso di specie, si potrebbe avanzare la “scusante” dell’errore derivante dall’uso (maldestro) di moderne tecnologie che, se ben utilizzate, consentono uno snellimento notevole nei tempi delle procedure giudiziarie.
Purtroppo, questa scusante tale non è. Perché l’uso erroneo (per ignoranza? Per superficialità?) ha comportato l’effetto contrario: cioè una dilatazione dei tempi delle procedure inammissibile.
Fortuna ha voluto che, nel caso in esame, l’errore non ha comportato gravi conseguenze, (perché il Riina è comunque rimasto in carcere per altre colpe), ma provate ad immaginare il contrario (...);

la seconda constatazione è che casi del genere, sono ormai nell’ordine delle cose nell’amministrazione (anche, e purtroppo) della giustizia. E questo accade, non solo per erroneo uso della tecnologia (come sembra essere accaduto nel caso in esame) ma, peggio, molto peggio, per una generale deresponsabilizzazione dei vertici decisionali, il cui principale pensiero è quello di evitare le responsabilità, non di assumersele.
Non per niente, la frase più ricorrente, espressa dai Dirigenti decisionali, in ogni campo della Pubblica Amministrazione (quindi anche nell’amministrazione della Giustizia) è: “io non voglio responsabilità” dimenticando (?) che sono pagati proprio per assumersi le responsabilità connesse alle loro funzioni.
E come si evitano le responsabilità?
A ben guardare, anche con il “copia e incolla”; perché questo rassicura, chi adotta tale sistema decisionale, circa l’esistenza di un precedente che equivale all’esimente (dalla responsabilità) del “già visto”, del “già fatto”, del “già detto”, del “già scritto” e così via.

Siamo nel patetico, ma questa è la realtà.
infine, arriva il pezzo forte: l’analogia con quanto si presume, da più parti, che sia accaduto nel processo di Napoli sullo scandalo Calciopoli.
La sentenza di questo processo, di cui, peraltro, ancora non si conoscono le “motivazioni” (previste per marzo!) sarebbe nulla di più che una specie di “copia e incolla”, in questo caso meglio utilizzato mediante il “mutatis mutandis” , della sentenza sportiva del 2006.
Da più parti, infatti, al di là della generale sorpresa che ha suscitato tale sentenza (rispetto all’andamento ed alle novità emerse dal sottostante processo) perfino nella pubblica accusa, si è parlato di “sentenza fotocopia” (peggio del “copia ed incolla” adattato!) di quella sportiva del 2006.

Pur non essendo ancora note le motivazioni ( quanto tempo, per un altro “copia e incolla” seppure adattato...), la cosa appare alquanto verosimile, per due ordini di motivi:

- innanzitutto, la preoccupazione di evitare “la responsabilità” del decidere, come sopra evidenziato, ricorrendo, quindi, al “già detto” e al “già scritto” (nella sentenza sportiva del 2006), mediante l’uso del “copia e incolla”;

- in secondo luogo, trattasi, nel caso della sentenza di Napoli, del primo grado dell’iter giudiziario; e come ormai appare evidente nella storia giudiziaria italiana, scatta, in tali casi, il rifugio della logica del responsabile successivo (in sostanza, uno scaricabarile della responsabilità della decisione, dal giudice di primo grado, al giudice di appello). Non raramente, infatti, accade che gli stessi giudici di primo grado ricordano e talora caldeggiano, al condannato, la possibilità del ricorso in appello!

Anche qui, siamo nel patetico, ma è così.

mercoledì 4 gennaio 2012

MALA TEMPORA CURRUNT 2: Petrucci e Abete

E’ per non dare l’impressione di essere stato imparziale (ce n’è stata fin troppa, di imparzialità, in questa storia di Calciopoli, per aggiungerne altra, sebbene assolutamente innocua...) con il precedente articolo, avente lo stesso titolo ma indirizzato solo a Moratti, Auricchio e (Guido) Rossi, che ci corre l’obbligo di fare analoghi “auguri” ai due supremi manovratori-responsabili di questo scandalo nazionale: il presidente del CONI, Gianni Petrucci ed il Presidente della FIGC, Giancarlo Abete.
Perché meritano i nostri (catastrofici) auguri per l’anno 2012? Ecco i perché.

Gianni PETRUCCI
Da buon politico sportivo, è da tempo immemore incollato sulla poltrona del massimo Organo sportivo italiano (il CONI, appunto). Al quarto mandato consecutivo che scadrà, guarda caso, nell’anno 2012 ma con segni premonitori disastrosi in ordine all’eventuale (sperato...) rinnovo del mandato, anche per quanto sarà qui di seguito evidenziato;
- è colui che ha personalmente disposto la scelta più catastrofica nella storia dello Sport italiano: quella di nominare, nel 2006, Commissario straordinario della FIGC, il faccendiere Guido Rossi, amico e già stipendiato (come Consigliere del CDA) dal Presidente dell’Inter Moratti, poi ricambiato (il Moratti) con l’assegnazione dello scudetto di Campione d’Italia del 2005/06 (donde, l’origine del vero, scandalo Calciopoli);
- è colui che ha dato in pasto ai media, all’indomani del ricorso risarcitorio della Juventus al Tar del Lazio, il grido (di dolore?, lo crediamo bene...): “il calcio è malato di doping legale”; preoccupato, con ogni evidenza, delle conseguenze che ne potrebbero derivare, per le proprie tasche (oltre, ovviamente, che per quelle dell’ amico Abete, di cui si dirà in appresso); ma non si accorge che tra i tanti Organi di Giurisdizione Sportiva, facenti capo, direttamente o indirettamente, al Coni (quindi, a Petrucci stesso) tutti (ripetiamo, senza timore di essere smentiti: tutti) si sono dichiarati “incompetenti” a risolvere il problema del trattamento (non ) paritario adottato dalla stessa giustizia sportiva o comunque da Organi sportivi dirigenti, ed emerso, con stupefacente evidenza, con la relazione Palazzi e nel corso del Processo di Napoli e costringedo, perciò, la Juventus a rivolgersi alla giustizia statuale (Amministrativa, per ora) per ottenere la giustizia negata dai giudici sportivi;
- è colui che, non riuscendo a trovare più un Santo cui rivolgersi per risolvere lo scandalo, ha pensato bene (cioè, male) di organizzare (utilizzando i soldi dei cittadini contribuenti...) un “tavolo della pace” che, fin dall’inizio, è parso una pia illusione, venendo vergognosamente ribattezzato come “tavolata” (a tarallucci e vino buono... dove solo si chiacchiera a buon prezzo, cioè a spese altrui, cioè, in questo caso, nostre);
- è colui che, nel corso di una dichiarazione televisiva sulla rete SKY del 16 Novembre scorso, in circa 20 minuti, ha ripetuto, per una dozzina di volte, la frase “col buon senso...” (di chi? Il suo, evidentemente), in chiara crisi nervosa che non gli consentiva di frenare la ripetitività ossessiva delle sue parole, fino alla frase finale: ”col buon senso, non occorre neppure la giustizia”, priva di significato reale e pronunciabile solo da chi, in stato confusionale, ha perso la percezione del significato delle parole.
Basta così; i lettori avranno già realizzato che, quanto sopra riportato, appare oltremodo sufficiente per pronosticare (augurare?) al Petrucci, nel 2012, solo quello che merita: cioè un catastrofico “ anno nuovo” ad iniziare dalla fine del suo mandato (se non lo dovesse, come ormai dovrebbe, licenziare, prima della scadenza, il Ministro dello Sport).

Giancarlo ABETE
È stato eletto presidente della FIGC il 2.4.2007, succedendo al breve periodo di commissariamento di Luca Pancalli, subentrato in FIGC, sempre nel 2006, dopo i disastri procedurali messi in atto da Guido Rossi nella gestione di Calciopoli;
- sembra avere il dono dell’ubiquità: è, infatti, un “sempre presente” dove ci sia un microfono ed una cameramen ; fateci caso: al termine dei primi tempi delle partite di calcio di una certa importanza, soprattutto se gioca la Nazionale, è ai microfoni per dire, in politichese, formalmente tutto, ma sostanzialmente nulla!
- il suo politichese è ormai una leggenda; se solo facesse qualche giretto in qualche bar di sportivi, arrossirebbe di vergogna nel sentire gli sberleffi e le battutacce coniate utilizzando le sue “ultime parole famose”!
- è l’uomo che disse: “l’etica non si prescrive”. Peccato che lui e Petrucci, avevano appena incassato, col loro comportamento dilatorio (relazione Palazzi del 1.7.2011 - ma l’avranno letta?) la prescrizione delle violazioni, non solo etiche ( cioè non solo dell’art. 1 - etica sportiva - ma, anche e soprattutto, dell’art. 6- illecito sportivo) del Codice di giustizia sportiva da parte dei dirigenti dell’Inter. Frase ad effetto, come si dice, e come tale caduta nel dimenticatoio; anzi, ormai chiaramente osteggiata, facendo ricorso all’altra famosa frase ad effetto del Petrucci: “col buon senso...” (il loro, immaginiamo);
- è (ancora) l’uomo che in questi giorni è tornato, col suo politichese ad effetto, dicendo: “la dignità non ha prezzo” e specificando, poi, riferendosi a se stesso: "di averlo dimostrato in tutti questi anni". Peccato, che dal dopo gestione di Guido Rossi, il nostro Abete abbia trascorso “tutti questi anni” in cui, assieme al Presidente del Coni Petrucci, hanno accuratamente omesso di cercare la verità, portandola a prescrizione, e, quando questa verità è venuta alla luce per meriti altrui, essi (Abete e Petrucci) hanno fatto come le famose tre scimmiette: non vedo, non sento non parlo; in ciò emulati dai loro organismi di giustizia sportiva tutti dichiaratisi “fuori” (cioè incompetenti). Questo è il vero scandalo di Calciopoli. E’ questa la “dignità”, secondo Abete (quindi, la sua!).
Anche qui, diciamo basta, perché ae qunchi i lettori si saranno sufficientemente informati per convenire che al Presidente della FIGC, Abete, non si può non prevedere (augurare?) un 2012 pieno di meritate catastrofi, a cominciare dal licenziamento per Commissariamento della FIGC per mano del competente Ministro dello Sport.


Mala tempora currunt, appunto.

lunedì 2 gennaio 2012

MALA TEMPORA CURRUNT: Moratti, Auricchio e Rossi

Secondo le previsioni che inflazionano i giornali in questi giorni di fine 2011 ed inizio 2012, il nuovo anno dovrebbe essere davvero un disastro sotto vari punti di vista; lo dicono i sindacalisti (si perderanno 300.000 posti di lavoro); lo dicono i politici e gli esperti finanziari (la crisi si sentirà ancora nel 2012), lo dice il regista cinematografico Roland Emmerich (emerito catastrofista...) nel film “2012” e, dulcis in fundo, lo dissero, a suo tempo, anche i Maya (ci sarà la fine del mondo).

Noi ci limitiamo a fare una previsione, come si dice, molto meno “impegnativa”, perché riguardante il gioco del Calcio: prevediamo, infatti, un anno 2012 “terribilis” per i signori Moratti, Auricchio e Guido Rossi.
Come è ormai abbondantemente notorio, questi signori (con la “s” minuscola, perché non meritevoli della maiuscola) sono stati artefici, a vario titolo e con vario grado di responsabilità, della intricata vicenda venutasi a creare nel Calcio italiano, conosciuta come “Calciopoli”.
Perché questa previsione malefica? eccone, distintamente, i motivi.

Massimo Moratti
Da lungo tempo Presidente e “magnate” del Club calcistico Internazionale di Milano (in seguito: Inter), si ostina, contro ogni evidenza e contro ogni fatto accertato, e, soprattutto contro quanto ormai certificato nella relazione del primo luglio 2011, del Procuratore della giustizia sportiva Palazzi, a sostenere che il proprio Club, e i propri dirigenti, non hanno nulla a che vedere con l’affaire Calciopoli e che, pertanto, lo scudetto 2006, tolto alla Juventus ed assegnato all’Inter, non è in discussione.
Come gli sportivi che seguono le vicende calcistiche sanno, il citato Procuratore Palazzi, ha chiaramente evidenziato, nella sua citata relazione, le responsabilità dell’Inter (anche attraverso il suo ex Presidente – pro tempore ) “in violazione dell’art. 6 del pre vigente codice di giustizia sportiva oggi sostituito dall’art 9 “ ( cioè per responsabilità da illecito sportivo diretto) concludendo ed affermando, tuttavia, circa la impossibilità di procedere, per intervenuta prescrizione.
Naturalmente, il Moratti, si guarda bene dal rinunciare alla prescrizione per far sì che la giustizia sportiva proceda per il suo corso (come direbbero i napoletani: ccà nisciun è fess !); e ciò, nonostante la dichiarazione (invero alquanto infantile) del Presidente della FIGC Abete: “mi auguravo la rinuncia alla prescrizione da parte dell’Inter” .
La vicenda, ovviamente, non può (e non deve, in un paese “di diritto”) finire così. Ed infatti, sono subito intervenuti alcuni dei danneggiati dalla vicenda “Calciopoli” a cominciare dal Presidente della Juvenus, Agnelli, per proseguire con il Presidente della Fiorentina, Della Valle e per finire (almeno per ora) con l’ex arbitro Pieri: tutti a chiedere, per vari aspetti, giustizia reale, e, soprattutto, uniformità di giustizia. Cioè, quella uniformità di giustizia negata dagli organi della giurisdizione sportiva, tutti dichiaratisi “fuori” (in questo, sì, stranamente “uniformi”) per asserita incompetenza.
Quella Giustizia che molto probabilmente arriverà nel 2012, e saranno grossi dispiaceri e giornate amare per il caro Moratti.

Attilio Auricchio
Già Tenente colonnello dell’Arma dei Carabinieri, ora Capo di Gabinetto del Sindaco di Napoli De Magistris, è stato il principale artefice della malaugurata indagine che ha prodotto lo scandalo “Calciopoli”, originariamente battezzato “Moggiopoli” (dalla Gazzetta dello Sport, del già Direttore Candido Cannavò).
Ancora oggi (novembre 2011- intervista sulla “solita” Gazzetta dello Sport) dichiara che tutto fu regolare. Che solo certa stampa ed i tifosi Juventini sollevano polveroni contro la sua indagine.
Ciò, nonostante le chiare accuse contenute nella Relazione Palazzi che evidenziano l’illegalità, la dabbenaggine, la superficialità, il “senso unico” utilizzate nel corso dell’indagine, con conseguenze devastanti per gli interessati colpevolizzati e penalizzati.
E’ colui che disse, spudoratamente : “ piaccia o non piaccia non ci sono telefonate di Moratti e Facchetti con i responsabili del settore arbitrale...”. Ma era lui, e non altri, che le aveva “nascoste”.
Smentito in modo clamoroso dalla relazione del Procuratore Palazzi.
E’ colui , come già rilevato, che ha eliminato e nascosto le telefonate poi tornate alla luce durante le indagini del Procuratore Palazzi e nel corso del Processo di Napoli, e che avrebbero modificato sostanzialmente le decisioni assunte su Calcioli.
Ma stia tranquillo (meglio: cominci a tremare!): il 2012 sarà una catastrofe (almeno giudiziaria!) anche per lui.

Guido Rossi
Meglio noto, ormai, alla generalità degli italiani, con la qualifica di “faccendiere”, in relazione alle innumerevoli faccende cui si è trovato (e ancora si ritrova!) a disbrigare (e la cui sola elencazione occuperebbe un articolo di due di queste pagine...).
Personaggio alquanto sinistro, oltre che uomo di sinistra (eletto in rappresentanza della sinistra indipendente nella X legislatura), tra i suddetti incarichi/faccende ha anche svolto, per quanto qui ci riguarda, i seguenti:

- è stato, tra la fine degli anni novanta e i primi anni del duemila, membro del Consiglio di amministrazione dell'Inter (ovviamente, profumatamente pagato dall’amico Presidente Massimo Moratti);

- nel 2006 viene nominato commissario straordinario della FIGC per gestire la situazione di emergenza creatasi con lo scandalo di Calciopoli. Rimarrà in carica per tre mesi, durante i quali assegnerà (guarda caso!) all'Inter, in qualità di prima squadra “onesta” (sic! Ma ora “prescritta”) classificata dopo Juventus e Milan, entrambe penalizzate perchè, ovviamente, considerate “disoneste”, lo scudetto 2006 (vinto, come è noto, sul campo, dalla Juventus);

- sfacciatamente presente allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid (non aveva di meglio da fare, in altre faccende ?), il 22 maggio 2010, per la Finale di Champions tra il Bayern di Monaco e la stessa Inter, comodamente seduto nel settore Vip. Come mai? Ce lo spiegò, molto “Candidamente” (...), la stessa “Gazzetta dello sport”, nell’edizione del giorno dopo: era lì perché l’Inter di Moratti (guarda caso!) lo aveva designato all’UEFA come propria persona VIP con posto riservato, appunto, nel settore VIP;

- è l’uomo recentemente chiamato, dal Presidente della Fiorentina Diego Della Valle, al pubblico chiarimento delle proprie responsabilità perché: «sto ancora aspettando di capire perché la mia famiglia e la mia società sono stati coinvolti in una storia in cui siamo vittime e non colpevoli»; chiarimento sostanzialmente negato, perché espresso mediante dichiarazione in burocratese e politichese, sostanzialmente inutile, e, quindi, chiamato (il Rossi) dallo stesso Della Valle, ad una azione giudiziaria per abuso od omissione di atti d’ufficio in relazione ai suoi comportamenti nelle funzioni di Commissario straordinario della FIGC in materia di Calciopoli (e a ciò, non si potrà certo negare e dovrà parlare in Italiano corretto e comprensibile al “buon padre di famiglia”...);

http://www.corriere.it/sport/11_dicembre_16/della-valle-denuncia-guido-rossi_ed2120aa-281b-11e1-a7fa-64ae577a90ab.shtml

- è anche l’uomo recentemente coinvolto (assieme al succitato Auricchio) nell’esposto-denuncia presentato alla Procura della Repubblica di Roma dall’ex arbitro Tiziano Pieri perché "Sono migliaia le telefonate scomparse e ritrovate, ritenute frettolosamente irrilevanti dagli inquirenti, ma sicuramente determinanti per la ovvia potenziale decisività di ricaduta rispetto all'esito del processo" chiedendo, perciò: "che l'Autorità Giudiziaria competente accerti quali furono i metodi utilizzati che condussero al paradossale stato di cose, verificando le eventuali condotte penalmente rilevanti relative all'attività di indagine espletata nel procedimento di cui sopra... E per questo motivo mi batterò in tutte le sedi di Giustizia perchè sia riconosciuta nel merito la mia totale estraneità ai fatti".

http://www.corrieredellosport.it/calcio/calciopoli/2011/12/29-212712/Telefonate+scomparse.+Esposto+ex+arbitro+Pieri

Sebbene ci sia ancora molto da addebitare al “nostro” Rossi, pensiamo sia oltremodo sufficiente per pronosticargli un terrificante 2012, degno della profezia dei Maya: fine delle sue malefatte faccende.

Ecco, perché, per tutti i tre illustri (?) sopra ricordati, come dicevano i Romani: “Mala tempora currunt”.