sabato 25 agosto 2012

Petrucci, Abete e il dovuto a prescindere



Siamo convinti che l’ex allenatore del Siena, attualmente allenatore della Juventus, Antonio Conte si sia trovato nel posto sbagliato (allenatore del Siena), nel momento sbagliato (quando avvenivano le combine, o comunque se ne parlava), con le persone sbagliate (il calciatore Carobbio e Stellini).

Siamo altrettanto convinti che queste circostanze, innanzi ad un qualsiasi consesso giudiziario democraticamente organizzato e regolamentato, sarebbero emerse in modo evidente e puntuale, con le conseguenti dichiarazioni di insussistenza delle incolpazioni e, quindi, l’assoluzione dell’incolpato.

Questo NON è avvenuto innanzi alla Giustizia domesticadella FIGC, perché, sostanzialmente, trattasi di una NON-Giustizia: non organizzata e non regolamentata democraticamente.

Ebbene, questa NON-Giustizia, così come è, viene strenuamente difesa, perché assertivamente valida, perché assertivamente indipendente dai responsabili politici della relativa organizzazione e regolamentazione (Petrucci per il CONI  ed  Abete per la FIGC); e ciò, contro ogni evidenza dei fatti, ormai chiara (e dichiarata) dalla generalità degli sportivi  italiani e dalle maggiori testate giornalistiche sportive e politiche italiane.

Vediamo, dalle stesse espressioni di Petrucci ed Abete, riportate dai media, come viene  esternata questa strenua difesa della loro NON-Giustizia (domestica). Dove necessario, intervalliamo tali manifestazioni di volontà, con il nostro commento:

Dice Petrucci:
"Basta con questi attacchi ai giudici e alla giustizia sportiva. In queste settimane assisto a esibizioni muscolari che mostrano il lato peggiore di uno sport che non merita mortificazioni. Sembra che l'unico colpevole di questo Calcioscommesse sia Palazzi e non chi ha commesso illeciti. Così non si può andare avanti. Il calcio non può pensare di vivere senza regole o in spregio di quelle esistenti, approfittando di casse di risonanza mediatiche superiori a quelle degli altri sport che invece rispettano le regole e i verdetti anche nei settori professionistici".
  • Ci dica, Petrucci, il nome di una sola persona, che abbia mai detto il contrario; che abbia detto, cioè, che il calcio (come qualsiasi altra attività, ovviamente), possa “vivere senza regole o in dispregio di quelle esistenti”.
  • Il problema caro Petrucci, che lei, da buon burocrate intellettualmente collassato, non riesce a vedere, non è che ci siano o non ci siano le regole e che queste vengano o meno rispettate; il problema che si pone, e che non volete affrontare, è che queste regole, quelle che ci sono oggi, sono inidonee a regolare un qualsiasi tipo di giustizia,  in qualsiasi settore della vita civile: sono, cioè, antidemocratiche e perfino anticostituzionali (e non ci voleva l’Avvocato Bongiorno, per affermarlo...).

Dice Petrucci:
"Non si può immaginare di commentare le sentenze ad ogni grado di giudizio".
  • Questa idea non ha senso; può essere valida solo se riferita al ("suo") Giudice (si fa per dire!) Sandulli, il quale, appena finita la riunione del consesso giudicante di secondo grado, va in onda radiofonica e commenta, in modo scellerato, la sentenza (si fa per dire) appena decisa, ma non ancora pubblicata! Come fate, Petrucci ed Abete, a consentire uno scempio del genere? E continuate a chiamare Giudici e Giustizia tutte queste sconcezze?
  • Altrimenti, questa idea (divieto ai cittadini di commentare le sentenze ad ogni grado) non ha alcun senso (guai, se ne avesse). Perché lei, Petrucci, dice, sostanzialmente: cari cittadini italiani, non pensate e neppure immaginate, di poter mai commentare le sentenze ad ogni grado di giudizio. Incredibile: neppure il più incallito dittatore penserebbe mai ad un divieto del genere, per i suoi sudditi!!

Dice Petrucci:
"Occorre rispettare i giudici, gli arbitri e quanti sono preposti al rispetto delle regole. Altrimenti sarebbe solo caos e questo il CONI non può consentirlo. Per questo: giù le mani dalla giustizia sportiva!”.
  • No, caro Petrucci, lei continua a chiamare giustizia (sportiva), qualcosa che della  Giustizia non contiene neppure i presupposti. E noi questa NON-Giustizia, la rifiutiamo. E se non verrà modificata, noi ci ribelliamo. Come ci si ribella alla dittatura. Qualsiasi. Come la vostra.
  • In democrazia NON esiste il vostro dovuto a prescindere. Al contrario: tutto deve passare attraverso il consenso dei cittadini!


Dice Abete:
"La fiducia nei confronti degli organi di giustizia sportiva è massima, queste realtà vanno rispettate."
  • La sua fiducia. Non la nostra. Perché questa NON-Giustizia è li a salvaguardia della sua  poltrona (e di quella di quei giudici lì), non dei nostri diritti. In democrazia, non esiste fiducia o qualsiasi aspetto della vita “dovuto  a prescindere”.

Dice Abete:
"Un giudice può come tutti giudicare bene o male, tutti possono criticare, ma va riconosciuta la funzione della giustizia che non è appiattita sugli interessi".
  • Tutti possono criticare? Cosa fa, smentisce il suo Capo, Petrucci, che ha appena detto il contrario (“non si può immaginare di commentare - figuriamoci criticare! ndr - le sentenze ad ogni grado”)? Attento alla poltrona!

Dice Abete:
"Chi attacca, non sa che la separazione dei poteri è garanzia di democrazia anche nello sport".
  • Dice, sostanzialmente, Abete: cari italiani se non sapete che la democrazia si regge sul principio della separazione dei poteri anche nello sport (grazie per la disistima!) non attaccateci. Siamo alle solite: si fa finta di non vedere il vero problema (terribile se non fosse una “finta”...), che non è conoscere o non conoscere,  ma: esiste o non esiste nel CONI e nella FIGC la separazione dei poteri rispetto alla NON-Giustizia (domestica)? La risposta, cari Abete e Petrucci, è ormai alla portata di tutte le tasche: NO... Non esiste nel CONI e nella FIGC una Giustizia indipendente dai vertici politici, semplicemente perché i componenti dei vari consessi giudicanti vengono scelti, nominati e pagati dagli stessi  vertici politici (Petrucci, Presidente del CONI e Abete, Presidente della FIGC). Anche per questo non si può parlare di giustizia “domestica”, ma si parla, correttamente, di giustizia “addomesticata”.


Dice Abete:

"Ognuno si assume le proprie responsabilità: il calcio non e proprietà privata, il miglioramento delle persone nel calcio deve essere fatto a 360 gradi e non bisogna bypassare le competenze federali. Noi vogliamo essere una federazione rispettosa delle regole, non accettiamo chi alimenta tensioni e fazioni. Le parole pronunciate ieri dal presidente Petrucci sono altamente condivisibili. Tutto si può migliorare, ma bisogna conoscere i fondamentali delle regole. Se non si conosce quello di cui si parla, si corre il rischio di dire cose che non stanno nè in cielo, nè in terra".

Conclusione
Nell’esercizio delle loro funzioni pubbliche ("E io pago!"...), questi personaggi esercitano il loro potere ricorrendo ad un abominevole conservatorismo delle idee e, non ultimo, delle loro poltrone, esercitandolo attraverso quella "violenza bianca” che al suo manifestarsi risparmia, sì, i corpi; ma distrugge le menti e le coscienze; che sono, poi, i caratteri discriminanti tra un uomo e una bestia.
E tale discrimine, i due personaggi dimostrano di non averlo ancora capito. E continuano, imperterriti, con la loro NON-Giustizia e nella conseguente devastazione delle menti e delle coscienze.

Basta. Il vostro dovuto a prescindere non lo passiamo più sopportare.

Petrucci ed Abete e tutte le vostre pseudo strutture giudiziarie: non ci rappresentate; ci fate  paura; non vi vogliamo più. Dimissioni, subito. E poi, una nuova, democratica, Giustizia.

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