sabato 25 agosto 2012

Petrucci, Abete e il dovuto a prescindere



Siamo convinti che l’ex allenatore del Siena, attualmente allenatore della Juventus, Antonio Conte si sia trovato nel posto sbagliato (allenatore del Siena), nel momento sbagliato (quando avvenivano le combine, o comunque se ne parlava), con le persone sbagliate (il calciatore Carobbio e Stellini).

Siamo altrettanto convinti che queste circostanze, innanzi ad un qualsiasi consesso giudiziario democraticamente organizzato e regolamentato, sarebbero emerse in modo evidente e puntuale, con le conseguenti dichiarazioni di insussistenza delle incolpazioni e, quindi, l’assoluzione dell’incolpato.

Questo NON è avvenuto innanzi alla Giustizia domesticadella FIGC, perché, sostanzialmente, trattasi di una NON-Giustizia: non organizzata e non regolamentata democraticamente.

Ebbene, questa NON-Giustizia, così come è, viene strenuamente difesa, perché assertivamente valida, perché assertivamente indipendente dai responsabili politici della relativa organizzazione e regolamentazione (Petrucci per il CONI  ed  Abete per la FIGC); e ciò, contro ogni evidenza dei fatti, ormai chiara (e dichiarata) dalla generalità degli sportivi  italiani e dalle maggiori testate giornalistiche sportive e politiche italiane.

Vediamo, dalle stesse espressioni di Petrucci ed Abete, riportate dai media, come viene  esternata questa strenua difesa della loro NON-Giustizia (domestica). Dove necessario, intervalliamo tali manifestazioni di volontà, con il nostro commento:

Dice Petrucci:
"Basta con questi attacchi ai giudici e alla giustizia sportiva. In queste settimane assisto a esibizioni muscolari che mostrano il lato peggiore di uno sport che non merita mortificazioni. Sembra che l'unico colpevole di questo Calcioscommesse sia Palazzi e non chi ha commesso illeciti. Così non si può andare avanti. Il calcio non può pensare di vivere senza regole o in spregio di quelle esistenti, approfittando di casse di risonanza mediatiche superiori a quelle degli altri sport che invece rispettano le regole e i verdetti anche nei settori professionistici".
  • Ci dica, Petrucci, il nome di una sola persona, che abbia mai detto il contrario; che abbia detto, cioè, che il calcio (come qualsiasi altra attività, ovviamente), possa “vivere senza regole o in dispregio di quelle esistenti”.
  • Il problema caro Petrucci, che lei, da buon burocrate intellettualmente collassato, non riesce a vedere, non è che ci siano o non ci siano le regole e che queste vengano o meno rispettate; il problema che si pone, e che non volete affrontare, è che queste regole, quelle che ci sono oggi, sono inidonee a regolare un qualsiasi tipo di giustizia,  in qualsiasi settore della vita civile: sono, cioè, antidemocratiche e perfino anticostituzionali (e non ci voleva l’Avvocato Bongiorno, per affermarlo...).

Dice Petrucci:
"Non si può immaginare di commentare le sentenze ad ogni grado di giudizio".
  • Questa idea non ha senso; può essere valida solo se riferita al ("suo") Giudice (si fa per dire!) Sandulli, il quale, appena finita la riunione del consesso giudicante di secondo grado, va in onda radiofonica e commenta, in modo scellerato, la sentenza (si fa per dire) appena decisa, ma non ancora pubblicata! Come fate, Petrucci ed Abete, a consentire uno scempio del genere? E continuate a chiamare Giudici e Giustizia tutte queste sconcezze?
  • Altrimenti, questa idea (divieto ai cittadini di commentare le sentenze ad ogni grado) non ha alcun senso (guai, se ne avesse). Perché lei, Petrucci, dice, sostanzialmente: cari cittadini italiani, non pensate e neppure immaginate, di poter mai commentare le sentenze ad ogni grado di giudizio. Incredibile: neppure il più incallito dittatore penserebbe mai ad un divieto del genere, per i suoi sudditi!!

Dice Petrucci:
"Occorre rispettare i giudici, gli arbitri e quanti sono preposti al rispetto delle regole. Altrimenti sarebbe solo caos e questo il CONI non può consentirlo. Per questo: giù le mani dalla giustizia sportiva!”.
  • No, caro Petrucci, lei continua a chiamare giustizia (sportiva), qualcosa che della  Giustizia non contiene neppure i presupposti. E noi questa NON-Giustizia, la rifiutiamo. E se non verrà modificata, noi ci ribelliamo. Come ci si ribella alla dittatura. Qualsiasi. Come la vostra.
  • In democrazia NON esiste il vostro dovuto a prescindere. Al contrario: tutto deve passare attraverso il consenso dei cittadini!


Dice Abete:
"La fiducia nei confronti degli organi di giustizia sportiva è massima, queste realtà vanno rispettate."
  • La sua fiducia. Non la nostra. Perché questa NON-Giustizia è li a salvaguardia della sua  poltrona (e di quella di quei giudici lì), non dei nostri diritti. In democrazia, non esiste fiducia o qualsiasi aspetto della vita “dovuto  a prescindere”.

Dice Abete:
"Un giudice può come tutti giudicare bene o male, tutti possono criticare, ma va riconosciuta la funzione della giustizia che non è appiattita sugli interessi".
  • Tutti possono criticare? Cosa fa, smentisce il suo Capo, Petrucci, che ha appena detto il contrario (“non si può immaginare di commentare - figuriamoci criticare! ndr - le sentenze ad ogni grado”)? Attento alla poltrona!

Dice Abete:
"Chi attacca, non sa che la separazione dei poteri è garanzia di democrazia anche nello sport".
  • Dice, sostanzialmente, Abete: cari italiani se non sapete che la democrazia si regge sul principio della separazione dei poteri anche nello sport (grazie per la disistima!) non attaccateci. Siamo alle solite: si fa finta di non vedere il vero problema (terribile se non fosse una “finta”...), che non è conoscere o non conoscere,  ma: esiste o non esiste nel CONI e nella FIGC la separazione dei poteri rispetto alla NON-Giustizia (domestica)? La risposta, cari Abete e Petrucci, è ormai alla portata di tutte le tasche: NO... Non esiste nel CONI e nella FIGC una Giustizia indipendente dai vertici politici, semplicemente perché i componenti dei vari consessi giudicanti vengono scelti, nominati e pagati dagli stessi  vertici politici (Petrucci, Presidente del CONI e Abete, Presidente della FIGC). Anche per questo non si può parlare di giustizia “domestica”, ma si parla, correttamente, di giustizia “addomesticata”.


Dice Abete:

"Ognuno si assume le proprie responsabilità: il calcio non e proprietà privata, il miglioramento delle persone nel calcio deve essere fatto a 360 gradi e non bisogna bypassare le competenze federali. Noi vogliamo essere una federazione rispettosa delle regole, non accettiamo chi alimenta tensioni e fazioni. Le parole pronunciate ieri dal presidente Petrucci sono altamente condivisibili. Tutto si può migliorare, ma bisogna conoscere i fondamentali delle regole. Se non si conosce quello di cui si parla, si corre il rischio di dire cose che non stanno nè in cielo, nè in terra".

Conclusione
Nell’esercizio delle loro funzioni pubbliche ("E io pago!"...), questi personaggi esercitano il loro potere ricorrendo ad un abominevole conservatorismo delle idee e, non ultimo, delle loro poltrone, esercitandolo attraverso quella "violenza bianca” che al suo manifestarsi risparmia, sì, i corpi; ma distrugge le menti e le coscienze; che sono, poi, i caratteri discriminanti tra un uomo e una bestia.
E tale discrimine, i due personaggi dimostrano di non averlo ancora capito. E continuano, imperterriti, con la loro NON-Giustizia e nella conseguente devastazione delle menti e delle coscienze.

Basta. Il vostro dovuto a prescindere non lo passiamo più sopportare.

Petrucci ed Abete e tutte le vostre pseudo strutture giudiziarie: non ci rappresentate; ci fate  paura; non vi vogliamo più. Dimissioni, subito. E poi, una nuova, democratica, Giustizia.

mercoledì 22 agosto 2012

Dalla "Caccia all'uomo" alla "Caccia alle streghe" a "Caccia alla poltrona"



Crediamo di aver correttamente riportato quanto accaduto nel corso della Supercoppa Italiana giocata a Pechino l’11 agosto corrente, parlando di “caccia all’uomo”  messa in atto dai giocatori del Napoli. 

La ripresa televisiva (non il commento dei cronisti RAI...) è lì a dimostrarlo, nonostante le lamentazioni alquanto ipocrite e chiaramente fuori luogo del quotidiano sportivo “sudista”,  che ha dato voce mediatica all’improponibile “silenzio stampa” attuato dallo stesso club Napoli su dichiarata indicazione del Presidente De Laurentiis.

Ora, sebbene ancora fuori stagione venatoria, ci tocca soffermarci su un altro tipo di “caccia”, che si è messa, meglio, rimessa (dopo Calciopoli), in bella mostra a seguito delle note vicende (Scommessopoli) che stanno accalorando questa estate del 2012: stiamo parlando della “caccia alle streghe”, ormai quasi conclusa, messa nuovamente in atto dalla giustizia sportiva facente capo al notorio Abete (FIGC) nonché all’altrettanto notorio Petrucci (CONI).

Breve premessa: alcune iniziali minuscole, invece che maiuscole, d’ora in appresso, non sono  errori di stampa, ma sono volute: per indegnità.

Abbiamo atteso di conoscere la decisione (giammai “sentenza”, è ben altra cosa...)  di secondo grado, anticipata da pochi minuti dalle edizioni informatiche dei maggiori quotidiani sportivi, perché, come si dice, la speranza è l’ultima a morire; speranza che i deferimenti del procuratore Palazzi, e le decisioni della giustizia sportiva di primo grado (commissione disciplinare) venissero dichiarate per quelle che, in realtà, rappresentano: una "caccia alle streghe".

Tutto confermato (con qualche differenziazione di valore formale e burocratico, solo una perdita di tempo, se non una presa in giro...). A conferma, che non di giustizia domestica si tratta, ma di giustizia addomesticata nel senso che, dato un procedimento, dato un “indirizzo politico”, le decisioni sono bell’è pronte; non servono prove, non servono riscontri, non serve controinterrogare, non serve il secondo grado (conferma il primo), non serve il terzo (così impropriamente denominato), perché confermerà il secondo che ha già confermato il primo.


Questa “non Giustizia”, se non andiamo errati, è stata introdotta agli inizi degli anni ottanta; quando il  “Calcio” era (ancora) uno Sport; ed è rimasta tale ancora oggi che il “Sistema Calcionon è più uno Sport, ma solo un eccellente Business! Cosa sono quei 12 milioni netti all'anno ad un certo Ibrahimovic? Cosa fanno i Presidenti di Palermo e Genoa, se non  business nella compravendita di giocatori? Servono altri esempi? Accontentati: cosa ci fanno,  in Borsa, alcuni club calcistici della nostra serie A? Giocano a tressette?
Basta.

Perché questo è accaduto (e continua)?

Perché, il vero sport nazionale italiano, non è il calcio, ma un altro tipo di caccia: la “caccia alla poltrona”. E chi riesce a conquistare la poltrona CONI  (oggi Petrucci) o la poltrona FIGC (oggi Abete), a tutto si dedica, tranne che alle indispensabili, rispetto all’evolversi del quadro socio-economico, riforme istituzionali (nel caso: le regole della giustizia domestica): per non correre il rischio di perdere la poltrona (non disturbare il can che dorme...).

Per concludere, una domanda al Club Juventus ed al suo Presidente: ma Calciopoli ha insegnato nulla? Cosa vi aspettavate dal secondo grado di questa non-Giustizia, se non una conferma sostanzialmente pedissequa, della decisione del primo grado? E cosa vi aspetterete, ora, dal ricorso al TNAS (impropriamente, terzo grado), se non la conferma del secondo grado che ha già confermato il primo?
Occorreva scomodare lo studio della Bongiorno, per lottare contro la caccia alle streghe?
Cosa possono mai decidere, personaggi (non Giudici, sono ben altra cosa...) messi lì, dai vertici sportivi, con i procedimenti sopra illustrati (no prove, non riscontri, no controinterrogatori, e via di seguito), e con “ l’indirizzo politico“ dettato chiaramente dai loro vertici attuali (Petrucci ed Abete) ai quali avete chiesto ben 444 milioni di risarcimento danni derivanti da Calciopoli, innanzi alla Giustizia (quella vera, seppure amministrativa) del Tar Lazio?

Sarà conferma, o, al massimo (per salvare la faccia...?) come avvenuto per alcuni aspetti di Calciopoli, dichiarazione di incompetenza!


domenica 12 agosto 2012

SUPERCOPPA: anticipata la stagione della caccia (all'uomo) con il placet della RAI



La Supercoppa italiana 2012 ha creato problemi fin dalla scelta della sede di svolgimento. Gli sportivi ricorderanno la diatriba tra la Juventus e De Laurentiis (non il Napoli): la Juve chiedeva di giocare in Italia (ovviamente, escluse Torino e Napoli). De Laurentiis, disse, invece, chiaramente, che intendeva optare per Pechino, perché, così, poteva “promozionare” i suoi film in Cina  (i soliti due piccioni con una fava!). Furbo.

La spuntò De Laurentiis. E la Juve fece buon viso a cattiva sorte.

Una settimana circa prima dell’evento, lo stesso De Laurentiis ci ripensò: voleva giocare con  i tifosi napoletani sulle tribune (cioè a Napoli o, comunque, in Italia). Ciò contro il parere della Juventus che, per organizzare la trasferta in Cina, aveva nel frattempo annullato la tournèe negli USA. E prepotente.

Ma questa volta la spuntò la Juventus: confermata Pechino.

Riportiamo questi antefatti per cercare di dare una seppur minima spiegazione a quanto si è visto in RAI 1, nella trasmissione della partita: i comportamenti da “furbi” e da “prepotenti”, che hanno caratterizzato i narrati  comportamenti di De Laurentiis, si sono, infatti,  riversate sui giocatori in campo: la partita l’hanno impostata “sulla furbizia” e sulla “prepotenza”: ma diciamola tutta, a chiare lettere (chi ha paura della verità?): è stata una indegna caccia all’uomo da parte dei giocatori napoletani (caccia, alquanto in anticipo rispetto alla vera attività venatoria...).

Un’ira furibonda ha accecato i giocatori napoletani, perchè, poco alla volta, si rendevano conto che il loro gioco non “faceva presa” sugli avversari (che non reagivano alle “botte” contrariamente a quanto si aspettavano - qui sta la “furbizia”, andata a vuoto...), ma la faceva (presa)  sul sestetto arbitrale, inizialmente alquanto permissivo (ah, quel rigore non fischiato su Matri, quando si era sullo 0-0!). Sestetto che, poi, intorno alla metà del secondo tempo,  davanti alla recidività incattivita dei giocatori napoletani, ha dovuto prendere atto (era, quindi, prima, nel periodo di indulgenza eccessiva, che l’arbitraggio è stato inadeguato) e provvedere, correttamente, sebbene in ritardo, a sanzionare i falli ed a mostrare i cartellini gialli, prima, rossi, poi, per la reiterata violenza dei falli e delle scorrettezze subite dai giocatori juventini, e dallo stesso gruppo arbitrale.

Questa ira furibonda è la stessa che ha ispirato (si fa per dire...) l’articolista del Corriere  dello Sport che ha ricevuto la benedizione del suo Direttore (da poco tempo passato da Tuttosport al Corriere dello Sport) con l’autorizzazione alla stampa di una prima pagina che definire,  essa si, vergognosa, è un complimento. Questo giornale (e relativo giornalista), avendo visto la partita con lo stesso spirito da furbi e da prepotenti che avevano caratterizzato il De Laurentiis  e i giocatori del Napoli, addebitando la sconfitta del Napoli esclusivamente al gruppo arbitrale,  non si sono neppure soffermati a leggere i dati statistici (fatti e non parole...) sul sito della Lega Calcio; li riportiamo qui, non solo a beneficio dei lettori, ma anche perché, magari, leggendoli, qualche dubbio circa la legittimità della sconfitta dei colori napoletani apparirà, ai citati giornali, giornalisti e cronisti RAI, con ben altra giustificazione, rispetto alle deprimenti accuse di “scandalo arbitrale”.

Possesso palla: Juventus 68%, Napoli 32%.
Tiri dentro/totali: Juventus 8/20, Napoli 6/12.
Palle giocate: Juventus 946, Napoli 488.
Passaggi riusciti: Juventus 75.5%, Napoli 51.7%.
Supremazia territoriale: Juventus 18':59", Napoli 06':16".
Attacco alla porta: Juventus 45.1, Napoli 44.6.
Protezione area: Juventus 55.4, Napoli 54.9.
Pericolosità: Juventus 70.3%, Napoli 39%.
Falli commessi: Juventus 20, Napoli 21.
Angoli: Juventus 7, Napoli 5.    

Certo, questi dati andrebbero “fermati“ con riferimento al minuto finale della partita giocata in parità numerica. Ma essi sono talmente differenziati che appare alquanto verosimile che dovrebbero diminuire le differenze, non i totali, tutti sfavorevoli al Napoli.

Questa ira furibonda è la stessa che ha ispirato (si fa per dire...) il cronista RAI che ha commentato la partita, prima, durante e dopo, come fosse un cronista di Napoli Channel, dimenticando, che la RAI è, invece, un “servizio pubblico” (a nostro carico...), che deve, quindi, rendere un “pubblico servizio”, vale a dire un servizio obiettivo e rispettoso di tutto e di tutti. Ma, in questo, come i lettori che ci seguono ricorderanno, la stessa RAI è ultrarecidiva. Ed  è ormai l’ora di smetterla con questi cronisti da strapazzo, che fanno, al calcio, più danni di uno squadrone di hooligan...

venerdì 10 agosto 2012

LA VERGOGNA: talora rosa, talora Rossi



In questo Paese, come abbiamo già avuto modo di rilevare con riferimenti ad atteggiamenti e/o comportamenti di persone e personaggi sportivi, non c’è ormai più limite per due particolari tipologie etiche:
la spudoratezza: come rappresentata in misura ormai industriale su ogni tipo di media (come, ad esempio, dall’accoppiata Magnini-Pellegrini);
la vergogna:  talora colorata di rosa (Gazzetta dello Sport); talora colorata di Rossi (Valentino).

Circa la spudoratezza dei comportamenti, della ossessione di “apparire” (per beneficiare di laute prebende, ovviamente) senza alcun pudore per la decenza comune, abbiamo già scritto in precedenti articoli con riferimento sia a Federica Pellegrini, sia alla “accoppiata” Magnini-Pellegrini.
Non ci vogliamo ripetere, anche perché le loro sconcezze sono sotto gli occhi di tutti. 

Ci soffermiamo, invece,  sulla vergogna.

1) colorata di Rosa
Gli sportivi che seguono il tormentone di questa estate, etichettato dai media come “scommessopoli”, avranno notato, come il giornalista (“g” rigorosamente minuscola, prego) Ruggiero Palombo, della Gazzetta dello Sport,  nella edizione di Mercoledì 8 Agosto, si sia “fatto bello”, in prima pagina, di un presunto “scoop”, anticipando due giorni prima della pubblicazione, quella che sarebbe stata la sentenza della Commissione disciplinare (effettivamente pubblicata  oggi, 10 Agosto, con decisioni perfettamente identiche, anche nelle motivazioni, a quelle anticipate); addirittura, nella stessa mattinata di mercoledì, intervenendo a Radio  Radio, lo stesso Palombo ha avuto (anche) la spudoratezza di avvertire gli ascoltatori che, in quel preciso momento,  la Commissione "stava scrivendo" la sentenza!

La cosa, in Italia, ormai non desta più tanto stupore.
Viviamo in un Paese dove i processi (sportivi ed ordinari) sembra che si siano  spostati dalle aule dei tribunali  alle riunioni di redazione di certe testate, o,  per lo meno, che questi due ambienti lavorino in simbiosi; un Paese dove le intercettazioni  ambientali, pur “secretate” , si leggono bellamente nelle stesse, notorie testate giornalistiche (per lo sport, la rosea Gazzetta).
Ma c’è un limite, alla vergogna, che è stato superato: la giustizia sportiva (anche qui, “g” minuscola, per indegnità) non sentenzia più in autonomia (checchè ne dica Abete, ormai pienamente svergognato);  ma  si adatta “alla prevalente  opinione”;  segue “il comune sentire” che, guarda caso, viene creato (in ragione dei propri interessi, talora non proprio limpidi)  dalle testate giornalistiche in questione (per lo sport, in primis, la rosea Gazzetta).
Il precedente, disgustoso andazzo di Calciopoli, tirato fuori dal nulla, dall’allora Direttore della rosea, Candido Cannavò, che lo "battezzò" Moggiopoli (poi, a furor di popolo, ribattezzato  Calciopoli),  è lì a fare Storia. Che nulla ha insegnato e tantomeno cambiato. Vero Abete?

2) colorata di Rossi
Ci voleva (per evitare il fallimento!)  la cessione della gloriosa Ducati ai tedeschi dell’Audi, per potersi sbarazzare di uno dei “business” sportivi più “flop” di tutti i tempi della storia dello  sport italiano: Valentino Rossi.
Due anni in Ducati, zero vittorie. Ma, tuttavia, con stipendi, come si dice,“fuori mercato”, che, alla lunga, in uno con le zero vittorie, hanno portato la Ducati esattamente fuori mercato ed al passaggio di proprietà. Una vergogna totale.
La sciaguratezza dell’affare, la facemmo rilevare in un articolo di oltre un anno fa; qualcuno, ci prese a male parole; è proprio vero: il problema, non sono i non vedenti; ma i ciechi di intelletto.
Ma non basta, lo stesso Rossi, negli ultimi tempi, accasatosi altrove (buona fortuna, Yamaha!), non ha perso occasione  per “scaricare” le colpe della sua decadenza (morale, prima che fisica) sugli incapaci (a suo dire) ingegneri della Ducati. Doppia vergogna.

Addio con molto piacere (se lo tenga il suo “bye bye baby” irridente, come suo solito: quando diventerà un uomo?). Restituisse, almeno, il mal tolto (milioni e milioni...) alla Ducati!

lunedì 6 agosto 2012

ABETE-FIGC: Giustizia "domestica"?. No "addomesticata" (e non solo)


Abbiamo più volte dissertato di Giustizia Ordinaria e di Giustizia sportiva del settore Calcistico. Soprattutto di quest’ultima (sportiva/calcistica), mettendone chiaramente in risalto l’inadeguatezza delle   regole e, forse ancor più, l’inadeguatezza della  governance politica e giudiziaria che la sovraintende (più precisamente del duo Petrucci-Coni/Abete-Figc) nonché della Procura (Palazzi)  e dei vari Giudici preposti .

Inadeguatezza, in primis,  per regole e strutture rimaste ferme a circa trenta anni or sono, non avendo, nel frattempo,  riconosciute le mutate necessità che si risolvono in una evidenza   che è da tempo sotto gli occhi di tutti: il calcio non è più uno sport, ma un business.

Gli accadimenti giudiziari di questi giorni, etichettati  dai media come “scommessopoli”, che stanno maldestramente ridondando gli avvenimenti della “calciopoli “ del 2006 (non ha insegnato nulla?), ci costringono a ritornare sul tema per rilevarne l’attuale  pervicacia, ormai non più sostenibile non solo dagli sportivi più attenti e sensibili, ma,  anche  e soprattutto, dalla stampa (sportiva e non ) più accreditata, preparata ed obbiettiva. 

Per far ciò, e per non tediare troppo i lettori, poniamo in evidenza solo alcuni “fatti” che meglio pongono in risalto le lacune , anche grossolane, di questa giustizia sportiva (iniziali minuscole, ovviamente) , con brevissimi commenti tecnico-giuridici.

1-    I pentiti: fioriscono ormai come papaveri; basta essere indiziati di qualsiasi ipotetica manchevolezza rispetto al Codice di Giustizia Sportiva,  che  si corre dal Procuratore (Palazzi); ci si dichiara pentiti; si raccontano ogni tipo di frottole su persone perfino sconosciute; si viene presi sul serio; si difende la loro veridicità anche in mancanza di un qualsiasi straccio di prova “perché non c’è il tempo di cercarla” (parole di Palazzi); si viene assolti o, al peggio, penalizzati con una pena simbolica. Mentre la vita degli “incolpati” ne viene distrutta, moralmente  e professionalmente.
Commento: qualcuno ravvisa in questo andazzo un infinitesimo sintomo di “Giustizia”?  Noi crediamo che neppure nel medioevo e nelle  Sante Inquisizioni,  si verificasse qualcosa di simile . Petrucci ed Abete, questa,  continuate a chiamarla “Giustizia”?: Vergogna!

2-    Bonucci (calciatore della Juventus e della Nazionale italiana): il Procuratore Palazzi,senza uno straccio di prova, ma solo sulla base delle contraddittorie (molteplici) dichiarazioni del “pentito” Masiello; e contrariamente a quanto documentato (vedi foto 1- in alto) dalla Procura di Bari (Giustizia ordinaria ), non  considera il Bonucci, come testimone,  ma come indagato e lo propone per una condanna di tre anni e sei mesi . Rovinandogli la vita e la carriera.
Commento  Petrucci ed Abete, questa,  continuate a chiamarla “Giustizia”? dormite sonni tranquilli sui vostri materassi pieni di milioni dei nostri Euro?: Vergogna !

3-     Carobbio- Conte :  il “pentito” Carobbio , giocatore, all’epoca, del Siena, ha sostenuto che il suo allenatore (dell’epoca), Antonio Conte, in una riunione tecnica poche ore prima della partita Siena-Novara, avrebbe tranquillizzato i presenti (squadra e tecnici:  una trentina di persone, secondo alcuni giornali), circa la “combine” raggiunta per conseguire il pareggio. Di tutti i presenti,  solo Carobbio (il pentito) lo afferma . Tutti gli altri lo negano.
Commento   Ma non vale. La parola del “pentito” è “sacra” per definizione. Infatti, non c’è tempo per verificare e cercare prove  o riscontri. Ed approfondire la cosa “è troppo complesso” (parole di Palazzi, dopo  il mancato patteggiamento). Di tutti i presenti, solo Conte, il suo sostitutoe i relativi collaboratori di campo (questi ultimi, solo  perché presenti alla riunione tecnica) sono stati indagati per omessa denuncia . Ovviamente, senza un accenno al perché proprio quel gruppo di presenti,  sono stati prescelti ed indagati. E tutti gli altri? Nulla. Spariti. Aspettiamo che qualcuno li faccia riapparire con qualche bacchetta magica.
Petrucci  ed Abete: vi soddisfa questa faccenda che vi ostinate a chiamare “Giustizia” ? non vi sorge neppure il dubbio (che ormai assilla milioni di sportivi italiani) che “qualcosa non va”? e, magari,  che  “qualcosa occorre cambiare”?  e per cercare (probabilmente senza riuscirci,  perché ormai siete ridotti come le tre scimmiette:non vedo, non sento e  non parlo)  ve ne metto un’altra (ultima,  solo per non tediare i lettori...) sotto il vostro perfido cervello:

4-    FIGC Razzista    Sul  “Corriere  della Sera” di oggi, è stato pubblicato un accadimento da film  degli orrori , pubblicato sul sito “Facebook” della FIGC (e, poi, sollecitamente eliminato, ma, come si dice, “scipta manent”... ). Ad un tifoso Juventino di origini evidentemente  arabe, che si lamentava (in inglese) nei confronti della stessa FIGC, di evidenti discriminazioni verso il Tecnico e i giocatori della Juventus,  la risposta (in inglese) è stata questa (tradotta in italiano): ““dovresti pensare alle leggi tribali del tuo Paese  prima di parlare degli altri””.                                   

Commento     - Senza commento. Non merita.

Petrucci ed Abete e la vostra giustizia ormai chiaramente “addomesticata” (anziché “domestica”) al vostro potere: vergogna.  E’ tempo di dimissioni, anche se fate finta di non conoscerne il significato.

sabato 4 agosto 2012

MARIO SCONCERTI scrive di "Scommessopoli" !


 I  nostri lettori più assidui ricorderanno  che già altre volte abbiamo avuto occasione di dissentire dai  “quotidiani sconcerti” che ci propina il caro Mario; ricorderanno anche  i  nostri ricorrenti inviti a godersi la pensione....( si veda, da ultimo,  il “post” del 22 aprile scorso).

E’ di ieri un articolo  pubblicato,  come  al solito, sul Corriere della Sera, sul tema che sta inondando ed avvelenando l’estate 2012 del calcio italiano (scommessopoli);  forse peggio di quanto accadde nello stesso periodo del 2006(calciopoli).

Riteniamo proficuo ed efficace riportare per intero l’articolo in questione,  ed interromperlo, quando occorre, con le nostre considerazioni, riportandole in corsivo.

 “”Giustizia sportiva inadeguata, ma non può valere solo se ti accontenta-Non si può trattare con un'istituzione e poi attaccarla se la trattativa fallisce

Andrea Agnelli ha molte ragioni, la giustizia sportiva è spesso sbagliata e discretamente assurda. Ma dirlo a metà di un processo è assurdo almeno altrettanto.
    Commento    Appare incredibile come si possano scrivere (e, ancor prima, pensare) certe      imprecisioni (ma si potrebbe usare un termine più penalizzante; non lo facciamo per rispetto all’età dell’autore...). Infatti,  non esisteva alcun processo. E non si era, quindi, “alla metà” di alcun  processo. Come tutti sanno (tranne Sconcerti?) , si era nella fase dei “patteggiamenti” . Nella fase, cioè , come le chiama (impropriamente) lo stesso Sconcerti,  delle “trattative”, il cui scopo era ( è ) proprio quello di evitare il processo

L'attacco di Agnelli, i toni usati nel comunicato e dallo stesso Conte in aula, entrano di diritto nella medesima arroganza che vorrebbero combattere. È vero, la giustizia sportiva è inadeguata, quasi sempre sommaria, ma lo è da sempre, non è stata inventata adesso per la Juve. Ed è la stessa giustizia con cui fino a ieri la Juve ha cercato di trovare un compromesso, la stessa blandita nei giorni scorsi e nelle lunghe ore in cui si è cercato l'accordo. Fosse stato accolto il patteggiamento, avrebbe la Juve parlato ancora di dittatura?
Commento   Domanda puerile,  indegna di un giornalista  ritenuto (da altri) serio e preparato. Infatti, il problema sta  proprio nella mancata accettazione del patteggiamento concordato con Palazzi. Caro Sconcerti,faccia la persona seria: solo un malato di mente fa un accordo e poi lo critica. E infatti NON è avvenuto questo. E’ avvenuto, INVECE, ciò che lei , non riesce a vedere/capire: tutti i patteggiamenti proposti da Palazzi, sono stati accolti dalla Commissione Disciplinare, tranne uno: quello dell’allenatore della Juventus. Detta cosi, crediamo che anche un ragazzino delle elementari avrà capito . E lei? 

Non si può portare avanti una trattativa con un'istituzione e definirla poi inadeguata e scorretta quando la trattativa fallisce. Dà l'idea che si consideri giusto solo quello che conviene.
   Commento     Non ci siamo, caro Sconcerti. Anche qui la verità viene illustrata da lei in modo inesatto (anche questo termine è caritatevole...). Infatti,  la trattativa NON è fallita. Ma, come tante altre (circa una trentina),  si è correttamente  conclusa  con un formale accordo con il Procuratore  Palazzi che, assieme a tutte le altre, secondo procedura, le ha sottoposte alla Commissione Disciplinare, per l’approvazione definitiva. Quindi,  nessuna trattativa (più esattamente, nessun “patteggiamento”) è fallito. La fase della trattative è stata completata. Poi, ripetiamo perchè Sconcerti lo capisca bene: “POI”(cioè dopo l’accordo , faticosamente raggiunto , senza alcun “blandimento” uscito solo dalla  fantasia di Sconcerti),  è accaduto un fatto straordinario (extra ordinem, direbbero i latini);ripetiamo: tutti i patteggiamenti accettati e formalizzati dal procuratore Palazzi sono stati approvati anche dalla Commissione Disciplinare, e resi , perciò, definitivi . Tranne uno. Quello relativo all’allenatore della Juventus Antonio Conte. Questa è la verità dei fatti, caro Sconcerti. E questa unicità(l’unicità della mancata approvazione del patteggiamento) è stata è l’oggetto di riferimento dell’immediato  comunicato emesso dalla stessa Juventus e che lei tanto condanna.

 Personalmente sono convinto che Conte non c'entri niente, che sia innocente, ma capita vivendo di trovarsi dentro a queste cose, soprattutto in un mondo fragile come il calcio. Non per questo si può sempre pensare (e far pensare) di essere al centro di una guerra, che il mondo ci ha scelto solo come avversari. Troppo semplice. Si rischia di far credere di voler usare la forza del proprio popolo come arma politica, come disuguaglianza iniziale. Cosa che per certo non appartiene storicamente alla Juve e nemmeno al suo impetuoso giovane presidente.
In questo stesso processo per molti altri casi di omessa denuncia sono state fatte le stesse richieste fatte per Conte.
  Commento      Finalmente una cosa esatta. Purtroppo, però,siamo alle solite:  omette(perché ?)  il fatto più importante. Infatti, NON è questo il problema. La disparità che è sotto gli occhi di tutti (tranne che  di Sconcerti) è l’accettazione dei patteggiamenti, già concordati col Procuratore Palazzi, che , ripetiamo,  è avvenuta per tutti quelli che lo hanno richiesto,  tranne che per l’ allenatore della Juventus, Conte. E’ questo il vero problema , completamente sfuggito (?), purtroppo,  alle considerazioni di Sconcerti( ma non alla dirigenza Juventina).
        Sempre nell’ottica di invogliare il caro Sconcerti ad “approfondire meglio” e a riportare “correttamente” i fatti, vorremmo proporgli un giochino: mettiamo il caso che nella redazione del suo giornale ci siano dieci redattori sportivi . Poniamo che solo nove di essi  si “danno da fare” e che  scommettano  su partite di cui già sanno l’esito, ed uno, poniamo Mario Sconcerti, rifiuti di aderire alla combine. Poniamo, poi,  che l’ordine dei giornalisti  venga a conoscenza della situazione, e che, dopo aver molto, ma molto  blandamente  condannato i nove che si sono dichiarati “pentiti” e” collaborativi” (facendo, fra l’altro, il nome di Sconcerti) ,  condanni molto, ma molto pesantemente (diciamo sette-otto volte la pena  assegnata ai “pentiti”) anche  Mario Sconcerti, per non aver denunciato il fatto.
         Domanda: caro Sconcerti, nella situazione sopra descritta, lei scriverebbe questo stesso articolo (lo rilegga bene, prima di rispondere, e sii corretto almeno con se stesso, se proprio non ci riesce nei suoi articoli) ?  Sa come si chiama questo giochino? Mettersi nei panni degli altri, per capirne veramente  la tragedia di una ingiustizia subita.

C'è uno stupido tariffario a gestire le accuse, non un Signore del Male. Tanto stupido e automatico che si era voluto evitare patteggiando. Cambiare opinione a seconda della sentenza è comprensibile, ma abbastanza sospetto. La Juve ha subìto molto dalle sentenze di Calciopoli, ha pagato un prezzo assolutamente sproporzionato. Ora che è tornata deve però imparare a riappropriarsi del suo ruolo. Una Juve costantemente sulle barricate è fuori dalla storia, non serve né al calcio né a se stessa. Né tantomeno a riscrivere una giustizia sportiva nuova. Cosa invece ormai indispensabile. 
Commento   Una Juve , con la sua storia , con le sue argomentazioni ( su  calciopoli, prima (che continua...) ed, ora, con  scommesso poli) per le ingiustizie patite , è perfettamente  in grado di dare la scossa decisiva per il cambiamento della giustizia sportiva.
         Se non lo fa la Juve, presentando il conto delle malefatte subite, chi lo fa? il prescritto Moratti? Lei? con le sue melense, ossequiose e chiaramente disimpegnate argomentazioni del tipo “volemmose bene” o del tipo “col buon senso si risolve tutto” ? Quale “buon senso”, quello del Presidente del Coni Petrucci o del Presidente della FIGC Abete ? gente ormai squalificata agli occhi della generalità degli sportivi Italiani?
         Gli sportivi italiani , Caro Sconcerti, sono stufi di queste argomentazioni vuote, inutili,a sfondo conservatore di violenze del potere costituito,  che lo usa in modo ingiusto e discriminatorio.

E’ ora di smetterla caro Sconcerti; lo Sport italiano ha bisogno di ben altre Persone e di ben altra Giustizia; ma a fatti,  non con le  parole al vento (come le sue)  o con insulsaggini  dialettiche ( come quelle dell’accoppiata Petrucci-Abete).
  Ribadiamo: se non è più capace di vedere al di là del suo naso(come abbiamo testé dimostrato), si goda la pensione.