lunedì 14 maggio 2012

Maradona: "Perseguitato da Equitalia"


Sull’edizione elettronica del “Corriere della Sera” di questi giorni,  è riportato un articolo concernente alcuni aspetti che Maradona, per voce del suo legale, ha voluto far conoscere, soprattutto agli Italiani (ed agli Argentini), circa i suoi rapporti con il Fisco italiano e, in particolare, con la Società di riscossione Equitalia.
A ciò indotto, verosimilmente, dal particolare clima esasperato e violento che si sta manifestando in Italia, sul problema del fisco.
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2012/12-maggio-2012/maradona-anche-io-passato-tentato-fare-gesti-estremi-colpa-fisco-201152731404.shtml

Ne traiamo lo spunto per cercare di porre all’attenzione dei lettori, alcune particolarità che caratterizzano i rapporti tra i cittadini residenti in Italia (quindi, anche Maradona, all’epoca dei fatti) nei confronti del Fisco e del suo braccio destro Equitalia, società addetta alla riscossione dei tributi, anche al fine di migliorare le conoscenze che potrebbero indurre una maggiore serenità di valutazione nei rispettivi punti di vista.


A - Italiani e Tasse
I rapporti tra gli italiani e le tasse non sono mai stati pacifici. Purtroppo, con l’attuale crisi che attanaglia gran parte dell’Europa (Grecia, Portogallo, Italia e Spagna, in primis), i rapporti fiscali con i contribuenti, sono “esplosi” perché:

- tasse e balzelli vari, hanno raggiunto i massimi livelli;
- come pure la disoccupazione;
- l’inverso valgasi per il sistema bancario,  che ha praticamente smesso di esercitare una delle sue principali funzioni, l’erogazione del credito, affossando l’intrapresa privata.

In questo quadro, davanti alla disperazione totale, senza realistiche vie di uscita, si affaccia il più grave errore che una persona possa compiere, per sé e per gli altri.


B -  Cosa è, e cosa fa, “Il Fisco”
In Italia, l’attività dello Stato, per quanto concerne il reperimento delle entrate necessarie ad affrontare le spese di governo del Paese, è stata affidata:
all’”Agenzia delle Entrate”, con il compito di sovrintendere alla fase di accertamento del quantum dovuto dai cittadini e, quindi, di ordinarne la riscossione;
- alla Società privata ”Equitalia”, con il compito (contratto di concessione) di provvedere alla materiale riscossione dei tributi, in esecuzione di “specifici ordini” (accertamenti singoli e ruoli/elenchi cumulativi, aventi carattere esecutivo), ricevuti dalla competente Agenzia.


C - Le disfunzioni dell’Agenzia delle Entrate
Trattiamo, qui, degli errori e delle inefficienze che  nascono nella fase di accertamento svolta dalle Agenzia delle Entrate, e che, poi, attraverso la Società di riscossione Equitalia, si tramutano in “cartelle esattoriali” (talora denominate “pazze”), notificate ai contribuenti.
Questi errori e disfunzioni sono indotti, nella generalità dei casi, da due regole malefiche:


1- gli operatori delle agenzie rispondono personalmente dei tributi erroneamente non accertati e, per questo, sono sottoposti periodicamente a verifiche ispettive.   Conseguenza: gli operatori “accertano” somme dovute dai cittadini, in modo cervellotico, per sfuggire, appunto, al rischio di penalità per omesso accertamento;


2- gli operatori e gli ispettori delle agenzie partecipano, in vario modo, ai maggiori introiti derivanti dagli accertamenti (cioè: più accertano, più  guadagnano). Conseguenza:  altri accertamenti cervellotici, per guadagnare di più.
In questo contesto, il contribuente è semplicemente una vacca da mungere fino, appunto, alle estreme conseguenze. Senza pudore. Meno che mai, senza pietà.


D - Le disfunzioni di Equitalia
C’è dell’ ironia atroce nel nome di questa società di riscossione: il richiamo all’”Equità”. In effetti, l’attività svolta da questa società tutto può sembrare, tranne che “equa”. Perché: la prima cartella ti arriva senza segni premonitori: una mazzata al buio; se non paghi (spesso, perché la ritieni errata o perché non puoi pagarla) non c’è scampo: pignoramenti, sequestri, somme dovute che raddoppiano e triplicano a livelli di usura.

Chiariamo bene: la vera tragedia sta nel fatto che l’attività è svolta legalmente: cioè tutto è previsto dalle norme e/o dal contratto di concessione dell’attività svolta. Questo è il vero problema: Equitalia fa certa attività, anche dolorosa (per i contribuenti), perché: 


  1. la deve fare, per legge o per contratto, anche se l’”ordine” di riscuotere, ricevuto dall’Agenzia delle Entrate, appare palesemente errato o illegale;
  2. se non la fa, subisce penalità finanziarie devastanti (per la stessa Equitalia), indipendentemente dalle ragioni dei contribuenti, giuste o ingiuste che siano (Equitalia, non li ascolta neanche...). Quindi, la loro filosofia è, come dicevano i latini: mors tua vita mea.
E - Maradona e il Fisco italiano
Dice Maradona: “Chi più di me sa cosa si prova a essere un perseguitato dalle istituzioni... Ora l'opinione pubblica sa tutto, è più vicina alle vittime del fisco e delle banche. Io per 25 anni sono stato solo, abbandonato, perseguitato e considerato colpevole senza neanche essere giudicato dai giudici delle tasse. Mi hanno trattato come un criminale, violentando la mia dignità umana e la mia immagine sportiva”.

Dobbiamo credergli, perché, tra l’altro, afferma di non essere stato neppure processato dai giudici tributari e, presumiamo, neppure da quelli ordinari (per il reato di evasione fiscale). Si apprende, al riguardo, che il debito fiscale originario di Maradona era di 7 milioni di €, aumentato, ora, fino a diventare di 40 milioni! Peggio dell’usura più sfrenata, come abbiamo già avuto modo di porre in rilievo!  

Si apprende, inoltre, che il legale del Pibe de Oro, chiaramente ispirato dallo stesso, si è reso disponibile a versare, a chiusura del contenzioso (solo) 3,5 milioni condizionando, tuttavia, il versamento di tale somma: “all’apertura, da parte di “Equitalia”, di un centro di ascolto per i contribuenti”.
http://www.corriere.it/cronache/12_maggio_14/maradona-tasse_da43c44a-9db6-11e1-99ad-758cf3da80f7.shtml

Idea apprezzabilissima, ma chiaramente fuorviante, perché non è “Equitalia” che deve ascoltare i contribuenti e decidere come poter far fronte alle loro rimostranze; bensì, come ci siamo sforzati di evidenziare,  l’Agenzia delle Entrate che detiene le leve del “diritto” e,  quindi, della  riscossione dei tributi, attraverso gli “ordini” che impartisce ad Equitalia (che li “esegue”  senza alcuna possibilità discrezionale). È l’Agenzia delle Entrate che, assicuriamo, è tenuta, per legge, ad ascoltare e recepire, valutandole, tutte le rimostranze dei contribuenti prima di metterli nelle grinfie di “Equitalia” (ed anche dopo, a “cartella” di Equitalia, già ricevuta).


CONCLUSIONE: Come si combattono le angherie del Fisco?
A) conservare la calma e cercare di capire bene il problema; il più grosso errore che si possa fare  nei confronti delle violenze della burocrazia è perdere la calma: bisogna, invece, farla perdere a loro, ai burocrati, la calma!
B) chi può permettersi il fiscalista: affidargli immediatamente il caso e seguirne costantemente l’evolversi;
C) chi NON può permettersi il fiscalista ed  ha ricevuto un “Avviso di accertamento” o una “Cartella Esattoriale-Equitalia”:
- recarsi, appena possibile, dal Garante del Contribuente per farsi consigliare sui passi da seguire;
- recarsi, poi, all’”Agenzia delle Entrate” (non ad Equitalia, che non vi ascolterà, non vi riceverà neppure, salvo che per errori materiali, invero molto rari, contenuti in cartella) e chiedere le necessarie spiegazioni;
- chiedere, seduta stante, con l’ausilio dello stesso funzionario dell’Agenzia, secondo i casi: lo sgravio (cioè l’annullamento della “Cartella”) totale o parziale, per errori commessi dall’Agenzia, in fase di accertamento del dovuto; oppure l’annullamento dell’”Avviso di accertamento”, totale o parziale e sempre per errori di accertamento dell’importo dovuto.

Se, alla fine di quanto sopra evidenziato, ancora non si è ottenuta soddisfazione, occorre procedere ai ricorsi alle  Commissioni tributarie, con l’assistenza (obbligatoria) di  un avvocato o tributarista.


Auguri a tutti ed a Maradona, perché possa tornare in Italia, in “pace fiscale”. Ma lasci stare le scuse (a lui ed all’Argentina): con la burocrazia (qualsiasi burocrazia, di qualsiasi parte del mondo) non si ragiona col cuore (loro, i burocrati , non ce l’hanno...); ma con i fatti e con le leggi.



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