mercoledì 30 maggio 2012

Quale Nazionale agli Europei? - Parte seconda



Nel precedente articolo sull’argomento, caldeggiammo che il CT della Nazionale Prandelli optasse, per la spedizione europea del prossimo giugno, per il sistema (3-5-2) e la filosofia di gioco (si gioca solo per vincere e, quindi, con possesso palla, pressing alto che inizia con i due attaccanti, difesa alta in appoggio ai centrocampisti: sempre e contro qualsiasi squadra) adottati dalla Juventus di Conte, che si è fatta apprezzare per una intera stagione, mettendo in mostra il più bel calcio del campionato e  conseguendo il record di imbattibilità per tornei a 20 squadre.

Perciò, proponemmo ai lettori una rosa iniziale di 32 selezionabili, con riferimento al citato modulo/filosofia di gioco. Sostanzialmente, illustrammo prima come giocare, e, poi, in funzione di questo “come”, proponemmo una selezione di giocatori idonei a tale gioco.

Nulla di tutto ciò è accaduto. 
Prandelli ha convocato dapprima 32 giocatori, poi ridotti a 25 ed, infine, a 23. E ciò, senza alcun riferimento a “moduli” e tantomeno a “filosofie” di gioco.
L’unica traccia del suo criterio di selezione, che ci ha illustrato, è che le scelte sono state fatte “secondo i meriti messi in mostra nella stagione appena conclusa”: non si spiegherebbe altrimenti, la convocazione di Di Natale (meritevole per i gol segnati, ma non per altro); mentre contraddicono, platealmente, tale criterio di merito, la selezione di Cassano e di Balotelli (pochissimo impiegati, per vari motivi, nelle squadre di appartenenza).

Troppo poco, troppo semplice; anzi, peggio, troppo semplicistico. E perfino contraddittorio, come già brevemente illustrato.

Scendiamo nel dettaglio.

Modulo di Gioco: non ne ha fatto cenno, e, quindi, sulla base delle esperienze fino ad ora disponibili, dovremmo dedurre che si giocherà con il 4-4-2.

Difesa
Se così sarà, appare inspiegabile la convocazione completa del trio dei difensori della Juventus, (Barzagli, Bonucci e Chiellini), ormai disabituati a difendere a 4.
Non vediamo, infatti, come Bonucci ed, in parte, anche Barzagli, possano assicurare una sufficiente prestazione con il modulo di difesa a 4. Chi dei tre si sposterà sulla linea esterna? Sarà comunque una evidente forzatura; certo, potrebbe spostarsi Chiellini sulla sinistra  (in tale posizione ha spesso giocato validamente), ma in tal caso, chi lo sostituirà, altrettanto validamente, da centrale? Forse Ogbonna, che, però, è totalmente privo di esperienza ad alti livelli. Oppure, si potrebbe inserire Abate sulla fascia destra, con Bonucci e Barzagli centrali e Chiellini sulla fascia sinistra. Sono, comunque, situazioni non funzionali e non produttive di gioco limpido visto con la difesa organizzata (a tre) col gioco/filosofia della Juventus.

Centrocampo
Pirlo, innanzitutto. Nel sistema di gioco Juve (a 5 centrocampisti) Pirlo era il fulcro del gioco: recuperata la palla (e ciò avveniva con incredibile immediatezza), essa veniva  immancabilmente  consegnata a Pirlo,  per la costruzione della fase offensiva. In un centrocampo a 4, non si capisce se tale situazione di “centralità” di Pirlo verrà conservata; e, nell’affermativa, in che modo; prevediamo calpestii di competenze tra i quattro centrocampisti in fase di avvio delle azioni di attacco.

Attacco
Dalle molteplici dichiarazioni fideistiche, fino ad ora rilasciate dal CT, la coppia di attacco dovrebbe essere costituita da Cassano-Balotelli. Esattamente i due “immeritevoli” di far parte di questa Nazionale: l’uno, Cassano, per i problemi fisici noti e non ancora assorbiti. L’altro, Balotelli, per i problemi comportamentali, altrettanto, e forse più, noti.
Guardatela, questa coppia, nella recentissima foto scattata durante un allenamento a Coverciano che vi proponiamo: Cassano, alquanto cicciottello e con le braccia in posizione non propriamente corretta E Balotelli: tutto un romanzo kitch... Orecchini (diamanti – con la d minuscola! - ?) immancabili, braccio destro sotto quello sinistro (anziché sopra) e mano sinistra abbandonata alla naturale gravità, senza forza e senza vitalità (saremmo curiosi di sapere chi dirigeva questo pseudo-allenamento!). Orribile.
Resta il gruppo di “piccoletti” (Di Natale, Giovinco, Borini), che, per quanta classe posseggano, li vediamo pietosamente sopraffatti nel fisico (e, poi, nel morale) dai difensori avversari.

Conclusione  
La vediamo brutta. Ma, da tifosi italiani di tutti gli sport ed in particolare del calcio e relativa Nazionale, speriamo con tutta sincerità di sbagliarci; nel qual caso, siete autorizzati a prenderci a pernacchie. Saranno benvenute.

martedì 22 maggio 2012

Da l'esprit des lois a l'esprit du roi



Ovvero: dal pensiero di uno dei massimi filosofi del diritto e della politica (Montesquieu - 1748) al non-pensiero di una delle massime espressioni del potere politico di oggi, in ambito sportivo (Michel Platini, Presidente UEFA).

Ovvero, ancora, dalle prime geniali intuizioni  di diritto e politica della governance dei paesi democratici (occidentali), che hanno giustificato, nel tempo, la grandeur della Francia (appunto, “L’esprit des lois”), alle recenti, vergognose deviazioni dei poteri che non-amministrano le varie politiche e le varie giurisdizioni, ma ne esprimono solo la “violenza bianca”. Con le conseguenze che, oggi, sono sotto gli occhi di tutti:

- le quotidiane violenze delle varie in-giustizie (sentenze civili, penali, amministrative, fiscali e, non ultime, sportive) che inondano la nostra civile convivenza, adottate in violazione (ma le chiamano, invece, “rispetto delle leggi”) dei più elementari principi desumibili anche dalla nostra Carta Costituzionale;

- i quotidiani suicidi, quali conseguenze dirette delle citate “violenze legali”, che inducono alla disperazione più sofferta e talora all’autodistruzione, proprio per l’impossibilità di difendersi dalla “violenza bianca”. E si archivia il caso con questa orribile sequenza logica: non c’è violenza fisica. Non c’è sangue. Non c’è responsabile. Chiuso.

Ed una delle massime espressioni di queste “violenze”, in materia di calcio, è appunto, Michel  Platini, presidente dell’UEFA.

L’esprit di PLATINI (“le roi”)
In alcune recenti dichiarazioni, Platini, già calciatore imme-nso, ma ormai imme-desimato nel “sistema” politico-burocratico del calcio europeo, ha dato illustri esempi di questa “violenza”, edulcorandola, apparentemente, con il famoso esprit” francese per la battuta tagliente e dissacrante. Ne illustriamo solo  alcune, più recenti ed attuali, di queste inaudite “violenze”: 

- sull’esposto inviatogli dalla Juventus, che rappresentava all’UEFA le “violenze” del CONI e della FIGC per varie omissioni e violazioni di giustizia sportiva, disse: “La Juventus si poteva risparmiare il francobollo - non commentiamo!

- in relazione all'eventualità di un boicottaggio da parte di molti politici europei, per protestare contro il trattamento che l’Ucraina sta riservando all'ex premier Iulia Timoshenko, ha risposto:  "Avremo più posti in tribuna, se alcuni politici non vengono” - non commentiamo!

- sul “ritorno” della Juventus dopo il disastro di Calciopoli, ha detto: “La Juventus è andata in B, ora il conto è finito, ha pagato e bisogna girare pagina”.
Commento: esempio sublime di adesione alla violenza del potere. Dice, sostanzialmente, Platini: “ingiustizia è fatta", “il conto è stato pagato”, perciò, chiuso, non se ne parla più. Troppo facile. Troppo comodo. Chi ha sbagliato, in realtà, NON ha (ancora) pagato: questa è la “violenza bianca”: far finta che tutto sia stato regolare e “chiudere” il caso.

- in relazione a cosa pensasse di Prandelli (CT della Nazionale italiana) ha risposto: "Non mi stupisce che sia diventato un buon allenatore: era già abituato alla panchina quando era alla Juve" - non commentiamo!

- sul problema della terza stella che la stessa Juventus pretenderebbe di esibire dice: Seguiremo ciò che dice la Federazione italiana".
Commento: altro limpido esempio di violenza del potere, mediante omologazione di una violenza perpetrata da altro potere, invertendo le gerarchie: sono, infatti, le Federazioni Nazionali (nel caso: FIGC) che devono seguire le direttive della Unione Europea (UEFA), e non viceversa!

Non per nulla "La Gazzetta dello Sport” gli ha assegnato, molto recentemente, il premio “Giacinto Facchetti” (vedi foto).

Conclusione
Quelli illustrati sono solo un infinitesimo dei casi di violenza bianca (riferibili, peraltro, al solo settore dello sport, anzi al solo sport del calcio) attuati coscientemente dai “poteri forti”, fra loro collusi, che costituiscono la causa principale del malessere e della rovina delle moderne democrazie occidentali. A Platini: de la grandeur à la mineure.

lunedì 14 maggio 2012

Maradona: "Perseguitato da Equitalia"


Sull’edizione elettronica del “Corriere della Sera” di questi giorni,  è riportato un articolo concernente alcuni aspetti che Maradona, per voce del suo legale, ha voluto far conoscere, soprattutto agli Italiani (ed agli Argentini), circa i suoi rapporti con il Fisco italiano e, in particolare, con la Società di riscossione Equitalia.
A ciò indotto, verosimilmente, dal particolare clima esasperato e violento che si sta manifestando in Italia, sul problema del fisco.
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2012/12-maggio-2012/maradona-anche-io-passato-tentato-fare-gesti-estremi-colpa-fisco-201152731404.shtml

Ne traiamo lo spunto per cercare di porre all’attenzione dei lettori, alcune particolarità che caratterizzano i rapporti tra i cittadini residenti in Italia (quindi, anche Maradona, all’epoca dei fatti) nei confronti del Fisco e del suo braccio destro Equitalia, società addetta alla riscossione dei tributi, anche al fine di migliorare le conoscenze che potrebbero indurre una maggiore serenità di valutazione nei rispettivi punti di vista.


A - Italiani e Tasse
I rapporti tra gli italiani e le tasse non sono mai stati pacifici. Purtroppo, con l’attuale crisi che attanaglia gran parte dell’Europa (Grecia, Portogallo, Italia e Spagna, in primis), i rapporti fiscali con i contribuenti, sono “esplosi” perché:

- tasse e balzelli vari, hanno raggiunto i massimi livelli;
- come pure la disoccupazione;
- l’inverso valgasi per il sistema bancario,  che ha praticamente smesso di esercitare una delle sue principali funzioni, l’erogazione del credito, affossando l’intrapresa privata.

In questo quadro, davanti alla disperazione totale, senza realistiche vie di uscita, si affaccia il più grave errore che una persona possa compiere, per sé e per gli altri.


B -  Cosa è, e cosa fa, “Il Fisco”
In Italia, l’attività dello Stato, per quanto concerne il reperimento delle entrate necessarie ad affrontare le spese di governo del Paese, è stata affidata:
all’”Agenzia delle Entrate”, con il compito di sovrintendere alla fase di accertamento del quantum dovuto dai cittadini e, quindi, di ordinarne la riscossione;
- alla Società privata ”Equitalia”, con il compito (contratto di concessione) di provvedere alla materiale riscossione dei tributi, in esecuzione di “specifici ordini” (accertamenti singoli e ruoli/elenchi cumulativi, aventi carattere esecutivo), ricevuti dalla competente Agenzia.


C - Le disfunzioni dell’Agenzia delle Entrate
Trattiamo, qui, degli errori e delle inefficienze che  nascono nella fase di accertamento svolta dalle Agenzia delle Entrate, e che, poi, attraverso la Società di riscossione Equitalia, si tramutano in “cartelle esattoriali” (talora denominate “pazze”), notificate ai contribuenti.
Questi errori e disfunzioni sono indotti, nella generalità dei casi, da due regole malefiche:


1- gli operatori delle agenzie rispondono personalmente dei tributi erroneamente non accertati e, per questo, sono sottoposti periodicamente a verifiche ispettive.   Conseguenza: gli operatori “accertano” somme dovute dai cittadini, in modo cervellotico, per sfuggire, appunto, al rischio di penalità per omesso accertamento;


2- gli operatori e gli ispettori delle agenzie partecipano, in vario modo, ai maggiori introiti derivanti dagli accertamenti (cioè: più accertano, più  guadagnano). Conseguenza:  altri accertamenti cervellotici, per guadagnare di più.
In questo contesto, il contribuente è semplicemente una vacca da mungere fino, appunto, alle estreme conseguenze. Senza pudore. Meno che mai, senza pietà.


D - Le disfunzioni di Equitalia
C’è dell’ ironia atroce nel nome di questa società di riscossione: il richiamo all’”Equità”. In effetti, l’attività svolta da questa società tutto può sembrare, tranne che “equa”. Perché: la prima cartella ti arriva senza segni premonitori: una mazzata al buio; se non paghi (spesso, perché la ritieni errata o perché non puoi pagarla) non c’è scampo: pignoramenti, sequestri, somme dovute che raddoppiano e triplicano a livelli di usura.

Chiariamo bene: la vera tragedia sta nel fatto che l’attività è svolta legalmente: cioè tutto è previsto dalle norme e/o dal contratto di concessione dell’attività svolta. Questo è il vero problema: Equitalia fa certa attività, anche dolorosa (per i contribuenti), perché: 


  1. la deve fare, per legge o per contratto, anche se l’”ordine” di riscuotere, ricevuto dall’Agenzia delle Entrate, appare palesemente errato o illegale;
  2. se non la fa, subisce penalità finanziarie devastanti (per la stessa Equitalia), indipendentemente dalle ragioni dei contribuenti, giuste o ingiuste che siano (Equitalia, non li ascolta neanche...). Quindi, la loro filosofia è, come dicevano i latini: mors tua vita mea.
E - Maradona e il Fisco italiano
Dice Maradona: “Chi più di me sa cosa si prova a essere un perseguitato dalle istituzioni... Ora l'opinione pubblica sa tutto, è più vicina alle vittime del fisco e delle banche. Io per 25 anni sono stato solo, abbandonato, perseguitato e considerato colpevole senza neanche essere giudicato dai giudici delle tasse. Mi hanno trattato come un criminale, violentando la mia dignità umana e la mia immagine sportiva”.

Dobbiamo credergli, perché, tra l’altro, afferma di non essere stato neppure processato dai giudici tributari e, presumiamo, neppure da quelli ordinari (per il reato di evasione fiscale). Si apprende, al riguardo, che il debito fiscale originario di Maradona era di 7 milioni di €, aumentato, ora, fino a diventare di 40 milioni! Peggio dell’usura più sfrenata, come abbiamo già avuto modo di porre in rilievo!  

Si apprende, inoltre, che il legale del Pibe de Oro, chiaramente ispirato dallo stesso, si è reso disponibile a versare, a chiusura del contenzioso (solo) 3,5 milioni condizionando, tuttavia, il versamento di tale somma: “all’apertura, da parte di “Equitalia”, di un centro di ascolto per i contribuenti”.
http://www.corriere.it/cronache/12_maggio_14/maradona-tasse_da43c44a-9db6-11e1-99ad-758cf3da80f7.shtml

Idea apprezzabilissima, ma chiaramente fuorviante, perché non è “Equitalia” che deve ascoltare i contribuenti e decidere come poter far fronte alle loro rimostranze; bensì, come ci siamo sforzati di evidenziare,  l’Agenzia delle Entrate che detiene le leve del “diritto” e,  quindi, della  riscossione dei tributi, attraverso gli “ordini” che impartisce ad Equitalia (che li “esegue”  senza alcuna possibilità discrezionale). È l’Agenzia delle Entrate che, assicuriamo, è tenuta, per legge, ad ascoltare e recepire, valutandole, tutte le rimostranze dei contribuenti prima di metterli nelle grinfie di “Equitalia” (ed anche dopo, a “cartella” di Equitalia, già ricevuta).


CONCLUSIONE: Come si combattono le angherie del Fisco?
A) conservare la calma e cercare di capire bene il problema; il più grosso errore che si possa fare  nei confronti delle violenze della burocrazia è perdere la calma: bisogna, invece, farla perdere a loro, ai burocrati, la calma!
B) chi può permettersi il fiscalista: affidargli immediatamente il caso e seguirne costantemente l’evolversi;
C) chi NON può permettersi il fiscalista ed  ha ricevuto un “Avviso di accertamento” o una “Cartella Esattoriale-Equitalia”:
- recarsi, appena possibile, dal Garante del Contribuente per farsi consigliare sui passi da seguire;
- recarsi, poi, all’”Agenzia delle Entrate” (non ad Equitalia, che non vi ascolterà, non vi riceverà neppure, salvo che per errori materiali, invero molto rari, contenuti in cartella) e chiedere le necessarie spiegazioni;
- chiedere, seduta stante, con l’ausilio dello stesso funzionario dell’Agenzia, secondo i casi: lo sgravio (cioè l’annullamento della “Cartella”) totale o parziale, per errori commessi dall’Agenzia, in fase di accertamento del dovuto; oppure l’annullamento dell’”Avviso di accertamento”, totale o parziale e sempre per errori di accertamento dell’importo dovuto.

Se, alla fine di quanto sopra evidenziato, ancora non si è ottenuta soddisfazione, occorre procedere ai ricorsi alle  Commissioni tributarie, con l’assistenza (obbligatoria) di  un avvocato o tributarista.


Auguri a tutti ed a Maradona, perché possa tornare in Italia, in “pace fiscale”. Ma lasci stare le scuse (a lui ed all’Argentina): con la burocrazia (qualsiasi burocrazia, di qualsiasi parte del mondo) non si ragiona col cuore (loro, i burocrati , non ce l’hanno...); ma con i fatti e con le leggi.



venerdì 11 maggio 2012

Quale Nazionale agli Europei?



A breve, il Commissario Tecnico della Nazionale italiana di calcio diramerà le convocazioni per il primo gruppo di trenta giocatori, che, successivamente, dovranno ridursi ai 23  componenti la lista da consegnare ufficialmente all’UEFA e che parteciperanno agli imminenti campionati europei di calcio 2012.

Prima che lo faccia il CT Prandelli, vediamo di proporre ai lettori alcuni criteri/modalità di selezione, con le conseguenti scelte.

CRITERI
A campionato quasi concluso, e tenendo conto delle evidenze mostrate, crediamo di poter individuare i seguenti criteri:
  • i calciatori vanno considerati per lo stato psicofisico dimostrato a fine campionato;
  • i calciatori devono essere stati partecipi del gioco della squadra di appartenenza in modo prevalente, rispetto alle esclusioni o alle panchine subite, per qualsiasi causa.
MODULO E FILOSOFIA DI GIOCO
Sulla base di quanto emerso dal campionato quasi concluso, si ritiene, generalmente, che il miglior gioco di squadra (oltre al miglior risultato conseguito, che, spesso, deriva proprio dal gioco messo in mostra) sia stato quello della Juventus, seguito, a ruota, dal Milan, dalla Roma e dal Napoli.
Purtroppo, Milan, Roma e Napoli sono strutturate prevalentemente su giocatori stranieri (quindi, non convocabili per la nazionale italiana) a differenza della Juventus che, da anni, ormai,  persegue la linea che privilegia la italianità dei propri calciatori.
Nessun dubbio, quindi, che l’ossatura della nostra Nazionale, debba essere prevalentemente  composta  da  calciatori Juventini.
Non solo, ma occorrerebbe importarne anche il modulo di gioco: quel 3-5-2 che, dopo alcune sperimentazioni iniziali (4-2-4, 4-4-2 e 4-3-3) è diventato definitivo, propiziando un finale di stagione (sei vittorie ed un pareggio su sette incontri) memorabile.
Infine, non si deve dimenticare che il modulo 3-5-2 è stato utilizzato proficuamente con riferimento ad una inconfondibile filosofia di gioco (peraltro, caratteristica della storia juventina): “si gioca solo per vincere, dal primo all’ultimo minuto, contro chiunque”.

IDEE DI PRANDELLI
Riteniamo, poi, di dover “prendere atto”, tenendone conto, di alcune idee, diciamo così, tendenziali, del CT Prandelli, come, ad esempio, la favorevole considerazione sempre espressa, per il duo Cassano-Balotelli (nonostante le scarse presenze nelle formazioni titolari delle rispettive squadre, per varie vicende). Quindi, solo per rispetto alle opinioni del CT, li inseriremo nelle seguenti scelte, ma precisiamo di essere totalmente contrari alla loro partecipazione all’Europeo 2012.

DUE FORMAZIONI SPECULARI (22)
Sulla base di quanto premesso (criteri; modulo e filosofia di gioco), proponiamo i seguenti calciatori, che disponiamo su due formazioni speculari (n. 22 giocatori, elencando prima i titolari, e, poi, le rispettive riserve) con l’aggiunta di altri 8 per formare il primo gruppo di trenta dai quali, poi, ricavare i 23 definitivi.

Portieri: Buffon (Marchetti);

Difensori: Barzagli (Bonera), Bonucci (Astori), Chiellini (Silvestre);

Centrocampisti: Maggio (Abate), Montolivo (Nocerino), Pirlo (Lodi), Marchisio (De Rossi), De Ceglie (Balzaretti);

Attaccanti: Cassano (Giovinco), Balotelli (Matri).

ED ALTRI OTTO
De Sanctis, Viviano, Acerbi, Legrottaglie, Schelotto, Giaccherini, Diamanti, Quagliarella.

I 23
Appare alquanto conseguenziale, quindi, che, a nostro avviso, i 23 titolari dovrebbero essere (salvo cause di forza maggiore), i 22 delle formazioni speculari più il terzo portiere (De Sanctis).

martedì 8 maggio 2012

Buffon, Del Piero e la terza stella della Juventus



Dice Buffon: i nostri scudetti sono trenta perché li abbiamo vinti sul campo; e non è una scusa, ma un dato di fatto.

Dice Del Piero: noi sentiamo di aver vinto trenta scudetti, ma bisogna rispettare le sentenze.

BUFFON- Sostanzialmente, Buffon evita di affrontare il problema “limitandosi” ad una considerazione parziale del problema (le vittorie “di fatto”). Appare sincero, ma non risponde esaustivamente al quesito;

DEL PIERO- La risposta di Del Piero, invece, è completa. Apparentemente, perfetta. Ma non lo è.

COME STANNO LE COSE
Come ormai dovrebbe essere generalmente noto (perciò, pensiamo di poter riassumere), in Italia:
  1. esiste la “giustizia sportiva” (ogni Federazione organizza la sua ed il CONI organizza la propria Giustizia, come sistema di appello alle sentenze emesse dai giudici delle singole Federazioni);
  2. le regole sportive prevedono che le controversie debbano essere risolte esclusivamente nell’ambito della giustizia sportiva;
  3. chi non trova soddisfazione dalla giustizia sportiva, può, tuttavia, con particolari conseguenze di carattere “sportivo”, rivolgersi alla Giustizia Ordinaria (quella dello Stato: Civile, Penale ed Amministrativa). Al limite, anche a quella sovranazionale (Corti Europee);
  4. nel 2006, la Juventus, è stata condannata dalla giustizia sportiva; mentre, negli anni 2010 e 2011, a seguito della “ritardata scoperta” (?) di migliaia di nuove intercettazioni, la stessa giustizia Sportiva si è rifiutata di rivedere  le sentenze del 2006, adducendo la propria “incompetenza”;
  5. nel 2011, intanto, nel processo Penale di Napoli, quasi tutti gli imputati sono stati condannati, confermando, in modo alquanto singolare ed inaspettato rispetto alle risultanze del processo, quanto fu stabilito nel 2006 dalla giustizia sportiva (qualcuno ha avanzato l’ipotesi del “copia e incolla”): con una eccezione, anzi con queste due eccezioni dichiarate in sentenza:

  • il campionato di calcio 2004/2005 (scudetto revocato dalla giustizia sportiva), si svolse e si concluse regolarmente senza alcuna anomalia direttamente o indirettamente imputabile alla Società sportiva Juventus (vincitrice sul campo);
  • il campionato di calcio 2005/2006 (scudetto assegnato all’Inter dalla giustizia sportiva, invece che alla Juventus, vincitrice sul campo), non è mai stato oggetto di indagine (né dalla giustizia sportiva, né, tantomeno, da quella ordinaria-penale), per mancanza, ovviamente, di fatti e/o motivazioni che le giustificassero.

Tutto ciò considerato, sempre nel 2011, la Juventus si è rivolta al TAR del Lazio (giudice ordinario amministrativo, per vedersi riconoscere il danno subito dalle sentenze sportive nella misura (dimostrata con documentazione agli atti del processo) di € 444 milioni circa (processo in corso).

Con questi fatti, cosa possiamo concludere? Che Buffon e Del Piero sbagliano entrambi.
  • Buffon, sbaglia perché omette di considerare la situazione giuridica della vicenda, limitandosi a considerare quella “del campo”.
  • Del Piero, sbaglia perché, pur considerando la situazione (anche) giuridica, tuttavia la esprime in  modo (volutamente?) equivoco: perché non dice a quali sentenze occorre riferirsi per la soluzione del problema e cioè:
- a quelle sportive, che dicono 28 scudetti
- a quella della giustizia statale-penale (sentenza di primo grado di Napoli ed in attesa della sentenza Amministrativa del TAR-Lazio), che dice: 30 scudetti.

Cosa diciamo noi
La giustizia sportiva si è dimostrata inaffidabile (a dir poco!). Alcuni  esempi tra i tanti:
  • il terzo grado (secondo di appello) della giustizia sportiva, venne abrogato, in occasione del  processo alla Juventus (cioè, cambiando le  regole nel corso dei procedimenti! - Non accade neppure nei regimi dittatoriali più violenti!);
  • furono tenute (volutamente, secondo le dichiarazioni degli inquirenti, risultanti agli atti del processo di Napoli) nascoste migliaia di intercettazioni che, da una parte, scagionavano la Juventus e i suoi dirigenti (“cupola”, associazione per delinquere,  ecc.); dall’altra, implicavano fortemente le responsabilità di altre Società sportive (in primis l’Inter, cioè la Società sportiva destinataria dello scudetto 2005/2006!);
  • lo scudetto 2005/2006 fu assegnato dal faccendiere Guido Rossi (nominato Commissario straordinario) già consigliere del CDA dell’Inter, amico intimo di Massimo Moratti e di Tronchetti Provera, alla sua ex Società sportiva (Inter, appunto).  
Conclusione: per noi sono 30 scudetti, di fatto, sul campo e giuridicamente per sentenza  statuale (con conseguente diritto alla terza stella).

lunedì 7 maggio 2012

JUVENTUS: dalla profanazione alla gloria

Ci è stato chiesto di scrivere, in positivo,  un articolo sullo scudetto appena vinto dalla Juventus, almeno per uscire da un  negativismo di fondo che continua a permeare, salvo qualche eccezione (Tennis-Vinci e Volley-Yamamay/Villa Cortese) i nostri articoli “contro” tutto e tutti (Valentino Rossi; Federica Pellegrini; Telecronisti RAI ed innumerevoli altri).

Ci proviamo. Ma saremo sintetici. Solo un “flash”.

Ieri sera, a fine “corsa scudetto” vinta dalla Juventus, ci è ritornato agli occhi ed alla mente un indimenticabile flash; lo abbiamo “fermato” ed ora ve lo raccontiamo.
I lettori che, bontà loro, oltre che di cose calcistiche completano i loro interessi anche di cose  cinematografiche ricorderanno, probabilmente, le indimenticabili scene di Clint Eastwood, il quale, in un recente spot girato in occasione del Superbowl, incitava gli americani ad andare avanti, senza sosta, con coraggio e fiducia in se stessi, per superare la crisi economica e finanziaria che stava minando le basi del Paese.
Lui, Clint, lo poteva fare perché ne aveva il carisma della credibilità derivante dai valori espressi nella generalità delle proprie opere cinematografiche (e perché il popolo americano, da sempre, è predisposto a seguire i valori trainanti per il bene supremo della loro Nazione, fino al sacrificio della propria vita).

Bene. A questo punto, ieri sera, abbiamo pensato alla Juventus: a quella che è stata la sua storia; alla sua profanazione; alla sua (appena) ritrovata gloria.

Sacro e profano? Forse. Vediamo.

IL SACRO - Sta di fatto che ci siamo resi subito conto che a noi italiani manca una figura, o, comunque, un esempio recente o vivente, comunque credibile, che, come Clint, possa validamente rivolgersi agli italiani ed incitarli a lottare, a sacrificarsi, ognuno nel proprio piccolo, ogni giorno, per il bene della Nazione.

IL PROFANO (forse) - Proprio come nello spot di Clint  sopra ricordato, il pensiero di una similitudine ci è venuta in occasione di un particolare evento sportivo (appunto, la riconquistata  “gloria”  da parte della Juventus, dopo sei anni di varia profanazione subita), soprattutto per i valori che hanno ispirato e consentito questa riconquista:
Frase che è scritta nella “storia” della Juventus: “chi gioca nella Juventus, deve sapere che la vittoria non è importante. E’ tutto”.
Frase dell’allenatore Conte, rivolta, recentemente, ai suoi giocatori: “mangeremo  l’erba, per la vittoria”. E vittoria è stata. Senza conoscere l’amaro della sconfitta. Ma assaporando il profumo dell’erba.

domenica 6 maggio 2012

Le "amnesie" del Direttore de "La Gazzetta dello Sport"



Nell’editoriale apparso il 4 maggio scorso su “La Gazzetta dello Sport” (“Tifosi, giocatori e tecnici: il calcio è contagiato dallo spirito ultrà”) il Direttore Andrea Monti si lascia andare ad una filippica verso il mondo del calcio afflitto, a suo dire, da un malessere le cui responsabilità si ricondurrebbero ad “inedite pazzie di tifosi, giocatori e tecnici, che si aggiungono alle consuete baruffe tra presidenti”.

In prima lettura (come si usa dire in gergo parlamentare) e, quindi, di puro istinto, avremmo sottoscritto volentieri il tutto, avendo ancora negli occhi e nella mente i seguenti, recenti accadimenti:
- i fatti di Genova, con i tifosi genoani che costringono i propri giocatori a togliersi le maglie da gioco (Tifosi);
- i fatti di Lamela, che sputa su Lichtsteiner, e di Ljajic che offende il proprio allenatore per averlo sostituito (Giocatori);
- i fatti di Firenze, con l’allenatore Delio Rossi che cerca di malmenare lo stesso Ljajic (Tecnici);
- i fatti di Galliani e le sue continue dichiarazioni e azioni relative al non-gol di Muntari, diventato una stucchevole fisima; i fatti di Lotito e di Zamparini, per le rispettive irregolarità nelle procedure di compravendita di giocatori (Presidenti).

Tutto vero. Tutto giusto. Da sottoscrivere.

E invece no.

Dopo due giornate di riflessioni (e seconda e terza lettura...) ci accorgiamo che l’articolo è gravemente manchevole.

Amnesie? No, perché le amnesie hanno una evidente caratteristica: l’involontarietà.

Qui, invece, siamo davanti ad una evidente reticenza (che implica la volontà di non manifestare, di nascondere i fatti; perché, evidentemente, contrastanti con i propri interessi di casta...).
Perché non possiamo pensare, né immaginare, che il Direttore della rosea abbia “dimenticato” di aggiungere, alle cause del malessere del Calcio, le seguenti due componenti:
  1. le distorsioni, quasi quotidiane, dei media (giornali, Tv, radio, ecc.) che, come tali, esasperano gli animi ed aizzano le componenti sportive (Tifosi, Giocatori, Tecnici e Presidenti) ad atteggiamenti e comportamenti fuori luogo;
  2. le “inefficienze”, le “omissioni”, le “illegalità”, le “parzialità” e le “incompetenze” (queste ultime dichiarate!) degli Organi che detengono il potere della governance sportiva (CONI-Petrucci e FIGC-Abete, e rispettivi Organi di giustizia sportiva), che inducono all’anarchia, al farsi giustizia da sé (o, nel migliore dei casi, a cercare altre “giustizie”).
Speriamo di non apparire volgari agli occhi dei lettori, ma, come si dice, il pesce puzza dalla testa; e da lì che si capisce se è fresco e vitale o morto, stantio e da scartare.

Ebbene, il Direttore della Gazzetta, nell’articolo in esame, ha “dimenticato” proprio le colpe di coloro che detengono il potere, effettivo e mediatico, in ambito sportivo.
Non ha odorato il pesce alla testa, ma solo alla coda.

Ed allora, per chiarire meglio i concetti, come sopra abbiamo portato esempi evidenti e congruenti  con  quanto affermato dal Direttore nel suo articolo, ora portiamo alcuni esempi di quanto “omesso” dal Direttore, nello stesso articolo:

A-   I media
  •     Il Direttore omette di evidenziare le colpe derivanti dalle quotidiane esternazioni delle varie edizioni giornalistiche (cartacee e telematiche); delle varie rubriche televisive e radiofoniche a tema calcistico: tutte impregnate di cronisti sportivi parziali, veri e propri “ultras” che avendone il potere, amplificano a dismisura le loro malefiche esternazioni , ed  il cui unico effetto è, appunto, l’”aizzare contro”!
  •       In questa categoria, peraltro, il Direttore Andrea Monti appare alquanto implicato, se solo ricordasse (meglio: volesse ricordare), quale Direttore della Gazzetta dello Sport, le malefatte passate del suo giornale, in materia di moggiopoli-calciopoli-farsopoli; e di quelle recentissime, in materia di scommessopoli, con notizie false e tendenziose (in prima pagina!) su giocatori e tecnici della Juventus (Buffon, Bonucci, Pepe, Conte, impegnati, come è noto, nella lotta-scudetto (per puro caso, contro la protetta Milan...).

B- CONI, FIGC e rispettivi Organi di giustizia

  • Il Direttore Monti omette di evidenziare le colpe derivanti da una presunta (a volte dichiarata!) incompetenza degli Organi Sportivi preposti a risolvere problemi (soprattutto di giustizia sportiva) di cui, invece, sono chiaramente titolari, secondo norme (Statali e Federali), abdicando, perciò, dal “fare” (il loro dovere) ed abbandonandosi al più inutile, violento e spregevole “dire” (in politichese, burocratese, sindacalese, sperando che nessuno capisca quel che dicono e non dicono!). Creando, con ciò, sfiducia, anarchia, farsi giustizia da sé!
Conclusione
Queste (A e B) sono le vere origini, le vere responsabilità, del malessere del calcio italiano.

Quelle indicate dal Direttore Monti, sono, invece, le ovvie conseguenze.

Ci rifletta meglio Direttore Monti; e tenga conto che gli interessi superiori dello Sport (del Calcio, in modo particolare) trascendono i miserevoli interessi di casta.

Cominci Lei a dare il buon esempio!

giovedì 3 maggio 2012

PROVOCATORI E PROVOCATI: siamo con Delio Rossi

Siamo con Delio Rossi, fino a quando in questo Paese esisterà una sperequazione inaudita tra azione del provocatore (impunito) e reazione del provocato (punito).

Ciò, in perfetta coerenza con quanto abbiamo appena sostenuto nell’ultimo articolo (facili profeti?) che potete leggere qui sotto (Regole da cambiare - 2: Provocazione e reazione) su un caso analogo, recentemente accaduto - provocazione di Lichtsteiner verso Lamela che reagì con uno sputo e rimase l’unico penalizzato.

E lo saremo fino a quando, in questo Paese, non si inverte o, quanto meno, non si pareggia, con normativa “ad hoc”, l’attuale tendenza: impunito il provocatore, punito il provocato.

Gli sportivi che hanno assistito nella serata di ieri sera a quanto accaduto nel corso di Fiorentina-Novara saranno rimasti sconcertati per la “reazione” di Delio Rossi, che ha tentato (dalle immagini non si è capito se lo abbia davvero colpito) di colpire Ljajic che lo aveva grossolanamente contestato con parole e gesti inequivocabili e plateali,  per  averlo sostituito.
Il nostro sconcerto è durato, tuttavia, pochi secondi: fino a quando non ci è stato fatto vedere “tutto”: cioè l’ altrettanto sconcertante “provocazione” di Ljajic.

Valore della “provocazione”: argomentazioni utili
- Ljajic gioca nel nostro campionato da due stagioni calcistiche;
- è giovanissimo e, come tale, oltre che per propria indole, poco attento al rispetto altrui ed ai valori etici;
 - ha talento, ma, spesso, lo usa a sproposito: con saccenteria e sufficienza;
- appare indisponente, sia nel gioco sia nei comportamenti.
Ha sbagliato di brutto: va punito di brutto; ma, fino al momento in cui scriviamo, tutto tace: come da “tendenza”: non è punibile?

Valore della “reazione”: argomentazioni utili
- Delio Rossi  “lavora” nel nostro Calcio da circa un ventennio, con alterne fortune;
- ma sempre con passione, applicazione, serietà, compostezza e attento al rispetto altrui ed ai valori etici.
Ha sbagliato di brutto (nella modalità di reazione; non per la reazione in se stessa; questo è il nostro pensiero); è stato punito di brutto immediatamente dal Club con il licenziamento (nella stessa serata!!), con intervento diretto, nella trasmissione SKY, del Presidente Della Valle, alquanto compiaciuto nel far vedere a tutti come la famigerata “volontà popolare” venga rispettata, e trovi omologazione da parte del Club.
Creando, in realtà, nei “veri sportivi” un senso di profondo disagio per l’evidente ingiustizia operata rispetto agli eventi occorsi (provocazione  impunita – reazione punita).

Valore (ed effetti) della tendenza etica nel nostro Paese
Come già chiarito nel nostro precedente articolo, nel nostro Paese, in particolare nell’attività sportiva calcistica, l’opinione prevalente è ancora propensa a penalizzare la “reazione” (comunque essa si manifesti) e a fingere (sì, perché proprio di questo si tratta: pura finzione) di non vedere la “provocazione”; che, quindi, rimane impunita.
Non ci sta bene.
E’ ora di sedersi ad un tavolo e “parlarci sopra”. Occorre ricercare una “equità” tra “provocazione” (e relative modalità) e “reazione” (e relative modalità).
La tendenza sopra illustrata, peraltro,  è ormai in fase di inversione: è ora di prenderne coscienza! Guardate, infatti, il risultato del sondaggio proposto dalla “Gazzetta dello sport” di questa mattina, con il quesito: “E’ giusto aver punito Delio Rossi ...?”.
Le risposte sono, attualmente (ore 8,07):
50.7 %: No: cioè, punire Delio Rossi  per la “reazione” è cosa errata;
49.3 %: Sì: cioè, punire la “reazione” di Delio Rossi è cosa ben fatta.
Siamo in piena inversione di tendenza
Cosa vuol dire?
  1. Punire la reazione e NON la provocazione non è più sopportabile: non corrisponde più alla sensibilità media del buon padre di famiglia (per utilizzare le parole del Codice Civile italiano);
  2. Occorre prenderne atto, predisponendo ogni possibile “equità” tra la punibilità della provocazione (modus e quantum) e la punibilità della reazione (modus e quantum).
CONI (Petrucci) e FIGC (Abete), vogliamo lasciar perdere le prediche in politichese, burocratese, sindacalese ed ogni altro maledetto ...ese, e metterci a lavorare su questo aspetto della equità nelle valutazioni dei comportamenti sportivi?
Non è più rinviabile!