Pirlo lascia il Milan dopo 10 anni di alcune grandiose vittorie (2 Champions e 2 scudetti, più annessi e connessi) e tanto bel gioco e, fuori da Via Turati, a specifica domanda: "Credi che il Milan ti rimpiangerà", risponde "Spero di sì", lasciando intravedere lo svolgimento della vicenda tra il bresciano e la società rossonera.
Tiroa indovinare, ma direi che si parte dalla fiducia nel giocatore da parte dell'allenatore non infinita, fatto testimoniato dalle formazioni schierate a ottobre-novembre con la cerniera Gattuso-Ambrosini-Flamini (con Pirlo sul pino) e da qualche infortunio sospetto (forse diplomatico) di Pirlo stesso; si prosegue con l'acquisto di Van Bommel a gennaio, le prestazioni dello stesso olandese e il conseguente rinnovo del contratto al nazionale oranje; Pirlo pensa: "ma io voglio ancora il posto fisso, non m'interessa se in una squadra con minori ambizioni" e, al contrario di alcuni senatori che magari accetteranno qualche panchina in più, decide di emigrare rendendo così tutti felici e contenti.
A niente è valso ricordare come proprio Pirlo sia stato il giocatore più tatticamente decisivo (niente Nesta, Dida, Sheva, Kakà) per la svolta nel modo di giocare del Milan a partire dal secondo anno di Ancelotti. A niente è valso considerare il fatto che proprio un giocatore dalle sue doti tecniche dovrebbe risentire meno nel rendimento degli anni che avanzano - non è che abbia mai corso tanto. A niente è valso sapere se il bresciano ha già un accordo con qualche altra squadra per pareggiare tale offerta economica.
Pirlo è alla ricerca di una "nuova avventura" e pare che la troverà a Torino con la maglia della Juve, l'antagonista principe del Milan degli anni del bel giuoco che Pirlo stessa aveva contrbuito a costruire.
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento qui