lunedì 23 maggio 2011

KC & The Sunshine Band

Si è esibita questa sera alla Futurshow Station di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna. Il palazzetto non era tutto esaurito, ma la performance è stata di livello assoluto.

Kelvin Creswell Rivers ha condotto la Virtus Bologna alla vittoria in Gara3 dei quarti di finale dei playoff contro il Montepaschi Siena. La serie è ora sul 2-1 per i favoritissimi senesi, che cercheranno in tutti i modi di chiudere i conti in Gara4, ancora in terreno nemico.

Infatti, non conviene proprio portarsi a Gara5 una Canadian Solar che non solo, come ha dichiarato Poeta a fine match, "ha gettato il cuore oltre l'ostacolo", ma che ha anche individuato, dopo la batosta di Gara1 (-39 al Pala MensSana), i temi tattici e la mentalità per poter contrastare gli uomini di Pianigiani, prova ne siano il quarto periodo di Gara2 e soprattutto la prestazione maiuscola per concentrazione e applicazione di Gara3.

Cuore, concentrazione, applicazione: tutti requisiti minimi di cui una squadra si deve dotare per battere Siena (comunque molto imprecisa al tiro, tolto Lavrinovic), ma che, in presenza di un'ottima (solita, direi) prestazione dei pluri-campioni d'Italia, potrebbero anche non bastare. Sarebbe stato il caso anche questa sera probabilmente, se non ci avesse pensato proprio KC Rivers (limitato dai falli nell'ultimo quarto): 4/5 da 3 punti e una prestazione offensiva mostruosa per percentuali e difficoltà di tiri presi (e messi, appunto): quasi tutte le conclusioni dell'ex-Treviso sono state create dall'uno contro uno e spesso e volentieri tirando in faccia al difensore (che era sempre più alto di lui, una volta Rakovic in recupero, a volte Carraretto, molto spesso Moss). A tratti immarcabile.

Ora Gara4: ci si aspetta qualche contromossa da parte di Pianigiani e il suo staff sia per imbrigliare l'attacco virtussino (cosa non sempre riuscita stasera), sia per trovare tiri migliori in contropiede, ma anche a difesa schierata.

mercoledì 18 maggio 2011

Mi rimpiangerai

Pirlo lascia il Milan dopo 10 anni di alcune grandiose vittorie (2 Champions e 2 scudetti, più annessi e connessi) e tanto bel gioco e, fuori da Via Turati, a specifica domanda: "Credi che il Milan ti rimpiangerà", risponde "Spero di sì", lasciando intravedere lo svolgimento della vicenda tra il bresciano e la società rossonera.
Tiroa indovinare, ma direi che si parte dalla fiducia nel giocatore da parte dell'allenatore non infinita, fatto testimoniato dalle formazioni schierate a ottobre-novembre con la cerniera Gattuso-Ambrosini-Flamini (con Pirlo sul pino) e da qualche infortunio sospetto (forse diplomatico) di Pirlo stesso; si prosegue con l'acquisto di Van Bommel a gennaio, le prestazioni dello stesso olandese e il conseguente rinnovo del contratto al nazionale oranje; Pirlo pensa: "ma io voglio ancora il posto fisso, non m'interessa se in una squadra con minori ambizioni" e, al contrario di alcuni senatori che magari accetteranno qualche panchina in più, decide di emigrare rendendo così tutti felici e contenti.

A niente è valso ricordare come proprio Pirlo sia stato il giocatore più tatticamente decisivo (niente Nesta, Dida, Sheva, Kakà) per la svolta nel modo di giocare del Milan a partire dal secondo anno di Ancelotti. A niente è valso considerare il fatto che proprio un giocatore dalle sue doti tecniche dovrebbe risentire meno nel rendimento degli anni che avanzano - non è che abbia mai corso tanto. A niente è valso sapere se il bresciano ha già un accordo con qualche altra squadra per pareggiare tale offerta economica.

Pirlo è alla ricerca di una "nuova avventura" e pare che la troverà a Torino con la maglia della Juve, l'antagonista principe del Milan degli anni del bel giuoco che Pirlo stessa aveva contrbuito a costruire.

INDISCRETO: Marotta in tempesta

INDISCRETO: Marotta in tempesta: "di Libeccio Le prospettive di Ranieri, l'attrattiva della Juventus, la fine dell'era Garrone, l'inguardabile Napoli-Inter e l'importanza di..."

domenica 15 maggio 2011

7 su 7

Nole Djokovic batte in due set Rafa Nadal nella finale degli Internazionali BNL d’Italia e continua la sua striscia vincente in stagione. Ancora zero sconfitte nel 2011 per il serbo, che vince così il settimo torneo su sette partecipazioni.
            Così, dopo Madrid, Djokovic si conferma imbattibile anche sulla terra rossa, riuscendo a superare, ancora più nettamente, quello che sembrava essere un giocatore a sua volta imbattibile sulla terra, appunto Nadal.
            Dopo la super-semifinale contro Murray, il n°2 del mondo (ancora per quanto?) ha mostrato di avere una marcia in più anche rispetto al maiorchino, riuscendo non solo a contrastarlo, ma anche a superarlo, proprio nel campo che una volta vedeva Nadal incontrastato dominatore, ovvero recuperare dopo un’accelerazione dell’avversario e contemporaneamente riuscire a tramutare l’azione da difensiva a offensiva, spingendo e garantendo profondità al colpo.
            Il resto lo fa la completezza di colpi – Nadal non può sfruttare la diagonale diritto suo-rovescio avversario come ha sempre fatto, con ottimi risultati, contro Federer – e una fame di vittoria notevole.
            Nota a margine: Djokovic è anche un po’ più simpatico, “umano” dei professionisti perfetti Federer e Nadal. Chi ha provato ad ascoltare le parole di Nadal alla fine di ogni torneo avrà certamente notato la scaletta dei ringraziamenti che adotta lo spagnolo ogni volta che prende il microfono in mano: avversario, team, organizzatori del torneo, sponsor, pubblico. Nole Djokovic magari ringrazia anch’egli gli stessi soggetti, ma dà l’impressione di non essersi preparato un discorso a tavolino: poi a questo giro ha tirato fuori anche il “Colosseo del tennis”.

Dalle stelle alle stalle

Il 24 agosto 2010 inizia la stagione maledetta della Samp. Al 93’ di un match a larghi tratti dominato dai blucerchiati, sorretti da un pubblico caldissimo, lo svedese Markus Rosenberg riesce a liberare il destro al limite dell’area e a trovare l’angolo basso sul palo lontano, gelando il Marassi.


            Era il ritorno dei preliminari di Champions League, e al momento del gol di Rosenberg la Samp stava passeggiando 3-0 sul Werder Brema, grazie a una doppietta di Pazzini e a un gol di tacco di Cassano. Dalla partecipazione alla più importante competizione per club, i tifosi doriani si ritrovano da oggi, con la sconfitta in casa col Palermo e la concomitante vittoria del Lecce a Bari, in Serie B e l’anno prossimo dovranno andare a tifare i propri beniamini nello stadio del Gubbio, anziché al Bernabeu o all’Old Trafford, dove la Samp avrebbe potuto giocare senza quel gol nei minuti di recupero.
            Il destino beffardo di questa annata nasce dalla stagione spettacolare dell’anno scorso e prosegue con alcuni errori di gestione di quest’anno, quando non si è davvero capito che non poteva andare bene come era andata l’anno prima.
            Quest’anno la Samp ha iniziato sulla falsariga dello scorso anno: buona organizzazione in difesa (beh, l’anno scorso era ottima), mentre dalla metà campo in su ci pensano quei due lì davanti. Ma mentre l’anno scorso Storari parava tutto o quasi, Gastaldello e Lucchini erano da convocazione a Coverciano, e Ziegler e Stankevicius (o Zauri) raramente commettevano errori, quest’anno gli stessi giocatori, o chi è stato chiamato a sostituirli (Curci, Volta, il fuori-categoria Accardi) non ha assolutamente garantito lo stesso rendimento.
            Di Carlo aveva effettivamente intenzione di ricalcare il 4-4-2 di Del Neri, fatto di “soldatini” fino alla metà campo e di due fenomeni, o comunque giocatori sopra la media, in avanti, capaci di inventare gol anche senza lo specifico aiuto degli esterni di centrocampo (perché i centrali di vero aiuto offensivo, non ne hanno quasi mai dato, se si tolgono le punizioni di Palombo).
            Questa impostazione di squadra è stata la fortuna della Samp l’anno scorso, ma la croce della stessa di quest’anno. Una volta constatato che la difesa non è stata buona come l’anno scorso, almeno proviamo a tenerci su con l’attacco. Solo che persi per motivi vari Pazzini e Cassano, questi ultimi non sono stati rimpiazzati con calciatori bravi abbastanza da “fare reparto” da soli e la Samp è caduta in un’involuzione di gioco che ne ha fatto una delle squadre più brutte da veder giocare negli ultimi anni di Serie A. Ha totalizzato la miseria di 32 gol – secondo peggior attacco della Serie A, dopo il solo Bari, retrocesso settimane fa –, passando diverse partite senza riuscire a rendersi pericolosa in fase offensiva.
            Una stagione davvero particolare per i tifosi doriani, che forse l’hanno presa davvero troppo bene nei confronti della società: ma come, io faccio l’abbonamento ai preliminari di Champions con Cassano e Pazzini e a gennaio mi ritrovo nella corsa per la salvezza con Macheda e Maccarone, per poi finire in B una stagione dopo essere arrivato quarto? Ad altre latitudini ci sarebbe margine per tentare una class action…

domenica 1 maggio 2011

Ai caraibi



            Si è concluso il primo turno dei playoff NBA e, in attesa dell’inizio delle semifinali di conference, diamo una rapida occhiata a quello che è successo e a come si è evolve la situazione:

OVEST
San Antonio (1) – Memphis (8) 2-4
Oklahoma City (4) – Denver (5) 4-1
Dallas (3) – Portland (6) 4-2
Los Angeles (2) – New Orleans (7) 4-2

EST
Chicago (1) – Indiana (8) 4-2
Orlando (4) – Atlanta (5) 2-4
Boston (3) – New York (6) 4-0
Miami (2) – Philadelphia (7) 4-1

            Ed ecco come si configurano le semifinali di conference:

OVEST
Memphis (8) – Oklahoma City (3)
Dallas (4) – Los Angeles (2)

EST
Chicago (1) – Atlanta (5)
Boston (3) – Miami (2)

            Una sola vera sorpresa, ma di quelle col botto: fuori gli Spurs, che da oggi possono starsene al sole dei caraibi a guardare semmai i playoff alla tv. Davvero grossa questo risultato, ma Zack Randolph e soci hanno meritato il passaggio del turno contro la squadra che, per buona parte della stagione era apparsa la più completa ed attrezzata per la vittoria dell’anello, addirittura stra-favorita prima dell’All Star Weekend. E invece un po’ gli infortuni, un po’ il decadimento di alcuni giocatori, Duncan in primis, hanno prodotto il ribaltone. Si tratta della quarta volta nella storia dei playoff NBA che l’ottava estromette la prima del tabellone al primo turno (dopo Denver su Seattle, New York su Miami e Golden State contro Dallas, tutti in tempi abbastanza recenti).
            Strada “spianata” x i Thunder che hanno impressionato e chissà che non possano giocarsela in finale a ovest coi Lakers, che però pare stiano iniziando a macinare e fare sul serio…
            A est ha un po’ impressionato lo sweep dei Celtics (comunque favoriti) ai danni dei Knicks di Melo e Stoudemire; non è una vera sorpresa la vittoria degli Hawks sui deludenti Magic, mentre tutti aspettano ansiosi di vedere gli Heat dei big three alla prova del nove contro i Celtics…

INDISCRETO: Muhammad Alì e i simulatori

INDISCRETO: Muhammad Alì e i simulatori: "di Antonio Cacopardi Josè Mourinho ha due, imperdonabili, difetti: il senso della realtà, che lo rende fortemente pragmatico; un quoziente ..."

Righe da leggere per capire l'intelligenza tattica del Mou, troppo spesso in Italia considerato solo come un grande motivatore, gestore di gruppi e condottiero. Leggere però anche il mio commento alla fine in merito alle decisioni arbitrali...