C’erano alcuni dubbi su come sarebbe andata a finire perché Kobe aveva dichiarato di voler fare da fratello maggiore alle stelle nascenti e crescenti del firmamento NBA (vedi come ha “difeso” Anthony dalle domande insistenti sulla trade che lo avrebbe coinvolto di lì a poco): i dubbi sono stati spazzati via dai primi minuti di gioco dell’asso di casa, che sono stati di intensità quasi da playoff, nonché di un raro egoismo offensivo. Tirava quasi a ogni possesso, e ha chiuso con 37 punti e 14 rimbalzi, portando l’Ovest alla vittoria per 148-143. Insomma, davanti al suo pubblico voleva vincere, voleva l’MVP e ce l’ha fatta ovviamente.
Weekend da sogno quindi per il Mamba, che per un paio di giorni ha potuto dimenticare i problemi di casa Lakers (le sconfitte con i Bobcats e con i Cavs sono dure da digerire per i detentori dell’anello): primo sportivo (!) a lasciare ai posteri le proprie impronte davanti al Chinese Theater su Hollywood Boulevard, vittoria e titolo di MVP nell’All Star Game (quarto in carriera, record eguagliato), e, ciliegina sulla torta, la schiacciata su LeBron che era andato per stopparlo.
Come a dire: l’All Star Game in LA? Proprietà privata…
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