giovedì 24 febbraio 2011

Buona la prima per Melo

Durante gli ultimi minuti, il pubblico del Garden si è anche messo a intonare “Melo! Melo!”: amore a prima vista quindi tra il pubblico della Grande Mela e Carmelo Anthony, alla prima uscita con New York dopo la trade che ha visto arrivare anche Chauncey Billups (21 e 8 assist per lui) e partire Felton, Gallinari, Chandler e Mozgov. Sono arrivati quindi due top player (Billups un po’ in là con gli anni) in cambio però di un team di supporto di tutto rispetto e alquanto futuribile.
            L’arena di New York si è però infiammata quando Anthony, non brillantissimo e forse un po’ eccessivo nel tentare l’isolation (alla fine 27, con 10/25 dal campo), ha deciso di prendersi sulle spalle la squadra e condurla da solo alla vittoria. Uscito Stoudamire per 6 falli a poco più di un minuto dal termine, Anthony ha messo a segno i 6 punti decisivi: canestro in avvicinamento; altro canestro da fuori; rimbalzo in difesa, fallo subito e conseguente 2/2 dalla lunetta per dare ai Knicks il vantaggio definito nei confronti dei Bucks.
            Chissà che con quei due i Knicks non possano rappresentare la mina vagante nei playoff a Est…

Che begli ottavi per le italiane…

E alla fine ha perso pure l’Inter, e con questa fanno 3 sconfitte in casa su 3 partite per le italiane agli ottavi di Champions. Peggio non poteva andare (o forse sì), e comunque non ci ricordiamo di una débacle su tutti i fronti delle squadre italiane in Europa. Resta da vedere se il Napoli stasera riuscirà a fare il colpaccio (basterebbe poi un 1-1) in casa del Villareal: Mazzarri sembra intenzionato a fare del turnover (forse Cavani partirà dalla panchina), anche perché lunedì si va a San Siro, e se vinci sei primo in classifica.
Tornando alla Champions, i nostri pronostici sono stati più o meno rispettati: letta bene OM – Man UTD, partita bloccata, anzi bloccatissima, uno 0-0 con davvero 0 emozioni. L’Inter ha perso, è vero, ma ha avuto più di una chance per passare in vantaggio, e alla fine ha perso per un errore di Julio Cesar, il portiere più forte al mondo, ma che una volta all’anno la papera la fa, purtroppo sempre in partite importantissime (l’anno scorso in campionato al ritorno contro la Roma regalò un gol a De Rossi).
In particolare su Inter – Bayern, bisogna però dire che i bavaresi giocano davvero bene con la palla tra i piedi, allargando il gioco e facendo possesso e tutto sommato lo 0-1 è un risultato che ci può anche stare, dal momento che hanno avuto forse più occasioni da gol dei nerazzurri (anche due legni). Se il Bayern avesse anche due centrali difensivi di primo livello, sarebbe davvero una corazzata. Ah, non male nemmeno il portiere Kraft (che ha rubato il posto a Butt), decisivo più di una volta.
L’Inter è apparsa forse un pelo stanca, Eto’o un po’ troppo solo: non bene Sneijder e Stankovic, che non sono riusciti a supportarlo abbastanza. Forse Leo poteva giocarsi prima la carta Pandev, ma d’altra parte le occasioni per segnare ci sono state lo stesso: due volte con Cambiasso, peccato sempre sul destro dell’argentino. Chissà se per il ritorno ci sarà il ritorno del Principe Milito, anche se non in condizioni ottimali forse potrebbe rappresentare uno spauracchio per la difesa del Bayern…

Il gol di Gomez in Inter – Bayern:
http://www.youtube.com/watch?v=7GcvPbn7GBo

mercoledì 23 febbraio 2011

Champions League, ottavi 2 andata

I risultati di ieri erano tutto sommato preventivabili: un Chelsea con le spalle al muro, determinazione e qualità si è imposto a Copenaghen 0-2 grazie a una doppietta di Anelka, mentre il Real Madrid ha pareggiato a Lione 1-1, dopo essersi portato in vantaggio grazie a una rete dell’ex Karim Benzema, che il Mou fa sempre entrare in campo solo perché non ne ha un altro al posto suo. Di Gomis il pareggio dei francesi.
            Sarebbe una clamorosa sorpresa se il turno non lo passasse il Chelsea, e una grossa sorpresa se il turno non lo passasse il Real. L’FC Copenaghen che vince 0-3 allo Stamford Bridge? Forse in un altro mondo… Il Real del Mou che non riesce a battere un Lione con assenze importanti al Bernabeu? Davvero difficile… Insomma: Chelsea e Real, come da copione, ai quarti di finale di Champions.
            Effettivamente sono due delle squadre favorite per contendere il trofeo al Barça, ovviamente grande favorito (ma lo passerà il turno? Piqué squalificato, Puyol non al meglio… Occhio che l’Arsenal davanti è al completo) nonostante la sconfitta all’Emirates.
Per il Chelsea si tratta forse di un’annata conclusiva di un ciclo: un gruppo storico di giocatori fortissimi (Cech, Terry, Lampard, Drogba) vede il tempo che scorre e la coppa che non è ancora arrivata. Con ogni probabilità Ancelotti, preso soprattutto per quello, verrà allontanato se non riuscirà a ottenere la Champions (visto che la Premier League ormai è un miraggio). Certo, l’anno prossimo potranno riprovarci, ma la concorrenza sarà sempre elevatissima.
Il Real di Mou è una squadra di grandi risorse, nella prima fase di stagione aveva senza dubbio stupito più di tutti (Barça a parte), poi tra la cinquina presa al Camp Nou, alcuni dissapori interni (Mourinho-Valdano) e un gioco mai davvero brillante, qualcosa si è incrinato e le cose sono iniziate ad andare un po’ peggio. Detto questo, i blancos sono una delle poche squadre in corsa per tutte le competizioni cui partecipano. Il problema di questo Real sarà sempre legato a cosa fa il Barcellona e al rapporto Mou-ambiente madridista.

            C’è naturalmente grande interesse per i match di stasera. Il Manchester United va a far visita all’OM di Didier Deschamps. Non sarà certo un match facile per i red devils quello del Vélodrome: anche se partono favoriti, vediamo forse più un pareggio, di sicuro pochissimi gol (massimo due in totale) questa sera. Per quanto riguarda la qualificazione, non ci dovrebbero essere problemi per gli uomini di Sir Alex Ferguson al ritorno all’Old Trafford.
            Soprattutto c’è Inter – Bayern, “rivincita” della finale di Madrid dell’anno scorso. Match speciale per tutti i protagonisti in campo e di altissimo livello per noi che guardiamo in TV. Van Gaal come sempre non proprio simpatico in conferenza stampa: Mica ve lo devo dire io che l’Inter gioca sempre in difesa, lo dovreste vedere da soli. Lo si è visto in finale, dove eravamo noi a gestire la partita. Se avete visto Inter-Cagliari, è sembrato chiaro come l’Inter ha giocato l’intero secondo tempo in difesa, nonostante giocasse in casa (niente virgolette perchè questo è il succo, non le parole esatte del tecnico olandese). Ma come? Ma se da quando è arrivato Leo l’Inter fa quasi 3 gol a partita… Vabbè gli rode aver perso la finale, ci sta. Questa volta può fare lo sgambetto ai nerazzurri, ha recuperato tutti e sembrano parecchio in forma; all’Inter manca Milito e Pazzini non può giocare, ma non bisogna sottovalutare la forza di questo gruppo. All’andata a San Siro può battere il Bayern.
           
            Sbilanciamoci coi pronostici:
            Olympique Marseille – Manchester United X (1-1)
            Inter – Bayern Monaco 1 (2-1)

La dichiarazione di Van Gaal:

All Star Game: proprietà privata

C’erano alcuni dubbi su come sarebbe andata a finire perché Kobe aveva dichiarato di voler fare da fratello maggiore alle stelle nascenti e crescenti del firmamento NBA (vedi come ha “difeso” Anthony dalle domande insistenti sulla trade che lo avrebbe coinvolto di lì a poco): i dubbi sono stati spazzati via dai primi minuti di gioco dell’asso di casa, che sono stati di intensità quasi da playoff, nonché di un raro egoismo offensivo. Tirava quasi a ogni possesso, e ha chiuso con 37 punti e 14 rimbalzi, portando l’Ovest alla vittoria per 148-143. Insomma, davanti al suo pubblico voleva vincere, voleva l’MVP e ce l’ha fatta ovviamente.
Weekend da sogno quindi per il Mamba, che per un paio di giorni ha potuto dimenticare i problemi di casa Lakers (le sconfitte con i Bobcats e con i Cavs sono dure da digerire per i detentori dell’anello): primo sportivo (!) a lasciare ai posteri le proprie impronte davanti al Chinese Theater su Hollywood Boulevard, vittoria e titolo di MVP nell’All Star Game (quarto in carriera, record eguagliato), e, ciliegina sulla torta, la schiacciata su LeBron che era andato per stopparlo.
Come a dire: l’All Star Game in LA? Proprietà privata…

lunedì 21 febbraio 2011

All Star Saturday

In attesa dell’All Star Game tra Est e Ovest, ci ha pensato la notte del sabato di Los Angeles a regalarci qualche emozione. Ovviamente è stata la gara delle schiacciate al centro dell’attenzione, non per niente tenuta alla fine del palinsesto. Ha vinto l’attesissimo e favoritissimo Blake Griffin (chissà se era un esito già scritto), con una schiacciata finale non nuovissima (la macchina l’aveva già saltata Milic), ma comunque coreografica: coro gospel che intona I believe I can fly e il Barone che spunta come una talpa dal tettuccio della KIA per alzargli la palla per la bimane. Esplosività allo stato puro per il 32 dei Clippers (che finalmente vincono qualcosa), che avrebbe potuto davvero lasciare un segno indelebile se fosse riuscito a fare il 360 sul pallone alzatogli dietro al tabellone sempre dal Barone Davis. Peccato per altri due concorrenti che hanno alzato a tal punto il livello della competizione da far osservare a molti come lo Slam Dunk Contest del 2011 sia stato il migliore degli ultimi anni. Parliamo di:
-          DeMar DeRozan: poesia in movimento la sua seconda schiacciata vista alla slo-mo. La giuria (presenta anche Dominique “Grazie” Wilkins) lo ha tenuto fuori per un punto dalla finale, ma forse avrebbe meritato di più.
-          Javal McGee: stupende per creatività le prime due, per le quali ha ottenuto il massimo dei punti: 2 squizze in 2 canestri adiacenti, con 2 palloni ovviamente; schiacciata con 3 palloni in un canestro solo, con 2 in mano e Wall che gli alzava il terzo. Bella anche la prima in finale, diversa dalle prime due, meno coreografica, ma più di stile; peccato per l’ultima, una roba davvero già vista e troppo semplice, con la quale proprio non poteva neanche lontanamente pensare di battere Griffin.

Un breve riassunto della gara delle schiacciate:

            Sorpresa invece nella gara di tiro da 3. In una finale che vedeva tre partecipanti, di cui due erano Celtics (non due a caso: Ray Allen e Paul Pierce), il pubblico dello Staples è stato tutto sommato contento di applaudire James Jones degli Heat come vincitore.

La finale della gara di tiro da 3:

            A margine le altre due competizioni: lo Skills Challenge lo ha vinto Curry, che sembrava anche il più motivato di tutti. Ah, Chris Paul se proprio non ne aveva voglia, poteva dirlo a qualcuno e mandarci magari qualcun altro al posto suo: deriso dagli avversari in panchina per aver sbagliato un tiro da sotto…
            Lo Shooting Stars, l’altra gara di tiro, quella con le 6 postazioni, e 3 giocatori per squadra (uno attuale NBA, uno storico NBA e una donna WNBA) l’ha vinto il Team Atlanta, guidati dallo storico Steve Smith.
            Tutto sommato molto bene, aspettiamo l’All Star Game!


P.S.: in uno dei mille intervalli e brevi spettacoli è sceso in campo allo Staples un ragazzino di 12 anni, tale Jordan McCabb, che ha fatto vedere un discreto ball handling. Abbiamo trovato un video su YouTube che lo ritrae in allenamento:

giovedì 17 febbraio 2011

Champions League, ottavi 1: non ne abbiamo presa una…

Non ne abbiamo presa una. O meglio una, Valencia – Schalke 04, e ci ha salvato il solito gol del solito Raul, che ha eguagliato Pippo Inzaghi a quota 70 gol nelle coppe europee.
            Il Milan, capolista in Italia, ha perso in casa 0-1 dal Tottenham, quarta (o terza, visto che è a -2 dal City, terzo, avendo giocato un match in meno) forza della Premier League. Ci si aspettava una partenza forte dei padroni di casa, con tanto possesso palla e gli Spurs rintanati pronti a ripartire. E invece l’inizio è per gli inglesi, che in generale nel primo tempo spingono molto di più dei rossoneri, creando pericoli in area di rigore e chiamando Amelia ad un bell’intervento su Van der Vaart. Per una volta Allegri fa un cambio all’intervallo (Pato per un paralizzato Seedorf) e il Milan cresce molto, a tratti schiaccia il Tottenham nella propria trequarti, che però copre molto bene gli spazi. Le uniche occasioni il Milan le crea da calcio piazzato, con Gomes miracoloso una volta e mezzo su Yepes. Poi una palla persa da Ibra con un passaggio che non serviva, 2 vs 2, Lennon che si invola e salta Yepes in scivolata, e sull’aiuto di Nesta passa in mezzo a Crouch, che a porta quasi vuota non può sbagliare. Difficile, ma non impossibile la rimonta a White Hart Lane.
            La Roma ha perso pure lei in casa, ma peggio del Milan, nel senso che beccato 3 gol da una “signorissima” squadra, poco ucraina e molto brasiliana. A Donetsk non basterebbe, per dire, un 1-2 – che invece basterebbe ai rossoneri a Londra – ma i giallorossi dovranno vincere con 2 gol di scarto (considerando improbabili i 3-4 o i 4-5 ecc.). Davvero brutto il momento per la Roma e Ranieri, che dopo aver pareggiato in casa col Brescia e perso con Inter e Napoli in campionato, salutando la corsa scudetto, perde anche in Champions, complicandosi maledettamente il cammino per la qualificazione ai quarti. Anche qui, la rimonta è difficile ma non impossibile: certamente ci vuole un altro atteggiamento, un’altra concentrazione.
            Uno spot per il calcio invece l’andata all’Emirates Stadium tra Arsenal e Barcellona, due squadre che si sono spesso affrontate nell’ultima fase della Champions League negli ultimi anni (anche una finale a Parigi, decisa da Belletti), e sicuramente i due club che giocano il calcio più divertente, più bello da vedere. Il Barça è il Barça, ma l’Arsenal sembra aver raggiunto un livello di maturità che molti non si aspettavano. Certo, al ritorno potrebbero prenderne 4 come l’anno scorso, ma quest’anno danno proprio l’impressione di poter far male a qualsiasi avversario: Fabregas ci sarà, la crescita di Nasri, il sinistro letale di Van Persie, la velocità di Walcott, il giovane Wilshire e dalla panchina Arshavin e Bendtner costituiscono un pacchetto offensivo di tutto rispetto. Male invece Messi, che si è mangiato dei gol che di solito segna a occhi chiusi (e uno buono gliel’hanno annullato) e Guardiola che sullo 0-1 ha deciso di chiudersi, togliendo Villa e mettendo Keita, dando un brutto segnale ai suoi, e interrompendo un meccanismo che in campo va avanti quasi da solo. Da non perdere il ritorno al Camp Nou.
            Pareggio e lotta apertissima tra Valencia e Schalke 04, con i gol dei soliti Soldado e Raul, due prodotti della cantera madridista. Chissà se qualche anno fa Raul dava dei consigli al giovane Roberto su come comportarsi in campo: ora si ritrovano uno di fronte all’altro e si giocano i quarti di finale di Champions League.

P.S.: da non perdere anche la partita tra Napoli e Villareal di stasera. Non è Champions League ma potrebbe esserlo benissimo, quest’anno, dal momento che una è seconda in Seria A e l’altra è terza in Liga.

martedì 15 febbraio 2011

Ritorna la Champions

Finalmente ricomincia la Champions League, le partite di più alto livello che ci siano. Stasera si parte con i primi due ottavi di finale:
  • Milan – Tottenham
  • Valencia – Schalke 04

Domani ci saranno invece:
  • Roma – Shakthar Donetsk
  • Arsenal – Barcellona

Inutile dire che in tutte queste sfide (parliamo dell’andata) le favorite sono quelle in casa, tranne che per quanto riguarda l’ultima, dal momento che questo Barcellona deve essere considerato favorito ogni volta che scende in campo. Ovviamente sarà molto importante ragionare in ottica 180’ e quindi provare sì a segnare, ma soprattutto a non prendere gol in casa, compito difficile soprattutto per i rossoneri, considerato che il Tottenham è andato a segno in tutti gli incontri di questa edizione di Champions League.
      Per quanto riguarda il Milan, si spera che l’assenza di Bale (devastante contro i cugini dell’Inter) si riveli pesante per le ripartenze degli Spurs, anche che lo stato di forma di Niko Kranjcar non può far dormire sonni tranquilli ad Allegri. Pericolosi anche Modric e Pavlyuchenko quando saranno chiamati in causa da Redknapp, probabilmente nel corso del secondo tempo.
      La Roma è invece chiamata a una prova di carattere in seguito alla sconfitta in casa contro il Napoli, che ne ha molto limitato le ambizioni di vittoria in campionato. Una grande prestazione servirà alla squadra di Ranieri a livello morale, che per placare alcuni possibili dissidi all’interno dello spogliatoio.

            Pronostici:
            Milan – Tottenham 1
            Valencia – Schalke 04 1X
            Roma – Shakhtar Donetsk 1
            Arsenal – Barcellona X2

lunedì 14 febbraio 2011

Il Fenomeno lascia il calcio

La notizia già girava da qualche giorno, ma l’ufficialità c’è stata questo pomeriggio, quando Luis Nazario de Lima, in arte Ronaldo, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha dichiarato: ''Come potete immaginare - ha detto il Fenomeno - oggi sono qui per dirvi che chiudo la mia carriera di calciatore professionista. È stata bellissima, meravigliosa ed emozionante, con molte sconfitte ed altrettante vittorie. Non ricordo di essermi fatto un solo nemico''.
            Lascia il calcio giocato quindi Ronaldo, perché dice che pensa a una giocata, sa come farla, ma le gambe non gli rispondono. Lascia il calcio giocato quello che è stato per un bel periodo, diciamo tra il 1996 e il 1998 (fino all’infortunio contro la Lazio), senza dubbio il calciatore più forte del mondo, e che, anche dopo, è stato in grado di essere uno degli attaccanti più letali, vincendo campionati e coppe con il Real (tripletta storica all’Old Trafford) e anche il Mondiale del 2002 con 8 gol all’attivo, di cui 2 in finale: con lui in rosa, il Brasile è sempre arrivato in fondo ai Mondiali (1° nel 1994, 2° nel 1998, 1° nel 2002).
            Grande tecnica unita ad una velocità pazzesca: questo il mix di caratteristiche che ha consentito al Fenomeno di fare sudare freddo tutti i difensori che lo dovevano affrontare. Forse è stato il primo calciatore davvero noto a livello mondiale (non solo in Europa e SudAmerica quindi), grazie anche alle pubblicità. In questo senso lo si può forse accostare a quello che è stato Michael Jordan per il basket: il primo vero fenomeno mondiale, anche se poi di giocatori altrettanto forti ce ne sono stati, prima e dopo.
            Un ultima considerazione sui numeri di quegli anni lì, quelli in cui non lo potevi marcare, ma dovevi sperare che sbagliasse qualcosa:

  • 1994/95 @ PSV: 35 gol in 36 partite;
  • 1995/96 @ PSV: 19 gol in 21 partite;
  • 1996/97 @ Barça: 47 gol in 49 partite;
  • 1997/98 @ Inter: 34 gol in 47 partite;
  • poi nella stagione successiva, l’infortunio: le medie calano, anche se restano molto alte.

Qui sotto un video con alcune delle giocate più belle del Fenomeno:

Coppa Italia a Siena

La Montepaschi Siena si è aggiudicata per la terza volta nella sua storia (e per la terza volta consecutiva) la Coppa Italia, avendo battuto in finale la Bennet Cantù per 79-72. Altra dimostrazione di forza da parte degli uomini e del sistema di Pianigiani, che non appaiono più di un altro pianeta come gli anni scorsi (si parla a livello italiano, perché poi in Eurolega la musica è un’altra), ma che dispongono ancora di una mentalità e di alcuni meccanismi, specialmente in difesa, di essere al top del basket nostrano. L’MVP delle Final 8 di Coppa Italia è stato votato il pivot lituano Lavrinovic, autore di 21 punti in finale, ma la vera forza della MPS (e stavolta non è retorica) è il gruppo: basti pensare che il miglior marcatore della squadra, Rimantas Kaukenas, produce solo il 16 % dei punti totali. Insomma: il sistema Siena può prescindere, in una certa misura, dagli interpreti (ulteriore prova ne sia l’assenza dal parquet del play titolare McCalebb).

Più in generale le Final 8 di Coppa Italia hanno fotografato il momento della Seria A, e ciò che ne è emerso è che forse per Siena la strada non sarà poi così tanto in salita in campionato. Sicuramente occorre applaudire la Bennet Cantù di Trinchieri, ma la sensazione è che le sue rotazioni siano un po’ corte per dare del filo da torcere alla Montepaschi in ottica serie da 7 gare. Male invece Milano e Bologna, che non solo hanno fallito l’appuntamento, ma hanno dato l’impressione di non essere proprio all’altezza della situazione.

domenica 13 febbraio 2011

Manchester Roo-nited

Ha titolato così uno dei soliti tabloid inglesi cui piace sempre fare giochi di parole per i titoli di copertina…
Wayne Rooney ha segnato probabilmente il gol più bello della sua carriera. Con una splendida rovesciata, l’attaccante inglese ha spazzato via le speranze di gloria dei cugini del Manchester City, regalando al Manchester United la vittoria per 2-1 nell’atteso derby cittadino, che per la prima volta nella storia vedeva le 2 compagini tra i primi 3 posti della classifica. I ragazzi di Mancini sprofondano a -8 dallo United, che ha anche una partita in meno rispetto a loro. Purtroppo per Sir Alex il capitolo Premier non è ancora chiuso, dal momento che l’Arsenal ha battuto il Wolverhampton e si trova ancora a 4 punti dai Reds.
Tornando al gol di Rooney: l’azione è da vedere e rivedere, a circa dieci minuti dalla fine, dopo un traversone del portoghese Nani. La coordinazione del 25enne inglese è perfetta. Un gol che può contribuire a far impennare le prestazioni di Rooney, devastante la scorsa stagione fino all’infortunio alla caviglia all’Allianz Arena, discontinuo quest’anno tra prestazioni non eccezionali, chiacchiere sul suo futuro professionale.

Il fantastico gol di Rooney:

martedì 8 febbraio 2011

La remuntada?

La 24esima giornata vede una grande Inter che batte una buona Roma (decisivo il rigore + rosso a Burdisso) e si avvicina a un Milan che non riesce più a pungere come qualche settimana fa. La remuntada dei nerazzurri ai danni dei cugini rossoneri poggia su diversi punti:

  • il ritorno in campo di giocatori importanti che prima erano infortunati: solo un esempio, Castellazzi è certamente un buon portiere, ma Julio Cesar è un fenomeno e fa la differenza (vedi il rigore parato a Pastore sull’1-2, la punizione parata ad Almiron sullo 0-0 e la tripla parata sui giocatori della Roma sull’1-1); ma poi anche Thiago Motta, Maicon (quello vero), da ieri Sneijder…
  • l’acquisto di giocatori nei ruoli in cui c’era bisogno: Milito non va come l’anno scorso? Ecco che arriva Pazzini. Samuel fuori tutta la stagione? Ecco che arriva Ranocchia. Sneijder e Stankovic sono ancora fuori? Ecco che arriva Kharja. Santon non dà garanzie quando è chiamato in causa? Ecco che arriva Nagatomo. Tanti soldi spesi, ma spesi bene: forse si poteva spenderli anche per Benitez…
  • l’empatia di Leonardo coi giocatori: evidentemente con Benitez non c’era, e questo è colpa di tutti, Benitez per primo. Con Leo l’Inter ha vinto 9 partite su 10, qualche piccolo problemino dietro, ma davanti si segna tanto, anzi tantissimo. Tornando indietro a partire da oggi, nelle ultime in campionato il numero di gol dei nerazzurri è il seguente: 5, 3, 3, 1, 4, 2, 3, 3, e questo è il periodo Leo. Una media di 3 gol a partita. In Serie A non sono pochi…
  • il calo del Milan: eh sì perché se gli altri avessero sempre vinto, non si potrebbe parlare di remuntada… Invece il Milan ha rallentato il passo per vari motivi: infortuni in difesa e a centrocampo, sfortuna nelle conclusioni (vedi il doppio palo a Muslera battuto) e un gioco che comunque non è mai stato brillante e punta a far arrivare la palla davanti velocemente, meglio se a Ibra…

La prossima giornata prevede Juve – Inter: vediamo se i nerazzurri faranno ancora la voce grossa…

I gol più belli di questa giornata:

1. Amauri
Torna al gol in Serie A dopo un anno il bomber italo-brasiliano, forse anche grazie al passaggio al Parma. Giovinco scodella in mezzo all’area, lui si coordina spalle alla porta e batte Boruc con una splendida rovesciata sul secondo palo.

2. Sneijder
Julio Sergio è paralizzato perché sposta male il peso del corpo, ma se vedete il gol dalle spalle dell’interista, noterete che il pallone è finito veramente all’incrocio dei pali. Dopo aver puntato la difesa facendola abbassare, allargato le maglie della Roma con un’apertura millimetrica, l’olandese riceve al limite dell’area, controlla di sinistro e in una frazione di secondo lascia partire un sinistro terrificante.

3. Hernanes
Punizione da 30 metri e in posizione centrale. Certo, Sorrentino parte in ritardo (forse non la vede partire), ma il bolide del brasiliano gira che è una meraviglia.

lunedì 7 febbraio 2011

What so proudly we watched at the twilight's last reaming

Ero presa dal pathos dell’inno e mi sono sbagliata. Posso solo sperare che tutti abbiano sentito il mio amore per questo Paese e il vero spirito dell’inno”. Più o meno queste le parole che Christina Aguilera ha detto per difendersi dalle tantissime critiche che le sono state mosse per aver sbagliato il testo dell’inno USA. Eh vabbè, un errore, una gaffe può capitare a tutti (vero, Marchisio?)…
Il problema è che l’inno lo stava cantando prima del 45° Super Bowl, a mani basse i minuti di TV più visti negli USA (a parte rari casi particolari, tipo i funerali di Lady D o il servizio commemorativo di Michael Jackson): si parla di record di telespettatori con 111 milioni di teste davanti al match più atteso dell’anno. E ovviamente l’eco amplifica la gaffe della cantante trentenne, che tra l’altro non era alla prima esibizione dell’inno prima di un evento sportivo (già a 11 anni cantava prima delle finali di Stanley Cup di hockey! Vedere per credere: http://www.youtube.com/watch?v=leTzT3v_mls).
È poi curioso andare a vedere l’errore nel dettaglio, perché l’indignazione dei tifosi al Cowboys Stadium di Dallas e davanti alla TV è nata sì dal fatto che la Aguilera abbia sbagliato le parole, ma anche dal fatto che le parole “ri-adattate” abbassino di molto il tono epico di Star-spangled banner. Gli statunitensi sono di solito molto patriottici quando si tratta della bandiera, che appunto è anche il titolo e l’oggetto del testo dell’inno. Questa è la prima strofa dell’inno:

Oh, say can you see, by the dawn's early light,
What so proudly we hailed at the twilight's last gleaming?
Whose broad stripes and bright stars, through the perilous fight,
O'er the ramparts we watched, were so gallantly streaming?

Di', puoi vedere alle prime luci dell'alba
ciò che abbiamo salutato fieri all'ultimo raggio del crepuscolo?
Le cui larghe strisce e brillanti stelle, nella battaglia pericolosa,
sui bastioni che sorvegliavamo, sventolavano valorosamente?

“Bastioni”, “fieri”, “valorosamente”, “battaglia”… Un inno epico insomma, come è giusto che sia. Questa invece la versione di Christina Aguilera (in grassetto il verso incriminato):

Oh, say can you see, by the dawn's early light,
What so proudly we hailed at the twilight's last gleaming?
Whose broad stripes and bright stars, through the perilous fight,
What so proudly we watched at the twilight's last reaming?

Di', puoi vedere alle prime luci dell'alba
ciò che abbiamo salutato fieri all'ultimo raggio del crepuscolo?
Le cui larghe strisce e brillanti stelle, nella battaglia pericolosa,
ciò che abbiamo guardato fieri all’ultima alesatura del crepuscolo?

            Al di là delle parole sbagliate, ma … alesatura? Esiste in italiano, ma forse è usato solo in ambito tecnico (io non sapevo dell’esistenza di questa parola), fatto sta che indica un oggetto che corregge il diametro dei buchi, detta terra terra; eh, ma in America il corrispettivo reaming è un vocabolo più noto del nostro alesatura, e se lo canti nell’inno al Super Bowl, riferito alla bandiera a stelle e strisce crea degli inconvenienti.
Su un sito web, un giornalista (o un semplice commentatore) che l’ha messa sul ridere ha commentato: “The twilight’s last reaming? That sounds painful. And pornographic. And kinda sexy now that I think about itàL’ultima alesatura del crepuscolo? Suona doloroso. E pornografico. E alquanto sexy ora che ci penso”. Ma non tutti gli americani l’hanno presa così bene…

“And now, to honor America, five-time Grammy Award winner…Christina Aguilera”

PS: per la cronaca, i Green Bay Packers hanno battuto i Pittsburgh Steelers 31-25 e si sono aggiudicati il loro 4° titolo NFL.