
Ci siamo messi comodamente davanti al televisore, ieri
sera, convinti, anche noi (ma lo erano
la stragrande maggioranza degli sportivi!), di assistere ad una partita di
calcio-spettacolo tra Juventus e Roma: la prima, in lotta per lo scudetto; la seconda, in lotta per il terzo posto utile per
partecipare alla Champions League della prossima annata; entrambe, in grado di esprimere i più spettacolari
giochi di squadra del nostro massimo campionato.
Putroppo, sapete tutti come è andata a finire: lo
spettacolo, il vero spettacolo (in
verità merito quasi esclusivo della Juventus, a fronte della “solita”
Roma “edizione esterna”) è durato solo 28 minuti: cioè fino a quando l’arbitro non ha decretato un rigore a
favore della Juventus (correttamente, secondo noi), e, purtroppo per la Roma ma, soprattutto, per lo spettacolo, anche
l’espulsione del portiere Stekelemburg,
con la conseguenza:
1) di aver applicato il regolamento, probabilmente non correttamente;
2) di aver decretato la “fine dello spettacolo”, perché,
da quel momento, la Juventus ha giocato pensando solo ad “amministrare la partita” (come si usa dire in termini
mediatici); mentre la Roma ha, analogamente, optato per un gioco inteso a far
trascorrere il tempo, senza ulteriori
danni, pensando, cioè, solo a non
subire ulteriori gol (schierandosi con un 4-4-1 che la dice
lunga...).
Come ormai tutti sanno, il regolamento, per i falli
commessi in area di rigore prevede, appunto, il rigore, e, in più, nei casi in cui il fallo è diretto ad
interrompere una “chiara occasione da rete”, prevede anche l’espulsione
del calciatore responsabile del fallo.
I motivi che giustificherebbero la doppia sanzione
(rigore ed espulsione) discendono dalla necessità di evitare una sperequazione
tra il fallo commesso per evitare la “chiara occasione da rete” e la sanzione semplice (solo il rigore, che,
ovviamente, potrebbe anche non essere
trasformato in gol).
Pur convenendo sulla validità della motivazione, diretta,
in definitiva, a porre un deterrente alla convenienza di fare fallo da rigore
per evitare un gol quasi certo (esempio: giocatore rimasto solo davanti al
portiere o, addirittura, dopo aver scavalcato il portiere) riteniamo che la
doppia sanzione, pur intesa a creare una “equità” tra il fallo e la
penalizzazione, sia, in realtà, sperequante, per un duplice ordine di motivi:
- lasciare per tutto il tempo rimanente una squadra a giocare dieci contro undici praticamente pone fine al match, introducendo un motivo di penalizzazione protratto nel tempo e creando, perciò, una sensazione di antisportività prolungata (dieci contro undici) che penalizza in modo esponenziale (quindi, sperequante) la squadra incriminata;
- come nel caso sopra riferito (Juventus-Roma), si “ammazza” lo spettacolo; per il quale almeno gli sportivi neutrali hanno pagato per assistervi.
In conclusione, riteniamo che la regola in questione
debba essere alleviata, nelle
conseguenze derivanti dall’applicazione della penalizzazione, tenendo conto che
occorre, sempre, assicurare l’equità tra conseguenze del fallo e conseguenze
della penalizzazione, e salvaguardare i
concetti di “spettacolo” da assicurare a chi ha pagato per assistervi, ed il
concetto di “competizione sportiva” che necessita di parità complessiva di
condizioni ambientali di svolgimento.
Le soluzioni a disposizioni sono tante. Si possono anche desumere da altri sport che già le applicano, un esempio fra tanti: espulsione a tempo
predeterminato.
Basta fermarsi e discuterne, con buona volontà di operare e risolvere.
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