lunedì 23 aprile 2012

REGOLE DA CAMBIARE - Rigore ed espulsione



Ci siamo messi comodamente davanti al televisore, ieri sera, convinti, anche noi (ma lo erano la stragrande maggioranza degli sportivi!), di assistere ad una partita di calcio-spettacolo tra Juventus e Roma: la prima,  in lotta per lo scudetto; la seconda, in lotta per il terzo posto utile per partecipare alla Champions League della prossima annata; entrambe, in grado di esprimere i più spettacolari giochi di squadra del nostro massimo campionato.

Putroppo, sapete tutti come è andata a finire: lo spettacolo,  il vero spettacolo (in verità merito quasi esclusivo della Juventus, a fronte della “solita” Roma “edizione esterna”) è durato solo 28 minuti: cioè fino a quando l’arbitro non ha decretato un rigore a favore della  Juventus  (correttamente, secondo noi), e, purtroppo per la Roma ma, soprattutto, per lo spettacolo, anche l’espulsione del portiere Stekelemburg,  con la conseguenza:

1) di aver applicato il regolamento,  probabilmente non correttamente;
2) di aver decretato la “fine dello spettacolo”, perché, da quel momento, la Juventus ha giocato pensando  solo ad “amministrare  la partita” (come si usa dire in termini mediatici); mentre la Roma ha, analogamente, optato per un gioco inteso a far trascorrere il tempo, senza ulteriori danni, pensando, cioè, solo a non  subire  ulteriori  gol (schierandosi con un 4-4-1 che la dice lunga...).

Come ormai tutti sanno, il regolamento, per i falli commessi in area di rigore prevede, appunto, il rigore, e, in più, nei casi in cui il fallo è diretto ad interrompere una “chiara occasione da rete”, prevede anche l’espulsione del calciatore responsabile del fallo.
I motivi che giustificherebbero la doppia sanzione (rigore ed espulsione) discendono dalla necessità di evitare una sperequazione tra il fallo commesso per evitare la “chiara occasione da rete” e  la sanzione semplice (solo il rigore, che, ovviamente, potrebbe anche non  essere trasformato in gol).

Pur convenendo sulla validità della motivazione, diretta, in definitiva, a porre un deterrente alla convenienza di fare fallo da rigore per evitare un gol quasi certo (esempio: giocatore rimasto solo davanti al portiere o, addirittura, dopo aver scavalcato il portiere) riteniamo che la doppia sanzione, pur intesa a creare una “equità” tra il fallo e la penalizzazione, sia, in realtà, sperequante, per un duplice ordine di motivi:

  • lasciare per tutto il tempo rimanente una squadra a giocare dieci contro undici praticamente pone fine al match, introducendo un motivo di penalizzazione protratto nel tempo e creando, perciò, una sensazione di antisportività prolungata (dieci contro undici) che penalizza in modo esponenziale (quindi, sperequante) la squadra incriminata;
  • come nel caso sopra riferito (Juventus-Roma), si “ammazza” lo spettacolo; per il quale almeno gli sportivi neutrali hanno pagato per assistervi.
In conclusione, riteniamo che la regola in questione debba essere alleviata, nelle conseguenze derivanti dall’applicazione della penalizzazione, tenendo conto che occorre, sempre, assicurare l’equità tra conseguenze del fallo e conseguenze della penalizzazione, e  salvaguardare i concetti di “spettacolo” da assicurare a chi ha pagato per assistervi, ed il concetto di “competizione sportiva” che necessita di parità complessiva di condizioni ambientali di svolgimento. 
Le soluzioni a disposizioni sono tante. Si possono anche desumere da altri sport che già le applicano, un esempio fra tanti: espulsione a tempo predeterminato.
Basta fermarsi e discuterne, con buona volontà di operare e risolvere.


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