mercoledì 25 aprile 2012

REGOLE DA CAMBIARE 2 - Provocazione e reazione



Nel precedente articolo della serie “Regole da cambiare”, ci siamo soffermati sulla doppia penalizzazione (rigore ed espulsione) che viene decretata per i falli in area di rigore in caso di interruzione illecita di una “chiara occasione da rete”, con riferimento, in particolare, a quanto verificatosi nel corso del recente Juventus-Roma.

Ebbene, sempre nel corso dello stesso incontro, è accaduto un altro particolare evento che ci dà lo spunto, ora,  per mettere in rilievo un altro aspetto regolamentare che crea non poche perplessità e disagio in merito all'equità delle valutazioni arbitrali/televisive e conseguenti penalizzazioni.

Ci riferiamo al caso dello sputo che il calciatore Lamela, ha rivolto al collega Lichtsteiner; sputo che, non rilevato dai direttori di gara, è stato oggetto di valutazione da parte del giudice sportivo, mediante il ricorso alla “prova televisiva”: tre giornate di squalifica per Lamela; nulla per Lichtsteiner (autore dello sberleffo provocatorio, verso Lamela, con indicazione del 4-0, come chiaramente evidenziato nella stessa ripresa televisiva).

I lettori più attenti, avranno già intuito dove vogliamo arrivare: perché penalizzare solo la “reazione” e non anche la “provocazione”?

Salvo errori di conoscenza, non ci risulta che nel regolamento del gioco del calcio esista una norma specifica in tal senso: vengono, cioè, penalizzate solo le “reazioni”, e non anche le “provocazioni”.
Tuttavia, poiché questa modalità di valutazione si ripete ormai costantemente, dobbiamo necessariamente ritenere che, se proprio non esiste una regola scritta, esistono, almeno, prassi, raccomandazioni, decisioni, sentenze ed altro, che giustificano, nel mondo del calcio l’adozione di questo criterio.

Che riteniamo iniquo. Quindi, da modificare in modo più equanime, soprattutto quando si fa ricorso alla “prova televisiva”.

Riteniamo, infatti, che penalizzare la “reazione”, senza valutare, e, in qualche modo, penalizzare anche la “provocazione” non corrisponda alla sensibilità vigente, nel nostro tempo, riferibile al “buon padre di famiglia” (per utilizzare un criterio di riferimento, già in uso nel nostro Codice Civile).
Ciò, riteniamo, vale soprattutto per le competizioni sportive: dove il “comportamento” (il fair play) ha un valore ben più pregnante rispetto ai comportamenti rilevanti in sede civile o penale; se così non fosse qualcuno ci dovrebbe spiegare a cosa servono le costosissime campagne mediatiche sul fair play a livello mondiale, nelle competizioni sportive.

In conclusione, nel caso portato ad esempio, e ritenendoci “buon padre di famiglia” (portatori, cioè, della “sensibilità media” per i casi del genere), ci saremmo aspettati tre giornate di squalifica per Lamela (per la reazione mediante sputo, quale “reazione” assimilabile a  violenza), ma anche una giornata a Lichtsteiner (per la “provocazione” derivante dalla violazione del criterio di correttezza verso avversari - fair play).

lunedì 23 aprile 2012

REGOLE DA CAMBIARE - Rigore ed espulsione



Ci siamo messi comodamente davanti al televisore, ieri sera, convinti, anche noi (ma lo erano la stragrande maggioranza degli sportivi!), di assistere ad una partita di calcio-spettacolo tra Juventus e Roma: la prima,  in lotta per lo scudetto; la seconda, in lotta per il terzo posto utile per partecipare alla Champions League della prossima annata; entrambe, in grado di esprimere i più spettacolari giochi di squadra del nostro massimo campionato.

Putroppo, sapete tutti come è andata a finire: lo spettacolo,  il vero spettacolo (in verità merito quasi esclusivo della Juventus, a fronte della “solita” Roma “edizione esterna”) è durato solo 28 minuti: cioè fino a quando l’arbitro non ha decretato un rigore a favore della  Juventus  (correttamente, secondo noi), e, purtroppo per la Roma ma, soprattutto, per lo spettacolo, anche l’espulsione del portiere Stekelemburg,  con la conseguenza:

1) di aver applicato il regolamento,  probabilmente non correttamente;
2) di aver decretato la “fine dello spettacolo”, perché, da quel momento, la Juventus ha giocato pensando  solo ad “amministrare  la partita” (come si usa dire in termini mediatici); mentre la Roma ha, analogamente, optato per un gioco inteso a far trascorrere il tempo, senza ulteriori danni, pensando, cioè, solo a non  subire  ulteriori  gol (schierandosi con un 4-4-1 che la dice lunga...).

Come ormai tutti sanno, il regolamento, per i falli commessi in area di rigore prevede, appunto, il rigore, e, in più, nei casi in cui il fallo è diretto ad interrompere una “chiara occasione da rete”, prevede anche l’espulsione del calciatore responsabile del fallo.
I motivi che giustificherebbero la doppia sanzione (rigore ed espulsione) discendono dalla necessità di evitare una sperequazione tra il fallo commesso per evitare la “chiara occasione da rete” e  la sanzione semplice (solo il rigore, che, ovviamente, potrebbe anche non  essere trasformato in gol).

Pur convenendo sulla validità della motivazione, diretta, in definitiva, a porre un deterrente alla convenienza di fare fallo da rigore per evitare un gol quasi certo (esempio: giocatore rimasto solo davanti al portiere o, addirittura, dopo aver scavalcato il portiere) riteniamo che la doppia sanzione, pur intesa a creare una “equità” tra il fallo e la penalizzazione, sia, in realtà, sperequante, per un duplice ordine di motivi:

  • lasciare per tutto il tempo rimanente una squadra a giocare dieci contro undici praticamente pone fine al match, introducendo un motivo di penalizzazione protratto nel tempo e creando, perciò, una sensazione di antisportività prolungata (dieci contro undici) che penalizza in modo esponenziale (quindi, sperequante) la squadra incriminata;
  • come nel caso sopra riferito (Juventus-Roma), si “ammazza” lo spettacolo; per il quale almeno gli sportivi neutrali hanno pagato per assistervi.
In conclusione, riteniamo che la regola in questione debba essere alleviata, nelle conseguenze derivanti dall’applicazione della penalizzazione, tenendo conto che occorre, sempre, assicurare l’equità tra conseguenze del fallo e conseguenze della penalizzazione, e  salvaguardare i concetti di “spettacolo” da assicurare a chi ha pagato per assistervi, ed il concetto di “competizione sportiva” che necessita di parità complessiva di condizioni ambientali di svolgimento. 
Le soluzioni a disposizioni sono tante. Si possono anche desumere da altri sport che già le applicano, un esempio fra tanti: espulsione a tempo predeterminato.
Basta fermarsi e discuterne, con buona volontà di operare e risolvere.


domenica 22 aprile 2012

SCONCERTI: tra senilità e "Sconcerto quotidiano"

Abbiamo già avuto modo di porre all’attenzione dei lettori, alcune scellerate argomentazioni  che, di tanto in tanto, vengono esternate  da Mario Sconcerti, nella (quasi) quotidiana rubrica Lo sconcerto quotidiano, sul “Corriere della Sera”.

Cominciamo a pensare che mai titolo di rubrica si sia dimostrato più appropriato; e non solo per il “richiamo” al cognome dell’articolista; ma, bensì e soprattutto, per il contenuto degli articoli.
Così, ad esempio, in un recente “sconcerto”, il nostro Mario sostiene:

“Ma davvero siete convinti che i giornali e le televisioni siano contro Juve, Inter o MIlan? Davvero pensate che qualcuno possa essere scientificamente contro i clienti a cui si rivolge? Conoscete commercianti così stupidi? E perchè le televisioni dovrebbero dare centinaia di milioni a squadre di cui vorrebbero il male? Non è meglio accettare che a volte esista anche chi ha opinioni diverse dalle nostre? [...] Nessuno va contro la massa dei propri clienti. Esistono giornalisti tifosi, come esistono medici, farmacisti, impiegati tifosi. Ma che un grande mezzo di comunicazione sia contro un grande pubblico è una contraddizione in termini.”
Con ogni buona volontà, e dopo tante riflessioni, confessiamo di essere rimasti  indecisi  su due correnti di opinione dirette a far luce sulle cause di  tali  esternazione:
  1. Sconcerti è in piena senilità, e, quindi, non vede nulla oltre il suo naso: perciò, ormai,  parla per truismi (“lo zucchero è dolce”...) e non va oltre;
  2. Sconcerti scrive sciocchezze (perché di questo si tratta!) costretto, com’è,  a sintetizzare il proprio pensiero (fino a travisare idee e fatti), dalla  ristrettezza dello spazio a disposizione per il (quasi) quotidiano sconcerto (una decina di righe per volta!).
E’ assai credibile che la migliore approssimazione al vero sia quelle che contiene entrambe le citate ipotesi.
Nel caso specifico sopra riportato, Sconcerti sostiene che i media (giornali, tv, radio, ecc.) non  possono parlare male dei propri clienti (lettori, ecc.). E’ un non senso. Una contraddizione in termini.

La tesi espressa è talmente buffa che faremmo un torto ai nostri lettori a indicare idee contrarie a tale tesi (fra l’altro, sarebbero tali e tante, da poterne ricavare un trattato!).
Ci limitiamo a pochissimi rilievi dai quali emergono, di volta in volta, la vanità, la grossolanità, la insostenibilità e, infine, per tutte, la falsità della tesi sostenuta:
- ha mai letto Sconcerti un giornale di destra parlare bene della sinistra (e viceversa)?
- ha mai sentito Sconcerti un venditore di qualsiasi merce magnificare la stessa merce venduta dal concorrente vicino?
- per rimanere in campo sportivo: dove era Sconcerti, nel 2006, quando il suo quotidiano (Gazzetta dello Sport) e il suo Direttore (Candido Cannavò) tirarono fuori “dal nulla” "Moggiopoli", poi derubricata, a furor di popolo, in "Calciopoli" e, infine, in “Farsopoli”, affossando una squadra del nostro Campionato di calcio, seguita dal maggior numero di tifosi in Italia?
- e, addirittura mettiamogli, sotto il naso, al caro Mario, perché se ne faccia una ragione (se è ancora in grado di farsene), quello che sta scrivendo, la Gazzetta dello Sport, da qualche settimana, sul nuovo scandalo del “calcio scommesse”, con lo stesso ardore/rancore nei confronti della squadra che sta lottando per lo scudetto contro una dei “poteri forti” di Milano (e dei suoi due quotidiani, politico e sportivo):
  1. in  via successiva, sono state messe in evidenza, sempre in prima pagina, presunti coinvolgimenti nella “scommessopoli”, prima di Bonucci, poi di Pepe, poi di Quagliarella: tutte “ipotesi” e “voci” riprese dalla Gazzetta, messe in prima pagine salvo, dopo pochi giorni,  non parlarne più,  per evidente  insussistenza delle “voci”;
  2. non contenti di ciò,  i colleghi gazzettari del nostro Mario, ora che il gioco si sta facendo duro (mancano pochi turni a fine campionato...) anch’essi vanno giù duro ed alzano il tiro: l’allenatore Conte. E via con le supposizioni (sempre in prima pagina!) circa l’eventuale “pena” da affibbiargli: sei mesi, un anno, due anni, radiazione!
E tutto questo, i colleghi del nostro Mario, lo hanno letteralmente inventato.
Infatti, il nome di Conte sembra risulti da un verbale di confessione (del Calciatore Carobbio, ex Siena) , secretato dagli inquirenti.

Allora i casi sono due:
- o i gazzettari hanno inventato il tutto e “sbattuto il mostro in prima pagina” (come riteniamo);
- o gli stessi, in qualche modo, illegale per forza di cose, hanno potuto conoscere ciò che, per definizione, non doveva essere conosciuto (qualcuno, responsabile della violazione, dovrebbe essere incriminato!).

CONLUSIONE: pur con questi pochissimi esempi (ma se ne potrebbero citare all’infinito!), Mario Sconcerti è ancora in grado di sostenere, come ha fatto, “che un grande mezzo di comunicazione (come la Gazzetta  dello Sport ndr) sia contro un grande pubblico (tifosi della squadra più seguita dagli italiani ndr) è una contraddizione in termini.”
Una contraddizione (in termini, addirittura!) che solo Mario Sconcerti, vede (non vedendo altro): che sia ora di godersi la pensione?

lunedì 16 aprile 2012

YAMAMAY-VILLA CORTESE: Spettacolo puro nonostante i cronisti RAI


Nella serata di ieri, in “prima serata”, abbiamo assistito, su RAI Sport 2, alla telecronaca del quinto, e, ovviamente, decisivo incontro di finale valido per l’assegnazione dello scudetto 2011-2012 del volley femminile, tra la Yamamay di Busto Arsizio e la vicina cittadina di Villa Cortese.

Non intendiamo riproporvi la cronaca della partita, ma intrattenervi su alcune considerazioni emerse con notevole evidenza, nel corso dell’evento.

1-La partita. E’ stata una di quelle partite “memorabili”. Chi l’ha vista, perché presente o in diretta televisiva, ne conserverà memoria indelebile. Perché il match è stato avvincente, esaltante in alcuni tratti e inondato di pathos, nel finale al tie-break, con la Meijners (Yamamay) che trova l’ace del 13-12; con Cruz (Villa Cortese) il cui match point sul 13-14, viene murato implacabilmente da Havlickova; con la schiacciata prepotente annullata per l’infrazione di linea toccata con un piede da parte di Pavan (Villa Cortese) e, infine, il match point della Havlickova (Yamamay) che non sbaglia e con le due squadre entrambe a terra, sfinite ed entrambe piangenti, ovviamente, per motivi opposti!
In fondo all’articolo, vi proponiamo il tabellino dell’incontro.

2-La Telecronaca. Già in altre occasioni abbiamo dovuto evidenziare le incongruenze (ma il termine è alquanto soft...) di alcuni telecronisti sportivi della Rai, talora chiaramente inadeguati (ricordiamo Il Bagni di alcune partite della Nazionale italiana di calcio), o sfacciatamente parziali rispetto ai contendenti in campo (ricordiamo il Cerqueti, notorio supporter della Roma, che ne fece e ne disse di cotte e di crude nella telecronaca del recente Juventus-Roma di Coppa Italia).
Nella partita di ieri ne abbiamo purtroppo dovuto subire un’altra: una telecronaca che andrebbe definita ossessiva, invadente, senza un attimo di sosta nella loquacità, tranne che negli “spot” pubblicitari (mai tanto apprezzati come stavolta...), con un continuo “citarsi addosso”, un continuo esibire e ricordare le glorie della “Rai Sport”, passate, presenti e future (domani saremo a... dopodomani vi presenteremo... seguiteci sempre... e così via: questo si chiama servizio pubblico o servizio commerciale?).
Crediamo di non essere stati i soli ad aver chiuso, per sfinitezza, l’audio della ripresa televisiva (noi l’abbiamo fatto nel corso del terzo tempo...), per goderci il rimanente spettacolo puro, senza riempirci orecchie e cervello delle insulsaggini dei cronisti.

3-Festeggiamenti e premiazione. Abbiamo reimpostato l’audio, a fine match, per godere ulteriormente non certo dell’invadente loquacità dei cronisti, ma dell’ambiente, dei suoni, delle parole, delle lacrime dei protagonisti.
Ed anche qui, abbiamo dovuto essere spettatori di una discrepanza che, credeteci, ci ha lasciato l’amaro in bocca: dall’ultima palla a terra, dopo aver inquadrato la Bosetti (anche lei a terra, che non era riuscita salvare l’ultima schiacciata della Havlickova), dell’ambiente Villa Cortese si sono perse le tracce. Scomparse: le giocatrici, lo staff tecnico, perfino i sostenitori. Non abbiamo più visto né capito nulla del Villa Cortese.
Una lacuna da far rabbrividire: fino ad un attimo prima, le ragazze del Villa Cortese erano in vantaggio nel tie-brek: dopo tre giocate, persa la partita, sono scomparse assieme a tutti gli altri, “supporters” compresi.
Non siamo riusciti a capire perché e per come sia accaduto e, quindi, non sapremmo con chi prendercela: ma lo “spettacolo” non poteva né doveva finire così.
Certo, nello sport si vince e si perde; ma chi ha mai detto o scritto che gli onori e la gloria (oggi, anche con la visibilità televisiva) va solo ai vincitori?.
Questo è accaduto ieri sera: onori e gloria (e visibilità), solo per Yamamay. Vuoto assoluto per Villa Cortese che pure lo scudetto se l’era giocato fino all’ultima palla!!
C’è di peggio: abbiamo cercato, per tutta la giornata di oggi, sui quotidiani sportivi, una foto di squadra o anche di una sola giocatrice della Villa Cortese: nulla, proprio nulla.
Per questo e solo per questo, riportiamo, in alto, la foto del trionfo della Yamamay.

Busto Arsizio-Villa Cortese 3-2 (25-14, 28-30, 25-15, 23-25, 16-14) 
BUSTO ARSIZIO: Marcon 7, Bauer 21, Lloyd 2, Havelkova 10, Dall’Ora 9, Havlickova 28; Leonardi (L), Caracuta, Bisconti, Pisani, Meijners 9. N.e. Lotti. All. Parisi.
VILLA CORTESE: Berg, L. Bosetti 16, Wilson 13, Pavan 17, Cruz 15, Stufi 10; Puerari (L), Pincerato, C. Bosetti 1, Perinelli. N.e. Carocci (L), Barborkova, Guiggi. All. Abbondanza.
ARBITRI: Santi e Castagna.

La serie della finale scudetto:
Gara-1: Busto Arsizio-Villa Cortese 3-1
Gara-2: Busto Arsizio-Villa Cortese 2-3
Gara-3: Villa Cortese-Busto Arsizio 0-3
Gara-4: Villa Cortese-Busto Arsizio 3-0
Gara-5: Busto Arsizio-Villa Cortese 3-2

lunedì 9 aprile 2012

VALENTINO ROSSI: bilancio in Ducati sempre più "rosso"


In un precedente articolo abbiamo analizzato la situazione di Valentino Rossi, focalizzando alcuni aspetti caratterizzanti della sua “presenza” in Ducati; eccoli, in estrema sintesi:
  • non competitivo;
  • rotto nel fisico e nel morale;
  • ma con introiti personali tra i più alti nel mondo dello sport.

Bene. E’ iniziata la seconda stagione di Valentino Rossi in Ducati; e, se il buongiorno si vede dal mattino (Gran premio del Qatar: decimo), anche questa annata di GP non promette nulla di buono. Invero, già dal passato mese di prove su vari circuiti internazionali, si era capito tutto: tempi indecenti, generalmente tra il 10° e 13° posto.
Ora, poichè il nostro consiglio a Valentino lo abbiamo già dato (è ora di dire basta e di restituire i soldi ignominiosamente tolti alla Ducati, portata sull’orlo del fallimento, non solo finanziario, ma soprattutto di immagine), e per dare un senso reale al detto “a ciascuno il suo” (che sa molto di giusto e di equo), esaminiamo, ora, la situazione dal punto di vista della Ducati.

Qualcuno, in Ducati, dovrebbe cominciare a chiedersi su chi ricade la responsabilità di aver “scambiato”, a fine stagione 2009, Stoner con Rossi. Cioè, sostanzialmente, il sole nascente con il sole calante; meglio, con un sole sporco, usurato dagli anni di attività, ridotto al “lumicino” della vita (sportiva, ovviamente).
E fargliela pagare cara.

Perché, qui, non si tratta di parlare con il “senno di poi”: ma di affermare, semplicemente e puerilmente, che nessuno scambia pane raffermo con pane appena sfornato!
Però, appunto, qualcuno, in Ducati, lo ha fatto.
Ma non basta: come si dice, sbagliare è umano; ma qui si tratta di perseverare nell’errore.
In tutto il mese di marzo scorso, le prove preparatorie della nuova stagione, come già detto, sono state impietose: tra i primi e Valentino spesso c’era più di un secondo a giro di distacco! C’era tutto il tempo per cambiare. Non è stato fatto.
Cosa si sta aspettando? un’altra stagione fallimentare, sotto tutti i punti di vista?
Signori della Ducati: avete letto le dichiarazioni di Valentino a fine GP del Qatar? No? Ve le riportiamo noi (risposte ad una intervista):

Tutti dicono che questa è la Ducati che volevi tu...
«Non è proprio vero, io ho dato indicazioni sui problemi, e indicato le aree dove intervenire. Io purtroppo non ce la faccio a risolverle da solo, non sono un ingegnere».
Ma ci sono speranze?
“Le speranze le ho finite tutte l’anno scorso”.



Cosa ne dicono gli “ingegneri” (probabilmente effettivi, e non honoris causa...) della Ducati?
Cosa altro bisogna attendere per chiudere questo colossale errore?

domenica 1 aprile 2012

GALLIANI, Ambo secco sulla ruota di Catania: 12 e 17



Nel corso della partita giocata ieri sera al Cibali di Catania tra il Milan e, appunto, il Catania, è accaduto un altro episodio che ripropone il tema dell’aiuto tecnologico agli arbitri di calcio.
Una bella azione di Robinho si conclude con un tiro a rete ravvicinato, che, dopo aver superato due difensori del Catania si avvia verso la rete ma interviene un altro difensore, Marchese (col n. 12 sulla schiena), il quale rinvia la palla.
Dentro o fuori? Prima o dopo che “nessuna proiezione della palla tocchi la linea di porta” (come si esprime il regolamento, per assegnare un gol)?

I cronisti televisivi, a caldo, sono indecisi. E restano indecisi anche dopo varie “moviole” e riprese televisive da varie angolazioni.
Intanto, noi siamo del parere che, in questo caso, neppure se ci fosse stato un altro uomo-arbitro dietro la porta (come si usa in Champions League) il problema sarebbe stato risolto con buona approssimazione alla realtà. Forse, solo con uno strumento tecnologico molto, ma molto raffinato, si sarebbe arrivati ad ipotizzare un’accettabile soluzione del caso.

Certo, non stiamo scrivendo questo articolo solo per raccontare questo fatto. I lettori ci potrebbero prendere a pernacchie, con piena ragione.
In effetti “dopo” il fatto raccontato, sono successe altre cose molto più meritevoli di essere evidenziate, non fosse altro che per sdrammatizzare questo periodo alquanto problematico che sta vivendo il nostro campionato di calcio.
Nei giornali telematici di stamane abbiamo subito letto parole di fuoco sia di Allegri sia, in particolare, di Galliani avverso la decisione arbitrale di non concedere il “presunto gol”.

“Gol presunto”, infatti, per tutti, ma non per la sponda Milan: per loro non ci sono dubbi, la palla ha superato la linea di porta e lo dimostrano con una foto pubblicata sul sito ufficiale dell'A.C. Milan in cui, in effetti, si vede che la palla, prima di essere respinta da Marchese, ha inequivocabilmente superato la linea di porta.
Peccato solo che in questa foto Marchese indossi la maglia col n. 17 (invece di quella col n. 12 che, in realtà, indossava nel corso della partita in questione).
Suvvia ragazzi, mettiamola sul ridere! Oggi è il primo di aprile: diciamo che qualche buontempone del sito ufficiale del AC Milan ha voluto affibbiarci un bel Pesce d’Aprile.
Male che vada, suvvia, Galliani, non se la prenda troppo: si giochi un bell’ambo secco sulla ruota di Catania: 12 e 17, appunto.
E auguri per il Camp Nou.