I miei due ed eventuali lettori (che sarebbero, poi, i miei
due figlioli), mi perdoneranno per il lungo silenzio; aspettavo l’”occasio
iuris” per dire la mia su qualcosa di interessante.
L’occasione, l’ho trovata
nell’articolo apparso sul Corriere della sera (edizione elettronica) di questa
mattina, di cui, qui di seguito, riporto titolo e una breve sintesi:
“”Reggia di Caserta,
«ispezione» dei consiglieri regionali - Controlli al monumento vanvitelliano: «Qui c'è troppa
polvere». La replica: «Ma è polvere storica»””
Mi è accaduto spesso di
incappare, nel corso di discussioni su argomenti di vario genere, in persone
(forse, meglio, personaggi) di estrazione culturale umanistica, che, ad un certo punto, chiudevano il
dibattito con aria soddisfatta e velatamente “superiore” (essendo chi scrive di
estrazione culturale tecnico-economica), con la ormai celebre frase: “è un
fatto di cultura”.
Devo ammettere che,
inizialmente, la cosa mi metteva alquanto in soggezione; e facevo fatica a
capire e, soprattutto, a proseguire nell’analisi del “fatto” oggetto di
discussione.
Fino a quando, uno di questi
personaggi, nel corso di una passeggiata col sottoscritto, condita a base di discussioni ed opinioni varie, non
mise un piede su un escremento di cane e si lasciò andare ad una serie di
improperi davvero poco eleganti verso i cani ed i loro padroni; dimenticando che qualche
giorno prima, nel corso di una delle solite discussioni “culturali” le aveva
(le cacche dei cani) appunto, definite, anch’esse, come “un fatto di cultura”.
Illuminante! E non ritengo di dover aggiungere altro.
Devo aggiungere, invece, che
sulla stessa falsariga “culturale”, mi sembra di dover catalogare
l’affermazione della Sovrintendente della Reggia di Caserta, che, agli
Ispettori che le facevano notare una diffusa
polvere depositata sui monumenti di cui
la Reggia si adorna, ha risposto: “è polvere storica”.
In verità, questa frase, pur simile a quella “è un fatto di cultura”, presenta maggiori
caratteri problematici, quanto meno a
livello di intenzionalità espressiva; infatti, almeno due interpretazioni sono
possibili:
1-
trattandosi di monumenti secolari e, quindi,
storici, è naturale che siano impolveriti, (di polvere, a detta della
Sovrintendente, “storica”);
2-
la polvere è “storica”, perché da tempo non
ci vengono assegnati fondi per provvedere alla loro pulizia.
Quale delle due intenzioni
espressive avesse la frase, è comunque una esternazione che lascia pesanti ombre interpretative.
Soprattutto la prima, che molto si rifà all’altra espressione di “fatto
culturale”: frasi, cioè, di contenuto irreale, insensate, sintomatiche
di confusione mentale che affondano le radici in una pseudo-cultura nichilsta,
fuorviante e grossolanamente generalizzante.