giovedì 30 maggio 2013

Dal "fatto di cultura" alla "polvere storica":il degrado di una nazione



       

I miei due ed  eventuali lettori (che sarebbero, poi, i miei due figlioli), mi perdoneranno per il lungo silenzio; aspettavo l’”occasio iuris” per dire la mia su qualcosa di interessante. 

L’occasione, l’ho trovata nell’articolo apparso sul Corriere della sera (edizione elettronica) di questa mattina, di cui, qui di seguito, riporto  titolo e una breve sintesi:

“”Reggia di Caserta, «ispezione» dei consiglieri regionali - Controlli al monumento vanvitelliano: «Qui c'è troppa polvere». La replica: «Ma è polvere storica»””

Mi è accaduto spesso di incappare, nel corso di discussioni su argomenti di vario genere, in persone (forse, meglio, personaggi) di estrazione culturale umanistica,  che, ad un certo punto, chiudevano il dibattito con aria soddisfatta e velatamente “superiore” (essendo chi scrive di estrazione culturale tecnico-economica), con la ormai celebre frase: “è un fatto di cultura”.

Devo ammettere che, inizialmente, la cosa mi metteva alquanto in soggezione; e facevo fatica a capire e, soprattutto, a proseguire nell’analisi del “fatto” oggetto di discussione. 

Fino a quando, uno di questi personaggi, nel corso di una passeggiata col sottoscritto, condita  a base di discussioni ed opinioni varie, non mise un piede su un escremento di cane e si lasciò andare ad una serie di improperi  davvero  poco eleganti verso i cani  ed i loro padroni; dimenticando che qualche giorno prima, nel corso di una delle solite discussioni “culturali” le aveva (le cacche dei cani) appunto, definite, anch’esse, come “un fatto di cultura”.

Illuminante! E non ritengo  di dover aggiungere altro.

Devo aggiungere, invece, che sulla stessa falsariga “culturale”, mi sembra di dover catalogare l’affermazione della Sovrintendente della Reggia di Caserta, che, agli Ispettori che le facevano  notare una diffusa polvere depositata sui monumenti  di cui la Reggia si adorna, ha risposto: “è polvere storica”.
In verità, questa frase,  pur simile a quella  “è un fatto di cultura”, presenta maggiori caratteri problematici,  quanto meno a livello di intenzionalità espressiva; infatti, almeno due interpretazioni sono possibili:

1-    trattandosi di monumenti secolari e, quindi, storici, è naturale che siano impolveriti, (di polvere, a detta della Sovrintendente, “storica”);
2-    la polvere è “storica”, perché da tempo non ci vengono assegnati fondi per provvedere alla loro pulizia.

Quale delle due intenzioni espressive avesse la frase, è comunque una esternazione  che lascia pesanti ombre interpretative. Soprattutto la prima, che molto si rifà all’altra espressione di “fatto culturale”: frasi, cioè, di contenuto irreale, insensate,  sintomatiche  di confusione mentale che affondano  le radici in una pseudo-cultura nichilsta, fuorviante e grossolanamente generalizzante.

La (conclamata) storia, peraltro, insegna che la decadenza delle nazioni, trae origine,  più che di spesso, proprio dall’affermarsi e generalizzarsi di idiozie del genere; che vanno ad obnubilare le  intelligenze ed il corretto pensare-operare dei popoli