mercoledì 28 novembre 2012

"L'Amor che move il sole e l'altre stelle"



Nel recente Milan-Juventus, finito, come è noto, con la vittoria del Milan grazie ad un gol segnato su calcio di rigore concesso dal “solito” (così qualificato dal Direttore del Corriere dello Sport, per sottolinearne le ripetute nefandezze) arbitro Nicola Rizzoli, dopo tante discussioni, pareri e moviole si sarebbe raggiunta l’unanimità dei  giudizi: non era rigore (perfino lo stesso allenatore del Milan, Allegri, intervistato dai giornalisti SKY, ha ammesso: “non è rigore”).


Ma, in tutto questo discutere, ci piace porre all’attenzione dei lettori, una tesi, davvero estemporanea ed originale, emersa nel bailamme delle dichiarazioni. Ci riferiamo a quanto affermato da Galliani, Amministratore Delegato del Milan, il quale, sempre ai cronisti di SKY, con la moviola che faceva rivedere l’azione incriminata, ha detto: “Vedete, la palla scende dopo aver toccato Isla” e, poi, ha dedotto e affermato: “significa che la palla ha toccato il braccio di Isla che l’ha respinta in basso”.
Queste parole ci hanno riportato alla mente il versetto con cui il nostro Sommo Poeta chiude la “Divina Commedia”: “L’Amor che move il sole e l’altre stelle”.
Certo, stiamo peccando nell’accomunare sacro e profano: ma quando ci vuole, ci vuole. Sbagliava Dante Alighieri, affermando che il Sole si muove (seppure  spinto dall’Amore). Sbaglia Galliani, affermando che il pallone “scende” cioè, non sale, secondo le sue aspettative,  contravvenendo alla legge di gravità (seppure spinto, a suo errato parere, dal braccio di Isla).
Ma la differenza tra i due errori è abissale.
Dante sbagliava perché, all’epoca, la convinzione era che fosse il Sole a girare intorno alla Terra, e non viceversa (come dicono i giuristi: tempus regit actum); Galliani, che avrà certamente frequentato le scuole elementari (peraltro obbligatorie) non può non conoscere la legge di gravità che governa la nostra vita terrestre: qualunque oggetto, abbandonato a se stesso e non altrimenti ostacolato, tende a scendere in ragione della forza di gravità terrestre (e non occorre alcuna spinta...).